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E' in gioco un'intera generazione

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda Iafran il 22/01/2011, 22:21

matthelm ha scritto:
Iafran ha scritto:Stavolta ti sei dimenticato di un'intera "i": tutto quello che accadde fra "Fontamara"(1933) e "Uscita di sicurezza" (1949), in Italia.

Iafran, mi scuserai ma come mi capita spesso, per evidente mia colpa, non capisco cosa vuoi dire nei tuoi interventi.
Mi chiarisci?

Matthelm, qualche giorno fa ho alluso alle tue puntualizzazioni (i puntini sulle "i"), che se non ostacolavano i dialoghi di certo non li favorivano, con il rammarico di tutti.
Ora, mi è sembrato che ti fossi dimenticato del periodo storico (l'intera "i") fra le pubblicazioni delle due opere di Silone (1933-1949 data della prima stampa di "Uscita di sicurezza" http://www.italialibri.net/autori/silonei.html ), quello in cui pochi "capi" pensavano e decidevano per gli altri e che ha provocato la morte di milioni di uomini.

Inoltre, vorrei precisare che la frase (cardif, forse hai ragione a lamentarti …!) era in relazione al suo post precedente di ieri (ore 19:48), in cui diceva: Oltre al commento sulle leggi tedesche scritto prima. Dal che si deduce che non sono della Fiom né della sinistra-sinistra; si continua ad avere una posizione pregiudiziale verso quello che ho scritto, come verso le parole di Landini. Senza leggerle nemmeno. Del resto: perché sono stati spostati qua la Fiat, Marchionne e la Fiom ben sistemati in un altro argomento, con la conseguenza di ripeterci? Perché l'argomento ha toccato un nervo ideologico molto sensibile, evidentemente. Visto che si continua con questa impostazione direi che si tratta di discrasia tra destra e sinistra, non tra moderati e sinistra-sinistra. Così mi pare.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 23/01/2011, 14:00

Scusami per la risposta tardiva, Gabriele.

Tu dici

personalmene non mi preoccupano i licenziamenti. Di più mi preoccupa la disoccupazione e il lavoro parasubordinato.
Riuscire ad avere uno stato sociale che riimmette il lavoratore nel mercato del lavoro in tempi brevi sostenendolo nel durante il periodo di disoccupazione, penso sia la strada giusta da seguire.


E' tutto in relazione, Gabriele. La prospettiva del licenziamento diventa un'arma di ricatto potentissima laddove non esiste la garanzia legale di un sussidio di disoccupazione adeguato a mantenere il proprio tenore di vita e prolungato fino al reingresso nel mondo del lavoro. Sono d'accordo con te: è la strada giusta da seguire. Tra parentesi, se Marchionne avesse perso il referendum e cassintegrato centinaia di operai (perché le conseguenze del suo ricatto sarebbero state queste, con la prospettiva poi di un licenziamento di massa), avrebbe pagato ancora una volta la collettività (quindi tutti noi) il prezzo di queste scelte.


Fino ad ora è stato creato un sistema nel quale è più importante la conoscenza e la affiliazione piuttosto che il merito. E allora se si è amico del politico di turno si può avere l'appalto...se si è appoggiati da un sindacato potente, si possono avere diritti...e via così


Questo non è del tutto vero. Spesso succede che i sindacalisti vengono licenziati, la Fiat ha una lunga e documentata tradizione a riguardo, con tanto di vessazioni e persecuzioni. Laddove i sindacati conquistano diritti, li conquistano per intere categorie e attraverso i contratti nazionali essi vengono estesi anche nelle aziende dove il sindacato è più debole. Ora dopo Marchionne, ciò non sarà più vero... lavoratori sempre più ricattabili.

Questa non è né libertà né democrazia, tanto meno meritocrazia.
Senza meritocrazia non può esserci competitività e senza competitività non può esserci redditività e quindi benessere.


Ma competitività e alti redditi per i proprietari non sono assolutamente, da sole, garanzie di benessere collettivo. Basta vedere il sistema USA. Inoltre la libertà non è solo garanzia di diritti inviolabili ma anche libertà dai bisogni e possibilità di conquistare una vita dignitosa e non asservita.

In Italia un terzo dei lavoratori è stato assunto con contratti "atipici" o con partita IVA, per così dire "obbligatoria". Ciò accade perché in Italia non c'è lavoro. Il lavoro non c'è perché le aziende italiane non riescono a produrne a sufficienza. Ciò accade perché in Italia il mercato è limitato da un insieme di fattori. I principali sono: la mancanza di competitività fra le aziende a causa della commistione fra pubblico e privato e dei monopoli finanziari che da essa si generano; la mancanza di flessibilità nel mondo del lavoro a causa della mancanza di un solido stato sociale.


Questo è il prodotto di vent'anni di esaltazione retorica del liberismo, di smantellamento dei diritti, di crisi economiche ricorrenti determinate dall'esaltazione della guerra (e dell'economia di guerra come rilancio) e della finanziarizzazione che ha sputtanato il sistema globale. L'unico grande paese che se ne è difeso adeguatamente, la Cina, non è certo una liberaldemocrazia ma mantiene le leve del controllo nel potere politico centrale.

Modernizzare il Paese vuol dire liberare risorse. Per far ciò occorre seguire un percorso basato innanzi tutto sul dialogo fra le parti e sull'eliminazione dei privilegi che certi imprenditori e certi lavoratori hanno acquisito nel tempo.


I privilegi di alcuni imprenditori (vedi Bunga Bunga SB) non li ha mai toccati nessuno ('risorsa per il paese', secondo Dalemone), e hanno sempre evaso allegramente, mentre altri imprenditori onesti vedevano le loro aziende fallire sotto il peso della crisi. A parte raccomandati e parassiti, non vedo dove siano i 'privilegi' che i lavoratori avrebbero acquisito: certo per chi non gode di tanti diritti, oggi un lavoratore dipendente con un CCNL valido appare come un privilegiato. Spogliamolo dei suoi diritti, così aggiungeremo un nuovo anello alla catena della neoschiavitù, distruggeremo la fiducia e la speranza di questo paese, bloccheremo definitivamente i consumi e l'economia e ci avviteremo nella spirale della crisi e del declino. Forse sarebbe un bene: un grande esplosivo e sonoro crack italiano potrebbe essere di monito per tanti altri paesi, che forse si avvinghierebbero alla propria democrazia e al proprio stato sociale utilizzandoci come esempio negativo da aborrire!
Lottare!


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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda gabriele il 24/01/2011, 16:33

Ciao Flavio. Quoto pure io per comodità.

flaviomob ha scritto:Questo non è del tutto vero. Spesso succede che i sindacalisti vengono licenziati, la Fiat ha una lunga e documentata tradizione a riguardo, con tanto di vessazioni e persecuzioni. Laddove i sindacati conquistano diritti, li conquistano per intere categorie e attraverso i contratti nazionali essi vengono estesi anche nelle aziende dove il sindacato è più debole. Ora dopo Marchionne, ciò non sarà più vero... lavoratori sempre più ricattabili.


La mia non voleva intendersi una generalizzazione assoluta. Esistono in tutti i campi persone eccellenti che sfidano ogni giorno le tentazioni legate all'uso improprio del potere per i propri fini personali. Sindacalisti come imprenditori. Ciò non toglie però che il sistema sia diverso da quanto affermi. I diritti conquistati ad esempio valgono solo per i lavoratori con contratto da dipendente e, ad esempio, non per i parasubordinati e questi diritti sono più forti laddove, non solo è presente il sindacato, ma anche dove i sindacalisti sono onesti e integerrimi.

flaviomob ha scritto:
Ma competitività e alti redditi per i proprietari non sono assolutamente, da sole, garanzie di benessere collettivo. Basta vedere il sistema USA. Inoltre la libertà non è solo garanzia di diritti inviolabili ma anche libertà dai bisogni e possibilità di conquistare una vita dignitosa e non asservita.


Il modello a cui vorrei fare riferimento non è quello americano. Rimaniamo in Europa.
Occorre equilibrare il peso del reddito con quello dei diritti, tenendo conto ovviamente anche altri fattori che ho citato in parte nel mio post.

flaviomob ha scritto:Questo è il prodotto di vent'anni di esaltazione retorica del liberismo, di smantellamento dei diritti, di crisi economiche ricorrenti determinate dall'esaltazione della guerra (e dell'economia di guerra come rilancio) e della finanziarizzazione che ha sputtanato il sistema globale. L'unico grande paese che se ne è difeso adeguatamente, la Cina, non è certo una liberaldemocrazia ma mantiene le leve del controllo nel potere politico centrale.


Direi invece che questo è il risultato di decine di anni di corporativismo, massoneria e mafia, tutt'altra cosa che il liberismo. E a questo riferisco anche l'inadeguatezza di un sistema imprenditoriale che deve soggiacere non alle normali regole di mercato, ma a logiche di affiliazione o di conoscenza...


flaviomob ha scritto:I privilegi di alcuni imprenditori (vedi Bunga Bunga SB) non li ha mai toccati nessuno ('risorsa per il paese', secondo Dalemone), e hanno sempre evaso allegramente, mentre altri imprenditori onesti vedevano le loro aziende fallire sotto il peso della crisi. A parte raccomandati e parassiti, non vedo dove siano i 'privilegi' che i lavoratori avrebbero acquisito: certo per chi non gode di tanti diritti, oggi un lavoratore dipendente con un CCNL valido appare come un privilegiato. Spogliamolo dei suoi diritti, così aggiungeremo un nuovo anello alla catena della neoschiavitù, distruggeremo la fiducia e la speranza di questo paese, bloccheremo definitivamente i consumi e l'economia e ci avviteremo nella spirale della crisi e del declino. Forse sarebbe un bene: un grande esplosivo e sonoro crack italiano potrebbe essere di monito per tanti altri paesi, che forse si avvinghierebbero alla propria democrazia e al proprio stato sociale utilizzandoci come esempio negativo da aborrire!
Lottare!


Parlo anche qui di "certi" lavoratori e non dei "lavoratori" in generale.

Non decontestualizziamo i lavoratori dal resto del sistema paese. Cerchiamo quindi di costruire passo per passo un sistema che garantisca ai lavoratori il diritto al lavoro e all'assistenza a trovarlo, compresi i diritti basilari, cercando però di non gessare troppo la mobilità dei lavoratori.
Se leggi bene il mio post, è quello che contesto alla situazione attuale.
Muoversi in un solo senso, quello di Marchionne, senza cambiare il resto porta a risultati completamente opposti.

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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda pierodm il 25/01/2011, 15:43

A me sembra che i due discorsi, di Flavio e Gabriele, si integrino tra loro, e che non si contrappongano.

Quello che non condivido nel post di Gabriele, però, è l'assunto per cui ai sindacati viene attribuito un compito che in realtà travalica il suo ruolo.
Il sindacato è una libera associazione che ha lo scopo di difendere gli interessi dei propri associati: esattamente come l'associazione degli industriali, o la confcooperative, la confcommercio, etc.
Il compito di armonizzare ed equilibrare spetta alla politica, così come la salvaguardia dell'interesse nazionale.
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