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Referendum: svolta storica dei lavoratori

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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda cardif il 31/01/2011, 0:40

Hanno tre volte 10 minuti in otto ore, compresa andata e ritorno.
E se s'incastra la cerniera so' ...
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 31/01/2011, 10:47

A meno di disturbi particolari mi sembra sia ragionevole.

Ma il punto è quando non c'è controllo. Ho lavorato 36 anni quasi sempre in imprese industriali e a tutti i livelli possibili.
Di gente che "ci marcia" nell'andare a fare pipi' ne ho vista tantissima....ma è umano. C'è anche da dire che di solito "i capi" reparto sono molto comprensivi per chi non fa il furbo.
Il problema è che se si va a lavorare alle dipendenze di qualcuno che ti paga, non si puo' pretendere di fare lo scansafatica. L'alternativa è lavorare in proprio e in quel caso difficilmente chi va a fare la pipi' ci mette piu' di 10 minuti..

Vittorio
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda matthelm il 31/01/2011, 13:53

Condivido. Il fatto è che i sindacati, fiom in testa, non hanno mai denunciato l'altissimo assenteismo, in particolare per partite di calcio e altro, che pure era evidente a Pomigliano ed in altri posti.
Se l'avessero fatto avrebbero ora maggior credibilità.
Ma il senso di responsabilità è un'altra cosa.
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda pierodm il 31/01/2011, 14:25

Tute blu, orari e contratti a confronto
Fiat e Chrysler "sognano" la Germania

di PAOLO GRISERI

TORINO - Hans, John e Francesco indossano la tuta blu da trent'anni. Producono automobili a Wolfsburg, quartier generale della Volkswagen, Detroit, dove ha sede la Chrysler, e a Mirafiori, cuore del sistema Fiat. Hanno contratti molto diversi tra loro. Francesco teme di fare la fine di John e spera di vivere un giorno come Hans. Hans si difende dall'incubo di finire come gli altri due. John considera Francesco un privilegiato e spera che perda un po' di salario per poter trasferire in America il denaro sufficiente a pagargli il dentista nei prossimi anni. Il sugo della storiella è che Hans, John e Francesco non si incontrano mai e per questo si fanno la guerra.
Il confronto tra i contratti di Fiat, Chrysler e Volkswagen è stato promosso dall'associazione "Lavoro e Welfare" presieduta dall'ex ministro del lavoro, Cesare Damiano. I risultati della ricerca vengono presentati oggi pomeriggio alle 18 nei locali della sede nazionale del Pd a Roma. Lo storico Giuseppe Berta ha analizzato il contratto di Detroit, Piero Pessa ha studiato l'accordo di Mirafiori mentre Francescantonio Garippo, del consiglio di fabbrica di Wolfsburg, illustra il contratto Volkswagen.

John ha perso molto con la crisi Chrysler di due anni fa. Ciononostante John fa più pause di Francesco: in Chrysler ci si ferma 5 minuti ogni ora lavorata. Questo significa che John si ferma 40 minuti perché lavora 8 ore. Francesco, che ne lavora solo 7,30 (perché ha la mezz'ora di mensa retribuita) si ferma 30 minuti mentre se fosse a Detroit avrebbe

diritto a 37,5 minuti. Hans si ferma più di tutti: perché ai 35 minuti di pausa pagata ne aggiunge 20 di pausa non retribuita. Se vogliamo aggiungere ai 30 minuti di pausa di Francesco la mezz'ora della mensa, l'italiano si ferma un'ora, il tedesco un'ora e 5 minuti e il povero John è ultimo con 40 minuti. Dagli studi comparativi dei ricercatori è chiaro che per Francesco l'America è in Germania. Dove il sindacato è forte. La settimana lavorativa di Hans dipende dalla produzione: può essere di 25 ore o di 33 (per chi è stato assunto dopo il 2005, di 35). Il salario è sempre uguale: "Questo - spiega Garippo - è il motivo per cui le aziende non riducono la produzione in Germania trasferendola altrove. Perché anche se la produzione scende i salari vanno pagati lo stesso". Ogni ora di straordinario viene contrattata con il consiglio di fabbrica. A Mirafiori invece la settimana lavorativa è di 40 ore ma l'azienda può ordinare 120 ore annue di straordinario senza trattative.

Un altro punto che divide le tre tute blu è il diritto di sciopero. John non ce l'ha: fino al 2015 non se ne parla. Francesco può scioperare solo su materie non regolate dal contratto di lavoro (che è molto dettagliato). Hans lo sciopero lo può fare se il 75 per cento degli iscritti al suo sindacato lo approva. A Wolfsburg la Ig metall rappresenta il 96 per cento dei dipendenti. Ma spesso rappresenta solo la metà dei lavoratori: così una minoranza può votare lo sciopero. Per 52 giorni dall'inizio di una vertenza non si potrebbe scioperare. Ma le aziende tollerano fermate spontanee.

Ovviamente anche sul salario le differenze sono enormi. John porta a casa 1.300 euro ma deve pagarsi la pensione e l'assistenza sanitaria. Francesco ha una busta paga netta di 1.200 euro ma sta meglio di John perché ha la mutua e la pensione. Hans guarda tutti dall'alto: con una settimana di notte e un figlio porta a casa 3.700 euro lordi, 2.500 netti. Un ultimo particolare: l'azienda di Hans contende a Toyota e Gm la leadership mondiale.
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda flaviomob il 31/01/2011, 23:53

Ecco, l'articolo volevo spedirlo io e mi hai fregato sul tempo... 8-)


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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 01/02/2011, 12:35

Non vi illudete....la Fiom direbbe comunque di no. :lol:
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda flaviomob il 29/03/2011, 23:27

ARCHIVIO CARTACEO | di Giorgio Meletti 29 marzo 2011

La Caporetto tv di Marchionne

La notizia era stata già pubblicata mesi fa dal Fatto e da altre testate. Ma domenica sera ben tre milioni e mezzo di telespettatori hanno imparato dalla prima puntata della nuova serie di Report come fa Sergio Marchionne a risparmiare sulla tasse. L’inchiesta firmata da Giovanna Boursier per il settimanale di Milena Gabanelli non è stata avara di particolari, affidando al noto fiscalista Tommaso Di Tanno un semplice calcolo: sui quattro milioni di stipendio che prende dalla Fiat, l’amministratore delegato sottrae ogni anno 500 mila euro all’erario italiano grazie alla residenza in Svizzera, nel cantone di Zug. Se fosse residente in Italia, seguendo l’appello che la Gabanelli gli ha rivolto dal video, Marchionne pagherebbe di tasse il 43 per cento del suo reddito. Come residente in Svizzera, invece, è sottoposto solo a un’aliquota secca del 30 per cento.

Per la Fiat si è trattata di una Caporetto televisiva. Difficile convincere i telespettatori che, a fronte delle quotidiane lezioni di Marchionne su come recuperare la competitività perduta, si debba assistere serenamente al magistero di come si risparmiano 500 mila euro all’anno di tasse. Ma lo spettacolo delle incertezze del vertice Fiat si è arricchito di altri momenti memorabili. A chi aveva ancora dei dubbi sulla volontà della capogruppo Exor di abbandonare l’Italia, Report ha offerto un impagabile squarcio di verità. Il 10 gennaio 2011, alla vigilia del drammatico referendum di Mirafiori, il presidente John Elkann rilascia un’intervista al Tg2, che però non la manda in onda. Finalmente domenica sera gli spettatori hanno visto e sentito. Domanda: “Il cuore della Fiat è metà americano e metà italiano o in che percentuale?”. Risposta: “No, ma queste sono tutte domande che poi sono interpretate male. Fatta la domanda così poi dopo qualunque risposta io do non la riesco a rigirare”.

Brutta immagine per la Fiat anche dalle parole rancorose del quasi 88enne Cesare Romiti che ha escluso dal novero degli storici capi Fiat (Agnelli fondatore, Agnelli avvocato, Vittorio Valletta e Romiti medesimo) sia Umberto Agnelli che il giovane Marchionne. In compenso Romiti giura di non ricordare quanto lo pagavano alla Fiat, e allora la Gabanelli ricorda che nel 1998 se ne andò con una liquidazione di 101 miliardi di lire (ma in verità erano 101,5 milioni di euro, cioè il doppio).

Unico sostegno all’immagine Fiat è risultato quello, consueto, del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (Pd), che mantiene per Marchionne un posto nel Pantheon della sinistra. Domanda: “Molto di sinistra Marchionne?”. Risposta: “Su certe cose molto più a sinistra di me…”. E probabilmente ha ragione.

Il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2011


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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda cardif il 30/03/2011, 3:15

Il massimo Marchionne l'ha raggiunto quando ha detto che i 20 miliardi promessi li avrebbe reperiti dalla vendita delle vetture. E, quando la giornalista ha chiesto a chi le avrebbe vendute, ha risposto: a chi vorrà comprarle.
Che bella presa per i fondelli!
Ha venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso: è una cosa che non si fa, l'ho letto da piccolo.
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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda ranvit il 30/03/2011, 9:10

20 miliardi di euro sono 40.000 miliardi di lire.....c'è qualcuno che ritiene che ci sia chi possa avere già pronta in tasca tale cifra?

E' ovvio che quando un'impresa dice di voler investire (una qualsiasi cifra) in dieci anni, lo fa basandosi sul cash flow (la capacità di generare soldi) della propria attività. E qual'è l'attività della Fiat se non quella di vendere auto....
E a chi le vende se non "a chi le compra"?


Altro discorso è se Marchionne sarà in grado nel tempo di garantire un cash flow adeguato...ma qui solo il padretreno puo' dircelo.

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Re: Referendum: svolta storica dei lavoratori

Messaggioda gabriele il 30/03/2011, 12:14

ranvit ha scritto:20 miliardi di euro sono 40.000 miliardi di lire.....c'è qualcuno che ritiene che ci sia chi possa avere già pronta in tasca tale cifra?

E' ovvio che quando un'impresa dice di voler investire (una qualsiasi cifra) in dieci anni, lo fa basandosi sul cash flow (la capacità di generare soldi) della propria attività. E qual'è l'attività della Fiat se non quella di vendere auto....
E a chi le vende se non "a chi le compra"?


Altro discorso è se Marchionne sarà in grado nel tempo di garantire un cash flow adeguato...ma qui solo il padretreno puo' dircelo.

Vittorio


Sì, ma un imprenditore prima di avventurarsi in un investimento da 20 miliardi dovrebbe come minimo informarsi su quanto potrebbe essere competitivo il suo prodotto e quante quote di mercato potrebbe accaparrarsi. Gli analisti di certo non mancano...

A meno che Marchionne non voglia fare lo spiritoso e tenersi le informazioni per sè...anche se ne dubito dato che Volkswagen in Europa la fa da padrona.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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