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Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda ranvit il 16/09/2010, 19:22

Vorrei aggiungere che io in fabbrica (varie) ci sono stato per 36 anni...

C'è tanta gente che parla senza esservi mai neanche entrato.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda Robyn il 16/09/2010, 20:42

Attualmente ci si può rifiutare di fare lo straordinario.Ma la deroga e cioè l'obbligatorietà di fare lo straordinario può valere solo per la 9 ora.Le successive devono essere facoltative.Tutte le ore di straordinario oltre l'8 ora devono sempre costare di più delle ore ordinarie.Se la 9 costa il 25% in più la decima deve costare almeno il 50% in più di quella ordinaria.Il problema degli straordinari è che si usano indiscriminatamente diminuiscono le possibilità di impiego,dell'occupazione perche aumentano la produttività procapite e peggiorano le condizioni del lavoro.Più ore si fanno più diminuisce la sicurezza, la concentrazione e gli errori sul lavoro.Dopo un certo numero di ore la produttività diminuisce perche si esauriscono energie e concentrazione.Le ore di straordinario sono diverse da quelle di recupero.Quelle di recupero rigurdano la flessibilità 7,9 ore,quelle straordinarie sono quelle dopo l 8 ora,e partono quando si esauriscono quelle di recupero.Fanno parte comunque dell'andamento flessibile dell'orario di lavoro.Ma questo riguarda l'orario normale 8 12-13,30 17,30 .Per i turni invece obbligatorie quelle fatte la mezza giornata di sabato mattina per chi ha fatto il turno dalle 6 alle 14,pagate il 30% in più e la 9 ora quando sono terminate quelle di recupero .Nei turni si possono può esserci una flessibilità di orario di lavoro nell'intervallo 6 -9 ore.Dal momento che i tre turni coprono 24 ore stà all'azienda capire come utilizzare la 9 ora perche ogni turno è di 8 ore,e 8x3=24.Inoltre le relazioni industriali non vanno copiate da nessun paese,ma fatte ragionando sulla realtà italiana.La contrattazione decentrata inoltre non dà regole uguali per tutte perche per esempio si può definire l'orario di lavoro in sede aziendale ma fermo restando quando stabilito dal primo livello che le ore di straordinario hanno un'intervallo di costo che và dal 25 al 50%.La parti sociali aziendali potranno essere libere di definire il costo dello straordinario Ciao Robyn
Ultima modifica di Robyn il 17/09/2010, 11:14, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda pierodm il 16/09/2010, 22:14

Una volta, al tempo dela vituperata prima repubblica, si diceva che "ciò che va bene per la Fiat va bene per l'Italia": una gran cazzata, perché quello che andava bene per la Fiat nell'immediato non andava bene nemmeno per la Fiat a gioco lungo.
Ma gli slogan, si sa, hanno un fascino unico, contro ogni logica e ogni evidenza.
Tra l'altro, non capisco perché la Cassa Integrazione sia considerata un privilegio per i lavoratori, ma non sia vista come (o almeno, anche come) un grosso privilegio per la Fiat e le altre grandi aziende che se ne sono servite, rispetto a quelle che ne erano escluse. Ma lasciamo stare.

Ora sembra riproporsi l'antico slogan: quello che va bene per la Fiat va bene per l'Italia tutta.
Curioso, no? Passano gli anni, anzi i decenni, tutto si dice che cambi, niente è come prima, tutti devono rinnovarsi e rivedere le proprie idee, le proprie abitudini, ma quello slogan no: anzi, adesso sembra che debba valere per chiunque, senza che ci sia nessuno ad azzardare critiche o dubbi.
Mah.
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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda flaviomob il 16/09/2010, 22:26

Non è vero: l'alternativa al Modello Marchionne sono Camorra, Ndrangheta e Mafia. E' difficile cogliere le sottili differenze tra consimili, ma a ben guardare l'accento nella parlata dei quattro modelli presenta qualche inflessione dialettale caratteristica e distinguibile: il primo riporta addirittura dei vaghi francesismi, ma di stampo pedemontano-canadese...


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Re: Il futuro ha un cuore antico

Messaggioda franz il 17/09/2010, 9:24

pierodm ha scritto:Una volta, al tempo dela vituperata prima repubblica, si diceva che "ciò che va bene per la Fiat va bene per l'Italia": una gran cazzata, perché quello che andava bene per la Fiat nell'immediato non andava bene nemmeno per la Fiat a gioco lungo.
Ma gli slogan, si sa, hanno un fascino unico, contro ogni logica e ogni evidenza.
Tra l'altro, non capisco perché la Cassa Integrazione sia considerata un privilegio per i lavoratori, ma non sia vista come (o almeno, anche come) un grosso privilegio per la Fiat e le altre grandi aziende che se ne sono servite, rispetto a quelle che ne erano escluse. Ma lasciamo stare.

Ora sembra riproporsi l'antico slogan: quello che va bene per la Fiat va bene per l'Italia tutta.

Se ci riferiamo solo alla FIAT la frase puo' essere discutibile ma se per FIAT intendiamo il sistema industriale intero (indotto compreso) allora una certa ragion d'essere ce l'ha. La FIAT infatti puo' essere l'equivalente di un marker biologico, una specie che se sparisce significa che l'intero ecosistema è a rischio.

Sulla cassa integrazione non so chi qui in questo thread abbia detto (non trovo nulla) che è un privilegio per i lavoratori e quindi non so in quale contesto questa affermazione vada capita. In ogni caso non è un privilegio nemmeno per le aziende perché le alternative alla cassa integrazione sono due: a) licenziare i lavoratori in esubero; b) dichiarare fallimento.

È comunque vero che lo strumento in se' e' un privilegio (sia per ditte che lavoratori) perchè è per pochi lavoratori.
Non per tutti (come invece negli altri paesi). Si puo' dare un'occhiata alla scheda http://it.wikipedia.org/wiki/Cassa_integrazione per capire come gli stumenti CIGO e CIGS sono utilizzabili solo da una ristretta cerchia di aziende industriali e commerciali con tipologie occupazionali particolari (il numero di dipendenti occupati *1). Con l'attuale crisi economica questo vituperato (giustamente) governo ha esteso temporaneamente i benefici della "CIG in deroga" anche a figure non previste dalla legge (e l'ammontare di ore di cassa integrazione è decollato *2) ma per quanto riguarda la situazione ordinaria la cassa integrazione italiana è un beneficio a cui possono ricorre solo pochi dei 22 milioni di lavoratori.
Franz



*1 La CGIL riassume cosi' (vedere http://www.fiom.bergamo.it/files/upload ... 5B1%5D.pdf )
Possono accedere alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) i lavoratori di alcuni settori: imprese
industriali e edili con più di 15 dipendenti; le imprese commerciali con più di 200 dipendenti, (ma
annualmente i vari governi succedutisi hanno derogato la norma estendendo tale diritto alle
imprese sopra i 50 addetti; le imprese appaltatrici di servizi mensa e pulizia con più di 15
dipendenti (per CIG nella impresa appaltante); imprese artigiane, con più di 15 dipendenti,
dell’indotto industriale (sempre in conseguenza di CIG dell’azienda committente). Vi sono poi
altre numerose norme di settore per specifiche categorie (trasporto aereo, editoria, cooperative
agricole, agenzie turistiche, imprese di vigilanza che ne hanno il diritto nelle aziende sopra i 15
addetti...).
Sono escluse dalla CIG: le aziende artigiane, l’agricoltura, credito, assicurazioni, trasporti in
concessione, spettacolo, cooperative di facchinaggio ecc...


*2 Nel 2008 siamo saliti a 227,6 milioni di ore, che sono diventate 914,6 milioni nel 2009. Quest'anno, nei primi sette mesi, siamo ad un monte ore accordato di 749,9 milioni di ore. (vedere dati ISTAT http://www.inps.it/webidentity/bancheda ... /index.jsp )
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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda Robyn il 17/09/2010, 10:42

Manuela
La sinistra non è conservatrice,non lo sarà mai.Il problema è che quando si parla di riformare si scatenano altre forze che non sono responsabili e che con la scusa del riformismo perseguono altri disegni sono come satana fuori dalle catene.Prendiamo ad esempio alla 626 legge sulla sicurezza.Si può ritenere che sia faraginosa ma da sinistra non si riterrà mai che le norme sulla sicurezza siano un'ostacolo che siano un'ostacolo le visite mediche oppure le apparecchiature a norma.Quindi questo porta una parte della sinistra a frenare.Oppure pensiamo alla flessibilità.La sinistra non è mai stata contraria,ma parlare di flessibilità ha portato le destre a varare la legge 30 che non niente a che fare con Biagi e quindi la flessibilità è diventata precarietà.Partiti responsabili di sinistra riformista non avrebbero scelto la strada della destra.La prima cosa che avrebbero fatto è estendere le protezioni sociali renderle universali e solo dopo magari leggendo Biagi avrebbe potuto varare una legge sulla flessibilità.Penso che il riformismo sia un patrimonio prevalente ed esclusivo della sinistra riformista.Tutte le altre forze che si dicono riformiste non lo sono
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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda flaviomob il 17/09/2010, 11:27

Biagi avrebbe voluto una riforma organica ed equilibrata in cui, giustamente, ad una flessibilità di tipo europeo corrispondessero ammortizzatori sociali di tipo europeo, forti, equi, diffusi ed accessibile al lavoratore in quanto tale, non in quanto dipendente di una particolare impresa (la cassa integrazione non è un diritto per tutti, come dice bene Franz). Questa parte della riforma Biagi è stata disattesa sia a destra che a sinistra, finché dei criminali disturbati e vigliacchi hanno pensato di farlo fuori fisicamente dopo che la politica lo aveva fatto fuori intellettualmente...


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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda franz il 17/09/2010, 12:14

flaviomob ha scritto:Biagi avrebbe voluto una riforma organica ed equilibrata in cui, giustamente, ad una flessibilità di tipo europeo corrispondessero ammortizzatori sociali di tipo europeo, forti, equi, diffusi ed accessibile al lavoratore in quanto tale, non in quanto dipendente di una particolare impresa (la cassa integrazione non è un diritto per tutti, come dice bene Franz). Questa parte della riforma Biagi è stata disattesa sia a destra che a sinistra, finché dei criminali disturbati e vigliacchi hanno pensato di farlo fuori fisicamente dopo che la politica lo aveva fatto fuori intellettualmente...

Se facciamo un passo indietro, vediamo che lo stesso concetto di Biagi era riferito già dalla commissione Onofri (1996-1997). La cosa è caduta nel vuoto ma non per dimenticanza o altro (sbadataggine, altre priorità, non è il momento, sono fuori per cena, richiamiamo subito) ma perché molto semplicemente i sindacati hanno detto ufficliemente di NO nel 1997 (e fu l'allora segretario generale della CGIL Cofferati a dire NO ed affossare la riforma).

A fronte di un sussidio di disoccupazione universale come abbiamo in germania, francia, regno unito, i sindacati dissero che NO, loro preverivano la difesa e la rigidità del posto di lavoro e pochi ammortizzatori che il contrario (flessibilità ed ammortizzatori sociali). Ora puo' darsi che oggi cambino idea (anche perché oggi CGIL è minoranza rispetto a CISL e UIL) ma che sia chiaro che se oggi quelle riforme non ci sono è perché la sinistra sindacale e politica (parte del PDS con mal di pancia, tutta rifondazione e dintorni) 13 anni fa ha detto di NO.

Franz
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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda flaviomob il 17/09/2010, 13:13

Se l'alibi fosse quello dell'opposizione dei sindacati, la destra (che se ne frega dei sindacati) avrebbe avuto buon gioco ad applicare interamente la riforma. Il problema autentico è che non si sono fatte riforme sufficienti per reperire le risorse necessarie a mettere in pratica gli ammortizzatori sociali previsti da Biagi, perché bisognava combattere corruzione evasione elusione, cioè mali che la collusione tra politica economia e malaffare impedisce di affrontare alla radice...


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Re: Ichino: «L'alternativa al modello Marchionne è la camorra»

Messaggioda pierodm il 17/09/2010, 19:22

Purtroppo, siamo - tutti - indotti spesso a parlare fingendo di stare in un paese normale, dove alcune cose non vanno per colpa di altre cose - di conseguenza diamo implicitamente per scontato che esista un punto fermo sul quale fare leva per risolvere ciò che non va. Cosa questa che è ben lontana dall'essere vera.

Franz, in questo quadro, parla di liberalismo, liberismo, privatizzazioni, liberalizzazioni in modo che è in pratica astratto: qualunque cosa, o quasi, si è fatta o si annuncia ha grandissime probabilità, o diciamo pure la certezza, di trasformarsi in un'emerita puttanata, alla faccia di quello che è avvenuto in Francia, Germania, GB o Stati Uniti.
Intendiamoci, ci sarebbe da obiettare anche su alcuni punti dei suoi ragionamenti teorici, così come nei paesi che Franz indica come esempio è nient'affatto vero che tutto fila liscio, e che tutti sono felici e soddisfatti, tanto da astenersi da qualunque riflessione critica sullo stato del liberalismo, del capitalismo e del liberismo vigenti nel loro paese.

Quello però che è il principale motivo di scontro con Franz è quella che sembra la sua visione, manichea e schematica in modo esagerato, per cui l'economia, l'imprenditoria, gli stessi soggetti economici ed imprenditoriali sono considerati come estranei al sistema Italia, e dunque visti come vittime innocenti e non responsabili di quello che Franz chiama statalismo, ma che possiamo forse più correttamente definire malgoverno: un malgoverno sul quale possiamo dividerci, per attribuire ciascuno le diverse responsabilità ai diversi soggetti in campo, ma certamente possiamo concordare sul fatto che una responsabilità comune di fondo esiste a carico di tutti, compresi i soggetti economici e imprenditoriali.

Per farla breve, tutto ciò implicherebbe che si ricercasse la necessità di una "riconversione" culturale non solo - come viene fatto con insistenza ossessiva - da parte dei sindacati, dei lavoratori e della sinistra, ma anche da parte delle imprese, o meglio degli imprenditori, specialmente quelli alla guida delle aziende più grandi e più "biologicamente significative" del sistema economico: il fatto di essere imprenditori non significa che le loro scelte, le loro abitudini, la loro cultura o incultura non abbiano un senso politico, o più semplicemente che il loro voto da cittadini-imprenditori non abbia una conseguenza politica.
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