La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Immoralità della morale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Immoralità della morale

Messaggioda pinopic1 il 11/12/2008, 16:19

Anni fa ho conosciuto un funzionario, anzi meno che funzionario, dell'ufficio delle imposte dirette di una città. Questo signore nascondeva fini agli ultimissimi giorni i moduli per il versamento dei contributi quando arrivavano dal ministero e agli utenti (artigiani, professionisti) raccontava che non erano ancora arrivati: il ministero è in ritardo nella consegna dei moduli. Poi però a qualcuno li dava, furtivamente, assicurando che era un favore personale che gli stava facendo. Il suo scopo era quello di acquistare un credito di riconoscenza da parte dei beneficiati nei suoi confronti che avrebbe in seguito potuto utilizzare per avere in cambio un qualche favore o magari un semplice sconto.
E' una piccola cosa, ma perché la racconto? per dire che spesso, molto spesso, i clientes sono tali perché vengono messi in condizione di dover avere sotto forma di favore quello che sarebbe un diritto o che comunque potrebbero ottenere per altra via lecita. Si tagliano le vie lecite e si negano e si rendono poco praticabili i diritti soprattutto per cose molto più importanti dei moduli del ministero. Questo succede soprattutto nel meridione ma non soltanto; e il non soltanto diventa ogni giorno che passa sempre più vero.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
Avatar utente
pinopic1
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1253
Iscritto il: 24/05/2008, 15:00

Re: Immoralità della morale

Messaggioda franz il 11/12/2008, 16:52

pinopic1 ha scritto:Anni fa ho conosciuto un funzionario, anzi meno che funzionario, dell'ufficio delle imposte dirette di una città. Questo signore nascondeva fini agli ultimissimi giorni i moduli per il versamento dei contributi quando arrivavano dal ministero e agli utenti (artigiani, professionisti) raccontava che non erano ancora arrivati: il ministero è in ritardo nella consegna dei moduli. Poi però a qualcuno li dava, furtivamente, assicurando che era un favore personale che gli stava facendo. Il suo scopo era quello di acquistare un credito di riconoscenza da parte dei beneficiati nei suoi confronti che avrebbe in seguito potuto utilizzare per avere in cambio un qualche favore o magari un semplice sconto.
E' una piccola cosa, ma perché la racconto? per dire che spesso, molto spesso, i clientes sono tali perché vengono messi in condizione di dover avere sotto forma di favore quello che sarebbe un diritto o che comunque potrebbero ottenere per altra via lecita. Si tagliano le vie lecite e si negano e si rendono poco praticabili i diritti soprattutto per cose molto più importanti dei moduli del ministero. Questo succede soprattutto nel meridione ma non soltanto; e il non soltanto diventa ogni giorno che passa sempre più vero.

Questo è verissimo. Piu' la burocazia è tortuosa (oggettivamente il numero di passaggi ed uffici per ottenere un diritto riconosciuto dalla legge) è piu' è facile che, per aggirare lentezze e ritardi, uno chieda scorciatoie clientelari.
Sentivo una volta il paragone tra il numenro di pratiche per aprire una ditta o costrure una casa in america latina o nell'europa del nord. Non ti stupirai a sapere che noi siamo piu' vicini al sud-america.
Ora non so se in questo caso sia nato prima l'uovo o la gallina (il clienters o il potenes) ma non importa perché non è questo il problema. Esso è mettere in piedi un sistema di regole che renda difficlie, se non impossibile, il cientelismo e pratiche che definiamo immorali.

Il nostro sistema delle norme oggi è tortuoso, complesso, illeggibile. Centinaia di migliaia di leggi, spesso contraddittorie, spesso sconclusionate, illeggibili per via dei continui rimandi ad altre norme. Ci vorrebbero poche leggi, chiare, facilmente comprensibili e senza la necessità di complesse interpretazioni giuridiche. E affiancate da un efficace sistema di controlli e ferifiche. Meno leggi, meno burocrazia, piu' controlli, meno clientelismo e meno avremo lamentele sulla immoralità di chi non segue leggi impossibili da seguire.

La soluzione non è rigore morale ma leggi migliori.
Mi spiego. Se al fronte del richio di evasione ci sono controlli ogni 10 anni e un rischio di sanzioni pari a due volte l'imposta evasa, uno fa quattro calcoli e rischia di conseguenza. Chi rischia di piu', chi di meno, ma sappiamo che il nostro è un popolo di giocatori. E rischia. Poi ci sono pure i condono e a questo puntoil rischio sparisce.
Se invece i controlli non fossero a campione ogni 10 anni ma fossero esaustivi (100% ogni anno) e la sanzione fosse 5 volte l'imposta evasa, credi che la condotta immorale cesserebbe? Io si'. Come minimo dimezzerebbe o si ridurrebbe anche dei 2/3.
Si chiamano leggi "self-enfrcing", nel senso che per essere seguite non hanno bisogno di un obbligo morale interno ma semplicemente di un banale calcolo matematico.

Il problema morale in Italia è che una maggioranza di cittadini preferisce avere al governo chi garantisce condoni e clientelismo, piuttosto che la soluzione da me indicata.
Ovviamente la minoranza si lamenta, perché deve sopportare il carico di questo peso.

Ciao
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immoralità della morale

Messaggioda pierodm il 11/12/2008, 17:21

C'è qualcosa di vagamente surreale che si è infilato immediatamente in questo discorso.
Per esempio, è scattata subito una specie di gara a reinterpretare alcune parole-chiave del mio intervento, tirandole di qua e di là con ammirevole sottigliezza filologica.
Del significato complessivo non c'è traccia.
Assolutamente legittimo, ma strano.

Molti anni fa, agli albori del mio interesse per la politica, mi feci un'idea precisa del regime sovietico e del rapporto tra PCI e URSS, che ancora oggi potrei utilmente riassumere con le parole di allora: un regime che con il socialismo aveva poco a che fare, che non aveva niente da insegnare al socialismo europeo, e che apparteneva più che altro alla storia degli autoritarismi russi, dei quali erditava la grandeur imperialistica e la tendenza a fare dell'autocrate il Grande Padre del popolo.
Credo che anche adesso, come allora, chiunque non abbia in simpatia la vecchia URSS si dichiarerebbe d'accordo con me, senza dover combattere prima sui vari e diversi significati di ognuno dei termini da me usati. Ci sarebbe eventualmente un disaccordo nel merito, più che nelle sfumature dei termini.
Probabilmente ancora più semplice sarebbe una convergenza sui lati tragici e politicamente efferati del nazismo.

Io mi rendo conto benissimo che la morale - come parola e come fatto - ha una gamma estesissima di interpreti, di livelli e significati e che è un valore relativo ai tempi e ai luoghi.
Io non so quale di queste infinite opzioni hanno in animo Franz o Vittorio, o Pino, o Guido, o l'editorialista del Corriere o della Stampa o del Giornale, o quale sia il significato tutto personale, quando si parla di "moralità" o immoralità del personaggio Berlusconi o di Craxi o del PD.
Io dico soltanto: quale sia questa opzione, perché applicarla soltanto alla politica, e alle "persone" della politica, mentre non vale per i "fenomeni" della politica?
Perché, quando si accusa Craxi o Forlani di malefatte partitocratiche e d'immoralità, nessuno si chiede "cos'è mai la morale?", in una riedizione parafrasata del monologo di Amleto? Ad occhio e croce siamo tutti d'accordo che chi ruba, o chi intasca tangenti, è un po' mariuolo, e che la politica non dovrebbe avere questi comportamenti e questi personaggi.

Non appena, però ho fatto balenare la possibilità che questo criterio di giudizio sulla moralità - criterio relativo, personale, soggettivo, amletico, e tuttavia criterio e giudizio - questo criterio si possa estendere ad altro che non alle singole persone, allora si scatenano le sottigliezze filologiche.
Il significato che ne ricavo, d'altra parte, non mi sorprende: la moralità, e la conseguente durezza del giudizio, vale e assume significati diversi a seconda degl'interessi coinvolti, del livello di grandezza di cui si parla, dell'estensione del fenomeno in esame - come disse qualcuno: se ammazzi una persona si chiama omicidio, se ne ammazzi centomila si chiama guerra, e magari sei pure un eroe.

Premesso questo, vorrei obiettare qualcosa su Berlinguer.
Vale la pena ricordare che, insieme con la questione morale di allora, si accompagnava l'inizio (meglio, il tentativo) di un discorso sullo "stile di vita" della società consumistica occidentale.
Quindi la questione morale apparteneva ad una visione complessiva della società e della politica, e non era uno dei grani di quello che si vorrebbe far passare per il rosario della diversità, che in questo caso non c'entra davvero niente.

Per essere chiaro - non che mi garantisca niente, ma è un dovere comunque - voglio precisare:
- è necessario valutare, giudicare ed espellere chiunque, dentro o intorno al partito, si comporti in modo opaco o disonesto;
- questa severità, però, non serve a niente, non risolve niente e significa assai poco, se non rientra nella visione politica un criterio analogo di "moralità" rivolto ai fenomeni che presiedono alla vita sociale ed economica.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Immoralità della morale

Messaggioda franz il 11/12/2008, 18:59

pierodm ha scritto:Non appena, però ho fatto balenare la possibilità che questo criterio di giudizio sulla moralità - criterio relativo, personale, soggettivo, amletico, e tuttavia criterio e giudizio - questo criterio si possa estendere ad altro che non alle singole persone, allora si scatenano le sottigliezze filologiche.
Il significato che ne ricavo, d'altra parte, non mi sorprende: la moralità, e la conseguente durezza del giudizio, vale e assume significati diversi a seconda degl'interessi coinvolti, del livello di grandezza di cui si parla, dell'estensione del fenomeno in esame - come disse qualcuno: se ammazzi una persona si chiama omicidio, se ne ammazzi centomila si chiama guerra, e magari sei pure un eroe.

MI pare ovvio. La critica morale è essenzialmente puntata al giudzio sul comportamento individuale, della persona.
Una persona puo' avere un comportamento contrario alla morale.
Questo perché il concetto principale è quello della responsabilità individuale.
Possiamo tentare di estendere il giudizio anche ad un gruppo di persone (che esibisce nel suo insieme un comportamento contrario alla morale) ma le cose si complicano. Il rischio qui è di sfociare nel moralismo. O nel fare una critica morale sommaria (i socialisti rubano) che sia impietosa nei confronti delle eccezioni che pur ci sono.

È pur vero che esiste il concetto di reato associativo e che quindi è possibile ipotizzare che un gruppo di persone si sia organizzato per rubare meglio. Ma giuridiamente parlando questo va provato ed il gruppo individuato è dato dalla somma di singole persone. Non ci interessa sapere, a livello sociale, se sono anche meridionali, se sono anche socialisti, se sono capitalisti o zingari. La critica morale su gruppi sociali o politici o economici o etnici .... è un affare scivoloso e pericoloso e non ho remore a definirla moralismo.

Su quei livelli (economico, politico, etnico) possiamo invece fare altre analisi. Sociologiche, economiche, antropologiche, politiche, sociali. Lascerei fuori la morale. Non so cosa ne pensate voi ma io la penso cosi'.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immoralità della morale

Messaggioda ranvit il 11/12/2008, 19:54

Dice franz : "Il problema morale in Italia è che una maggioranza di cittadini preferisce avere al governo chi garantisce condoni e clientelismo, piuttosto che la soluzione da me indicata.
Ovviamente la minoranza si lamenta, perché deve sopportare il carico di questo peso."


Scusa franz, ma chi garantirebbe la "soluzione da me indicata"???
Perchè vorrei ricordare che la maggioranza dei cittadini ha votato per il Cd in parte per appartenenza partitica ed ideale ma in parte anche perchè non vede un'alternativa capace di dare soluzioni migliori!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Re: Immoralità della morale

Messaggioda franz il 11/12/2008, 22:50

ranvit ha scritto:Scusa franz, ma chi garantirebbe la "soluzione da me indicata"???
Perchè vorrei ricordare che la maggioranza dei cittadini ha votato per il Cd in parte per appartenenza partitica ed ideale ma in parte anche perchè non vede un'alternativa capace di dare soluzioni migliori!

Giusto. Nei sistemi "self-enforcing" le soluzioni si garantiscono da sole.
Se le persone che ragionano capiscono che cosi' è meglio e che non hanno scappatoie da seguire.
E capiscono che le scappatoie costano.
Non è facile. Lo ammetto.
Non è facile perché in Italia oggi molti costi locali vengono scaricati altrove: le cosiddette esternalità.
Se cosi' non fosse, ognuno dovrebbe pagare i suoi costi ed inizerebbe ragionare di conseguenza.
Ranvit, se l'onere delle tue decisioni (comprare una macchna nuova) fosse pagato da me, tu cosa faresti?
Ora sicuramente tu sei onesto ma secondo te, altri cosa farebbero?
Prenderebbero la stessa decisione se l'onere pesasse su di loro?
Qui sta il punto. la correttezza delle decisoni si ha quando chi le prende ne paga completamente l'onere e le coseguenze.
Qui sta la garanzia che chiedi.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immoralità della morale

Messaggioda pierodm il 12/12/2008, 10:48

Franz
I socialisti dell'era craxiana, che si ritenevano estranei a quella gestione, si sono dissociati per tempo, dimettendosi o mettendosi in una contrapposizione tale da essere allontanati.
Quelli che sono rimasti, dubbiosi e "innocenti", l'hanno fatto per varie ragioni: calcolo sbagliato, ottimismo, debolezza, interesse, superficialità, indifferenza, senso romantico di appartenenza, etc.
Alcune di queste ragioni sono perdonabili sul piano umano, ma non su quello politico: nella storia ci sono state persone che hanno pagato molto di più per molto meno.
Tanto per fare un esempio - che c'entra solo in parte, me ne rendo conto, ma è concreto e relativamente attuale - siamo in molti a dover in qualche modo "pagare" per essere appartenuti ad un partito - il PCI - che a sua volta non si era abbastanza nettamente e tempestivamente dissociato dal sovietismo: in fondo, la lontananza tra Roma o l'Emilia rossa da Mosca è assai più grande e vistosa di quella tra due stanze della sede romana del PSI di Craxi.

Per il resto, è certamente corretto attribuire la dimensione "morale" all'individuo: allora, però, perché usare questo concetto in un contesto politico, parlando di "questione morale"?
La risposta è, ovviamente: perché si parla di amministratori, sindaci e parlamentari, cioè "individui".
Se però i comportamenti individuali si manifestano nell'azione politica, diventano ipso facto politica.
In realtà, ciò significa semplicemente che la "questione morale" evocata non mira tanto a condannare gl'individui in quanto tali, ma le politica alla quale danno corso, e l'organizzazione, la linea, la correttezza del partito di cui fanno parte.
In altri termini, più schematici: la "questione morale" riguarda gli "effetti" di una presenza politica, che come tale (cioè materiale) è necessariamente fatta di "persone". Tanto per dire, anche una guerra non la "fa" e neanche la dichiara uno Stato, ma la "fanno" le persone, il presidente, i soldati, gli aerei pilotati da soldati, i generali, etc., anche se diciamo che "quello Stato ha fatto la guerra a quell'altro".

Se questo è vero, si giustifica pienamente il rapporto che io sottolineo tra la moralità individuale e quella "complessa" delle scelte, degli organismi e dei programmi politici: il giudizio morale sugli effetti e le conseguenza, verso i quali vale il senso morale dell'individuo che giudica, oltre alla dimensione morale nella quale agiscono quelli che operano al vertice.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: Immoralità della morale

Messaggioda franz il 12/12/2008, 11:08

pierodm ha scritto:Per il resto, è certamente corretto attribuire la dimensione "morale" all'individuo: allora, però, perché usare questo concetto in un contesto politico, parlando di "questione morale"?
La risposta è, ovviamente: perché si parla di amministratori, sindaci e parlamentari, cioè "individui".

Non solo. Se fossero pochi casi, non parleremmo di "questione". Lo si fa perché il volume di casi singoli eccede soglie di pericolo.
pierodm ha scritto:Se però i comportamenti individuali si manifestano nell'azione politica, diventano ipso facto politica.
In realtà, ciò significa semplicemente che la "questione morale" evocata non mira tanto a condannare gl'individui in quanto tali, ma le politica alla quale danno corso, e l'organizzazione, la linea, la correttezza del partito di cui fanno parte.
In altri termini, più schematici: la "questione morale" riguarda gli "effetti" di una presenza politica, che come tale (cioè materiale) è necessariamente fatta di "persone".

Capisco ma non ti seguo. In ogni caso alla "questione" nel suo complesso non si darà soluzione solo con un giudizio morale complessivo ma, spero, con leggi, regolamenti, controlli. Insomma con gli abituali strumenti della politica, non con un sermone dal pulpito.
pierodm ha scritto:Se questo è vero, si giustifica pienamente il rapporto che io sottolineo tra la moralità individuale e quella "complessa" delle scelte, degli organismi e dei programmi politici: il giudizio morale sugli effetti e le conseguenza, verso i quali vale il senso morale dell'individuo che giudica, oltre alla dimensione morale nella quale agiscono quelli che operano al vertice.

Vero o non vero, il giudizio morale globale è ininfluente mentre vale, nel dominio della politica, l'intervento che dicevo: leggi, regolamenti, controlli. Che poi nell'ambito della propaganda politica si faccia anche del moralismo è pacifico.
Il problema è che se si fa solo quello e non si cambia la realtà cambiando leggi, attuando regolamenti, predisponendo controlli, la questione morale rimane tutta li', intonsa, da ammirare e non vedo perché non dovrebbe peggiorare.

La questione morale allora è che il sistema permette certe condotte immorali ed il sistema politico non fa nulla per modificare questo stato di fatto. Si limita a parlare, periodicamente, del fatto che esista una questione morale.
Questo indipendnetemente da chi sia al governo. La questione è che si parla, senza fare.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Immoralità della morale

Messaggioda pinopic1 il 12/12/2008, 11:51

La questione morale in politica non riguarda i comportamenti dei singoli che possono essere più o meno onesti e più o meno criminali; più o meno furbi o più o meno sprovveduti. E anche più o meno presi di mira. E non riguarda i singoli partiti anche se qualcuno appare più coinvolto di altri.
Riguarda il sistema. E' immorale il sistema politico che fa coincidere lo stato con i partiti e gli uomini politici, il pubblico con il politico.
E' immorale che i vertici operativi della sanità siano nominati da una parte politica e a questa debbano rispondere. Non si tratta di episodi deprecabili ma del modo in cui è organizzato il sistema e che nessuno nel mondo politico considera anomalo. ma se accettiamo che sia organizzato così, in maniera feudale, dobbiamo accettare che funzioni in maniera feudale.
Non possiamo scandalizzarci quando una esponente politica titolare del potere di investitura dei direttori sanitari nella sua provincia o regione viene intercettata da un magistrato troppo zelante a si scopre che sollecita il rispetto dell'impegno di fedeltà da parte del suo vassallo. Ma all'interno di quel sistema questo non è immorale; è assolutamente normale e il sistema non potrebbe funzionare altrimenti.
E in tutti i casi di cronaca che si fanno rientrare sotto la voce "questione morale" potremmo rilevare un sistema che è per legge organizzato in un determinato modo e personaggi che si muovono al suo interno coerentemente con le caratteristiche del sistema con comportamenti che visti dall'esterno sembrano immorali.

Forse è questo che Bassolino e Jervolino cercano di far capire a chi oggi li accusa.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
Avatar utente
pinopic1
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1253
Iscritto il: 24/05/2008, 15:00

Re: Immoralità della morale

Messaggioda pierodm il 12/12/2008, 18:33

Non sono d'accordo con Pino sul fatto che sia "immorale" il meccanismo di nomina dei dirigenti sanitari da parte della politica: inefficiente, assurdo, pericoloso, sbagliato, magari, ma non immorale.
Non lo dico per fare il pignolo, ma perché una definizione del genere ci porta fuori strada.

L'applicazione del giudizio di immoralità ai fenomeni politici non individuali, a mio parere, vale quando il contenuto, ovvero gli effetti, di questi fenomeni provoca direttamente situazioni dannose che equivalgono ad azioni che - se commesse da singoli individui - sarebbero inequivocabilmente definite "immorali", o delittuose, ovvero sarebbero giudicate sintomo di scarsa umanità.
Ho portato l'esempio dell'omicidio premeditato, messo in relazione alle politiche, alle strategie e alle tattiche di guerra: in un caso e nell'altro l'effetto è la sofferenza e la morte di esseri umani, e nascono entrambi da una scarsa considerazione per la vita umana, o dalla prevalenza d'interessi diversi dalla vita umana.
Se è immorale l'omicidio, specialmente se premeditato, dev'essere giudicato immorale anche la guerra, e chi la fa.
Come negli altri esempi citati: se è immorale chi ruba al vecchietto, o al bambino, o chi ruba in generale, è altrettanto immorale chi si arricchisce sfruttando, illudendo o prevaricando migliaia di persone tra cui vecchietti e bambini.
Se è immorale che sia premiato - in uno sport, in una qualunque competizione, nella vita - chi non merita, a danno di chi meriterebbe di più per competenza o bravura, è altrettanto immorale un meccanismo come quello del "mercato", quando premia i cretini o chi ha semplicemente speculato senza dare alcun contributo al miglioramento della vita della comunità, dalla quale trae i suoi profitti e il suo premio.
Io meglio di così non sono capace di spiegarmi.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 50 ospiti

cron