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Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Bel capolavoro

Messaggioda mauri il 01/03/2013, 15:25

ha ragione quindi non sono l'unico a pensarlo..., io toglierei anche il finanziamento alla stampa
ciao mauri

A proposito di quello che dicevo ieri e del ruolo dei giornali nel conservare il peggio della politica italiana – e forse di crearlo, persino – stamattina il Corriere ha pubblicato (in apertura sul sito) un articolo intitolato “Renzi: sono pronto a fare il premier”. La frase Renzi non l’ha detta da nessuna parte: la tesi dell’articolo è che Renzi abbia detto privatamente non si sa bene a chi delle cose confuse sul fatto che lui accetterebbe un incarico se la proposta venisse da Napolitano e non dai maggiorenti del suo partito. Con molti virgolettati di Renzi, dei quali viene spontaneo di essere molto diffidenti. Il titolo è scellerato – data la delicatezza della situazione e delle prospettive – ma è scellerato anche l’articolo, visto che poco dopo Renzi, costretto a rispondere, scrive su Twitter ”Ho perso. Adesso faccio il sindaco”.
http://www.wittgenstein.it/2013/03/01/c ... llo-renzi/
mauri
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda lodes il 01/03/2013, 16:37

Insomma Renzi ha una marcia in più. http://www.matteorenzi.it/newsletter/enews364/
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda ranvit il 01/03/2013, 16:46

Infatti...


http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ref=HREA-1


Renzi contro baratti e governissimo: "Schema vecchio, non ne usciamo vivi"
Il sindaco di Firenze interviene nel dibattito interno al Pd sul dopo voto: "Niente giri di parole, abbiamo perso, ma non pugnalo Bersani alle spalle. Grillo va sfidato, non inseguito. Mai pensato di guidare il governo"

Fuori dal Palazzo di M.BRACCONI


ROMA - Dopo quasi quattro giorni di silenzio, Matteo Renzi interviene apertamente oggi nel dibattito apertosi nel Pd all'indomani del deludente risultato delle elezioni. Innanzitutto per dire "senza giri di parole" che la sfida delle urne "il centrosinistra l'ha persa". "La vittoria numerica alla Camera non è sufficiente e lo sappiamo. E non si dica: 'Ah, gli italiani si sono fatti abbindolare, non ci hanno capito', come ha detto qualche solone dei nostri in tv nelle ore della dèbacle. Gli italiani capiscono benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario".

Più che Bersani, che dice di non voler pugnalare alle spalle - a maggior ragione ora che è stato sconfitto - nel mirino del sindaco di Firenze c'è ancora una volta Massimo D'Alema, il bersaglio principale della vecchia battaglia per la "rottamazione". "Pensiamo di uscirne vivi offrendo a Grillo la Camera e a Berlusconi il Senato, secondo gli schemi che hanno già fallito in passato?", scrive Renzi nella sua newsletter rispondendo evidentemente all'ex presidente del Consiglio che ieri dalle colonne del Corsera aveva lanciatato esattamente questa proposta per uscire dallo stallo post elettorale.

Il sindaco di Firenze sembra quindi condividere almeno in parte le prime mosse del segretario. "Trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello delle dichiarazioni ad effetto. Quello della frase di tutti i giorni. Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla, spesso senza conoscerle". "La priorità - prosegue - è rimettersi in sintonia con gli italiani, non giocare al compro-baratto e vendo dei seggi grillini. Togliere il finanziamento pubblico ai partiti, subito, come primo atto del nuovo Parlamento, con efficacia immediata sarebbe come dire ai cittadini: ok, abbiamo capito la lezione. Adesso scriviamo una pagina di storia nuova".

Lo sfidante delle primare smentisce quindi in maniera categorica la voce che lo vedeva pronto a guidare il governo. "Ciò che volevo per l'Italia l'ho detto nelle primarie. Ho perso. Adesso faccio il sindaco", ha scritto prima ancora che contro questa sua presunta disponibilità si scatenasse l'ira del M5S. "Adesso leggo incredibili interpretazioni, ricostruzioni, commenti - precisa - Ho evitato di fare dichiarazioni dopo il voto perché non volevo finire nel festival di chi la spara più grossa e nei pastoni degli addetti ai lavori".

"Ho praticato la lealtà in tutta la campagna elettorale - conclude il sindaco di Firenze - non perché mi convenisse, ma perché è giusto rispettare i risultati, sempre. Perché credo che lo stile abbia un ruolo persino in politica. Oggi non dirò: "Ma io ve l'avevo detto". Quelli che sono stati zitti durante le primarie e che poi ci spiegano che loro avevano capito tutto sono insopportabili: passi saltare sul carro del vincitore, ma adesso affollare quello del perdente mi suona ridicolo. Io ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo".

(01 marzo 2013)©
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda Iafran il 01/03/2013, 20:28

ranvit ha scritto:Il sindaco di Firenze sembra quindi condividere almeno in parte le prime mosse del segretario. "Trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello delle dichiarazioni ad effetto. Quello della frase di tutti i giorni. Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato.

Si deve solo ricordare che dietro Grillo c'è un movimento votato da 1/4 degli elettori, decisi a non perdersi dietro le chiacchiere dei loro eletti, bensì sono sempre pronti a "rompere le uova nel paniere" a tutti, anche a quelli che vogliono apparire "bravi guaglioni".
In quanto a "dichiarazioni ad effetto", poi, Renzi dovrebbe essere uno degli ultimi a parlarne ...

PS - Mi sembra, comunque, un po' eccessivo questo continuo riferimento al sindaco di Firenze ... potrebbe succede quello che succede nel calcio che si loda sempre il calciatore che non gioca, quando poi entra in campo ... apriti cielo con le polemiche!
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda ranvit il 01/03/2013, 20:43

Iafran quella del calciatore etc è sacrosanto :D


Comunque ora c'è una proposta nuova...prorogatio Governo Monti 8-)
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda franz il 01/03/2013, 21:01

Scusate sono di fetta, spero non sia un doppione: Newslettre diRenzi (364)


Torno alla newsletter dopo qualche settimana. E mi scuso del prolungato silenzio. Non volevo invadere la vostra casella di posta elettronica come fanno tutti in campagna elettorale: il nostro filo diretto va avanti in molti casi da anni, non è uno spot per prendere due voti. E dopo - alla luce dei risultati - ho cercato con cura di non finire nel tritacarne delle dichiarazioni e dei pastoni studiati con cura dagli addetti ai lavori.

A forza di stare zitto, però, mi attribuiscono di tutto. Intrighi, progetti, desideri. In attesa che qualcuno scriva della mia candidatura al prossimo conclave, allora, torno alle Enews, per dire ciò che penso davvero, con l'impegno di ripartire con cadenza fissa. Ma prima di parlare delle beghe di casa nostra, permettetemi di dire l'emozione di queste ore a proposito di ciò che è accaduto in Vaticano. Ho chiesto ai miei figli di accendere la tv insieme e abbiamo guardato le immagini del vecchio Papa che lascia, che se ne va, che saluta prima delle dimissioni. Non avrei mai immaginato di assistere alla scena di un Papa che dice basta. Che lui non è più in grado di farcela. Che giura obbedienza al suo successore. Che si ritira in clausura, a pregare. Lasciando il trono, il soglio pontificio. Ci sarà tempo per riflettere su cosa significhi questo evento per la Chiesa, se non per il mondo. Intanto, però, voglio condividere con gli amici delle Enews un sentimento che frulla insieme emozione, rispetto, inquietudine. Le elezioni. Niente giri di parole: il centrosinistra le ha perse. La vittoria numerica alla Camera non è sufficiente e lo sappiamo. E non si dica: "Ah, gli italiani si sono fatti abbindolare, non ci hanno capito” come ha detto qualche solone dei nostri in tv nelle ore della débâcle. Gli italiani capiscono benissimo i politici: casomai non sempre accade il contrario.

Io quello che avevo da dire l'ho detto alle primarie. Non ce l'ho fatta, mi sono preso la mia responsabilità. Ho praticato la lealtà in tutta la campagna elettorale: non perché mi convenisse, ma perché è giusto rispettare i risultati, sempre. Perché credo che lo stile abbia un ruolo persino in politica. Oggi non dirò: "Ma io ve l'avevo detto”. Quelli che sono stati zitti durante le primarie e che poi ci spiegano che loro avevano capito tutto sono insopportabili: passi saltare sul carro del vincitore, ma adesso affollare quello del perdente mi suona ridicolo. Io ho combattuto Bersani a viso aperto quando non lo faceva nessuno, guardandolo negli occhi. Non lo pugnalo alle spalle, oggi: chiaro? Nello zoo del Pd ci sono già troppi tacchini sui tetti e troppi giaguari da smacchiare per permettersi gli sciacalli del giorno dopo.

Quando durante le primarie chiedevamo di abolire il finanziamento pubblico ai partiti o ai parlamentari e consiglieri regionali di rinunciare ai vitalizi fino alla richiesta di non considerare appestati quelli che la volta prima avevano votato Lega o PDL (le primarie si vincono convincendo la tua gente, ma le elezioni si vincono convincendo anche quelli fuori dal tuo recinto) o fino alla proposta di far uscire i partiti dalla RAI, noi eravamo chiari. Ma non abbiamo avuto la capacità di convincere. Colpa mia, l'ho detto (qui il video del mio discorso). Adesso però non abbiamo il copyright su queste proposte. Mi piacerebbe che li rilanciassimo noi, non per raccogliere il voto di qualche parlamentare grillino ma per recuperare un rapporto con il Paese, con gli italiani. La priorità infatti è rimettersi in sintonia con gli italiani, non giocare al compro baratto e vendo dei seggi grillini. Togliere il finanziamento pubblico ai partiti, subito, come primo atto del nuovo Parlamento, con efficacia immediata sarebbe come dire ai cittadini: Ok, abbiamo capito la lezione. Adesso scriviamo una pagina di storia nuova.

Queste cose le abbiamo dette da un camper. E non era il camper di Grillo, era il nostro camper. Trovo sbagliato e dannoso inseguire Beppe Grillo sul suo terreno, quello delle dichiarazioni ad effetto. Quello della frase di tutti i giorni. Tanto lui cambia idea su tutto, la storia di questi ultimi 30 anni lo dimostra. Grillo non va rincorso, va sfidato. Sulle cose di cui parla, spesso senza conoscerle. Vogliamo riflettere sull'utilizzo della rete in politica? Bene, il nostro comune è un comune che è leader negli open data. Ne parliamo? Vogliamo parlare delle donne in politica? Bene, noi abbiamo la maggioranza di donne in giunta: altrove cacciano le assessore se rimangono incinta. Ne parliamo? Vogliamo parlare di innovazione ambientale? Bene, noi abbiamo fatto il primo piano strutturale a volumi zero, senza mattoni, di una grande città. Ne parliamo?

Oggi - proprio oggi che il sistema dell'informazione sta toccando il fondo come spiega benissimo Massimo Gramellini su La stampa (cliccate qui, se volete: chapeau!) - siamo in grado di fare una riflessione più seria? Da vent'anni l'Italia non cresce. Lo inventiamo un nuovo modello di sviluppo sostenibile o continuiamo a sognare grandi opere e piccoli risultati? L'Istat dice che c'è il record di disoccupati, le aziende falliscono perché gli Enti Locali non pagano per colpa del patto di stabilità, fior di investitori potrebbero intervenire in Italia ma sono bloccati dalla crisi del sistema politico e dalle incertezze del sistema burocratico. E noi che facciamo? Pensiamo di uscirne vivi offrendo a Grillo la Camera e a Berlusconi il Senato, secondo gli schemi che hanno già fallito in passato? Come se non bastasse - diciamola tutta - per la prima volta un Paese europeista come l'Italia vede affiorare un voto antieuropeo, che è un fatto molto pericoloso di cui anche i commentatori si sono occupati poco. Qualcuno inizia a credere al fatto che i problemi italiani derivano dall'eccesso di Europa nella nostra vita quotidiana quando in realtà è vero il contrario: c'è poca Europa, non troppa Europa.

Per tutti questi motivi, da italiano, sono pronto a partecipare a una discussione vera su quello che serve al Paese. Ma se devo andare ai caminetti di partito sulle indiscrezioni della stampa o a partecipare al festivalbar delle candidature, beh, scusate, ma da queste parti abbiamo da lavorare. Mentre a Roma si discute, nelle città si affrontano i problemi, dalle emergenze occupazionali fino alle buche nelle strade.

Mi piacerebbe raccontarvi lo sforzo di queste ore sulla città, dal regolamento urbanistico all'investimento sulla cultura. Ne parleremo in una prossima enews, comunque. Altrimenti la faccio troppo lunga.
Alla prossima settimana, allora

Un sorriso,
Matteo

Pensierino della sera. Nel discorso sullo Stato dell'UnioneObama ha detto molte cose interessanti. Il passaggio per me più bello è stato quello sulla scuola: "Un dollaro investito nella scuola di qualità produce un risparmio di sette euro perché riduce disoccupazione e criminalità.” Quando arriveremo anche in Italia a considerare i soldi (ben) spesi sulla scuola come un investimento sul futuro anziché come una spesa corrente del presente?
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda flaviomob il 02/03/2013, 14:11

Domanda: come valutare concretamente Renzi?
Risposta: vediamo come ha amministrato il suo comune.

Ora in rete trovo due documenti che mi sembrano in netto contrasto tra loro.

Linkiesta parla di un debito in crescita vertiginosa: 56 milioni in più tra 2010 e 2011

Immagine

Il sito del comune di Firenze invece riporta una serie storica di bilanci sostanzialmente in pareggio o in leggero attivo.
Mi sembra che ci sia una forte contraddizione: motivi "tecnici" di bilancio o altro?

Saranno i "derivati" che Renzi ha sottoscritto nel 2009? Ha ragione Grillo?

Renzi, appena insediatosi a Palazzo vecchio, ha dovuto fare i conti coi derivati. Infatti, il 26 novembre 2009 il Comune di Firenze ha dovuto gestire tre differenti swap, stipulati con Dexia, Merrill Lynch e Ubs, a fronte di emissioni di Buoni ordinari comunali (Boc). I tre derivati, in scadenza tutti a dicembre 2009, hanno avuto un esito non positivo per Renzi. La liquidazione complessiva verso i tre istituti di credito, come si evince dal documento presentato dal Comune, è stata di 25,849 milioni di euro. Il valore del flusso di cassa che Firenze ha calcolato per Dexia, Merrill Lynch e Ubs è stato invece di 7,136 milioni di euro. Solo per il 2009 il mark-to-market di questi tre derivati ha segnato un rosso di 4,669 milioni di euro. Nonostante le perdite, sono stati rinnovati. - See more at: http://altracitta.org/2011/03/12/renzi- ... B3rMg.dpuf




Su un altro fronte, il Fatto riporta i rilievi negativi della Corte dei conti a novembre 2012.


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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda franz il 03/03/2013, 8:50

flaviomob ha scritto:
Il sito del comune di Firenze invece riporta una serie storica di bilanci sostanzialmente in pareggio o in leggero attivo.
Mi sembra che ci sia una forte contraddizione: motivi "tecnici" di bilancio o altro?

è difficile leggere i dati dei bilanci dei comuni italiani perché non sono scritti in un'ottica comprativa penata al cittadini che li deve leggere ma sonO poco trasparenti. E non solo i comuni, naturalmente. Sicuramente esiste una legge (anzi probalbilmente decine e decine di leggi e circolari che dicono di scrivere i bilanci pubblici in un certo modo). Comunque i debiti (le cifre che sono dovute a terzi) sono solo un piatto della bilancia. Sull'altro piatto ci sono gli attivi, e cioe' le cifre in ingresso. Nell'articolo citato non si fa una tabella degli attivi ma nel testo si parla di 52 milioni legati alle dismissioni e varie cose (147,9 milioni, che immagino entrino a rate e non tutte in un anno). Questo spiega il sostanziale pareggio.
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda ranvit il 04/03/2013, 12:45

http://www.lastampa.it/2013/03/04/itali ... agina.html

retroscena

04/03/2013


Renzi in campo: vertice coi fedelissimi



La sede del Pd, in via delle Fratte a Roma







Il sindaco è deciso ad avere un ruolo “attivo” nella politica nazionale
in vista di un ritorno alle urne



fabio martini

roma


Per ora Matteo Renzi si limita ad ascoltare e motivare i suoi «ragazzi». Domani il sindaco incontrerà i cinquantun parlamentari a lui vicini in una saletta di convegni a Firenze. Nessun piano di guerra, Renzi e i 51 si sono già visti altre due volte, ma la vera novità è un’altra.



Il sindaco - dopo aver spalleggiato Bersani in campagna elettorale - ha deciso di rientrare attivamente in campo, stando quotidianamente «dentro» la vicenda politica. Nella settimana post-elettorale Renzi è intervenuto di continuo, facendo proposte (sul rimborso elettorale), proponendo una lettura del risultato elettorale («abbiamo perso») che proprio ieri anche Bersani ha fatto esplicitamente propria nell’intervista a «Che tempo che fa». Il Renzi in campo - leale in campagna elettorale e propositivo in queste ore - ha già fatto maturare negli informalissimi pourparler tra i principali notabili del Pd una sintesi che un dirigente vicino a Bersani compendia così: «Se la situazione dovesse precipitare verso le elezioni anticipate, il Pd non potrebbe che presentarsi con Renzi leader».



Una sintesi per nulla scontata sino a qualche giorno fa, per non parlare dei mesi scorsi quando il sindaco di Firenze, nel Pd e nei giornali fiancheggiatori, incarnava «una mutazione genetica», veniva criminalizzato come il «nuovo Craxi». Per nulla scontata la futura, eventuale incoronazione, perché incontra resistenze anche dentro la squadra bersaniana: l’ala sinistra fa sapere che una campagna elettorale-bis dovrebbe essere guidata sempre dal segretario e Stefano Fassina ieri lo ha detto chiaro e tondo: «Per quanto mi riguarda, Bersani rimane la figura più forte per la campagna elettorale».



E d’altra parte proprio il segretario del Pd, ospitato da Fabio Fazio («non voglio perdere neanche un secondo», il suo incipit), ha ribadito un concetto hard: se Grillo non ci sta, tutti a casa. Come dire: o passa il monocolore hard, oppure per il Pd la soluzione ottimale è ridare la parola agli elettori. Ma se davvero la situazione dovesse precipitare, che qualcosa di grosso si stia muovendo nel Pd (si sussurra che sarebbe favorevole anche Massimo D’Alema, sempre sensibile alla tenuta del partito) lo conferma proprio Bersani che, davanti ad una domanda su Renzi, risponde con queste parole: «Deciderà lui, che ruolo avrà, quando vorrà, con la direzione del partito. Ma sicuramente un ruolo lo avrà».



Ma lo scenario delle elezioni bis per il momento è ancora lontano. Prima ci sono molti passaggi da espletare. Sul primo - maggioranza Pd-Cinque Stelle - Bersani ieri ha tenuto il punto e una mano in questo senso gliela dà il solito Fassina, che con energia fa fuoco preventivo su Giorgio Napolitano, o meglio su una delle possibili soluzioni che il Capo dello Stato potrebbe proporre in caso di fallimento di Bersani: «Deve stare a Palazzo Chigi chi ha ricevuto il consenso, se non é possibile, si deve tornare a chiedere il consenso agli elettori» e sull’ipotesi che il capo dello Stato sia «costretto» ad indirizzarsi su un governo del Presidente, Fassina è durissimo: «Se qualcuno pensa di riproporre un “governo tecnico”, sarebbe un suicidio per la democrazia. Spero che ci sia una rivolta di massa di tutta la base del Pd. Sarebbe una proposta becera, suicida».



Tagliente il commento del costituzionalista, ex senatore Pd, Stefano Ceccanti: «Rammento a Fassina che il potere di dare l’incarico spetta al Capo dello Stato, non a lui». Ma la proposta di un governo del Presidente, il Capo dello Stato potrebbe avanzarla al termine di una lunga sequenza. Nessuno può fare illazioni su come si muoverà da metà marzo, non appena le Camere avranno eletto i loro Presidenti. In base ai precedenti, al Pd in modo molto informale azzardano un iter così scandito. Primo passaggio: mandato esplorativo a Bersani per verificare se sia possibile mettere assieme una maggioranza con l’appoggio esterno del 5Stelle o del Pdl. Con una formula inedita e improbabile: nelle votazioni nelle quali si configura un passaggio fiduciario, uno dei due partiti uscirebbe dall’aula.



Se questa verifica dovesse fallire, il Capo dello Stato potrebbe incaricare il presidente del Senato per un incarico esplorativo con un mandato più ampio. E soltanto a conclusione di questo tragitto, potrebbe prendere forma il tentativo finale, quello di verificare la fattibilità di un «governo del Presidente», affidato ad una personalità esterna alla politica. Un sondaggio molto preliminare, come anticipato da «La Stampa», è stato fatto presso il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, soluzione ad alta garanzia per i mercati.
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Re: Renzi: «Sono pronto a fare il premier»

Messaggioda ranvit il 04/03/2013, 12:47

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