da pierodm il 13/11/2010, 15:14
Eppure molti elettori trovavano (tra cui tu credo) più moderno ed europeo il PCI rispetto al PSI compromesso con il potere (e poi rivelatosi focolaio di corruzione endemica). La scelta era possibile, mancava il personale politico (a parte Pertini e pochi altri, nel PSI degenerato negli anni ottanta).
...Insomma... abbiamo 'salutato' l'alternanza
No, caro Flavio, le cose non stanno così, o meglio, sono ben lontane dall'essere così semplici.
La possibilità dell'alternanza, in un paese NATO a sovranità limitata come l'Italia, non è mai stata all'ordine del giorno: lo sapeva la DC, lo sapeva il PCI, lo sapeva il PSI, lo sapevano tutti.
Perfino l'ingresso del PSI nell'area di governo fu ostinatamente osteggiato per anni, e avvenne obtorto collo e sempre accuratamente monitorato: il protettorato NATO sull'Italia era talmente noto e talmente considerato "fatale" che non veniva nemmeno messo troppo in discussione, e in fondo faceva comodo un po' a tutti - alla DC e anche al PSI, ovviamente, ma in un certo senso anche allo stesso PCI, che ha preferito ritagliarsi la sua parte di potere sul piano sociale e culturale, oltre che nei governi locali. Ma questo è un altro discorso.
Quello che dobbiamo ora - come allora - tenere in considerazione è la situazione di protettorato: inutile farla tanto lunga e palloccolosa, e fare tante elucubrazioni su una fenomenologia dell'alternanza e delle geometrie politiche, fingendo che l'Italia del dopoguerra fosse un paese pienamente sovrano. Sarebbe come parlare dell'economia e della società meridionali facendo finta che mafia e camorra non esistano: ognuno fa il suo bel discorsetto, mettendo in scena la sua commediola con i suoi buoni e i suoi cattivi, ma non è "storia", è solo una rappresentazione di comodo. Cazzate, per dirla in modo sgarbato, senza per così dire "spaccare il capello in quattro".
E ho volutamente tralasciato la presenza e il peso del Vaticano, per non esagerare: ma con il senno di oggi è facile sottovalutare questo fattore, in un'Italia che per lunghi anni ha visto una quota considerevole dell'elettorato consegnato in partenza alla DC e fieramente avverso alla sinistra, a prescindere da chiunque fosse a guidare la sinistra e da qualunque cosa la sinisra proponesse, programmasse o facesse.
Quindi la critica storico-politica verso la sinistra, e in particolare il PCI, ha le sue buone ragioni e i suoi validi fondamenti, ma è assai lontana dal potersi identificare in quattro battute sulla mediocrità dei suoi dirigenti o sul fatto che "sono tutti uguali", e via cazzeggiando qualunquisticamente.
Un semplicismo ottuso che non è praticato dai critici e dagli storici di destra più avveduti, e che appare tanto più idiota se viene usato da chi di quella sinistra ha fatto parte.