Mi chiedo che senso abbia discutere su quale paese sia più nazionalista e fascisteggiante tra Ucraina e Russia di Putin: a mio parere più o meno si equivalgono, non riesco a scegliere chi sia peggio, ma la cosa mi interessa poco.
Mi interessa molto invece capire quale dei due stati sia più pericoloso per la stabilità della pace, e quindi più temibile.
Concordo con Gorbačiov, la Crimea era parte integrante della Russia, che i russi la rivolessero poteva apparire accettabile. Però Putin doveva fermarsi lì, senza avanzare pretese su altre regioni più o meno russofone; nessuna nazione ha confini che combaciano perfettamente con le distribuzioni etnico-linguistiche.
Detto questo, a me l'Ucraina fa poca paura, è un piccolo paese e mi sembra non possa avere mire espansionistiche mentre ha tutto il diritto di voler difendere i propri confini, e del resto nulla più di un'invasione può favorire l'espandersi del nazionalismo o addirittura del fascismo tra la popolazione.
Invece se Putin si comportra da fascista ed ha mire espansionistiche non è un problema solo russo, ma di tutti.
La Russia è una grande potenza, dotata di un grande esercito e di un armamento nucleare di tutto rispetto: se a Putin venisse in mente di ricostituire un impero di tipo zarista, siamo tutti in pericolo, ed è meglio fermarlo in tempo.
Mi sembra che la posizione più di buon senso sia quella della Merkel:
trilogy ha scritto:Comunque la Merkel ieri ha dimostrato di essere una vera statista di stampo europeo come non se ne vedevano da tempo.
[..]Quando qualche senatore Usa l'ha attaccata dal pubblico nella sessione dedicata alle domande spingendo per i rifornimenti militari a Kiev, la cancelliera è sbottata: "Il problema è che io non riesco a immaginare che con truppe rafforzate, in Ucraina, Putin possa essere così impressionato da ritenere di perdere. Lo dico francamente. Questo conflitto non si vince militarmente". E l'ex ragazza della DDR ha aggiunto un passaggio alla sua riflessione, tratto dalla storia personale vissuta in piena guerra fredda: "Avevo sette anni quando è stato costruito il muro di Berlino. E ho imparato, allora, che nessuno ha iniziato una guerra per evitare l'approfondirsi della divisione in Europa. Fu una una valutazione realistica. E una valutazione realistica del genere si fa anche oggi".[..]
Non è che si ferma una guerra iniziandola per primi, è con la fermezza diplomatica e con strumenti commerciali che si deve cercare di far comprendere a Putin che è meglio limiti le proprie mire espansionistiche.
Certo, se l'Europa fosse già una confederazione con una politica estera unitaria, sarebbe tutto più facile. Però una soluzione bisogna trovarla, ed in fretta.
Non vorrei che la debolezza ed indecisione europea apparisse a Putin come un pretesto per espandersi il più rapidamente possibile finché è in tempo, e noi tutti cadessimo sotto l'influenza di un paese che la democrazia non sa proprio dove stia di casa, essendo passato quasi senza interruzioni dallo zar a Stalin, e da Stalin a Putin.
Finché sono antidemocratici al loro interno possiamo dire che sono fatti loro, ma se vogliono espandere troppo la loro sfera di influenza diventano anche fatti nostri, purtroppo.
Annalu
Annalu