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Siamo arrivati al dunque:I ricchi vincono ancora una volta

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Siamo arrivati al dunque:I ricchi vincono ancora una vol

Messaggioda gi.bo. il 29/09/2014, 20:04

trilogy ha scritto:
gi.bo. ha scritto:La ricchezza ha vinto: l’uguaglianza è morta
di Furio Colombo

[..]Tutto ciò ha alcune conseguenze immediate. L’informazione perde fonti (troppa distanza fra alto e basso della torre sociale) e acquista padroni (serve avere stampa e Tv, non per muoverla ma per tenerla ferma e distratta). La corruzione sfugge facilmente ai controlli. In una rivoluzione vinta dalla ricchezza, diventa sempre più difficile distinguere un tipo di ricchezza dall’altro (tra loro le ricchezze tendono a rispettarsi e a fare affari). La magistratura appare un ingombro pretenzioso e inutile, ed è in corso uno sforzo per rimuoverla di fatto dal ruolo di terzo potere della democrazia. Del resto questo sforzo svela l’altro, di svilire o con l’abolizione o con l’umiliazione, il potere delle Camere, in modo da scavare un vallo protettivo intorno al potere esecutivo.
È il momento di rafforzare il conducator, attraverso l’elezione diretta e la trasformazione in Stato presidenziale.
Il Fatto Quotidiano, 28 settembre 2014

......Di conseguenza, serve uno Stato più forte e autoritario per garantire l'ordine generale.
Cioè :shock: '

hola
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
gi.bo.
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Re: Siamo arrivati al dunque:I ricchi vincono ancora una vol

Messaggioda Iafran il 30/09/2014, 10:57

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... e/1137867/

Camera, corsa contro il tempo per salvare lo staff di Fausto Bertinotti presidente di L. Di Cesare

È una corsa contro il tempo: stamattina la Camera dei deputati tenterà di salvare il personale della segreteria dell’ex presidente Fausto Bertinotti – ovvero sei dipendenti di un ufficio riconosciuto fino al 30 settembre 2014 – che a mezzanotte dovrebbero lasciare stanze e stipendio. In questa manciata di ore, se l’ufficio di presidenza approverà la proposta del Collegio dei Questori, i sei collaboratori saranno a disposizione dei gruppi parlamentari, e quindi della Camera dei Deputati, in base all’ormai famigerato “allegato B”.
“L’allegato B”
Parliamo di uno strumento che nasce dopo Tangentopoli, quando i partiti decisero d’istituire delle tabelle-¬riserve di personale che orbitava attorno alla politica ¬per rifornire di dipendenti i gruppi parlamentari. È una sorta di lista di collocamento che presenta una peculiarità: se i nominativi non vengono assorbiti, i gruppi subiscono -¬ come stabilisce una delibera dell’ufficio di presidenza di Montecitorio dell’aprile 2013 ¬- una decurtazione dei loro fondi di funzionamento. “Ciascun gruppo – si legge nel documento – è tenuto ad assumere almeno un dipendente inserito nell’allegato B per ogni sei deputati del gruppo stesso”. Se il gruppo non rispetta questo parametro, gli viene ridotto il contributo, in misura pari a 30mila euro, che aumenta fino a 35mila per ogni ulteriore unità non assunta”. Assumerli, insomma, non è obbligatorio, ma caldamente consigliato. Piccola nota finale: dalla scorsa legislatura quella lista è chiusa.
Salvate il compagno Fausto
Chiusa, ma non per tutti. Il 18 settembre scorso il Collegio dei Questori ha elaborato una bozza di delibera in cui propone di inserire nell’allegato B “i nominativi di coloro che risultassero addetti alle segreterie degli ex presidenti della Camera”. Di chi parliamo? Facile: il 30 settembre scadono i privilegi di Fausto Bertinotti come ex presidente della Camera, tra cui c’è un ufficio e ovviamente uno staff. Sei persone, il cui costo massimo annuo è fissato in 212mila euro che i vertici di Montecitorio vogliono inserire appunto nell’Allegato B. La complicazione è effettivamente spuntata all’improvviso: dal 2012 e fino a qualche mese fa, infatti, gli ex presidenti avevano il loro benefit garantito per i dieci anni successivi alla fine del loro incarico. Oggi, però, quell’arco di tempo s’è dimezzato: solo cinque anni, uno in più per il compagno Fausto che – come risulta dalla delibera del 21 dicembre 2013 – “scade” quest’anno. Insomma, non c’è tempo da perdere.
Lista di ricollocamento
Per questo l’Allegato B, teoricamente chiuso, è praticamente aperto: succede quando si deve andare in soccorso al collega che non ce l’ha fatta a essere rieletto, ma ha lasciato il suo personale dentro gli uffici della Camera, come nel caso di Bertinotti, fuori dal Parlamento dal 2008. “La casa della buona politica non subirà battute d’arresto” diceva Laura Boldrini, appena eletta presidente della Camera, a proposito dei tagli dei costi della politica e della trasparenza che per il Parlamento è un dovere. Questa buona pratica vaticinata da Boldrini, con l’episodio in questione, rischia di subire una battuta d’arresto. Anche perché il suo stesso ufficio di presidenza, nel maggio 2013 aveva deliberato di “ridurre progressivamente i nomi inseriti nell’Allegato B” fino alla sua totale eliminazione. Coloro che erano già stati assunti dai gruppi parlamentari, infine, potevano sì restare nell’elenco, ma “ferma restando anche per loro la presentazione del curriculum”. A dirla tutta, l’obiettivo ¬ almeno fino alla scorsa legislatura ¬era di chiudere l’elenco, anche se i deputati non hanno resistito e l’hanno rimpolpato ulteriormente.
E poi arriva Fini?
Oggi è il Collegio dei Questori, vale a dire i tre deputati che “gestiscono” la Camera, che punta a non rispettare il principio sancito appena un anno fa: si riapra l’Allegato B e si dia almeno una speranza di ricollocazione nel Palazzo ai sei collaboratori dell’ex segretario di Rifondazione comunista, Fausto Bertinotti. Il rischio, a questo punto, è che il famigerato Allegato B invece di essere progressivamente eliminato, finisca per gonfiarsi ulteriormente, magari in vista delle prossime scadenze: lo staff di Gianfranco Fini, ad esempio, dovrà essere ricollocato nel 2018 e, prima o poi, anche quello che ora lavora con Laura Boldrini potrebbe aver bisogno di una mano a trovare un nuovo lavoro.
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Cosa farebbero i "potenti" senza un apparato di "fedelissimi" (finché dura)?
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Re: Siamo arrivati al dunque:I ricchi vincono ancora una vol

Messaggioda Iafran il 02/10/2014, 0:02

Iafran ha scritto:Camera, corsa contro il tempo per salvare lo staff di Fausto Bertinotti presidente di L. Di Cesare

Ma non è finita: c'è chi analizza e si mostra disgustato e ... ci sono altri che difendono i privilegi e i super-stipendi dei commessi delle Camere, fregandosene altamente del tetto da osservare.
Una delusione totale la presidente della camera ... forse farebbe meglio a non intervenire.

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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... e/1139890/

Camera, Vecchio: “Falsi tagli, paghe da sogno per incompetenti”. Boldrini: “Offese”

Tagli agli stipendi dei dipendenti alla Camera, tetti per quelli più alti, bando agli sprechi, viva irisparmi. Tutto bene? No, a spezzare il clima idilliaco non è un “feroce” parlamentare grillino né uno sgraziato esponente leghista. Ma un deputato siciliano montiano, Andrea Vecchio. “Si tratta di tagli fasulli, di un’inaccettabile presa in giro di tutti quegli italiani che sperano ancora nell’onestà della politica e dell’indotto dei palazzi del potere. Come al solito, si sono mantenuti i privilegi e gattopardescamente si cambia tutto per non cambiare niente”. Imprenditore edile anti-racket, Vecchio ha cominciato a girare le scuole per lezioni di legalità dopo che la sua azienda ha subito una serie di attentati mafiosi. A 74 anni è stato convinto a entrare in politica sulla scia di Mario Monti e dopo un anno e mezzo ha definito “mortificante” l’esperienza parlamentare: “Non mi sono mai sentito più inutile”. Si muove sempre molto “liberamente” sulle diverse questioni: per esempio impallinò un altro montiano, Lorenzo Dellai, candidato alla commissione Antimafia: “Non lo voto, per certe cose serve competenza”. Nominato assessore in Sicilia da Raffaele Lombardo disse: “In Sicilia le cose non funzionano perché ogni cosa in questa Regione si muove in funzione del clientelismo e del voto di scambio”. Dopo tre mesi gli fu revocata la nomina: “Finito il vincolo fiduciario).
E ora, sui tagli agli stipendi annunciati da Montecitorio, Vecchio se ne frega del voto compatto della maggioranza e non si mette i guanti: “E’ intollerabile che il tetto dello stipendio verrà considerato al netto dei contributi previdenziali e delle varie inspiegabili indennità di funzione e con l’introduzione di un incentivo di produttività per i dipendenti che lo abbiano superato. Il che significa che molti dipendenti Camera senza alcuna preparazione specifica continueranno a superare abbondantemente il famoso tetto dei 240mila euro annui. Vale a dire che un commesso con qualche decina d’anni di servizio, guadagnerà ancora più del presidente del Consiglio dei ministri, più di un astronauta, di un primario di chirurgia oncologica o di un ingegnere. Insomma, se possibile sarà ancora peggio di prima, perché al danno si è unita la beffa”. Insomma, è ”una vergogna per precari, disoccupati, sottoccupati, cittadini che stentano ad arrivare alla fine del mese e che si vedono raggirati dai dipendenti della Camera e da chi ha votato questi presunti tagli ai loro stipendi”. Per Vecchio “sono centinaia i protetti dalla politica, ridicolmente vestiti in livrea come dei camerieri, grottescamente remissivi e servizievoli con i cosiddetti onorevoli, che per questa loromansuetudine bovina percepiscono buste paga da sogno senza avere alcuna competenza che le giustifichi. Anzi, i dipendenti Camera sono assolutamente improduttivi. Tuttavia, non sapremo mai quanto sono inutili e impreparati, perché la valutazione sulla propria professionalità per ottenere gli scatti dello stipendio, la fanno internamente. Insomma, è evidente che alla Camera dei deputati, trasparenza e obiettività sono due principi cardine”.
Ovviamente il suo partito, Scelta Civica, si dissocia: “Parla a titolo personale”. Anche per via della reazione della presidente della Camera Laura Boldrini secondo cui il deputato di Scelta Civica si mostra “disinformato sulla competenza dei dipendenti” e “si permette espressioni offensive con le quali” “non esita a gettare fango su chi lavora per le istituzioni”. Il Parlamento, ha fatto sapereBoldrini in una nota, è impegnato “in una delicata azione di riordino delle retribuzioni dei dipendenti”, che “incide in modo profondo sugli stipendi”. E nonostante ci sia chi la pensa legittimamente in modo diverso, “nessuna differenza di opinione può legittimare le parole che di Andrea Vecchio”. Boldrini sottolinea la delicatezza di un’azione “che in tanti giudichiamo indispensabile, anche per mettere il Parlamento in maggiore sintonia con la fase difficile che il Paese sta attraversando. E’ una manovra che incide in modo assai profondo sugli stipendi dei dipendenti, ma certissima di rappresentare il sentire dell’intera Assemblea di Montecitorio, riaffermo la massima stima per tutte le donne e gli uomini che mettono al servizio della Camera la loro professionalità e la loro dedizione”. Anche la vicepresidente di Montecitorio Marina Sereni (Pd) fa da scudio: Vecchio, dice, “usa espressioni volgari e spara nel mucchio”.
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