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Come sei vecchia
 sinistra radicale

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Come sei vecchia
 sinistra radicale

Messaggioda gi.bo. il 04/10/2014, 21:09

«Io sono affezionato a un’idea di sinistra che fa la sinistra. Adesso vedo Renzi fare battaglie contro la sinistra come se fosse un leader di destra a furia di frequentare Verdini. Io voglio unire la sinistra non scinderla, quello che si è scisso anche rispetto al programma delle primarie è Renzi» ha spiegato Pippo Civati a margine della manifestazione di Sel a Roma.

«Renzi dovrebbe spiegare come si potrà realizzare la proposta che ha annunciato, una proposta che condanna le piccole e medie imprese a un calvario» ha aggiunto commentando l’annuncio del governo sui 100 euro in busta paga. «Siamo arrivati al punto di dare informazioni false e sbagliate che non permettono di capire quali siano le proposte in positivo».

«Porre la fiducia» sulla legge delega di riforma del lavoro «significa non avere fiducia nella propria maggioranza e ricorrere agli strumenti dell’arroganza» ha detto il leader di Sel Nichi Vendola, al suo arrivo in piazza Santi Apostoli. Quindi la denuncia sul lavoro si sta per compiere «un delitto molto grave. Chi lavora vive con la paura. Pensare di cancellare le tutele è un delitto molto grave», sottolinea ancora Vendola per il quale bisogna riportare libertà e sicurezza sul lavoro”, prosegue il leader di Sel per il quale «si devono vergognare quando si inchinano di fronte alle parole di Papa Francesco per poi travolgere quello che è stato conquistato».
Bisogna «dare reddito a chi non ce l’ha». La sinistra «è nata per mettere insieme dignità, libertà, sicurezza e lavoro», dice ancora Vendola.
http://www.lastampa.it/2014/10/04/itali ... agina.html
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C'è qualche attinenza al tema o son O.T. ?

La Politica e' una cosa seria. Se definisci un programma prima delle elezioni.questo lo devi rispettare. Se defibnisci delle date, queste le devi rispettare perche l'elettorato ti ha votato per quel programma e per quelle date.
Questa vuol dire democrazia.
Non li hai rispettati, dimettiti ! . Avevi deciso un programma come pure il suo calendario e non ci sei riuscito!Nessuno ti aveva obbligato sia sul programma che sulle date. Hai imparato fin troppo dal Berlusca ma questo non funzione nella Polis con la P maiuscola.
Se vogliamo cambiare la Politica indipendentemente dalle linee politiche che ognuno possa avere, e' il rispetto degli impegni verso l'elettorato, qualsiasi esso sia. Tutto il resto e' "fuffa".


hola
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Re: Come sei vecchia
 sinistra radicale

Messaggioda mariok il 04/10/2014, 21:25

@ranvit
Anch'io penso che non vi siano ad oggi alternative a Renzi. Così come convengo sul fatto che, diversamente dagli altri, qualcosa ha tentato di fare. Per questo l'ho votato alle primarie ed in altro forum mi sono preso l'epiteto di "renziano" (grande offesa per alcuni compagni duri e puri :D ). Oggi, però, sinceramente qualche delusione la sta dando. Una fra tutte è la revisione della spesa ed i relativi tagli agli sprechi. Pare che ormai, del lavoro di Cotarelli, siano rimaste poche tracce nella imminente finanziaria. Comunque staremo a vedere: sette mesi di governo sono pochi per dare dei giudizi definitivi.

La mia crirtca era piuttosto indirizzata alla cosiddetta sinistra radicale (alternativa o comunque la vogliamo chiamare), che più che vecchia trovo inconcludente.

E' legittimo che ci sia una parte politica critica nei confronti del "sistema". Ma oggi è ridotta a slogan vuoti di significato. Prendiamo ad esempio (per stare nel tema del topic) la lotta contro il rigore. Che propongono questi signori? Continuare a far crescere la spesa pubblica a debito: cioè andare a sbattere a tutta velocità contro il muro del default finanziario, fregando definitivamente il futuro delle nuove generazioni. Per non parlare della politica industriale, basata sull'assunto che fare impresa sia una specie di obbligo etico e non una scelta fondata sull'analisi dei rischi, dei ritorni attesi e sulle convenienze.

Era ad i presunti interpreti di questa mitica sinistra che erano rivolte le domande elencate, alle quali non mi pare offrano alcuna risposta, non dico convincente, ma almeno sensata. Solo bla-bla del tipo di quelli di Civati (e non solo).
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda gi.bo. il 04/10/2014, 21:52

LA «DITTA» SCIOLTA NEL PARTITO LIQUIDO (Concita De Gregorio) 4 ottobre 2014

Quattro mesi fa, a maggio, in questo Paese 11 milioni, 203mila e 231 persone hanno votato il Partito democratico portandolo al 40,8 per cento e facendo di Matteo Renzi il più giovane leader del più grande partito socialdemocratico europeo. Il precedente più prossimo, per un partito della sinistra italiana, è il leggendario sorpasso del Pci sulla Dc. Il sorpasso avvenne alle europee il 17 giugno del 1984, sei giorni dopo la morte di Enrico Berlinguer. Il nome del segretario appena scomparso era ancora capolista sulle schede: 33,3 per cento, primo partito. Con 7 punti e mezzo in più rispetto a quel Pci, a quel lutto e a quel tributo, a quell’Italia di un secolo fa, Matteo Renzi governa oggi il Paese. La notizia di ieri, anticipata da Repubblica, è che il Pd — erede (anche) del Pci — conta a meno di due mesi dalla fine dell’anno 100 mila iscritti. Cioè: ogni centodieci persone che hanno votato Renzi solo una è iscritta al Pd.

Proviamo a visualizzare centodieci persone: un’aula universitaria, un meganegozio di elettronica di un centro commerciale nell’ora di punta del sabato.
Proviamo a immaginarli tutti elettori del Pd.
Proviamo a segnalare, nella foto, l’unico iscritto al Pd con l’evidenziatore giallo.

Ora occupiamoci degli altri 109. Chi sono?
Perché non sentono il bisogno di far coincidere il loro voto per il Pd al gesto dell’iscriversi al partito?
La risposta sta nei fatti, nelle cose: chi vive nel mondo la conosce.

Il Pd — la Ditta, direbbe Bersani — è lo stesso partito che ha trattato Renzi come un estraneo e come un nemico fino ad un momento prima che vincesse.
Un ragazzotto ambizioso, un democristiano 2.0, uno svelto di lingua e di modi, irrispettoso dei padri, un rottamatore.
Non uno di noi. Uno che ci vuole far fuori. Questo spiega perché Renzi, che è diffidente di natura, diffidi della nomenklatura e non gli si può dar torto. “Io penso al paese, non ai dirigenti del Pd. Ogni volta che D’Alema parla mi regala un punto”, ha detto l’altro giorno.
E prima ancora aveva scritto una lettera sul sito del Partito tutta contro la vecchia guardia, e prima ancora aveva detto “Fassina chi?” del braccio destro di Bersani. Sottotesto: io con questi non c’entro, io sono oltre.

La responsabilità dell’aver ignorato l’astensione crescente e la rivolta nascente è tutta di chi oggi si proclama all’opposizione interna, a sinistra — per così dire — di Renzi. Avrebbero potuto fare, se solo avessero ascoltato il mondo intorno: non hanno ascoltato né fatto. Per sovrapprezzo c’è il tema della leadership, dell’uomo solo al comando, l’uomo della Provvidenza: un’antica abitudine italica radicata in un paio di ventenni, diremmo un’attitudine, da Berlusconi cavalcata e coltivata a meraviglia fin qui. I frutti del “ghe pensi mi” sono sotto i nostri occhi.

Oggi il tema all’ordine del giorno è la scomparsa dell’ultimo grande partito italiano. Crollo di iscritti, nemmeno in Emilia vanno più ai gazebo. Disintegrazione. Polverizzazione. Il Pd trasformato in un comitato elettorale, in un autobus per Palazzo Chigi che quando si arriva si parcheggia fuori, pazienza per la ruggine. Ma quel partito, quell’idea di partito, non corrisponde più al sentire comune aizzato e fomentato negli anni dall’inerzia e dagli errori di chi poteva e doveva alimentare l’identità e l’appartenenza, premiare la lealtà e non fedeltà devota e riconoscente, infine dallo tsunami dell’anticasta: tutti corrotti, tutti uguali, non c’è più destra e sinistra, solo conservazione o innovazione — ha scritto Renzi nella prefazione del libro di Bobbio, “Destra e sinistra”. Solo stagnazione o movimento: cosa scegliete?

Ha ragione, Renzi. Il Novecento è finito. Non ci sono più i telefoni fissi, le cabine a gettoni, il cercapersone. Non ci sono più nemmeno i partiti, il Pd era l’ultimo. Quei centomila iscritti sono i funzionari nazionali e locali e i loro amici intimi, i loro familiari. Nemmeno tutti, fra i familiari.
Sono anziani, in maggioranza, o personalmente interessati alla causa, o — in una minima parte — giovanissimi in cerca di casa, destinati presto a scontarsi con le logiche mefitiche e asfittiche delle appartenenze, nei circoli. A vedere andare avanti chi “appartiene” a qualcuno piuttosto che chi sa e vuole fare qualcosa.

Io parlo al Paese”.
Perfetto, è la cosa giusta. Infatti vince. Ma presto o tardi arriverà il momento in cui l’assenza di una struttura che non sia solo liquida e virtuale, non viaggi solo sui “like” della rete e sulle comparsate in bomber in tv, si ritorcerà contro chi ha pensato di poter fare a meno di un luogo dove le idee diverse — le idee diverse dalle sue — si confrontino e si misurino nel gioco della parola e della democrazia. Un luogo fisico, concreto, reale, che sappia mediare fra la pancia e la testa, che trasformi in progetto politico il desiderio e il bisogno. Nella vita vera tutto ciò che piace anche a volte un po’ dispiace. Non basta fare like a una rivoluzione, bisogna esserci di persona.

Non basta votare un leader carismatico. Bisogna sostenerlo nella buona e nella cattiva sorte, come quando ci si sposa e si prova a convivere, e a volte è dura ma è un progetto, si discute, si soccombe, ci si arrabbia poi si prova ancora perché comunque è meglio che stare da soli, ciascuno in compagnia virtuale di tutto quello che manca. Tutto quello che “non mi piace”.

Renzi è stato il primo degli scissionisti del Pd. Il primo che ha mostrato di poter fare senza l’apparato, fare contro. Ora ha l’80 per cento in direzione e il 41 nel paese: ha vinto. Bonifichi i pozzi, segni la rotta. Se non vuole quel partito, vecchio come un telefono a gettoni, ne costruisca un altro.
Dia un posto ai milioni di ragazzi che non hanno dove andare e provi a fare quello che non hanno saputo fare molti, troppi prima di lui: pensi alle sorti dell’Italia fra trent’anni, quando anche lui sarà vecchio, più vecchio di D’Alema adesso. Pensi a un posto dove i suoi figli bambini possano costruire la democrazia, lo faccia adesso. Alla generosità siamo così disabituati, sarebbe una rivoluzione.
http://giacomosalerno.com/2014/10/04/la ... -gregorio/
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E per non finire visto il calo degli iscritti Renzisubito fa dichiarazioni del genere :«Non esiste più quel modello in cui o hai la tessera o non sei nessuno e ti escludono dal gioco politico. Per me il Pd non è questo».
Quindi Oggi il tema all’ordine del giorno è la scomparsa dell’ultimo grande partito italiano.

Ma come potete non rendervi conto in quale situazione ci siamo cacciati. Che volete di piu? Un Lucano?
Beh allora avanti Savoia con i suoi sostenitori

I miei sassolini o scrupoli come volete chiamarli, me li son levati e adesso spetta a voi.
Poi non venitemi a dire(se ancora esistera' questa possibilita')che al momento non c'erano alternative valide. Sarebbe troppo facile e un po "disonesta" una risposta del genere

Le alternative siate voi con le vs. idee se volete costruire qualcosa di diverso senza aspettate che il tutto cadi dall'alto o ancor peggio aspettare il solito Godot che non arrivera' mai.
Amen


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Re: Come sei vecchia
 sinistra radicale

Messaggioda gi.bo. il 04/10/2014, 21:57

LA «DITTA» SCIOLTA NEL PARTITO LIQUIDO (Concita De Gregorio) 4 ottobre 2014

Quattro mesi fa, a maggio, in questo Paese 11 milioni, 203mila e 231 persone hanno votato il Partito democratico portandolo al 40,8 per cento e facendo di Matteo Renzi il più giovane leader del più grande partito socialdemocratico europeo. Il precedente più prossimo, per un partito della sinistra italiana, è il leggendario sorpasso del Pci sulla Dc. Il sorpasso avvenne alle europee il 17 giugno del 1984, sei giorni dopo la morte di Enrico Berlinguer. Il nome del segretario appena scomparso era ancora capolista sulle schede: 33,3 per cento, primo partito. Con 7 punti e mezzo in più rispetto a quel Pci, a quel lutto e a quel tributo, a quell’Italia di un secolo fa, Matteo Renzi governa oggi il Paese. La notizia di ieri, anticipata da Repubblica, è che il Pd — erede (anche) del Pci — conta a meno di due mesi dalla fine dell’anno 100 mila iscritti. Cioè: ogni centodieci persone che hanno votato Renzi solo una è iscritta al Pd.

Proviamo a visualizzare centodieci persone: un’aula universitaria, un meganegozio di elettronica di un centro commerciale nell’ora di punta del sabato.
Proviamo a immaginarli tutti elettori del Pd.
Proviamo a segnalare, nella foto, l’unico iscritto al Pd con l’evidenziatore giallo.

Ora occupiamoci degli altri 109. Chi sono?
Perché non sentono il bisogno di far coincidere il loro voto per il Pd al gesto dell’iscriversi al partito?
La risposta sta nei fatti, nelle cose: chi vive nel mondo la conosce.

Il Pd — la Ditta, direbbe Bersani — è lo stesso partito che ha trattato Renzi come un estraneo e come un nemico fino ad un momento prima che vincesse.
Un ragazzotto ambizioso, un democristiano 2.0, uno svelto di lingua e di modi, irrispettoso dei padri, un rottamatore.
Non uno di noi. Uno che ci vuole far fuori. Questo spiega perché Renzi, che è diffidente di natura, diffidi della nomenklatura e non gli si può dar torto. “Io penso al paese, non ai dirigenti del Pd. Ogni volta che D’Alema parla mi regala un punto”, ha detto l’altro giorno.
E prima ancora aveva scritto una lettera sul sito del Partito tutta contro la vecchia guardia, e prima ancora aveva detto “Fassina chi?” del braccio destro di Bersani. Sottotesto: io con questi non c’entro, io sono oltre.

La responsabilità dell’aver ignorato l’astensione crescente e la rivolta nascente è tutta di chi oggi si proclama all’opposizione interna, a sinistra — per così dire — di Renzi. Avrebbero potuto fare, se solo avessero ascoltato il mondo intorno: non hanno ascoltato né fatto. Per sovrapprezzo c’è il tema della leadership, dell’uomo solo al comando, l’uomo della Provvidenza: un’antica abitudine italica radicata in un paio di ventenni, diremmo un’attitudine, da Berlusconi cavalcata e coltivata a meraviglia fin qui. I frutti del “ghe pensi mi” sono sotto i nostri occhi.

Oggi il tema all’ordine del giorno è la scomparsa dell’ultimo grande partito italiano. Crollo di iscritti, nemmeno in Emilia vanno più ai gazebo. Disintegrazione. Polverizzazione. Il Pd trasformato in un comitato elettorale, in un autobus per Palazzo Chigi che quando si arriva si parcheggia fuori, pazienza per la ruggine. Ma quel partito, quell’idea di partito, non corrisponde più al sentire comune aizzato e fomentato negli anni dall’inerzia e dagli errori di chi poteva e doveva alimentare l’identità e l’appartenenza, premiare la lealtà e non fedeltà devota e riconoscente, infine dallo tsunami dell’anticasta: tutti corrotti, tutti uguali, non c’è più destra e sinistra, solo conservazione o innovazione — ha scritto Renzi nella prefazione del libro di Bobbio, “Destra e sinistra”. Solo stagnazione o movimento: cosa scegliete?

Ha ragione, Renzi. Il Novecento è finito. Non ci sono più i telefoni fissi, le cabine a gettoni, il cercapersone. Non ci sono più nemmeno i partiti, il Pd era l’ultimo. Quei centomila iscritti sono i funzionari nazionali e locali e i loro amici intimi, i loro familiari. Nemmeno tutti, fra i familiari.
Sono anziani, in maggioranza, o personalmente interessati alla causa, o — in una minima parte — giovanissimi in cerca di casa, destinati presto a scontarsi con le logiche mefitiche e asfittiche delle appartenenze, nei circoli. A vedere andare avanti chi “appartiene” a qualcuno piuttosto che chi sa e vuole fare qualcosa.

Io parlo al Paese”.
Perfetto, è la cosa giusta. Infatti vince. Ma presto o tardi arriverà il momento in cui l’assenza di una struttura che non sia solo liquida e virtuale, non viaggi solo sui “like” della rete e sulle comparsate in bomber in tv, si ritorcerà contro chi ha pensato di poter fare a meno di un luogo dove le idee diverse — le idee diverse dalle sue — si confrontino e si misurino nel gioco della parola e della democrazia. Un luogo fisico, concreto, reale, che sappia mediare fra la pancia e la testa, che trasformi in progetto politico il desiderio e il bisogno. Nella vita vera tutto ciò che piace anche a volte un po’ dispiace. Non basta fare like a una rivoluzione, bisogna esserci di persona.

Non basta votare un leader carismatico. Bisogna sostenerlo nella buona e nella cattiva sorte, come quando ci si sposa e si prova a convivere, e a volte è dura ma è un progetto, si discute, si soccombe, ci si arrabbia poi si prova ancora perché comunque è meglio che stare da soli, ciascuno in compagnia virtuale di tutto quello che manca. Tutto quello che “non mi piace”.

Renzi è stato il primo degli scissionisti del Pd. Il primo che ha mostrato di poter fare senza l’apparato, fare contro. Ora ha l’80 per cento in direzione e il 41 nel paese: ha vinto. Bonifichi i pozzi, segni la rotta. Se non vuole quel partito, vecchio come un telefono a gettoni, ne costruisca un altro.
Dia un posto ai milioni di ragazzi che non hanno dove andare e provi a fare quello che non hanno saputo fare molti, troppi prima di lui: pensi alle sorti dell’Italia fra trent’anni, quando anche lui sarà vecchio, più vecchio di D’Alema adesso.

Pensi a un posto dove i suoi figli bambini possano costruire la democrazia, lo faccia adesso. Alla generosità siamo così disabituati, sarebbe una rivoluzione.
http://giacomosalerno.com/2014/10/04/la ... -gregorio/
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E per non finire visto il calo degli iscritti Renzisubito fa dichiarazioni del genere :«Non esiste più quel modello in cui o hai la tessera o non sei nessuno e ti escludono dal gioco politico. Per me il Pd non è questo».
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Ma come potete non rendervi conto in quale situazione ci siamo cacciati. Che volete di piu? Un Lucano?
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I miei sassolini o scrupoli come volete chiamarli, me li son levati e adesso spetta a voi.
Poi non venitemi a dire(se ancora esistera' questa possibilita')che al momento non c'erano alternative valide. Sarebbe troppo facile e un po "disonesta" una risposta del genere

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Purtroppo qualcuno considera vecchio questo modo di interpretare la politica a sinistra. Se devo pero' confrontarlo con il "nuovo" nascente, questo termine lo considero piu' che un complimento e la storia, come sempre, sara l'unica ad essere galantuomo.
Amen


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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda flaviomob il 05/10/2014, 0:49

Per la cronaca, il PCI nel 1984 fu votato da 11.714.428 elettori. Mezzo milione in più del PD di Renzi.

(Per la precisione)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda Salemi il 05/10/2014, 5:22

Ha scritto gi.bo:
E per non finire visto il calo degli iscritti Renzisubito fa dichiarazioni del genere :«Non esiste più quel modello in cui o hai la tessera o non sei nessuno e ti escludono dal gioco politico. Per me il Pd non è questo».

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Non ci voleva di certo una doppia laurea, in sociologia e scienze politiche, per capire quale sarebbe stato il modello renziano di partito, già dai primi vagiti della Leopolda I.

Lo ha descritto in modo chiaro e netto sul Corriere della Sera, ieri, un antipatizzante naturale della sinistra. Il liberale di destra Piero Ostellino.

«non mi piace l’idea di essere governato da un Mussolini minore»
Corriere 4.10.14
Poche chiacchiere servono i fatti
di Piero Ostellino

Deve essere stata una bella soddisfazione — per molti italiani — apprendere che Renzi «alza la voce con la Merkel». Hanno certamente provato un brivido d’orgoglio — «finalmente gliele abbiamo cantate chiare» — pur augurandosi, lo spero, non si riveli analogo a quello provato dai loro nonni ai tempi in cui il capo del governo proclamava «spezzeremo le reni alla Grecia»; salvo prenderle, poi, di santa ragione persino dalla piccola Grecia. Io, che sono sufficientemente vecchio per ricordare sia le rodomontate del duce, sia, per averle vissute, le «dure repliche della storia» subite dall’Italia fascista e parolaia, non sono entusiasta di Renzi, come non lo ero, per tradizione familiare, di Mussolini. Resto dell’opinione che il ragazzotto fiorentino sia una sorta di Mussolini minore, tanto parolaio e velleitario quanto impotente.
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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda ranvit il 05/10/2014, 7:41

Ma....se ci tenete tanto, tesseratevi! :D
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda Iafran il 05/10/2014, 9:53

ranvit ha scritto:Ma....se ci tenete tanto, tesseratevi!

C'è solo un invito a riflettere ... niente più!
La tessera del PD, oggi, fa comodo proprio ai "renzusconiani" ...
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Re: Come sei vecchia
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Messaggioda flaviomob il 05/10/2014, 14:09

Saviano si riferisce a una parte della sinistra "antagonista" campana. Non la conosco e non posso dire se abbia ragione o meno: certamente qualche personaggio compromesso c'è e la questione del rapporto stato / antistato / camorra è complessa.

Ma se vogliamo parlare della sinistra radicale italiana dobbiamo fare diverse considerazioni.

La sensazione che si ha è che sia un elettorato "liquido" che in parte evita i partiti, in parte sposta il proprio voto in maniera frequente in base a chi trova (liste civiche, candidati indipendenti - ad esempio Sonia Alfano al parlamento europeo - talvolta piccoli partiti ma anche grandi coalizioni).

Certamente gli esponenti di questi micropartitini risultano spesso insopportabili e litigiosi. Eppure in alcune occasioni, come i referendum del 2011, su cui la dirigenza della "sinistra moderata" del PD si era pronunciata in modo ambiguo e sciatto, si sono ottenuti risultati importanti.

Forse il calo di iscritti del PD significa che parte della base riformista si sta a sua volta "liquefacendo" e potrebbe portare a nuove sorprese (movimenti, liste civiche, associazioni politiche leggere "a progetto").


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Re: Come sei vecchia
 sinistra radicale

Messaggioda pianogrande il 05/10/2014, 21:11

La non garanzia del voto, la sparizione del "collegio sicuro" e quant'altro sono una conquista della democrazia italiana della cui portata non siamo ancora completamente consapevoli.
Fotti il sistema. Studia.
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