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La buona squola

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La buona squola

Messaggioda franz il 15/05/2015, 22:23

gabriele ha scritto:C'è un forte scontro sulla riforma perché, da quanto ho capito, il giudizio sul professore sarebbe legato alla prova invalsi, ovvero su tematiche del tutto generali che in molti casi hanno poco a che fare con la materia insegnata.

Mi sono letto le 30 domande di matematica del test INVALSI per la 5^ elementare e le ho trovate tutte pertinenti, ben congeniate, finalizzate veramente a capire se il bambino ha assimilato tutti gli strumenti che ha ricevuto e li sa usare, singolarmente e in modo combinato. Non mi ci ritrovo con questo giudizio: "hanno poco a che fare con la materia insegnata".

Nulla posso dire sugli altri test (materie e classi diverse) ma quello che ho davanti mi basta per poter spezzare una lancia a favore.
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Re: La buona squola

Messaggioda Robyn il 15/05/2015, 22:39

la riforma è tutta al contrario prevede la burocratizzazione per l'assegnazione del merito con le commissioni paritetiche "lei è convocato per l'assegnazione del merito al docente x in data y per ulteriori approfondimenti ed in base al ddl 132 ed ulteriori modificazioni ella dovrà ai sensi dell'art e successive modificazioni in data da definirsi"in breve il modello tedesco dello shwarzkprofstrustelsetdfghhjstruff e prevede che il dirigente scolastico scelga gli insegnanti quando invece deve essere il contrario con il dirigente scolastico che premia il merito e gli insegnanti scelti dai concorsi.Se il dirigente scolastico premia gli insegnanti che non lo meritano la sua scuola non funzionerà e come quel datore di lavoro che premierebbe gli assenteisti e i raccomandati al posto di chi è capace e preparato.Siamo di fronte all'ennesima riforma del non c'entra niente con il riformismo con la burocratizzazione del merito di natura conservatrice estrema
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Invalsi, nelle aule uno sberleffo che fa danni

Messaggioda franz il 15/05/2015, 23:14

Invalsi, nelle aule uno sberleffo che fa danni
alessandro d’avenia

Ieri pomeriggio ho corretto le prove Invalsi con i miei colleghi, tra l’altro di ragazzi che non sono miei alunni. Non un’attività particolarmente gratificante data la meccanicità dell’operazione, ma eravamo coinvolti tutti e organizzati molto bene, a coppie e con un sistema di turni efficace, così è stato sufficiente lavorare un’ora e mezza condendo il tutto di sano umorismo scolastico. Di contro ho saputo di colleghi che si sono rifiutati di correggere le prove o hanno spinto i ragazzi a boicottarle, come testimoniano sui social le foto di prove con improperi, disegni o amenità consimili. Ho provato rabbia e tristezza.

Siamo d’accordo sul fatto che questo tipo di prove non siano la maniera migliore di valutare il livello degli apprendimenti, ma sono test recenti e senz’altro migliorabili, normalmente somministrati ai ragazzi nelle scuole europee (dove però le valutazioni sono spesso affidate a personale addetto e non ai docenti, proprio per evitare interpretazioni sommarie o compiacenti). Un giorno questi ragazzi si troveranno a essere valutati accanto ad un giovane svedese, francese, spagnolo, perché il lavoro non è più sotto casa e, qualora lo fosse, lo vorranno anche lo svedese, il francese e lo spagnolo (e non sarà una barzelletta in cui c’è un italiano, uno svedese...): non si potrà rispondere con sberleffi alla possibilità di avere un futuro. Dovremmo aiutare i ragazzi a desiderare di esser esaminati e valutati come lo saranno un giorno: potevano essere sottoposti magari ad un altro tipo di lavoro, ritenuto utile dagli insegnanti che li hanno convinti a non prendere sul serio le prove. Dovremmo educarli a chiedere di essere preparati ad un mondo sempre più complesso e globale, non deresponsabilizzandoli: per un tredicenne un adulto che permette di reagire con una pernacchia a una prova ufficiale è un compagno di giochi non una guida. Io li educherei sin da piccoli a boicottare gli insegnanti senza qualità, che non fanno lezione, non si preparano, ripetono la stessa solfa, non sanno tenerli, sparlano dei colleghi, ignorano i nomi dei ragazzi nei colloqui, parlano in dialetto (e insegnano italiano): spettacoli all’ordine del giorno. Li educherei come facciamo in famiglia a pretendere la qualità, come fa chiunque si sieda al tavolo di un ristorante che ha scelto proprio per questo.

Alcuni colleghi invece hanno pensato di boicottare i test, chi per fare una pernacchia alla riforma in discussione, chi perché li trova (per certi versi anche giustamente) tanto inadeguati da non volerli correggere. Posso capire la seconda motivazione, ma la prima mi sembra una scusa (la figuraccia non la fa il Governo, dal momento che le prove ci sono dal 2007, ma chi esercita una professione e un ruolo). Vogliamo educare i ragazzi a diventare buoni cittadini, a rispettare le regole e le persone, e poi squalifichiamo tutto con un gesto che rende gli studenti pedine di un malcontento che riguarda noi ed è da sostenere in altre sedi.

Mi chiedo se in questi anni, questi insegnanti abbiano proposto forme alternative di prova, sottoponendole al Collegio docenti, al Provveditorato, al Ministero, all’Invalsi. Con i ragazzi è fondamentale motivare la scelta, perché imparino che stiamo usando responsabilmente la nostra testa e il nostro ruolo, facendo quindi della protesta un’occasione educativa e non un semplice vuoto. A fronte di assenza di proposta costruttiva, che cosa abbiamo dimostrato loro? Perché noi possiamo spernacchiare una prova ufficiale e loro non dovrebbero fare altrettanto di fronte ad un compito insensato o non interessante, una spiegazione trita, un’interrogazione inadeguata? Crediamo veramente di preparare così i ragazzi ad un mondo sempre più difficile? Crediamo forse che lo sberleffo, non sostituito da nulla di costruttivo, li aiuterà a costruire un pensiero autonomo? Dobbiamo prepararli al futuro, non usarli. Dobbiamo metterli ancora di più alla prova, non illuderli che basta sottrarsi all’ostacolo per scavalcarlo, perché l’ostacolo resta lì.

Crisi è una parola antica, indicava in greco l’atto del separare il grano dalla pula da parte dei contadini. In epoca di crisi dobbiamo «educarli alla crisi»: cioè a giudicare ciò che vale e a buttar via ciò che è effimero, ma non sottrarli alla fatica del campo da mietere (come se boicottassimo le biciclette perché nostro figlio è caduto mentre provava ad imparare a starci sopra). La cultura non serve a fuggire dalla realtà, perché è scomoda, ma ad abitarla, migliorandola e riparandola, soprattutto in tempi di crisi.

http://www.lastampa.it/2015/05/13/cultu ... agina.html
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Re: La buona squola

Messaggioda flaviomob il 15/05/2015, 23:59

Annalu:

Il primo vantaggio di un test è quello di essere nazionale, per cui tutti i ragazzi di tutte le scuole vengono giudicati con lo stesso metro, e già questo mi pare un risultato non trascurabile, se si vuole che tutte le scuole del paese portino i ragazzi a raggiungere un livello minimo uguale per tutti.


Suvvia, non siamo ingenui. Il test è nazionale ma le "metodologie" di applicazioni sono piuttosto locali e spesso pittoresche.

Ho assistito personalmente a test svolti da studenti che si passavano le risposte, a suggerimenti dei professori. Il massimo è stato quando qualche prof ha permesso agli alunni nientemeno che... l'utilizzo del cellulare con accesso ad internet per cercare le risposte in rete...

Se vogliamo sottomettere la valutazione dei docenti a questa pagliacciata, siamo veramente f.....ti

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Re: La buona squola

Messaggioda pianogrande il 16/05/2015, 0:06

Quindi, visto quello che succede, la fiducia nei docenti è ancora troppa.
Tutt'altra cosa che il sacrilegio dei controlli dall'esterno.

Cosa c'è di male nello stabilire dei requisiti per verificare se gli studenti hanno imparato a sufficienza?

Cosa c'è di male nel creare standard di riferimento?

L'unica cosa sbagliata, da quello che leggo, è affidare l'esecuzione delle prove agli insegnanti stessi il che costituisce un evidente conflitto di interesse.

I controlli sui risultati si fanno in tutte le attività.
Perché nell'insegnamento no?

La prossima volta, perché i controlli siano davvero dall'esterno, bisogna mandare in vacanza gli insegnanti e far gestire la cosa da una commissione esterna e indipendente.

Non mi fido di questi insegnanti che hanno capito solo che bisogna contestare chi vuole controllarli e trasmettono (in modo scandalosamente diseducativo) questo concetto anche ai loro allievi.

Questi test invalsi si sono rivelati anche un test per il corpo docente e i risultati sono davvero raggelanti.
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Re: La buona squola

Messaggioda franz il 16/05/2015, 8:49

flaviomob ha scritto:Ho assistito personalmente a test svolti da studenti che si passavano le risposte, a suggerimenti dei professori. Il massimo è stato quando qualche prof ha permesso agli alunni nientemeno che... l'utilizzo del cellulare con accesso ad internet per cercare le risposte in rete...

Se vogliamo sottomettere la valutazione dei docenti a questa pagliacciata, siamo veramente f.....ti

Accà nisciun è ffess, capisci ammè...

Probabilmente ci saranno luoghi, scuole e docenti dove lo scopiazzare è ammesso ma le regole dicono che i docenti presenti alle prove INVALSI (che non possono essere i dicenti di classe di quegli alunni) non possono minimamente aiutare.

Nel caso delle prove di quinta di cui parlavo prima per esempio nelle domande c'era il riferimento alla merce "sfusa" (per le classiche operazioni matematiche sulla quantità) ed un bambino ha chiesto cosa volesse dire. Il docente presente non poteva dire niente e non ha detto nulla, solo di leggere bene le domande e guardare bene le figure.

Ora se da qualche parte si scopiazza (forse perché in questo modo aumenta la % di risposta giuste di un maggior numero di ragazzi, implicando cosi' una valutazione positiva della scuola) questo non vuol dire che allora esami e test siano inutili. Sarebbe come a dire che siccome in certe zone la criminalità ammazza tranquillamente per strada, controlli di polizia ed operazione di contrasto della criminalità sono inutili. Anzi direttamente è inutile prevedere un codice penale che contempla l'omicidio come reato.

Tornando alla prove INVALSI è implicito che esse servono, come sta scritto nella prima pagina del malloppo che ho qui davanti, a "rilevare gli apprendimenti", intesi quelli degli alunni. Non vi è nessuna rilevazione diretta della qualità della docenza. Ovviamente c'è una rilevazione indiretta. Che dire di un bambino che in quinta elementare non sa cosa voglia dire quando della merce è "sfusa"? Colpa dei genitori? Se tutti i bambini (o gran parte) di una certa classe non lo sanno mentre la classe di fianco non ha problemi, che dire? Il docente non c'entra? Ma visto il carattere di base dell'insegnamento della scuola dell'obbligo, che dire anche di un solo bambino che non è in grado di comparare il costo delle mele in cassette da 2 Kg (a 3 € a cassetta) con le mele sfuse (1.85€ al kg)?

E che dire di insegnanti che temono che i risultati eventualmente negativi dei ragazzi siano usati per valutare negativamente il loro operato?

pianogrande ha scritto:L'unica cosa sbagliata, da quello che leggo, è affidare l'esecuzione delle prove agli insegnanti stessi il che costituisce un evidente conflitto di interesse.

Le prove sono preparate a livello ministeriale e non dai docenti.
I docente è presente solo per consegnare il materiale e per vigilare che la prova si svolga secondo le regole.
Il docente non è quello che normalmente insegna in quella classe e quindi non conosce gli alunni.
La verifica dei risultati viene fatta da altri docenti.
L'idea di far eseguire i test non dai docenti avrebbe costi enormi (dove trovi centinaia di migliaia di persone e come le paghi) e questa si' che sarebbe intesa come atto di sfiducia.
Il conflitto di interesse viene minimizzato facendo in modo che il docente non sia presente alle prove della sua classe ma a quelle di altre, del plesso scolastico (non necessariamente della stessa scuola, quindi).
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Re: La buona squola

Messaggioda gabriele il 16/05/2015, 9:41

annalu ha scritto:Non mi sembra che tu lo chieda tanto "da profano", visto che proprio questa esatta domanda l'ho trovata diffusa su molti siti.


Che tu ci creda o no, lo chiedo proprio da profano. Altri siti non ne ho letti e da genitore preoccupato ho rivolto alcune domande sia agli insegnanti che qui nel forum sperando in una risposta.

Ora leggerò pure io le domande invalsi, sperando di avere un minimo di competenza (che in molti a quanto pare hanno) per poter dare un giudizio
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Re: La buona squola

Messaggioda Robyn il 16/05/2015, 12:14

Non è invalsi proprio la pena fare questi test,ma ormai ci sono e si fanno
Per fare in modo che gli alunni abbiano voglia di studiare ed imparare è far capire loro che è per il loro futuro che se studiano se lo ritrovano è stimolare l'interesse nello studio e non servono a niente i metodi terroristici di insegnamento che provocano un blocco.Finita la scuola dell'obbligo che deve durare fino a 16 anni e comprendere i primi due anni
delle scuole superiori è lasciare agli studenti la libertà di scelta dell'indirizzo scolastico che preferiscono per stimolare l'interesse,linguistico,tecnico, professionale,biologico,scientifico etc compreso il corso universitario se si andrà all'università.Quando frequentavo l'Itis c'erano insegnanti che sorvolavano delle materie ma andavo lo stesso a leggere e studiare ciò che non avevano spiegato anche con l'aiuto di altri libri di altre edizioni alcune volte trovavo cose interessanti che schiarivamo molto i concetti in altri mi era sufficente ciò che l'insegnante aveva spiegato.In un liceo scientifico della mia città gli studenti di una classe si sono ribellati all'insegnante che non spiegava e non faceva lezione
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Re: La buona squola

Messaggioda pianogrande il 16/05/2015, 14:06

Non è "terroristico".
E' educativo abituarsi ad essere valutati, a far vedere quello che si sa e che si sa fare.

Il non aver effettuato queste verifiche in passato ci ha dato un corpo docente che le considera una profanazione della loro santa missione e che cerca di inculcare questo concetto anche agli allievi che, nella vita, dovranno affrontare colloqui di lavoro, concorsi, avversari e rivali di vario genere.

Questo fa sicuramente parte dell'aspetto sia scientifico che umanistico della scuola.
Si chiama formazione.
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Re: La buona squola

Messaggioda flaviomob il 16/05/2015, 14:45

Gli insegnanti che lavorano, a volte eroicamente, in certe scuole "di frontiera" (professionali, centri di formazione, etc) ritrovandosi con studenti che hanno terminato le medie in condizioni di semianalfabetismo come possono pensare di sottoporre le loro classi a test omologati e dai risultati attesi totalmente irrealistici?

Ci sono sedicenni che non sarebbero in grado di risolvere il semplice problema di matematica postato qui da Franz. Che non sanno scrivere "ce bisogno di" o "c'è l'havevo". Non per caso si iscrivono alle professionali o a centri di formazione triennali dove imparano a lavorare in alberghi, bar, ristoranti. Che senso ha pretendere in classi del genere (il mio esempio precedente era riferito al CAPAC di Milano) di valutare gli insegnanti in base ai test invalsi? E' già tanto se in classi del genere i docenti riescono a sopravvivere, farsi rispettare, e trasmettere un minimo di insegnamenti CONCRETI agli alunni.


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