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Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda flaviomob il 04/10/2014, 11:32

E' normale per un musicista di alto livello (e chi suona in questi enti deve esserlo) dare lezioni, magari private (e magari in nero) con cui possa guadagnare più di quanto percepisce in orchestra.

Ciò non toglie che ci siano altre gravi colpe, come le sovrintendenze date a politici pluritrombati e mediocri oltre che incompetenti e i gravi tagli ai conservatori e alle orchestre storiche della Rai, per esempio.

Il prodotto finale di questo dramma è un paese che, nonostante abbia di fatto "inventato" la musica e la scrittura delle note, vive una sorta di analfabetismo musicale che non ha pari in Europa.


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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda mariok il 04/10/2014, 12:56

La Scala è il fiore all'occhiello nazionale ed è intoccabile. Nessuna meraviglia sei i dipendenti godano di condizioni "privilegiate".

Va poi considerato che un musicista (ne ho conosciuti parecchi) per mantenersi ad un buon livello, deve dedicare non meno di tre - quattro ore al giorno allo studio.

Mi dispiace di vivere una società in cui impera l'invidia sociale, che ci porta a considerare privilegiato chi gode di condizioni economiche appena un po' superiori alla media (o alle proprie) ed a sottovalutare i meriti e le qualità altrui.

Nello specifico, anche se ci sono state delle intemperanze sindacali (che non conosco bene e non sono quindi in grado di valutare), mi sembra che siamo di fronte ad una vera e propria vergogna, per almeno i seguenti motivi:

- a dispetto di tutti i bei discorsi sulla cultura, che razza di istituzioni sono quelle che, a fronte di una pressione fiscale a livelli svedesi, considerano insostenibile il costo di 60 milioni all'anno (in buona parte compensabili con entrate e sponsorizzazioni) per tenere in vita il teatro dell'opera della capitale;

- come si può giustificare la decisione di risanare il bilancio attaccando il costo del "cuore" del teatro (orchestra e coro), che rappresenta appena 1/5 dei costi, a fronte di consulenze e servizi esterni in continua crescita e con un organico sproporzionato (molto più che doppio) rispetto a quello artistico;

- come si può garantire un adeguato livello artistico, attraverso prestazioni a chiamata o esternalizzando il "core business" ad una fantomatica cooperativa, dalla quale presumibilmente i migliori andranno via;

- senza una continuità dell'organico artistico, come può un'istituzione mantenere una sua identità ed un suo "know-how" di livello internazionale;

- a cosa si riduce una tal fondazione, costituita solo da politici, burocrati ed amministrativi, se non ad un carrozzone dedito ad una mera funzione di intermediazione tra pubblico ed operatori.

A me sembra che si tratti di un caso emblematico, che conferma la deriva che ormai caratterizza il nostro sistema pubblico.

Con livelli di tassazione vicini al 50%, mancano sempre i soldi per la cultura, la scuola, la ricerca, l'assistenza ed i servizi di base, mentre si tiene in vita un apparato pubblico capace ormai solo di alimentare se stesso.
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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda gi.bo. il 04/10/2014, 13:44

franz ha scritto:
mariok ha scritto:Dunque facciamo un po' di conti sulla base dai dati noti.

Il costo dei 184 componenti l'orchestra e il coro, ammonterebbe a 12 milioni. Cioè, circa 65 mila euro di costo aziendale pro-capite.

Il che corrisponde ad uno stipendio netto intorno ai 2.500 euro mensili. Troppo per dei professori d'orchestra, vincitori di concorso e con alle spalle una carriera di almeno 20 anni a livelli di eccellenza?

Conosco indirettamente l'ambiente della Scala (un mio parente ci ha lavorato dalla riapertura fino al pensionamento e mi ha raccontato molte cose) e quindi da quello che so' mi pare che i conti vadano fatti meglio.

Un teatro ha una stagione lirica, con un inizio ed una fine (la scala notoriamente inizia con sant'ambrogio, il 7dicembre) all'interno dei quali ci sono diversi allestimenti. Non si lavora tutti i giorni e soprattutto non tutto il giorno (a quanto mi risulta, mai la mattina). Basta vedere un calendario per osservare quanti buchi giorni liberi ci sono. Poi il tutto è rigorosamente sottoposto ad orari massimi, ragion per cui spesso scattano gli straordinari. Non è raro che si faccia di tutto per rallentare o posticipare il lavoro ordinario per fa scattare gli straordnari.

Molto lavoro (lo studio individuale del pezzo) lo si fa a casa (per la gioia dei vicini) e poi ci sono le prove d'orchestra, le prove in costume etc, ma direi che tutto sommato fatti tutti i conti è un'attività che impiega attorno al 50% del tempo, con una lunga pausa estiva (almeno per coristi e solisti). Naturalmente tutto questo dà libero spazio alla possibilità di eseguire altri lavori ben rimunerati come lezioni private, accompagnamenti di cantanti o presenza in altre manifestazioni musicali e/o canore, incisioni per case discografiche. Tutot sommato il reddito è come minimo doppio (di piu' per alcuni orchestrali di eccellenza) e di questo se ne tiene conto quando si stipula il contratot per la parte "fissa".
purtroppo è'così. Me lo ha spiegato un mio cugino musicista che da anni gira il mondo. Sono liberi professionisti che mettono a disposizione la loro professionalità . Ha deciso di prendere questa professione sapendo pure quale poteva essere il rovescio della medaglia. Per tale motivo deve sempre saper mettersi nel mercato e confrontarsi con gli altri se vuole continuare nella sua professione. Quando non sarà più in grado di farlo e si vedrà superato da altri, in quel momento deciderà altre soluzioni. Lo sa che per gli artisti e' così.
Sono professioni in cui bisogna assolutamente eccellere. Per poter avere una sicurezza maggiore e quindi avere la possibilità di essere chiamati. La concorrenza in questo settore oramai è a livelli alti. Certo quanto sta succedendo a Roma apre un problema che è' lo stesso delle aziende. Posti di lavoro che verranno a mancare e famiglie senza stipendi.
Purtroppo per gli artisti non possono esserci posti fissi altrimenti ne verrebbe meno la qualità del loro lavoro. Sono artisti e dovranno essere sempre liberi professionisti e quindi sempre esposti come tutti gli altri a questi problemi. Male che vada possono casomai fare gli insegnanti. Almeno provarci e non pretendere che la loro posizione di artisti sia messa al pari degli addetti alle produzioni.

Hola
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda flaviomob il 04/10/2014, 14:06

Mariok ha ragione: i costi burocratici sono spropositati e questa può essere la ragione del passivo di bilancio prolungato per il Teatro dell'Opera di Roma.

Tuttavia alcuni musicisti hanno la responsabilità di aver boicottato trasferte importanti dell'intera orchestra e di aver fatto saltare una trattativa in cui chiedevano 190 euro come indennità giornaliera di trasferta (vedendo la controparte offrirne 160: mica bruscolini). Il clima di instabilità ha messo in pericolo le date già fissate, ha fatto fuggire gli sponsor e addirittura un direttore del calibro di Muti. Danni irreparabili e ora tutti ne pagano le conseguenze, anche chi non ha avuto colpe.


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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda Iafran il 04/10/2014, 14:26

Mi sembra che si parli di reimpiego dal prossimo anno, però le cose che mi preoccupano sono il rigore e la decisione drastica solo verso la categoria artistica, che, secondo mariok, pesa per 1/5 sul costo annuale del teatro!
Forse era meglio attribuire gli eventuali addebiti ai singoli al posto di penalizzare tutta la categoria.
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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda flaviomob il 04/10/2014, 15:59

Opera di Roma, lo vedi ecco Marino contro il primo violino
di Antonello Caporale | 4 ottobre 2014


A nessun altro sindaco sarebbe venuto in mente di licenziare in tronco gli orchestrali del teatro dell’Opera. Magari ha torto marcio anche questa volta. Magari avrebbe fatto meglio a risolvere le impuntature dei primi violini e dei secondi e dei terzi e concedere i 190 euro al giorno di diaria (oltre le spese) per le trasferte, contro i 160 (più spese) offerti e rifiutati. E richiedere al governo di ripianare i 30 milioni di euro di buco accumulati in questi decenni sbarazzini. Ma si è presentato a Roma con la sua faccia, ha firmato lui, non si è nascosto dietro un drappo di velluto.

Il sindaco Ignazio Marino sarà pure un signore eccentrico, un pedalatore peripatetico, un medico dal carattere permaloso, astronauta della politica che non conosce il valore della prudenza e il senso della complessità della sua funzione di sindaco. Lo si accusa di essere incompetente almeno quanto sprovveduto, e lunatico, inconsistente, forse fanatico, accentratore, sicuramente unfit per il governo della Capitale d’Italia. Non c’è un solo vivente di Roma, nativo o di passaggio, che gli risparmi qualcosa. Roma fa schifo, Marino pure. Di lui sono stufi i vigili urbani e i costruttori, gli intellettuali e i tassisti, i borgatari e i residenti del centro storico, i commercianti, gli studenti, i rom di periferia e i senzatetto storici, Renzi e Alemanno. Anche volendo prendere in considerazione tutto il male che Marino si fa da solo, spesso con dichiarazioni e provvedimenti avventati, sembra troppo. Questo sindaco ha trovato il Campidoglio sepolto da una coltre di debiti, commissariato dal governo e coperto dalla vergogna di avere un esercito di dirigenti macchiati dalla corruzione (ieri l’ultima visita della Guardia di finanza per sospette tangenti di ex assessori), con le società partecipate sull’orlo del fallimento: all’Atac, la società dei trasporti, s’inguattavano i biglietti venduti, a Roma Metropolitane si giocava a flipper invece di controllare i lavori per la nuova linea della Metro C, l’Ama non raccoglieva i rifiuti ma espandeva Malagrotta, il centro nevralgico della munnezza finanziaria, il numero dei funzionari infedeli faceva paura, come pure quello dei commercianti evasori, dei costruttori affamati, dei controllori estorsori, dei vigili addormentati, della criminalità di strada e di Palazzo.

E si può dire, con tutto il demerito che si vuole, che abbia almeno tentato di ripulire il volto sporco della Capitale. Marino non sarà un gigante e ha iniziato col piede sbagliato e forse continua col piede sbagliato. Ma se non avesse, come primo atto, chiuso al traffico veicolare i Fori Imperiali (e grande è stato lo scandalo!), adesso che i cantieri occupano metà della carreggiata quel luogo sarebbe divenuto una ciminiera caput mundi. Ha cambiato tutti i dirigenti delle società partecipate, magari incompetenti ma ancora non disonesti, garantito al bilancio comunale una via d’uscita anche se i soldi servono a coprire i buchi più che a sviluppare gli investimenti.

Ha preso di petto le bande criminali che hanno l’appalto dei tavolini all’aperto del centro storico, interessato tra l’altro a un vasto piano di ammodernamento della rete dei servizi, ha risolto con il minimo (e resta ugualmente ingiusto) dei danni economici la vertenza della Metro C che finalmente fa intravedere una data di fine lavori, ha chiuso Malagrotta, grazie alla Regione sta restituendo un futuro al muro urbano di Corviale, l’altra vergogna della periferia.

Sarà pure sbrindellato, ma non ha finora fatto marachelle con i costruttori, ha tenuto a distanza i mezzadri delle clientele, i dispensatori di favori a la carte. È solo e ha davanti a sé a una crisi economica che riempie gli animi di collera e mangia ogni civile convivenza. Fa poco, che è quasi niente, ma a lui per la verità non hanno dato un euro bucato in mano. Gli altri, quelli che profittavano dei debiti per fare altri debiti, invece dove sono, cosa fanno? C’è qualcuno che chieda conto?

il Fatto Quotidiano, 4 ottobre 2014


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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda pianogrande il 04/10/2014, 16:04

W il fatto quotidiano!
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda franz il 08/10/2014, 7:51

Fabio Fapanni

Un articolo sull'Opera di Roma,
fuori dal "coro" (Zeffirelli avrebbe l'età per tacere: non sarà mai troppo presto e soprattutto si limiti ad osannare se stesso e lasci stare Muti).
Come potete leggere ci sono molti punti di vista su questo problema: evidentemente ci sono aspetti che pochi conoscono, se non tra gli addetti hai lavori.
C'è chi parla senza aver mai messo piede in un teatro d'opera, e poi due categorie di lavoratori.:
i furbi, che ora sbraitano senza ritegno, e gli onesti, che, dopo esser stati fatti cornuti dai colleghi e dai loro compagni di merende a vari livelli, ora rischiano, o saranno, mazziati senza
alcun discernimento, colpevoli di aver pensato troppo alla musica è troppo poco al loro tornaconto personale.
Non cito chi ha scritto l'articolo, fonte comunque autorevole, perché è meglio concentrarsi su FATTI, che tutti conoscono
ma che appaiono irrilevanti perché guardarsi allo specchio è scomodo: più facile dar colpe a destra e a sinistra, e anche al centro per non far torto a nessuno.

Muti abbandona l’Opera che affonda. Magari servirà finalmente ad accendere i riflettori mediatici su quello che tutti sanno e nessuno ha il coraggio di dire: con queste regole e con questi sindacati, i teatri lirici italiani sono ingestibili. Mai come all’opera le tutele si sono trasformate in privilegi, il precedente è diventato legge, l’abuso abitudine. Fellini, che conosceva i suoi polli, aveva già capito e raccontato tutto in «Prova d’orchestra». Ma come sempre in Italia la realtà supera la fantasia e l’elenco delle follie è più lungo dell’«Anello del Nibelungo». Per carità: formalmente, tutto è in regola, come da comma due dell’articolo tre. Ma gli effetti sono devastanti.

Qualche esempio? Alla Scala, ultima stagione, sono arrivati «Les Troyens» di Berlioz coprodotti con il Covent Garden di Londra. Però a Milano c’era un intervallo di più, perché qualche regola idiota impone che non si possano accorpare più atti se la loro durata eccede quanto stabilito dal contratto. Inutili le richieste dal podio di un esterrefatto sir Antonio Pappano. Risultato: l’opera, già lunga di suo, è diventata interminabile. Invece la prima del balletto «Romeo et Juliette» di Sasha Waltz, sempre alla Scala, nel 2012 saltò del tutto. I coristi, che dovevano muovere la testa a ritmo di musica, chiesero l’indennità da «prestazione speciale», i ballerini una gratifica perché il palcoscenico era stato leggermente inclinato dallo scenografo. Il sovrintendente Stéphane Lissner disse no e lo spettacolo non si fece.

Poi c’è il problema del freddo. Si ricordano proteste e assemblee, dal Carlo Felice di Genova al Massimo di Palermo, perché in buca la temperatura era di qualche grado più bassa di quanto previsto. A Palermo i professori si presentarono polemicamente in cappotto (a Palermo, non a Stoccolma). Le indennità sono un capitolo a parte. Indennità lingua per i coristi perché disgraziatamente Wagner o Bizet hanno avuto la cattiva idea di non scrivere in italiano, indennità frac per i professori d’orchestra, indennità umidità se lo spettacolo è all’aperto, indennità video se viene ripreso. All’Arena c’è l’indennità arma, giusto compenso alla fatica di dover portare l’alabarda nel «Trovatore» o lo scudo in «Aida». Un’estate il regista di «Nabucco», Denis Krief, decise che ne aveva abbastanza e fece irrompere nel tempio di Gerusalemme degli assiri perfettamente disarmati. L’Opera di Roma paga (cioè, noi paghiamo) un’«indennità Caracalla» anche agli impiegati, che alle Terme di Caracalla, sede della stagione estiva, non ci mettono mai piede né mai ce l’hanno messo.

Del resto, il contratto nazionale degli orchestrali prevede 28 ore settimanali di lavoro, e tanta gente in permesso artistico da un teatro e la trovi poi a suonare in un altro... Qui davvero o si cambia o si muore. Lo dimostra il fatto che alla Fenice di Venezia e al Regio di Torino, i due teatri italiani migliori, grazie a dei dipendenti responsabili si è riusciti a fare quel che sembrava impossibile: aumentare la produttività a livelli europei.

L’Opera di Roma è sempre stata il peggio del peggio, altro che «vertice della produzione lirica mondiale» come da comunicato mitomane che annuncia l’addio di Muti (o i pezzi dei giornalisti di corte sul «miglior teatro italiano», sì, ciao core). Il fondo lo si toccò a una prova della «Valchiria» diretta dal grande Giuseppe Sinopoli in un teatro pieno di studenti. Alla fine, Sinopoli annunciò ai ragazzi: «Adesso vi facciamo sentire il tema della spada». Servivano pochi secondi, ma si alzò un sindacalista e disse: «Maestro, la prova è finita». Sandro Cappelletto, che era in sala, vide Sinopoli spezzare la bacchetta per la rabbia. Del resto nella capitale la musica «è» Santa Cecilia, non certo l’Opera. All’Opera facciamoci un parcheggio.
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Re: Opera di Roma, Marino: ''Orchestra e coro licenziati

Messaggioda flaviomob il 08/10/2014, 9:32

...
Pochi ricordano (o sanno) che il grande Johann Sebastian Bach subì la vergogna di essere tradotto in carcere e di restarvi imprigionato per un mese. Quale delitto fu commesso dal pacifico, religiosissimo Kapellmeister? Bach si era dimesso dal suo ufficio presso la corte di Weimar senza avere ottenuto il previo consenso del principe. Due gendarmi bussarono alla sua porta e gli dissero bruscamente, davanti alla moglie e ai suoi numerosi figli: “Herr Bach, Sie sind verhaftet!”. Signor Bach, siete in arresto!

http://www.viasarfatti25.unibocconi.it/ ... idArt=7164

...
Il 6 novembre 1717, Sua Altezza Serenissima, il nuovo duca di Sassonia-Weimar, decide di mettere agli arresti il suo maestro di musica e organista di corte Johann Sebastian Bach. In realtà, Bach, offeso dal comportamento del duca, rifiuta di scrivere le cantate (una al mese) che il suo ospite richiede e vuole lasciare la corte di Weimar per quella di Kòthen. Bach verrà liberato il 2 dicembre dello stesso anno e "congedato con disonore".

http://www.amazon.it/Johann-Sebastian-d ... 8874520948

___

Non c'era molta "mobilità" a quei tempi! :lol:

Quando Johann Samuel Drese morì nel 1716, Bach tentò di ottenere
il suo posto di Maestro di Cappella, ma Guglielmo Ernesto nominò invece
l'incompetente figlio di Drese; furioso, Bach diede le proprie dimissioni dal
servizio abituale.
Bach cercò un nuovo impiego e lo trovò, come Kapellmeister,
presso il principe Leopoldo di Anhalt-Cothen. Notificatagli la nomina il
5 agosto 1717, Bach si presentò al duca di Sassonia-Weimar chiedendo il
congedo; ma questo gli venne negato, forse anche a motivo
dell'atteggiamento assunto in una controversia politica in seno alla corte.
Dopo una breve visita a Dresda (dove secondo una notizia scarsamente
attendibile avrebbe dovuto scendere in gara con l'organista francese L.
Marchand* eclissatosi nottetempo), Bach chiese nuovamente il congedo:
arrestato il 6 novembre per aver mancato di riguardo al duca, uscì dal
carcere il 2 dicembre; pochi giorni dopo si trasferirà a Cothen con tutta
la famiglia.


*Marchand, molto vanitoso, era terrorizzato dall'idea di competere con Bach, talento inarrivabile per chiunque. Ndr
___

Per la cronaca, anche Beethoven passò una notte in guardiola dopo essersi recato in un quartiere in cui non lo conosceva quasi nessuno. Indossava vestiti molto vecchi, girava di notte e fu scambiato per un vagabondo... ;)


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