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Battuta d'arresto per l'economia italiana

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda mariok il 13/08/2016, 15:40

trilogy ha scritto:
Non so se ha ragione o meno, ma per fare le cose che propone Zingales in Europa: in particolare l'unione fiscale, occorrono convergenze tra Stati che non si vedono neanche lontanamente, e in Europa è tutto rinviato, per varie ragioni tecniche e politiche, alla fine del 2018.


E' vero, ma è vero anche che Renzi si è quasi unicamente preoccupato di ottenere maggiore "flessibilità", cioè di fare più debito.
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda trilogy il 20/08/2016, 9:10

"Più investimenti e competitività". Ecco il piano per convincere l'Ue a concedere flessibilità
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: "Tutte le risorse alla crescita. Sgravi fiscali per chi investe nell'innovazione. Ma non bisogna coprire i problemi.


ROMA - "Se ci presentiamo in Europa e ai mercati con un piano industriale per l'Italia credibile fondato sullo stimolo agli investimenti e la competitività del sistema produttivo esistono spazi per ottenere quello di cui abbiamo bisogno". Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, pensa che questa sia la strada per ottenere di nuovo da Bruxelles la cosiddetta flessibilità sui conti. Sostiene che occorre investire sull'offerta piuttosto che sulla domanda mentre sulle riforme spiega che si "deve ritrovare coesione gestendo le aspettative e ammettendo le difficoltà".

Questo vuol dire non rispettare nuovamente i vincoli sul deficit. L'Ecofin ha già detto che si può fare una volta sola.
"Siamo sempre stati nelle regole, ma le regole non possono essere lette a senso unico. Vale per il completamento dell'Unione bancaria, bloccato dai veti tedeschi, così come per la disciplina di bilancio. La Commissione Juncker ha introdotto la clausola della flessibilità per investimenti e riforme. L'Ecofin ne ha limitato insensatamente l'utilizzo ad un solo anno. Dobbiamo ampliarne la portata temporale e quantitativa".

Sta attribuendo all'Europa e alle politiche di austerity colpe che probabilmente sono soprattutto nostre. I pochi margini di manovra che abbiamo derivano dalla montagna del nostro debito. L'Europa non rischia di diventare un alibi?
"Al contrario deve essere uno stimolo per usare al meglio le risorse. Il debito rappresenta poi un limite invalicabile per ragioni di responsabilità che nulla hanno a che fare con l'Europa. Ma molte delle risposte che i cittadini si aspettano richiedono una scala europea. Questo è particolarmente vero per ciò che riguarda la dimensione esterna: migrazioni, sicurezza, commercio. Dal paper di Padoan sulla crescita al migration compact, abbiamo offerto proposte concrete, ma le risposte sono state deboli. I Governi che hanno elezioni nel 2017 (Olanda, Francia e Germania, ndr) sembrano voler evitare gli scossoni politici che deriverebbero dal rilancio del progetto europeo. Basta guardare al caso Brexit che sta assumendo contorni surreali e rischia di paralizzare l'Europa. Il ruolo dell'Italia a partire dal prossimo incontro di Ventotene sarà decisivo per dare un segnale di inversione di marcia".

Restiamo in Italia. La prossima sfida è appunto quella della legge di Bilancio. Ha senso - secondo lei che è stato manager in imprese private - indebitarsi, tra l'altro, per pagare più pensioni e per alzare gli stipendi pubblici? Vale la pena mettere di nuovo a rischio l'equilibrio dei conti pubblici? Non sarebbe meglio utilizzare tutte le risorse per gli investimenti?
"Io penso che investimenti e competitività sono i due pilastri attorno a cui costruire la manovra. Gli stimoli indifferenziati alla domanda non funzionano in un clima di incertezza generalizzata che è destinato a protrarsi. Occorre individuare con chiarezza pochi, precisi driver di crescita su cui concentrare le risorse, spiegando in modo trasparente ai cittadini che i frutti si vedranno nel tempo".

Sta criticando la politica di bonus? Dagli 80 euro all'ipotesi di aumentare la quattordicesima dei pensionati?
"Esistono forti ragioni di equità sociale a favore di ognuna di queste misure. Io penso però che è il momento di accelerare la spinta sulla competitività del sistema produttivo a partire dalla nuova manifattura ma non solo, turismo e cultura sono un altro pilastro del nostro modello di sviluppo su cui investire".

Qual è il pacchetto per lo sviluppo?
"Abbiamo predisposto, su input del Presidente del Consiglio, insieme a Padoan, Giannini e Nannicini il piano "Industria 4.0" che si fonda su forti stimoli fiscali agli investimenti in macchinari e beni digitali, ulteriore sostegno alla contrattazione aziendale, la costruzione di una rete di centri di eccellenza universitari sulla manifattura innovativa, misure per favorire la finanza per la crescita, un piano sulla formazione per imprese, studenti e lavoratori. Lanceremo poi un profondo ridisegno del mercato dell'energia che avrà il duplice obiettivo di alleggerire la bolletta per le imprese energivore e ridisegnare il mercato della capacità della produzione elettrica. Su internazionalizzazione e digitalizzazione verrà potenziato il lavoro fatto con il piano straordinario per il Made in Italy e quello per la banda larga. I tempi per agganciare definitivamente il sistema produttivo italiano alla domanda internazionale e all'innovazione tecnologica sono diventati stretti, dobbiamo farlo in modo nuovo con una politica industriale guidata dalla domanda delle imprese, senza velleità dirigistiche e incentivi a pioggia".

Non pensa che dietro la crescita zero del Pil ci siano anche la debolezza della terapia adottata dal governo?
"Il giudizio spetta ai cittadini non a me. Mi lasci dire però che rimettere in moto l'economia e la società è più difficile in Italia anche perché già prima della crisi e dell'impatto polarizzante della globalizzazione e dell'innovazione tecnologica le fratture nella nostra società erano particolarmente profonde: Sud/Nord, giovani/anziani, aziende internazionalizzate e domestiche etc. Per ricomporle occorre molto tempo, molte risorse e ricostruire nel paese un clima di consapevolezza e unità attorno ad un progetto di lungo periodo. Sempre di più riforme e coesione dovranno andare insieme".

Il consenso però non sembra più dalla vostra parte. Dalle riforme sono arrivare luci ma anche ombre. Al netto dell'esito del prossimo referendum costituzionale, il governo ha perso smalto e capacità propositiva. Siete a un passo dalla crisi?
"Non credo. Questo governo ha varato più riforme di ogni altro Esecutivo nella storia recente. E se ciò non basta per innescare immediatamente una crescita sostenuta e soprattutto per rassicurare i cittadini circa la possibilità di affrontare con successo le sfide, e i pericoli di un futuro che appare incerto è anche perché stiamo nuotando contro la corrente. Attraversiamo uno dei più difficili passaggi della storia degli ultimi 50 anni. Dal 2008 in poi viviamo crisi finanziarie, geopolitiche e migratorie continue la cui frequenza va aumentando. Lo scenario internazionale si incrocia in Occidente con una crisi di fiducia verso la classe dirigente che nasce dalla promessa mancata della globalizzazione e dell'innovazione tecnologica come fenomeni univocamente positivi per tutti. Inevitabilmente questo genera la tentazione di chiudersi e guardare al passato. Ma continuare sulla strada delle riforme, gestire con realismo le aspettative, spiegare con chiarezza il progetto-paese, non nascondere le difficoltà ma neanche gli straordinari punti di forza che abbiamo e sui quali dobbiamo investire, è la strada per affrontare il difficile crocevia della storia che stiamo attraversando".

fonte: http://www.repubblica.it/economia/2016/ ... 146288468/
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda pianogrande il 20/08/2016, 11:39

Bella lista di buone e abbastanza generiche intenzioni.

A quando una lista di cose fatte e che hanno dato risultati?

Come al solito, le nostre difficoltà non dipendono in nessun modo dai poteri mafiosi né dall'evasione fiscale.

Non pensa che dietro la crescita zero del Pil ci siano anche la debolezza della terapia adottata dal governo?
"Il giudizio spetta ai cittadini non a me....


Uno che sguscia in questo modo da una domanda ben precisa è un bravo funzionario di partito.
Ministro di qualcosa è un livello un tantino più alto.
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda mariok il 20/08/2016, 12:55

Eliminando l’apporto diretto della spesa pubblica, cioè senza il suo aumento dal 4° trimestre 2014 in poi, la crescita del Pil nel periodo analizzato cambia radicalmente faccia, diventando il seguente: Spagna +3,45%, Francia +1,53%, Austria +1,43%, Olanda +1,37%, Italia +1,37%, Germania +1,36%, Portogallo +1,22%. Dunque, senza il sostegno dello Stato notiamo che la dinamica del Pil tedesco nel periodo considerato è stata persino lievemente inferiore a quella italiana, la quale, per intensità, “sta nel mazzo” (caso spagnolo a parte).


I risultati di questa analisi sono abbastanza sorprendenti: senza il sostegno dello Stato la dinamica del Pil tedesco è stata persino lievemente inferiore a quella italiana, la quale, per intensità, “sta nel mazzo” (caso spagnolo a parte)

La conclusione secondo cui:

È sempre più urgente, pertanto, un rilancio europeo organico degli investimenti in infrastrutture, reti, tecno-scienza senza il quale la crescita dell’Eurozona rimane asfittica. E, ovviamente, serve anche una valutazione meno ragionieristica degli spazi di flessibilità concessi alle varie economie che stanno cercando di uscire dalla lunga crisi varando nel contempo importanti riforme, tra cui in primis l’Italia

è solo in parte condivisibile: serve anche un più incisiva lotta agli sprechi che consenta uno spostamento di risorse da spesa corrente ad investimenti.

Senza la spesa un Pil «normale»

–di Marco Fortis 20 agosto 2016

Il rallentamento del Pil italiano nel secondo trimestre 2016 ha suscitato preoccupazioni e innescato un ampio dibattito sulle possibili misure per rilanciare la crescita. In particolare, ha destato allarmismo che in questo momento l’Italia appaia più in affanno, assieme alla Francia, tra i grandi Paesi europei, facendo emergere (o ribadendo, alla luce della debole crescita italiana del passato) una certa “unicità” del nostro caso.

I dati Eurostat ci dicono che nel secondo trimestre di quest’anno, dietro alla Spagna il cui Pil è aumentato dello 0,7%, l’Olanda è cresciuta dello 0,62%, la Germania dello 0,41%, l’Italia dello 0,01%, l’Austria dello 0% mentre la Francia ha fatto registrare una piccola diminuzione, pari a -0,04%. La frenata italiana certamente colpisce, ma a nostro avviso non deve indurre a conclusioni affrettate né sulla fine della ripresa né sul divario di crescita attuale tra il nostro Paese e gli altri.

Soltanto le statistiche disaggregate sulle componenti del Pil potranno darci tra qualche settimana uno spaccato preciso del rallentamento economico non solo italiano, ma anche di altre economie dell’Eurozona. Per intanto, però, è possibile analizzare con precisione che cosa è successo nei trimestri precedenti e dimostrare che è molto discutibile l’affermazione secondo cui l’Italia confermerebbe la sua sindrome di bassa crescita. Infatti, depurato il Pil dell’apporto della spesa pubblica, una leva che la cosiddetta “Renzinomics” non ha potuto utilizzare stanti i ben noti vincoli di bilancio, la crescita italiana appare fondamentalmente allineata a quella degli altri Paesi. Le uniche eccezioni positive sono quelle dell’Irlanda, la cui crescita appare tuttavia “drogata” in modo abnorme dagli insediamenti delle sedi legali delle multinazionali straniere sull’isola per motivi fiscali, e della Spagna, il cui modello di sviluppo appare tuttavia per molti aspetti poco sostenibile.

Se prendiamo come riferimento il quarto trimestre 2014 (l’ultimo in cui l’Italia era ancora in recessione) e guardiamo a che cosa è avvenuto nei cinque trimestri successivi di ripresa, giungendo fino al primo trimestre di quest’anno, possiamo constatare che la crescita cumulata del Pil nel periodo considerato è stata la seguente per i Paesi più significativi: Spagna +4,34%, Germania +2,02%, Francia +1,95%, Austria +1,9%, Olanda +1,66%, Portogallo +1,47%, Italia +1,37%. Dunque da queste cifre apparirebbe avvalorata la tesi dell’Italia “fanalino di coda” anche prima della crescita zero del secondo trimestre di quest’anno.

Tuttavia, una lettura dei dati destagionalizzati disaggregati fa emergere che senza il forte ricorso alla spesa pubblica (che l’Italia non ha potuto utilizzare) la crescita recente delle altre economie dell’Eurozona è stata assai meno intensa di quanto si supponga. Infatti, mentre tra il quarto trimestre 2014 e il primo trimestre 2016 l’Italia ha aumentato la spesa pubblica di soli 7,2 milioni di euro su base trimestrale, la Germania l’ha aumentata di ben 4,5 miliardi (che significano 18 miliardi annualizzati), la Spagna di 2,3 miliardi, la Francia di 2,2 miliardi e l’Olanda di 473 milioni, solo per fare alcuni esempi. Eliminando l’apporto diretto della spesa pubblica, cioè senza il suo aumento dal 4° trimestre 2014 in poi, la crescita del Pil nel periodo analizzato cambia radicalmente faccia, diventando il seguente: Spagna +3,45%, Francia +1,53%, Austria +1,43%, Olanda +1,37%, Italia +1,37%, Germania +1,36%, Portogallo +1,22%. Dunque, senza il sostegno dello Stato notiamo che la dinamica del Pil tedesco nel periodo considerato è stata persino lievemente inferiore a quella italiana, la quale, per intensità, “sta nel mazzo” (caso spagnolo a parte). E va inoltre considerato che qui abbiamo depurato solo l’apporto diretto aggiuntivo della spesa pubblica al Pil, non potendo valutare anche i suoi effetti moltiplicativi sull’economia di cui l’Italia egualmente non ha potuto godere.

Tenendo conto che nel secondo trimestre 2016 anche Francia e Austria hanno avuto una crescita zero come il nostro Paese e che l’ufficio di statistica tedesco ha già anticipato che la spesa pubblica ha nuovamente dato un contributo molto rilevante all’ultimo +0,4% di crescita trimestrale della Germania, il quadro sopra delineato non dovrebbe essere molto diverso anche aggiornando la situazione al secondo trimestre 2016.

In conclusione, senza la spesa pubblica possiamo affermare che l’attuale profilo di crescita economica dell’intera Eurozona è “italiano” o, viceversa, che quello dell’Italia è in linea con quello medio dei nostri partner. Ciò fa capire quanto stiano pesando sul continente i fattori esterni, tra cui la Brexit e il rallentamento dei Paesi emergenti, con uno stato persistente di debolezza dell’export e degli investimenti privati in macchinari e in costruzioni che anche la Germania sta sperimentando ma che attenua con la spesa pubblica. È sempre più urgente, pertanto, un rilancio europeo organico degli investimenti in infrastrutture, reti, tecno-scienza senza il quale la crescita dell’Eurozona rimane asfittica. E, ovviamente, serve anche una valutazione meno ragionieristica degli spazi di flessibilità concessi alle varie economie che stanno cercando di uscire dalla lunga crisi varando nel contempo importanti riforme, tra cui in primis l’Italia.

Il nostro Paese, nello specifico, ha puntato molto nella prima parte della ripresa a “guarire” le componenti dell’economia più gravemente lesionate dalla crisi, cioè l’occupazione e i consumi privati. Entrambe queste componenti hanno reagito molto positivamente alle cure, soprattutto l’occupazione con quasi 600mila nuovi posti di lavoro in poco più di due anni. Adesso però serve una ripartenza urgente anche degli investimenti, tra cui quelli nell’industria 4.0 e in opere pubbliche già stanziate, spese che devono entrare rapidamente in circolo per generare reddito. Così da ridare subito fiato alla ripresa dell’economia nella restante parte dell’anno, in tandem con il buon andamento del turismo.

Il Sole 24 Ore - leggi su http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... id=ADUCCb7
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda pianogrande il 20/08/2016, 13:31

Che una componente del PIL sia anche la spesa pubblica non mi sembra sta gran scoperta.

L'equivoco da chiarire sta tra spesa pubblica per iniziative del governo e spesa pubblica come finanziamento/agevolazioni/incentivi diretti all'attività privata.

Ci sono strutture ed attività strategiche che devono stare in mano al pubblico e non al privato e lì il governo si deve muovere.
Si deve muovere con progetti di largo respiro e smetterla di aiutare a pioggia.
Questo sembra banale ma non è una condizione scontata.

Inoltre, sarò noioso ma bisogna avere il coraggio di combattere la corruzione, la mafia e l'evasione fiscale ma non vedo politici che si agitano su questi fronti.

Fino a quando saremo il paese dell'applauso (e l'inchino) ai furbi e prepotenti abbiamo poco da progredire.
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda mariok il 20/08/2016, 16:37

Completamente d'accordo.

Tuttavia la sorpresa resta per una Germania che non sarebbe questa locomotiva in cui il mercato tira grazie alle famose grandi riforme.

Anche se è una sorpresa relativa: ormai una cosa sembra certa, che stando alle analisi degli economisti è vero tutto e il contrario di tutto.
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda pianogrande il 20/08/2016, 17:38

E' "vero" che l'Italia cresce poco o niente e che ha un debito pubblico da paura e che continua ad aumentare.

Dove "è vero tutto e il contrario di tutto" è nell'ambito delle considerazioni che si fanno a questo proposito e di chi è la colpa e mica solo noi e stiamo facendo il massimo e ci risolleviamo e ripartiamo etc. etc.

Insomma, siamo sicuramente capaci di distinguere tra i fatti e le chiacchiere.

Dal governo (e dai singoli ministri; compreso il primo) aspettiamo fatti, più che interviste e tweet.
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda mariok il 22/08/2016, 14:36

Come la corruzione colpisce l’economia.
La classifica internazionale

Infodata 22 agosto 2016

Posizione nella classifica internazionale, percezione e cause.

Il dossier sulla corruzione della Fondazione David Hume elaborato per il Sole-24 Ore è uno specchio fedele del malessere che sta divorando l’Italia più di altri Paesi avanzati.
Se considerate nell’arco di cinque anni, più corrotte dell’Italia ci sono infatti solo Grecia e Turchia. Italia e Grecia, in particolare, mostrano una dinamica degenerativa. Il 75% degli italiani ritiene, infatti, che la diffusione della corruzione nel nostro Paese sia aumentata negli ultimi tre anni, mentre le aree più esposte alla contaminazione sono ritenute i partiti (68%), i politici (63%), i funzionari che decidono gli appalti pubblici (55%), quelli dei permessi edilizi (54%), quelli delle licenze commerciali, gli ispettori e il sistema sanitario (44%), le banche e le istituzioni finanziarie (40%) e le autorità fiscali (35%).
Poco sopra l’Italia si collocano Polonia, Messico, Ungheria e Repubblica Ceca. Bisogna salire più su, fino al Cile in quindicesima posizione, per sfiorare la media che la Fondazione Hume ha stimato per i Paesi Ocse.
Nessuna sorpresa nel constatare che i Paesi più virtuosi sono, ancora una volta, le quattro nazioni scandinave, Olanda, Svizzera e le ex-colonie inglesi insieme al Regno Unito

http://www.infodata.ilsole24ore.com/2016/08/22/16834/

ARTICOLO APPARSO SUL SOLE 24 ORE DEL 21 AGOSTO 2016 A PAGINA 6
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda trilogy il 23/08/2016, 17:25

mariok ha scritto:Come la corruzione colpisce l’economia.
La classifica internazionale

Infodata 22 agosto 2016

Posizione nella classifica internazionale, percezione e cause.

Il dossier sulla corruzione della Fondazione David Hume elaborato per il Sole-24 Ore è uno specchio fedele del malessere che sta divorando l’Italia più di altri Paesi avanzati.....[/f_sfondo]


Si c'è anche l'aspetto che da noi ormai qualunque cosa è etichettata come corruzione, mafia ecc.
Attività che in molti paesi rientrano tra le attività di lobbying, da noi diventano corruzione, gruppi d'interesse diventano comitati d'affari illegali ecc. ecc.
In Italia per fatti come quelli sotto avrebbero aperto fascicoli su fascicoli d'indagini penali.....

[..]Nelle nuove mail che inguiano Hillary Clinton alla Casa Bianca ci sono un manager sportivo - fra i maggiori donatori della Clinton Foundation - che ha aiutato un giocatore di calcio con precedenti penali a ottenere un visto. C’è il principe del Bahrein che ha donato 50mila dollari alla organizzazione di beneficenza dei Clinton che chiede un incontro last-minute con Hillary ai tempi in cui la candidata era Segretario di Stato. C’è addirittura Bono Vox, leader degli U2 e altro sponsor regolare della coppia, che chiede un aiuto delle alte sfere per avere un collegamento live alla stazione spaziale internazionale durante i concerti della band irlandese. [..]

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... id=ADajMx8
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Re: Battuta d'arresto per l'economia italiana

Messaggioda trilogy il 29/08/2016, 10:10

Italia: fiducia consumatori in calo ad agosto
Oggi, 10:05
di Titta Ferraro

L’indice del clima di fiducia dei consumatori ad agosto è passato a 109,2 punti dai 111,2 di luglio (dato rivisto da 111,3). Lo rende noto l'Istat. Il consensus degli analisti era per un calo meno marcato a 110,5. Tutte le stime riferite alle componenti del clima di fiducia dei consumatori registrano una flessione: il clima economico passa da 129,8 a 125,5, diminuendo per il quinto mese consecutivo; le componenti personale, corrente e futura, dopo l’aumento registrato a luglio, tornano a posizionarsi sui livelli del mese di giugno. Più in dettaglio, il clima personale passa da 105,0 di luglio a 103,6, quello corrente da 109,1 a 107,2 e quello futuro da 114,8 a 112,2.
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