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Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda franz il 14/07/2013, 9:23

misteri dell'operazione Ablyazov.
Le strane visite dei kazaki al Viminale


Cinque giorni di pressioni e omissioni che imbarazzano l'Italia
di CARLO BONINI

ROMA - Come è stato possibile? Chi lo ha reso possibile? E perché? Repubblica ha avuto accesso ai documenti amministrativi e giudiziari del caso Ablyazov. Ha raccolto le testimonianze di chi ha avuto parte diretta in questa vicenda.

Sono dodici diverse fonti - inquirenti, legali, ministeriali e di polizia - che consentono una prima ricostruzione di dettaglio di quanto accaduto tra la mattina del 27 maggio e la sera del 31, quando, all'aeroporto di Ciampino, Alma Shalabayeva, moglie del dissidente, sale insieme alla figlia Alua sulla scaletta dell'aereo che l'indomani mattina la riporterà ad Astana.

28 Maggio. Kazaki in Questura
Il 28 maggio, dunque. La storia comincia da qui. Quel martedì mattina, i due kazaki che si presentano in Questura nell'ufficio del capo della Squadra Mobile Renato Cortese, non stanno nella pelle. Sono Andrian Yelemessov, l'ambasciatore in Italia, e il suo primo consigliere Nurlan Zhalgasbayev. L'agenzia privata di investigazioni Syra, che ha i suoi uffici a Roma, per un compenso di cinquemila euro, ha individuato per conto del Regime di Astana la casa in via di Casal Palocco 3 dove si rifugerebbe il dissidente Mukhtar Ablyazov.

I kazaki prospettano a Cortese "un colpaccio". L'arresto di un uomo che dipingono come un pezzo da 90. "Tra i più pericolosi ricercati dall'Interpol". I due, per suonare ancora più convincenti, agitano pezzi di carta che vendono come proprie informazioni di intelligence e polizia e che dipingono l'uomo come "pericolosissimo". Abituato "a girare armato". "Fiancheggiatore e finanziatore del terrorismo".
Cortese non sa chi diavolo sia Ablyazov. Spiega ai kazaki che nel nostro Paese si può arrestare qualcuno in forza di un provvedimento legittimo. Non di una soffiata. Consulta la banca dati della Polizia in cui quel nome non compare. Una ricerca internet potrebbe dire qualcosa di più su colui che, dal 2001, ha assunto il ruolo di oppositore del presidente Nazarbaev.

Ma il Capo della Mobile, su insistenza dei kazaki, chiama la nostra divisione Interpol al Viminale. Il funzionario dall'altro capo del telefono lo conforta. Nella loro banca dati, quel Mukhtar "ha il bollino rosso". Sulla sua testa, pende un mandato di cattura internazionale kazako per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato. E la telefonata deve confortare Cortese se è vero che, nel pomeriggio, proprio dall'ufficio Interpol arriva un fax che certifica e sollecita alla Mobile l'ordine di cattura internazionale. Del suo status di rifugiato politico ottenuto a Londra non una sola menzione. La circostanza non è burocraticamente presente nella banca dati dell'Interpol, dunque "non esiste".

Kazaki al Viminale
La solerzia dell'Interpol e il repentino via libera dato a Cortese hanno una ragione. Il pomeriggio del 28, l'ambasciatore kazako e il suo primo consigliere salgono anche i gradini del Viminale e vengono ricevuti da un alto dirigente del Dipartimento di Pubblica sicurezza, di fronte al quale ripetono il siparietto della Questura. E devono suonare convincenti, perché vengono rassicurati sul fatto che il blitz ci sarà. Ad horas. Chi è il dirigente? Informa il ministro Angelino Alfano? Fonti qualificate del Viminale, proteggendone l'identità, spiegano che "il nome del dirigente è oggetto dell'inchiesta interna disposta dal ministro". "Anche perché - aggiungono le stesse fonti - quel dirigente non ritiene di dover informare il ministro, né prima, né dopo, della visita e della richiesta dei diplomatici kazaki".

28-29 maggio. In 30 per il Blitz
E' un fatto che la richiesta kazaka viene cotta e mangiata. Nella notte tra il 28 e il 29, dopo un rapido sopralluogo in via di Casalpalocco 3, una grande villa con giardino protetta da un muro di recinzione alto 2 metri, una trentina di poliziotti della squadra mobile, cui vengono aggregati anche agenti della Digos, fa irruzione. La visita non è di quelle in guanti bianchi. Mukhtar Ablyazov non c'è. Perché in casa, insieme alla moglie Alma e alla piccola figlia Alua, c'è un solo uomo, Bolat Seraliyev, il cognato del "Grande Ricercato".

Viene malmenato fino a fargli sanguinare il naso (o almeno così certificherà il pronto soccorso) e insieme alla sorella Alma finisce in una cella dell'Ufficio Immigrazione. Mentre nei borsoni della mobile finisce quanto sequestrato nella villa: 50 mila euro, dei gioielli, una scheda di memoria su cui è una foto digitale di Mukhtar che porta la data del 25 maggio.

30 Il passaporto diplomatico. La Farnesina
Alle 7.30 del mattino del 30 maggio, Alma Ablyazov è "una pratica ordinaria" sul tavolo del direttore dell'Ufficio Immigrazione Maurizio Improta. E come tale viene trattata. Burocraticamente macinata come le altre 7 mila espulsioni che ogni anno questo ufficio "evade". La donna racconta di essere rimasta 15 ore senza bere o mangiare. Di non aver avuto accesso a interpreti in grado di spiegare la sua condizione.

Va meglio al fratello Bolat che, accompagnato dai poliziotti nella villa di Casalpalocco, ne torna con un permesso di soggiorno rilasciato in Lettonia che lo rende legale nell'area Schengen. Anche Alma ne avrebbe uno identico. Ma non lo mostra, né dice di averlo. Consegna piuttosto alla polizia un passaporto diplomatico della Repubblica Centroafricana. Il documento viene spedito per accertamenti al "Centro falsi documentali" della Polizia di Fiumicino e, il pomeriggio del 30, l'esito è che si tratta di un "falso".

L'Ufficio Immigrazione contatta la Farnesina. E anche qui, la burocrazia cade dal pero. Nemmeno al nostro ministero degli Esteri sanno che quella donna è la moglie di un dissidente kazako. Sanno solo che, qualche anno prima, è stata proposta console onorario del Burundi in Italia. Nomina che non ha avuto corso. Ma dello status diplomatico della donna non c'è traccia. Insomma, per quanto li riguarda e dunque per la polizia ce ne è abbastanza per espellerla.

Errori materiali. Un solo dubbio
Il 30 pomeriggio, mentre Alma riesce a incontrare per la prima volta gli avvocati dello studio Vassalli-Olivo, incaricati della sua difesa da uno studio di corrispondenza di Ginevra, il suo destino è già segnato. Il prefetto di Roma Pecoraro vista il decreto di espulsione predisposto dall'Ufficio immigrazione. E poco importa che contenga un paio di significativi errori materiali. Che, nel pre-stampato, sia rimasta barrata la casella dei precedenti penali (che Alma non ha). E che la donna risulti "già entrata clandestinamente in Italia" nel 2004 dal Brennero (in realtà la segnalazione di polizia riguarda un suo arrivo ad Olbia insieme al marito per una vacanza).

Alla vigilia dell'udienza del giudice di Pace che deve decidere dell'espulsione, il pm Eugenio Abbamonte e il Procuratore Giuseppe Pignatone, sollecitati dagli avvocati dello studio Vassalli che prefigurano le ricadute "umanitarie" di quell'espulsione, chiedono all'Ufficio Immigrazione un supplemento di documenti. Che arriva ed è sufficiente al loro nulla-osta.

La sera del 31, "tutte le carte sono a posto", secondo la regola aurea che muove la burocrazia italiana e la libera da ogni responsabilità. Alma Shalabayeva viene consegnata insieme a sua figlia alle autorità kazake all'aeroporto di Ciampino. Il Paese è precipitato in un affaire internazionale di evidente gravità. Ma nessuno sembra saperlo.

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -62890336/
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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda franz il 14/07/2013, 9:25

Vertici al Viminale e relazioni sul tavolo
ecco perché gli uomini del ministro sapevano


Per un mese e mezzo ignorato il dossier sulla notte del blitz. Davvero il ministro dell'Interno Angelino Alfano nulla ha saputo del destino di Alma Shalabayeva e della figlia Alua se non a cose fatte? È credibile che l'autorità politica sia stata tagliata fuori dai tecnici che maneggiarono la vicenda tra il 28 e il 31 maggio?
di CARLO BONINI

Dopo l'inchiesta pubblicata ieri [Vedi sopra, NDR], "Repubblica" è tornata a sollecitare fonti ministeriali, di polizia e legali. E il proscenio dell'affaire si popola di nuove figure e dettagli cruciali, utili a comprendere come, in attesa delle conclusioni dell'indagine interna del Capo della Polizia Alessandro Pansa, il tentativo di trovare un capro espiatorio, di far volare qualche straccio sarà strada tutt'altro che agevole.

IL GABINETTO DI ALFANO SAPEVA
Bisogna tornare al 28 maggio. Sappiamo già che quel giorno l'ambasciatore kazako Andrian Yelemessov e il suo primo consigliere visitano la Questura e il Viminale per sollecitare la cattura di Mukhtar Ablyazov, dissidente che i due diplomatici pittano come spregiudicato malfattore, per giunta legato al terrorismo internazionale. Ma, scopriamo ora, la visita al Viminale non è in un ufficio qualunque. A ricevere i diplomatici è infatti il prefetto Giuseppe Procaccini, capo di gabinetto del Ministro dell'Interno.

L'oggetto della riunione è la cattura di Ablyazov e Procaccini si assicura che alla compagnia si aggreghi anche il prefetto Alessandro Valeri, capo della segreteria del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, l'ufficio al cui vertice siede il capo della Polizia (in quei giorni, Pansa non è ancora insediato). La riunione - per quanto ne riferiscono tre diverse fonti qualificate - non va per le lunghe. Di fatto, Procaccini sollecita Valeri a fare in modo che quanto i kazaki chiedono con insistente petulanza venga fatto. Rapidamente. Che insomma quel Mukhtar venga arrestato se è vero, come dicono i due diplomatici mostrando prove raccolte dall'agenzia di investigazione privata Syra, che, tre giorni prima, l'uomo era certamente a Casal Palocco.

Ora, perché Procaccini riceve i kazaki? Lo fa di sua iniziativa? È stato incaricato dal ministro? Riferisce ad Alfano quale è stata la loro richiesta e l'incarico dato al Dipartimento di pubblica sicurezza di risolverla celermente?
Procaccini non è di aiuto. "La prego di comprendere che la vicenda è oggetto di un'indagine interna - dice - e dunque non posso entrare nel merito". Certo, quella riunione del 28 c'è stata. Certo, non fu una sua iniziativa convocarla. Ma poi?

"IL PREFETTO TACQUE CON IL MINISTRO"
Più loquace è l'entourage di Alfano. Nel confermare quella riunione, il ministro dell'Interno ricorda semplicemente di aver girato al suo capo di gabinetto Procaccini l'incombenza di parlare con i due kazaki dopo che, insistentemente, lo avevano cercato al telefono nel corso della mattinata per ottenere un appuntamento "urgente".

Ma lo stesso Alfano nega di essere mai più tornato sulla questione con Procaccini. Non il 28 sera, non il 29, non il 31. Insomma, liberatosi degli scocciatori, Alfano - se è corretto quanto sostiene - avrebbe semplicemente rimosso la faccenda e Procaccini non gliene avrebbe più parlato (in questo caso, resterebbe da comprendere per quale misteriosa ragione un capo di gabinetto non dovrebbe riferire l'esito di una riunione con due diplomatici che è stato incaricato di ricevere proprio dal ministro). Almeno fino a quando, l'1 giugno o forse la sera stessa del 31 maggio (sul punto, l'entourage del ministro non è in grado di essere esatto), Alfano non riceve una telefonata.

LA TELEFONATA DELLA BONINO
A cercare Alfano è il ministro degli esteri Emma Bonino. È stata contatta dai legali dello studio Vassalli-Olivo, che hanno assistito Alma Shalabayeva, e vuole avere lumi su quello che le è stato prospettato come una grave violazione dei diritti umani. Il ministro dell'Interno - sempre a stare alla ricostruzione proposta dal suo entourage - trasecola. Ascolta la Bonino e le promette di informarsi. A quanto pare, non parla della faccenda con il suo capo di gabinetto Procaccini, non gli sovviene il ricordo dell'insistenza con cui i kazaki lo avevano cercato solo tre giorni prima. Niente di niente, insomma. Più semplicemente, Alfano alza a sua volta il telefono e chiede all'appena insediato capo della polizia Alessandro Pansa di informarsi su quella donna e sua figlia.

IL DIPARTIMENTO PIENAMENTE COINVOLTO
Non è dato sapere quanto tempo impieghi Pansa a venire a capo della questione. Ma deve essere questione di minuti. Al Dipartimento di Pubblica Sicurezza anche i sassi sanno infatti che razza di mobilitazione è costata la richiesta kazaka. Dopo la riunione del 28 con Procaccini e i due diplomatici kazaki, il capo della segreteria del Dipartimento, il prefetto Alessandro Valeri, ha infatti messo rapidamente in moto la macchina che porta al blitz quella stessa notte. Ha chiesto al capo della Criminalpol e vicecapo della Polizia Francesco Cirillo di dare una svegliata all'Interpol (Mukhtar è ricercato con mandato di cattura internazionale) e ha eccitato il capo della squadra mobile di Roma Renato Cortese accreditando i due diplomatici e le loro farlocche informazioni sulla pericolosità del soggetto.

L'ATTENTATO FASULLO
Del resto, a tal punto la Questura di Roma è convinta di dover "evadere" una pratica che sta a gran cuore al Viminale, che, anche quando si tratterà di mettere su un aereo direttamente per Astana Alma e sua figlia, si decide di non contrariare i kazaki. I soliti due diplomatici arrivano infatti a sostenere che la donna non può essere espulsa su un aereo di linea con destinazione Mosca perché lì, all'aeroporto Sheremetevo, un gruppo terroristico legato a tale Poplov, di cui Mukhtar è accusato dal Regime di essere fiancheggiatore, sarebbero pronto a scatenare l'inferno.

LA PRIMA RELAZIONE INTERNA
Il 3 giugno, su richiesta di Pansa, la Questura di Roma e l'Ufficio stranieri inviano al Viminale le prime relazioni di servizio interne su quanto è accaduto. È un pro-forma, perché tutti sanno cosa è successo. Anche chi fa finta di non sapere. E infatti, nulla accade per un mese e mezzo. Fino a venerdì pomeriggio. Quando il governo decide di uscire dall'angolo facendo volare gli stracci. Quando Alfano scopre che quel che per 45 giorni gli era apparso "perfettamente rispettoso delle norme", tale non è più. Che serve qualche testa.

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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda annalu il 14/07/2013, 9:44

franz ha scritto:Bene! (si fa per dire) ...
Aver tirato in ballo il caimano ha fatto sì che un tema che la settimana scorsa era sotto tono e senza particolari commenti (a parte il sempre attento Flavio) abbia finalmente attirato l'attenzione dei forumisti.

Non so a chi tu ti riferisca con questa frase che non mi pare molto di buon gusto.
Come giustamente affermi, Flavio ci tiene informati regolarmente delle iniquità che si compiono ogni giorno in questo paese. Ovviamente sono contenta che lui si sia assunto l'incarico di diffondere e pubblicizzare queste notizie, ma davvero è difficile intervenire ogni volta, per ripetere ogni volta la stessa indignazione.

Certo, questo episodio è apparso sin dall'inizio particolarmente grave, in quanto ha coinvolto una donna ed una bambina, ma anche questo non mi sembra del tutto originale, anche se mai con tanta solerzia: in genere semplicemente lo stato non sa o fa finta di non sapere, e le cose accadono nell'indifferenza generale.

In questa occasione invece si sta progressivamente scoprendo che la vicenda, portata avanti con incredibile solerzia, ha coinvolto i vertici dello stato, ed è diventato uno scandalo internazionale, in seguito alle rimostranze della Corte Europea per i diritti umani.
Nominare Berlusconi in questo caso ha, secondo me, una valenza "difensiva" per lo stato italiano: sarebbe davvero bello se tutti i guai ed i soprusi che avvengono in Italia fossero imputabili a Berlusconi, per risolverli basterebbe che lui si ritirasse a vita privata! Purtroppo è l'inverso: è un'Italia "malata" ad aver prodotto Berlusconi ed il berlusconismo, ed è la stessa Italia malata che continua a sostenerlo.

La mia impressione è che la malattia stia dilagando, e che ormai solo poche singole persone ne siano immuni.
In questa occasione si scopre che il Kazakistan è un paese molto ricco e potente, le cui ricchezze fanno gola a molti; in questi casi spesso il tipo di governo (dittatura o meno) passa in secondo piano nel mondo. La vicenda quindi, oltre che un "caso umano" sta diventando un evento di alto valore simbolico: a cosa si è disposti ad arrivare, per amore dell'economia e compiacere i paesi ricchi?
E ancora: un dissidente politico può sentirsi al sicuro in una qualsiasi parte del mondo, o tutti i paesi del mondo sono disponibili ad inchinarsi di fronte ai potenti?
Questo vale per il Kaszakistan, ma anche per Snowden, cui è stato impedito addirittura di sorvolare l'Europa.
Certo, anche in questo l'Italia ha dimostrato di saper essere superiore alla media, perché non ha colpito il dissidente Kazako, ma la sua famiglia, compresa una bimba di pochi anni.

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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda franz il 14/07/2013, 11:21

annalu ha scritto:Nominare Berlusconi in questo caso ha, secondo me, una valenza "difensiva" per lo stato italiano: sarebbe davvero bello se tutti i guai ed i soprusi che avvengono in Italia fossero imputabili a Berlusconi, per risolverli basterebbe che lui si ritirasse a vita privata! Purtroppo è l'inverso: è un'Italia "malata" ad aver prodotto Berlusconi ed il berlusconismo, ed è la stessa Italia malata che continua a sostenerlo.

Il caso è scoppiato grazie a La Stampa di Torino (che ne fece il titolo cubitale di prima pagina) e solo in seguito è stato ripreso gradualmente dagli altri media. Ora ne parlano tutti. Quel giorno stesso ho riportato il caso sul forum. Si, vero, Berlusconi è solo un alibi, è il paese ad essere malato. Ma non ha prodotto solo Berlusconi. Ha prodotto (l'Italia malata, intendo) ben altri guasti, anche a sinstra, anche nel PD dei 101, per capirci. Non solo Berlusconi e berlusconismo; I guasti sono piu' ampi.
Tornando a caso in questione, l'ingente impiego di uomini e mezzi (chi dice 30, chi 50) significa che cercavano il dissidente (definito terrorista, pericoloso e "armato"). Se lo avessero trovato l'alibi sarebbe stato quello del mandato Interpol (inefficace a Londra dove il dissidente gode di asilo politico ma attuabile in Italia) e sono abbastanza sicuro che Alfano avrebbe prontamente rivendicato un'abile operazione di intelligence che condotto alla cattura di un noto terrorista, ricercato dall'Interpol. Invece hanno trovato solo moglie e figlia (prontamente reimpatriata, tanto la macchina per farlo era già in moto) e quindi Alfano fa finta di niente. A sospettare si fa peccato, diceva Androtti. Ma ci si azzecca.
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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda Iafran il 14/07/2013, 11:54

Il Fatto Quotidiano di stamane pubblica, a pag 3, estratti dal resoconto scritto dalla donna rapita fra il 29 e il 31 maggio e reso noto dal "Financial Times" sotto il titolo: "Puttana russa, e poi mi hanno portata via". Il diario della moglie del dissidente: Alma racconta i tre giorni dal blitz alla sua espulsione fra interrogatori, la cella al CIE e il rimpatrio.

Il pubblicato: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... an/655453/
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Ezio Mauro: dimissioni, subito

Messaggioda franz il 15/07/2013, 7:01

Dimissioni, subito

di EZIO MAURO

Manca soltanto un tripode con un catino pieno d'acqua - come per Ponzio Pilato - in cui lavarsi pubblicamente le mani sul piazzale del Viminale o della Farnesina: sarebbe l'ultimo atto, purtroppo coerente, della vergognosa figura in cui i ministri Alfano e Bonino hanno sprofondato l'Italia con il caso Ablyazov. La moglie e la figlia del dissidente kazako vengono espulse dall'Italia con una maxioperazione di polizia e rimpatriate a forza su un aereo privato per essere riconsegnate al pieno controllo e al sicuro ricatto di Nazarbaev. Un satrapo che dall'età sovietica, reprimendo il dissenso, guida quel Paese e le ricchezze oligarchiche del gas, che gli garantiscono amicizie e complicità interessate da parte dei più spregiudicati leader occidentali, con il putiniano Berlusconi naturalmente in prima fila.

Basterebbero questa sequenza e questo scenario per imbarazzare qualsiasi governo democratico e arrivare subito alla denuncia di una chiara responsabilità per quanto è avvenuto, con le inevitabili conseguenze. Ma c'è di più. Alfano, vicepresidente del Consiglio e ministro dell'Interno, ha pubblicamente dichiarato che non sapeva nulla di una vicenda che ha coinvolto 40 uomini in assetto anti-sommossa, il dipartimento di Pubblica Sicurezza, la questura di Roma, il vertice - vacante - della polizia. Un ministro che non è a conoscenza di un'operazione del genere e non controlla le polizie è insieme responsabile di tutto e buono a nulla: deve dunque dimettersi.

C'è ancora di più. Come ha accertato Repubblica, l'operazione è partita da un contatto tra l'ambasciatore kazako a Roma e il capo di Gabinetto del Viminale che ha innescato l'operatività della polizia. Se Alfano era il regista del contatto, o se ne è stato informato, deve dimettersi perché tutto riporta a lui. Se davvero non sapeva, deve dimettersi perché evidentemente la sede è vacante, le burocrazie di sicurezza spadroneggiano ignorando i punti di crisi internazionale, il Paese non è garantito.

Quanto a Bonino, la sua storia è contro il suo presente. Se oggi fosse una semplice dirigente radicale, sempre mobilitata più di chiunque per i diritti umani e le minoranze oppresse, sarebbe già da giorni davanti all'ambasciata kazaka in un sit-in di protesta. Invece difende il "non sapevo" di un governo pilatesco. Parta almeno per il Kazakhstan, chiedendo che Alma e Alua siano restituite al Paese dove avevano scelto di tutelare la loro libertà, confidando nelle democrazie occidentali. E per superare la vergogna di quanto accaduto, porti la notizia - tardiva ma inevitabile - delle dimissioni di Alfano.

(15 luglio 2013) www.repubblica.it
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Caso kazako: dieci punti da chiarire

Messaggioda franz il 15/07/2013, 8:45

Caso kazako: dieci punti
da chiarire su Shalabayeva


1. Il 28 maggio, al Viminale, l'ambasciatore kazako chiede la cattura di Ablyazov al prefetto Procaccini, capo di gabinetto di Alfano. È credibile che il ministro non ne sia stato informato?

2. Il ministro dell'Interno ha avuto contatti con l'ambasciatore kazako prima della riunione nell'ufficio del suo capo di gabinetto?

3. Il 3 giugno l'Ufficio Immigrazione invia al Viminale una relazione sull'espulsione della Shalabayeva. Perché Alfano si accorge solo il 12 luglio che qualcosa non ha funzionato?

4. In base a quali elementi il 5 giugno, dopo le prime notizie di stampa, Alfano assicura che 'tutte le procedure sono state correttamente rispettate'?

5. Perché il ministro Bonino e la Farnesina, sollecitati il 30 maggio dall'Ufficio immigrazione, non segnalano che Alma Shalabayeva è la moglie di un noto dissidente kazako?

6. Perché il Prefetto di Roma, il 30 maggio, nel firmare il decreto di espulsione della Shalabayeva attesta che ha precedenti penali, pur essendo la donna incensurata?

7. A che titolo il prefetto Valeri, del Dipartimento Pubblica sicurezza, consiglia i diplomatici kazaki di sollecitare al capo della squadra mobile Cortese la cattura di Ablyazov?

8. Perché i documenti che hanno portato all'annullamento del decreto di espulsione della Shalabayeva spuntano fuori solo un mese e mezzo dopo il suo fermo?

9. E' vero che, dopo il suo fermo, Alma Shalabayeva è stata costretta per 15 ore a non poter bere o mangiare?

10. È vero che i diplomatici kazaki, il 31 maggio, sostennero che la donna doveva essere trasferita in Kazakistan perché un eventuale scalo a Mosca avrebbe provocato un attentato terroristico?

http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1
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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda annalu il 15/07/2013, 12:25

Su Il Fatto una bella lettera di Gawronski a Letta, che mi sento di condividere pienamente.

Caso Kazakistan: caro Letta, ora vogliamo i fatti
di PierGiorgio Gawronski | 15 luglio 2013, Commenti (21)

Gentile signor Presidente del Consiglio, nonostante l’enorme tristezza e l’umiliazione che provo – come italiano – per il caso della moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov – signora Shalabayeva -, poiché in quest’a prima parte d’estate siamo tutti stanchi e nervosi, preferisco non soffiare anch’io sul fuoco della polemica politica circa le responsabilità per l’illegale espatrio forzoso.

Quello che mi muove è un altro sentimento, che oggi si somma agli altri: la paura. Il dettagliatissimo resoconto della Shalabayeva, pubblicato dal Financial Times, è stato smentito dalla Questura, ma senza nessuna spiegazione: ancora non abbiamo una versione ufficiale dei fatti. E però la facilità della ‘cattura’ della donna kazaca e della figlia sembrerebbe aver deluso i nostri bellicosi agenti: è stata meno ‘eroica’ del previsto. Oltre a insultare e terrorizzare la donna e la bambina, non potevano proprio andare. Ma poi, pare, hanno trovato un cognato da pestare. Signor Presidente: potrebbe succedere anche a me, alla mia famiglia?

L’oligarchia politica, pur di mantenersi al potere, svuota di contenuto democratico i partiti, organizza finte primarie ‘aperte’, ci priva della possibilità di scegliere i nostri rappresentanti in Parlamento, cambia la Costituzione (che nessuno – salvo i politici e qualche svitato – vuole cambiare), impone politiche economiche impopolari e autodistruttive. Intende anche continuare a tollerare modalità operative violente della Polizia, irrispettose dell’incolumità fisica e morale e della dignità dei residenti (che pagano lo stipendio dei funzionari PS)? Magari per il solo fatto di scrivere questo post, debbo temere che un giorno la Polizia entrerà in casa mia senza qualificarsi, minacciando la mia famiglia, e rompendomi il naso? Tanto per sapere, per organizzarmi il futuro.

Lo so, c’è quella smentita della Questura. E d’altra parte sembrerebbe esserci un certificato del pronto soccorso che prova il contrario…E le modalità descritte paiono simili a molti altri episodi del passato, alcuni dei quali finiti tragicamente…Vorrei perciò essere rassicurato: da Lei, dal Governo, dal Parlamento del mio paese (se questo paese è ancora ‘mio’ e non solo ‘vostro’). Un ’poliziotto cattivo’, ogni tanto, capita nelle migliori democrazie. Ma ciò che rassicura quei cittadini è che il poliziotto cattivo – quando viene beccato - non viene protetto da smentite di facciata, cortine fumogene, insabbiamenti: viene degradato, licenziato, condannato; e i colleghi insabbiatori vengono trattati anche peggio! Dimodoché le forze dell’ordine conservano tutti gli incentivi a restare corretti. Per esempio, in Svizzera. Ciò che mi preoccupa, Signor Presidente, è che dopo lo scandalo del G8 di Genova (2001) la classe politica – e Lei stesso – non ha mai proposto ed approvato alcuni provvedimenti semplici, da più parti invocati, vigenti in molti paesi avanzati, che cambierebbero gli incentivi e la cultura della polizia. Ecco il punto: Lei è partito bene, rifiutandosi di insabbiare questa storia. Intende andare fino in fondo e trarne le conseguenze, varando le riformine che aspettiamo da dodici anni, o intende lasciare che si continui indolentemente su questa china?

L’altra paura che ho dentro è per la sorte delle due kazake: sono ora in mano ai torturatori di Nazarbayev. Il quale, con tutta evidenza, ha organizzato questo rapimento (di fatto) per ricattare il marito-padre, rifugiato a Londra. E questo è inaccettabile. Signor Presidente, se vivo in un paese democratico, allora il Suo governo è il mio governo, perciò mi sento corresponsabile, e non avrò pace finché la situazione di Alma e Alua non si sarà risolta. Lei intende inalberarsi come ha fatto l’India con noi nel caso dei due Marò? Intende chiedere il rimpatrio in Italia, sulla base del fatto che l’espatrio è stato illegale? Intende far percepire in qualche modo al Kazakistan il diverso modo di pensare e di reagire di un paese democratico, al di là dei deplorevoli errori commessi? L’idea dell’Europa si giustifica spesso con l’argomento: ‘Uniti, ci facciamo rispettare di più nel mondo’: vogliamo vedere se è vero?

Cordialmente suo.
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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda franz il 15/07/2013, 12:54

annalu ha scritto:Su Il Fatto una bella lettera di Gawronski a Letta, che mi sento di condividere pienamente.

Condividio anche io. Di certo Letta non ha responsabilità per situazioni che vanno avanti da decenni e gli abusi del potere sono anche mille altri, pochi dei quali bucano la cronaca. Ma certo che in Italia, tra mafie e forze dell'ordine spesso prepontenti, c'è poco da stare tranquilli per un normale cittadino.
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Re: Espulsione di moglie e figlia del dissidente Kazako

Messaggioda ranvit il 15/07/2013, 17:34

Condivido anch'io....tranne che per l'affermazione secondo cui nessuno oltre ai politici vuole cambiare la Costituzione; per esempio io la cambierei di corsa!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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