
Insomma, fino a che non ammazza qualcuno, questo in galera non ci va.
Scarcerato il migrante che ha accoltellato un agente a Milano
Disposto l’obbligo di firma. Il 31enne è senza fissa dimora ed è stato affidato all’ex Cie
Pubblicato il 19/07/2017
Ultima modifica il 19/07/2017 alle ore 18:08
MANUELA MESSINA
MILANO
Si sono aperte le porte del carcere per Saidou Mamoud Diallo, il 31enne originario della Guinea arrestato lunedì per avere aggredito con un coltello un poliziotto all’esterno della stazione Centrale, mentre con altri agenti tentava di bloccarlo. Dopo l’interrogatorio di garanzia di questa mattina, il gip di Milano Maria Vicidomini ha deciso di fare cadere l’accusa di tentato omicidio contestata dal pm Paola Pirrotta e di disporre l’obbligo di firma per l’uomo, che sarà affidato all’ex Cie (Centro identificazione ed espulsione) di Milano.
Lunedì scorso, in piazza Luigi di Savoia nei pressi della stazione Centrale, il guineiano ha avuto una discussione con uno dei passeggeri in salita sul bus per uno degli aeroporti milanesi. Avrebbe estratto un coltello, brandendolo minacciosamente. Bloccato dagli agenti di polizia, avrebbe quindi sferrato alcuni colpi nel tentativo di resistere all’arresto. Al 31enne il giudice ha ritenuto di dovere ordinare l’obbligo di firma (tre volte a settimana) per due reati, resistenza a pubblico ufficiale e minacce aggravate. Reati punibili con pene fino a due anni di reclusione, e che quindi, secondo il gip che applica la legge italiana, non giustificano la misura cautelare in carcere.
Nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Irregolare e con un ordine di espulsione emesso da una questura lombarda nel luglio scorso, ha suo carico alcune denunce per lesioni, minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Nessun precedente penale, dunque, in quanto nessuna di quelle denunce si è trasformata, finora, in una sentenza passata in giudicato. Nessun fascicolo, invece, è stato aperto con eventuali ipotesi di terrorismo, anche perché la frase “voglio morire per Allah”, che l’uomo ha detto mentre veniva portato in Questura, viene ritenuta da investigatori e inquirenti un’espressione pronunciata da un uomo esagitato.