da pierodm il 04/01/2010, 14:37
Ranvit
E io che ho detto? Coglioni, irrimediabilmente coglioni.
Ne abbiamo tutte le caratteristiche: tra le altre, una di spicco è che ciascuno di noi è convinto di essere l'unico furbo, mentre coglioni massimi sono tutti gli altri che gli stanno intorno.
Altra caratteristica: siamo tanto coglioni che stiamo da questa parte, pur essendo convinti che sia la parte dei coglioni.
Franz
...sola destra autoritaria ma che nel mondo è esistita (ed esiste ancora oggi) anche una sinistra autoritaria ed anche un potere religioso autoritario.
La destra e, per la loro parte, alcune religioni hanno nell'autoritarismo un valore fondante, anche laddove in alcuni casi la prassi e altri valori collaterali possano comportare un'attenuazione di tale impostazione autoritaria o la sua finalizzazione verso obiettivi "umanitari" - è il caso del cattolicesimo, ma anche delle politiche sociali del fascismo.
La sinistra - e aggiungiamoci i regimi liberaldemocratici - hanno come valori fondanti l'esatto contario dell'autoritarismo, anche se poi la già ricordata prassi e alcuni meccanismi devianti hanno dimostrato di essere capaci di tracimare in comportamenti autoritari.
Prendere atto che qualcosa "esiste", senza specificare "perché esiste" o quali siano i percorsi che la portano ad esistere, non significa nulla, o meglio, significa lasciare che possa voler dire tutto e il contrario di tutto.
Quindi, possiamo dire che la tendenza alla concentrazione dei poteri non è nella "natura" di destra e sinistra, indifferentemente, ma è nella fenomenologia del Potere stesso, quando non è governato e regolato da principi e da valori etico-politici, sui quali si gioca la differenza tra destra e sinistra - e tra "l'essere di destra" e "l'essere di sinistra".
Quello che possiamo dire con certezza, invece, è cheil liberalismo ha avuto la grande virtù - anch'essa fondante, al contrario della sinistra - di porsi seriamente il problema delle istituzioni che dovrebbero governare e regolare i meccanismi di potere: ancora oggi, come nel passato più recente, la sinistra sconta questa grave mancanza.
Gli italiani come sono messi? Secondo me essendo familisti e maschilisti sono anche da sempre inclini a preferire le personalità forti e autoritarie, che impersonificano il padre-padrone
In un contesto di democrazia universale - comprensiva cioè di tutti i cittadini, uomini e donne, ricchi e poveri - parlare di maschilismo è azzardato, o almeno è una tesi che andrebbe meglio articolata.
In realtà, io credo che questo genere di parametri andrebbe messo in seconda linea: assai più significativo mi sembra il percorso storico-culturale, che nei paesi latini e mediterranei ha diffuso la pesante ipoteca cattolica contro-riformista, che si è sposata con un declino geo-politico dei secoli più recenti che si è materializzato in una condizione di generalizzata sudditanza a potenze imperiali diverse, la quale ha abituato queste nazioni ad un certo rapporto con il Potere, a prescindere dallo specifico regime politico.
...la bilancia pende verso modifiche in senso autoritario del paese e delle regole.
È la reazione di chi ha paura per la crisi, per la globalizzazione, per il lavoro. Spinge verso la difesa eretta con mura difensive forti e con il castello difeso da personalità autoritarie, per sentirsi più protetti.
E' una tesi che va per la maggiore, nella sociologia politica, ma l'esempio italiano credo che non ne sia una conferma.
La crisi - come fenomeno dominante - è un fatto recente, mentre il successo di Berlusconi- Peron risale a momenti che non possono essere definiti di crisi, e anzi sono forse segnati in senso opposto, di crescita o almeno di relativo ottimismo.
A prescindere da Berlusconi, la stessa tendenza a rivedere in senso presidenzialista il nostro ordinamento è presente già nei primi anni '90, dopo la tempesta di tangentopoli, che aveva fatto pensare che tutto fosse dovuto al proporzionalismo e al parlamentarismo.
Più in generale - per rifarci all'inizio - è una costante caratteristica ideologica della destra quella di pensare che le crisi della democrazia siano dovute ad un eccesso di democrazia, ossia ad un eccesso di libertà e di parlamentarismo: in questo senso è assolutamente corretto vedere in tutte le pulsioni riformistiche di questi anni una pesante inclinazione verso destra, ossia verso una revisione degli spazi di discussione, di libertà, di concertazione: sarebbe interessante analizzare le ragioni profonde, in termini di sistema, di questa inclinazione.
Potrebbe trattarsi di una progressiva consapevolezza, da parte della politica, di una drammatica incapacità di capire ciò che sta succedendo su scala sia globale sia locale, e di conseguenza di intervenire efficacemente, che lascia spazio al prevalere della retorica mitologica del decisionismo: "faccio, quindi sono", diciamo così.