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L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda flaviomob il 08/02/2015, 12:14

E' vero: Kattivissimo Vendola appoggiava Chavez, un leader discusso contro cui è stato intentato un colpo di stato, ma la ribellione della popolazione ha sventato il golpe militare.
Questo significa che la sinistra italiana è d'accordo con tutto quello che ha fatto Chavez?
Curioso. Anche Don Gallo appoggiava il governo "bolivariano" del Venezuela: questo significa che tutta la chiesa cattolica era schierata dalla sua parte? E bisogna forse negare il progresso economico del PIL del paese e la forte redistribuzione a favore dei ceti più disagiati, pur sottolineando anche errori e abusi della parte di governo (e dell'opposizione)?

Ma no, qui si parla della sinistra radicale, sempre più brutta sporca e cattiva.

E allora andiamo a vedere un po' gli esponenti della sinistra "liberale" riformista e dintorni.

Prodi voleva riprendere a vendere le armi ai cinesi sotto embargo. Un paese che brilla certamente per libertà di parola, democrazia e diritti umani. Un paese che è il primo partner della COREA DEL NORD e sicuramente le passa armamenti.
Poi il professore bolognese, presidente nel consiglio del 2007, rifiutò di incontrare il Dalai Lama (come ha fatto il pontefice di recente!), per dimostrare meglio da che parte stava.

http://www.repubblica.it/2006/09/sezion ... -armi.html

I "liberali" ma soprattutto liberisti (tra cui editorialisti del Corriere) salutarono con entusiasmo il colpo di stato contro Allende in Cile, sostenendo che avrebbe ripristinato le libertà economiche. Desecretati gli archivi della CIA, sono emerse prove inoppugnabili del coinvolgimento degli Stati Uniti d'America in questa azione illegale, criminale e fascista.

Gheddafi? Non solo Berlusconi faceva tanto l'amicone.

Massimo D’Alema e Romano Prodi, rivali anche nel corteggiare il colonnello libico Gheddafi, ci hanno offerto dal Cairo lo spettacolo avvilente di due leader democratici che sgomitano nottetempo davanti a una tenda per conquistare la simpatia di un dittatore golpista e dissennato al potere ininterrottamente da 31 anni. Il tiranno più longevo del Mediterraneo. Mancava solo che cantassero “In ginocchio da te”.


http://www.radioradicale.it/exagora/dic ... gheddafi-0

Insomma, ho l'impressione che ogni tanto il bue dia del cornuto all'asinello.


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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda ranvit il 08/02/2015, 12:54

Ma no, qui si parla della sinistra radicale, sempre più brutta sporca e cattiva.


Nooo! Solo gente che non ha capito che il mondo è cambiato...
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda flaviomob il 08/02/2015, 13:48

Può darsi Ranvit, come può darsi che il mondo sia cambiato in peggio.

Comunque qui si parlava di un contesto preciso: la politica italiana (e certo non solo la sinistra radicale) è più opportunista e ambigua che attenta ai diritti umani (civili e sociali) nel mondo.


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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda Robyn il 08/02/2015, 14:28

ma chavez non era quel dittatore che aveva cambiato la costituzione per rimare a vita alla guida del Venezuela?
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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda flaviomob il 08/02/2015, 14:53

Aveva proposto una modifica della Costituzione, bocciata però dal referendum popolare.

Di solito nelle dittature non si tengono referendum vinti dall'opposizione ;)


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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda franz il 08/02/2015, 18:17

In effetti tutto si puo' dire tranne che Chavez fosse un dittatore.
Certo che con quella modifica cercava di ottenere una carica a vita e quindi di avvicinarsi al concetto.

Il problema pero' del populismo è il rapporto particolare tra democrazia e popolo, inquinato dalla propaganda, dalla demagogia in un paese che se pur finalmente libero dall'analfabetismo, è cresciuto sulla base di programmi educativi governativi come vere e proprie scuole di partito.

Sappiamo, almeno noi europei, che democrazia implica un popolo informato, liberamente informato, capace come strumentazione logico-cognitiva di informarsi e decidere. Una "democrazia" in cui i media connessi al potere si incrociano con una popolazione con scarse capacità di comprensione del linguaggio (lo sappiamo bene in Italia) è in forte rischio. Peccato che il Venezuela non abbia partecipato all'indagine PISA: avremmo potuto confrontare quei dati con quelli (già deludenti) dell'Italia.

Ma se sulle capacità di comprensione nulla sappiamo, sui media venezuelani basta vedere la posizione di quel paese nell'indice della libertà di stampa: http://it.wikipedia.org/wiki/Libert%C3% ... m_House%29
La classificazione è "Non libera" e quindi parlare di democrazia in presenza di un'informazione non libera è assai discutibile.
Non che l'Italia brilli (nel 2012 eravamo "semi liberi") ma pare che recentemente siamo migliorati di nove posizioni e nel 2014 siamo pur sempre sotto il Niger ed Haiti.
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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda flaviomob il 08/02/2015, 19:36

Su questo sono d'accordo con Franz.


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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda Robyn il 08/02/2015, 19:56

Durante il risorgimento i liberali di quel tempo avevano capito di quando fosse importante l'istruzione per affermare i principi di libertà anche se i metodi di insegamento protrattisi fino ai primi anni settanta non erano molto democratici si pensi alle orecchie d'asino o alle bacchettate sulle mani lo stesso locke rifiutava le punizioni corporali e dava grande importanza alla libera esplicazione delle facoltà e delle attidutini del fanciullo.Adesso abbiamo i grillini e la lega che propongono di abolire l'art 67 della costituzione che stabilisce la libertà del parlamentare a riprova di quando sia scarsa la conoscenza dei principi della liberal-democrazia nel nostro paese
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Re: L'eredità di Chavez e la sinistra italiana

Messaggioda mariok il 09/02/2015, 13:35

Il fatto che Chavez non sia stato un dittatore in senso "tecnico", nulla toglie all'arretratezza della sinistra nello scegliersi i suoi riferimenti internazionali.

Per tornare all'attualità, ecco cosa ha affermato il nuovo idolo Tsipras, nel suo primo discorso da primo ministro al parlamento greco.

Il leader di Syiriza non ha mancato di attaccare la Germania, lanciando una vera e propria bordata a Berlino dopo il negativo confronto tra il suo ministro delle Finanze, Varoufakis, e l'omologo tedesco Schaeuble. Al Parlamento ha rispolverato le "riparazioni di guerra della Germania", che, ha detto, "è un obbligo storico chiedere". Il riferimento è al 50% debito che venne abbonato nel 1953 alla Germania Federale per i danni dovuti dalla Germania Nazista (e solo in parte ancor quelli del trattato di Versailles della I guerra mondiale) da tutti i Paesi, inclusa la Grecia. La Grecia ha "un obbligo morale davanti al nostro popolo, alla storia, a tutti gli europei che hanno combattuto e dato la loro vita contro il Nazismo. Il nostro obbligo storico è reclamare il prestito (che il Terzo Reich obbligò l'allora Banca centrale ellenica a versare, ndr) e le riparazioni per l'occupazione" tedesca durata 4 anni.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Venezuela, Maduro e il requiem chavista

Messaggioda franz il 21/03/2015, 9:34

Venezuela, Maduro e il requiem chavista

Per la stessa ammissione del leader del Venezuela Nicolás Maduro, per salvare l’economia venezuelana servirà un miracolo. Il che pare più verosimile che cercare di risolverne i problemi strutturali mettendo nei supermercati scanner d’impronte digitali per razionare gli acquisti. Con un tasso d’omicidî superiore a quello europeo d’oltre 70 volte, e un numero assoluto d’omicidî superiore a quello USA nonostante una popolazione 10 volte inferiore, il fatto che in Venezuela manchi spesso la carta igienica nei supermercati potrebbe sembrare un problema secondario. Eppure, si tratta di due fenomeni con una causa in comune: il chavismo.

La carenza di carta igienica ha raggiunto livelli paradossali: Trinidad e Tobago ha recentemente proposto di comprare petrolio in cambio di carta igienica. Il problema sono i controlli dei prezzi. Più il prezzo è alto e più si cerca di vendere, e più il prezzo è basso e più si cerca di comprare; quantità domandata e quantità offerta si uguagliano a un particolare prezzo, e qualunque tentativo d’imporne uno più basso causa un eccesso di domanda, e cioè scaffali vuoti e file alle casse. Un ragionamento la cui logica è ancor più forte della cocciutaggine dei governi nel cercare di negarla. La moneta venezuelana, a furia di stampare bolívar, non vale più niente, e l’inflazione è fuori controllo; i controlli dei prezzi causano file e razionamenti, ma sono lo strumento che i governi usano per incolpare i mercati, un po’ come quando si parla degli «speculatori».

Prima d’Hugo Chávez, venuto al potere nel 1999, il tasso d’omicidî era un quarto di quello attuale. Oggi, gruppi armati rapinano le industrie, magari con gli stessi slogan con cui il governo le tassa e le nazionalizza: giustizia sociale e ridistribuzione. Il che non aiuta però la crescita: se è così facile rubare, perché lavorare e investire? I produttori farebbero volentieri a meno dei rapinatori, ma i secondi non possono fare a meno dei primi. Chávez ha armato per anni gruppi paramilitari affini alle sue idee populiste, e squadracce in camicia rossa sono responsabili di molti omicidî. Difficile dire se ciò spieghi o no una parte cospicua dell’incremento della criminalità, ma la situazione è così fuori controllo che recentemente, secondo l’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, Maduro ha dovuto protestare contro la violenza dei chavisti. E chissà da chi questi ultimi avranno preso il nome, e le armi…

Non tutti i problemi del Venezuela derivano da Chávez e dal suo mesto epigono. Col petrolio in caduta da più di 110 dollari a meno di 50 al barile, l’economia venezuelana comunque avrebbe vissuto una gravissima crisi, poiché il petrolio rappresenta gran parte dell’export del Paese.

Secondo il Dipartimento dell’Energia USA, il petrolio venezuelano è sour, cioè ad alto tenore di zolfo, e richiede forti investimenti e tecnologie avanzate per l’estrazione e la raffinazione. Negli ultimi anni, grazie anche alle nazionalizzazioni di Chávez, la produzione è calata però di quasi mezzo milione di barili al giorno. Lo stesso vale per le raffinerie. Il ciclo del prezzo del petrolio ha prodotto «dividendi» (come in Europa l’introduzione dell’euro) che sono stati investiti non per accumulare capitale fisico e umano, ma per comprare voti e consensi. E, ora che, come in Europa, quei dividendi sono scomparsi, l’economia è al collasso, e la politica è incapace sia di mantenere in piedi il sistema clientelare-assistenziale, sia di fare le necessarie riforme. Per tenere in equilibrio i conti pubblici, il Venezuela ha bisogno del petrolio al di sopra dei 100 dollari, e quindi il collasso fiscale sembrerebbe ormai inevitabile. I controlli sulla valuta e sui capitali sono la risposta tipica di chi non può o non vuole risolvere i problemi, ma vuole posticipare la resa dei conti. L’inflazione, del resto, ha raggiunto livelli impressionanti: se avesse ragione la Banca centrale del Venezuela, saremmo al di sopra del 60%, ma per alcuni ha superato il 100%.

La situazione del Paese è disperata, in gran parte per responsabilità dei governi chavisti. A parte il tonfo del prezzo del petrolio, tutti gli altri disastri sono il risultato di specifiche politiche economiche, e anche lo spreco delle rendite del boom petrolifero per il finanziamento di politiche populiste è stato un’esplicita scelta. Come tutti i regimi, quello chavista cercherà di sopravvivere con un misto di propaganda, interventismo e repressione. Avremo quindi ancora per molto tempo a che fare con spiegazioni speciose sul perché della crisi, controlli dei prezzi per nascondere l’inflazione, e soprattutto morti e violenze nelle strade.

La «democrazia» populista non è una forma stabile di governo: necessariamente prima o poi il regime chavista collasserà sotto il peso dell’incompetenza, della demagogia e della violenza politica. Il problema è capire quante decine o centinaia di migliaia di vite, e quante centinaia o migliaia di miliardi di dollari di capitali, verranno distrutte nel processo.

http://thefielder.net/13/03/2015/venezu ... -chavista/
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