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Berinotti e il partito liquido

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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda pinopic1 il 20/12/2008, 18:17

Giusto. Ma è l'idea balzana che premier, sindaco, governatore debbano essere eletti insieme alla "loro" maggioranza. E anche con il listino. Uno stravolgimento del significato del presidenzialismo che ha retto fino a che era una novità e i nuovi meccanismi del potere affaristico-clientelare ancora non rodati. In più si è teorizzato e tradotto in pratica, all'italiana, il cosiddetto spoil system per cui anche i dirigenti non elettivi vengono scelti dal sindaco-governatore-presidente.
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda pierodm il 21/12/2008, 9:13

Non posso fare a meno di ripetere che la fonte di molti mali attuali sta nella dissennata adozione di un sistema "maggioritario", fin dai livelli più bassi dell'amministrazione locale - dove con questo termine si riassume la preminenza assoluta della governance a spese di qualunque equilibrio dei poteri e senza attuare quei cambiamenti istituzionali e normativi che sarebbero necessari.

Comunque, state allegri giovani e meno giovani italiani: l'Omino di Arcore ha preannunciato l'avvento del presidenzialismo!
Un'altra piastrella sulla via della Democrazia Moderna.
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda gabriele il 21/12/2008, 12:17

Non credo Piero che la causa sia questa.

Non è una formulazione tecnica ad essere responsabile ma la gestione stessa della politica nei partiti. Sono i partiti, ad iniziare proprio dalle loro strutture novecentesche, ad essere i responsabili.

Nella loro formulazione e nella loro conseguente azione nel panorama sociale italiano hanno allontanato gli eletti dagli elettori. Sebbene con minime, lodevoli ma inutili attività sporadiche di partecipazione, si sono arroccati in posizioni isolate ed hanno lasciato fuori i diretti controllori, coloro che durante e alla fine del mandato riscuotono il "debito": gli elettori.

La formula del biporalismo, ma anche quella del multipartitismo, è sterile senza una vera partecipazione da parte della base.

Nel novecento, strutture rigide andavano bene perché il biporalismo ideologico fra una parte e l'altra della cortina di ferro era talmente forte da spingere gli elettori verso gli eletti. Ora tali strutture sono obsolete.

Il mondo è cambiato e i nostri politici sono rimasti ai "tempi che furono". Lasciando perdere le motivazioni della destra, da "noi" lo fanno perché c'è una sotto struttura che glielo permette. E' un misto fra voglia di appartenenza e assoluta fidelizzazione alla "causa" da parte degli elettori, nonché di dominio e poltronismo da parte degli eletti, che va sotto il nome di "apparato".

Questa sotto struttura era utilissima nel 900. Raffigurava lo zoccolo duro, la base integerrima che non si sarebbe mai piegata al nemico.
Ora non ha più senso. Dà alibi all'elezione dei soliti noti. Evita il "ricambio del liquido". Fa marcire il Partito.
Non ha più senso perché il mondo è cambiato e sono cambiate le tecnologie di comunicazione.

Veltroni vuol cambiare il Partito? Inizi da questo. Apra per davvero il Partito agli elettori e a chi vuole ascoltare ed interagire con Esso. Liberi le forze e dia maggiore forza a chi già si impegna in tal senso. Si apra al mondo della Rete e apra il Partito ad Essa. Basta controlli, veti, giudizi politici. Non abbiamo più bisogno di moralizzatori politici ma di spazi in cui discutere.

Noi siamo il PD. Noi possiamo!

Gabrive


pierodm ha scritto:Non posso fare a meno di ripetere che la fonte di molti mali attuali sta nella dissennata adozione di un sistema "maggioritario", fin dai livelli più bassi dell'amministrazione locale - dove con questo termine si riassume la preminenza assoluta della governance a spese di qualunque equilibrio dei poteri e senza attuare quei cambiamenti istituzionali e normativi che sarebbero necessari.

Comunque, state allegri giovani e meno giovani italiani: l'Omino di Arcore ha preannunciato l'avvento del presidenzialismo!
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Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.
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