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Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda trilogy il 19/06/2017, 10:49

Marroni, manager toscano insediato al vertice di Consip dal governo Renzi, ha dichiarato ai pm di Roma e Napoli di essere stato informato dell’indagine da Lotti, da Ferrara, dal generale dei carabinieri Saltalamacchia e da Filippo Vannoni,

praticamente lo sapeva tutta Roma che c'era un'indagine... :lol:
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda pianogrande il 19/06/2017, 12:40

Comincia ad andare in fibrillazione anche il mondo dei funzionari che di solito rimane fuori dal chiasso mediatico.

E' un salto di qualità apprezzabile e lo dobbiamo un po' a tutti: media, opposizione e governo (anche se non tutti con lo stesso obiettivo).

E' ora che queste storie non vadano solo a carico dei politici (non che siano innocenti margherite) ma anche di generali e capiqualcosa.

Giusto che vengano anche loro a riferire in parlamento (al popolo; se il parlamento funziona secondo il suo mandato).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda trilogy il 27/06/2017, 15:04

ROMA - Violazione del segreto d'ufficio. Nell'inchiesta Consip rimane coinvolto anche il pubblico ministero napoletano Henry John Woodcock, accusato di aver passato alcuni atti dell'inchiesta al Fatto Quotidiano.

fonte: http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... P2-S1.8-T1
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda mariok il 05/07/2017, 13:20

A disporla è la procura di Napoli, mentre le indagini erano condotte da quella di Roma che indaga anche sulla procura di Napoli.

Che casino. Che si tratti di depistaggio e inquinamento di prove?

Inchiesta Consip, scatta la perquisizione a casa del giornalista Marco Lillo
ANSA
Il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” Marco Lillo durante la presentazione del suo libro ’”Di padre in figlio”’ sull’inchiesta Consip

Pubblicato il 05/07/2017
Ultima modifica il 05/07/2017 alle ore 09:52
È in corso una perquisizione nell’abitazione romana del giornalista del “Fatto Quotidiano” Marco Lillo in merito alla fuga di notizie sul caso Consip. La perquisizione, effettuata dalla Guardia di Finanza, sarebbe stata disposta dalla Procura di Napoli dopo la denuncia dell’imprenditore Alfredo Romeo. A quanto risulta, sarebbero stati sequestrati al giornalista anche il computer e i telefoni cellulari.


LEGGI ANCHE Il pm Woodcock e la giornalista Sciarelli indagati per violazione del segreto d’ufficio (Izzo)

Secondo quanto riportato dal sito del Fatto Quotidiano, Marco Lillo non sarebbe indagato e la Procura di Napoli avrebbe disposto la perquisizione per rivelazione del segreto d’ufficio avvenuta attraverso la pubblicazione del libro «Di Padre in Figlio» di cui il giornalista -attualmente in vacanza - è autore. Uomini del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Napoli stanno eseguendo la perquisizione alla ricerca di tracce informatiche sull’origine dei suoi scoop sull’inchiesta Consip nel computer e nei cellulari del giornalista. Al momento, riporta il FattoQuotidiano.it, si indaga contro ignoti, e in particolare contro «un pubblico ufficiale al momento non identificato che, avvalendosi illegittimamente di notizie non comunicabili in quanto coperte dal segreto investigativo, riferibili ad atti depositati presso l’Autorità Giudiziaria di Napoli, le abbia indebitamente propagate all’esterno».

«Il decreto - si legge ancora sul sito del quotidiano - è firmato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e dal pm Graziella Arlomede, e l’inchiesta per la presunta violazione del segreto d’ufficio è nata sulla base di una denuncia-querela degli avvocati di Alfredo Romeo, l’immobiliarista napoletano al centro del caso Consip. Secondo l’ipotesi accusatoria di Napoli - prosegue il quotidiano - nel lavorare al libro uscito in edicola il 18 maggio scorso Lillo avrebbe attinto a notizie contenute nell’informativa del Noe del 9 gennaio 2017, dall’informativa del febbraio successivo, e da atti di indagine relativi all’inchiesta della Procura di Napoli su Romeo. La Finanza - conclude il quotidiano - sta cercando questi atti, e le tracce informatiche che potrebbero documentare in che modo e tramite quale fonti Lillo se li è procurati».
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda gabriele il 05/07/2017, 13:56

Certo è che sequestrargli il cellulare adesso...

Ci sono programmi in circolazione che neanche con le tecniche informatiche forensi di indagine più accurata riescono a tirar fuori chi ha telefonato o messaggiato a chi.
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda trilogy il 06/07/2017, 5:53

Consip, la retromarcia di Vannoni in procura ritratta le accuse a Lotti
http://www.corriere.it/politica/17_lugl ... eb8d.shtml
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda mariok il 21/08/2017, 12:23

Certamente non si tratta di uno stinco di santo. Così come la tesi del "complotto" ai suoi danni è tuuta da dimostrare.

Tuttavia sembra a questo punto che lo scandalo del secolo, il sistema "Renzi", si riducano nell'inchiesta all'ipotesi di una mazzetta da 100 mila euro, a fronte di mega-appalti da svariati miliardi.

Con tutta la prudenza d'obbligo su casi del genere, una domanda sorge spontanea.

Da chi ed a che scopo è stato posto in atto un indubbio tentativo di gonfiare il caso forse oltre le sue reali dimensioni?

Che tra gli obbiettivi ci fosse Renzi appare altamente probabile. Ma forse c'è anche qualcosa di più.

L'accentramento degli appalti tocca evidentemente numerosi interessi diffusi ai vari livelli delle innumerevoli centrali di appalto che rappresentano il brodo di coltura della corruzione imperante.

Da questo punto di vista è indubbio che Consip venga vista come un nemico da parte di molti e che il suo discredito rappresenta un'obbiettiva difesa di un sistema molto diffuso ed articolato.

Con l'andazzo che caratterizza regioni, Asl e amministrazioni locali varie, 100 mila euro su appalti di miliardi possono quasi quasi essere considerati un affare.

E qui nasce forse una considerazione più generale.

Lo spompamento di Renzi ed il suo declino politico è ormai sotto gli occhi di tutti.

Ciò è senza dubbio dovuto a suoi limiti ed errori. Ma è probabilmente anche dovuto al fatto che la sua iniziale carica per il "cambiamento" ha toccato più di un interesse provocando la reazione di chi è corso ai ripari in varie forme e modalità.

Romeo: "Non sono io il corruttore di Consip. Mai visto Renzi padre"Romeo: "Non sono io il corruttore di Consip. Mai visto Renzi padre"

La versione dell'imprenditore appena liberato: "Un'inchiesta piena di scorrettezze"

di CONCHITA SANNINO e DARIO DEL PORTO

18 agosto 2017

ROMA. L'inchiesta Consip? "Zeppa di scorrettezze. Ma che dire: io sono l'imprenditore più intercettato al mondo". E i 100mila euro a Marco Gasparri? "Mai dato soldi. Magari Gasparri è un agente del nemico mandato per distruggermi ". E quel suo pizzino che si riferiva a Renzi senior: "30mila per T"? Alfredo Romeo, tornato libero dopo 168 giorni di arresti, sorride e, con un velo di sarcasmo, scandisce: "Mai visto quel foglietto: chissà come e dove l'hanno ricostruito".

Prima intervista, dopo il carcere, per il fondatore del gruppo Romeo, l'imprenditore-fulcro dell'inchiesta Consip, che resta indagato a Napoli e imputato a Roma (il processo per corruzione comincia il 19 ottobre). Al fianco dei suoi legali Francesco Carotenuto, Alfredo Sorge e Giovanbattista Vignola, Romeo, che tutti chiamano "avvocato", non si sottrae a nessuna domanda. Resistente, mordace, è perfettamente rientrato nell'abito (sartoriale) del napoletano di Posillipo. Spera, magari, che tutto finisca con un'assoluzione. Proprio come dieci anni fa.

Avvocato Romeo, comunque vada l'inchiesta, sembra che Consip fosse in mano a funzionari infedeli e a quelli che, come lei e i suoi rivali, miravano a pilotare le gare.
"Alt. La Procura esclude un mio coinvolgimento in eventuali turbative di gara. Posso dire invece che la Romeo Gestioni ha presentato esposti documentati, all'Anac e alla Antitrust, perché si accertassero anomalie che mi vedevano parte lesa. Gli sviluppi hanno dimostrato che le doglianze erano fondate".

Scusi, ma Marco Gasparri, ex dirigente prossimo al patteggiamento, ha confessato di aver intascato da lei 100mila euro. È corruzione.
"L'architetto Gasparri, nei tre interrogatori, ha via via modificato la sua versione: passando da soldi che gli sarebbero stati dati per truccare le gare, a soldi che gli sarebbero stati dati per informazioni prive di rilevanza. Poi le dazioni si sarebbero ridotte di entità, e infine le avrebbe attribuite a una mia prodigalità".

Ma lei: quei soldi li diede?
"No. A Gasparri non ho dato mai nulla, né avrebbe avuto senso, essendo lui figura del tutto ininfluente per le gare Consip. Piuttosto, sono tante le cose che di questo personaggio non si sono verificate: come il suo ruolo in un pranzo di lavoro con un politico, un alto dirigente Consip e il referente di un gruppo a me concorrente, per di più straniero..."

Un complotto, giusto?
"Ma, secondo lei, è malizia pensare che il signor Gasparri possa essere stato avvicinato dalle tante figure controverse che hanno agito in questa inchiesta piena di vulnus, imprecisioni e scorrettezze? Lei può escludere che Gasparri fosse un "agente del nemico"? Che sia stato indotto a danneggiarmi per favorire i concorrenti? Come spiega che sono arrivate offerte dall'estero per acquisire Romeo Gestioni?".

Per il Riesame di Roma, a marzo, lei era un imprenditore "spregiudicato" che usa "relazioni istituzionali". E "da 25 anni utilizza il metodo corruttivo ". Poi arriva la Cassazione, a giugno, e bastona quelle valutazioni. Per lei, è la svolta.
"Per fortuna, la Cassazione non ha i pregiudizi e i preconcetti che avevano avuto il sopravvento nei confronti di un imprenditore che dal Sud ha creato sviluppo e lavoro per migliaia di persone. Sì, la Cassazione, annullando il provvedimento, dice che non esiste il "sistema Romeo". Tra l'altro, scusi, sono incensurato, nonostante sia passato da più di un cerchio di fuoco insieme alle mie aziende, ma sono intercettato da dieci anni e più: in un modo che nemmeno i più pericolosi terroristi internazionali".

Nel caso Consip c'è molto altro. Lei ha fatto una cena con Tiziano Renzi, il padre dell'ex premier, e secondo i pm ha promesso soldi.
"Non ho mai cenato con Tiziano Renzi, né l'ho cercato. Oddio, se lui volesse conoscermi non avrei difficoltà a incontrarlo. Un signore che può raccontarmi dei suoi pellegrinaggi o di com'era il suo figliolo quando era scout. Che ci sarebbe di male?".

Ma lei raccontò della cena con Renzi senior ad Alfredo Mazzei, per i pm attendibile teste, il professionista che poi lo rivelò a Repubblica.
"Su Mazzei, direi alla toscana,che ha preso fischi per fiaschi".

Sono "fischi per fiaschi" anche gli appunti "30mila per T.": il pizzino che si ritiene scritto nel suo ufficio?
"Quello che lei chiama pizzino è qualcosa che non so cosa sia, che io e i miei legali non abbiamo mai visto, se non in una strana copia chissà dove e come ricostruita. Io prendo appunti solo per scrivere poesie, che non pubblicherò. In genere trattano della invidia e della meschineria. O della violenza proterva e gratuita".

Lei non riusciva a incontrare il leader Pd Matteo, e fece di tutto per agganciare il padre. Non è così?
"Le ho già risposto".

Perché allora dialogare e ospitare a Napoli Carlo Russo, presunto faccendiere toscano amico di Renzi senior, se non per arrivare a Tiziano?
"Incontro e conosco migliaia di persone, molte parlano a vanvera. Quanto a Russo, è stato ospite del mio hotel sì, ma non gli ho mai chiesto di incontrare il suo amico Tiziano. Deve capire che io non mi fido di nessuno".

Intercettato, lei dice che, pur di remunerare Russo e Renzi sr, si può utilizzare il canale "estero su estero", sfruttando la società londinese di suo figlio. Un altro abbaglio?
"Senta, hanno rivoltato le mie aziende come calzini. Certificando che tutte le attività amministrative sono perfette e tracciabili: non esistono attività estero su estero. Siamo un gruppo sano, efficiente, trasparente: la Romeo Gestioni, per il suo fatturato, è sottoposta anche a ciclici controlli della Finanza e di altri enti. Ma sa, quando si sente il nome Romeo tutti si eccitano nella certezza di qualche colpa. Forse, se mi chiamavo Agnelli o venivo da Milano, non mi trattavano così".

Ma lei disse "estero su estero". Perché?
"Parliamo di conversazioni non trascritte da un perito di un tribunale, ma da un organo di parte (il Noe, ndr) indagato a Roma per reati di falso, collegati proprio alla manipolazione di materiale investigativo".

Tante le fughe di notizie. Riguardano gli eccellenti. E anche i suoi accusatori.
" La presunzione di innocenza vale per tutti, anche per gli inquirenti. Comunque questo caso è una fiera di errori. Pm e giornalisti indagati per violazione del segreto, agenti e ufficiali del Noe a loro volta indagati e trasferiti dai Servizi segreti. Parole come "esperto di cleaning" diventano "esperto di crimine"".

Ma anche lei seppe in anticipo dell'esistenza dell'inchiesta.
"Certo,

ma lo appresi dai giornali, e perché un mio dirigente fu indagato. Erano giorni in cui le veline della Procura di Napoli e i giornali si affannavano a ripetere che io non ero sotto inchiesta. Indagato no, ma intercettato sì. Strano, no?".
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda pianogrande il 21/08/2017, 13:58

Mi viene subito in mente una vecchia affermazione che avremo sentito tante volte ma l'ultima, per me, in un noto film.

Come ha potuto arrivare in quella posizione uno che non è ricattabile?
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Re: Le intercettazioni, il Fatto e Renzi

Messaggioda mariok il 21/08/2017, 17:20

In politica le vie del ricatto sono infinite.
Non ci sono solo gli scheletri nell'armadio di tipo penale.
C'è la paura di perdere consensi, la voglia patologica di rimanere in sella a tutti i costi, le campagne di stampa, le trappole burocratiche, le imboscate parlamentari, la guerriglia nel partito... ecc. ecc. :mrgreen:
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