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Le 20 domande del Corriere

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda cardif il 25/01/2013, 14:31

Sono d'accordo: se in Parlamento non ci sarà nessun partito la cui consistenza possa garantire la formazione di un governo, anche mediante alleanza con altre forze, il rischio è sempre quello di dover votare di nuovo entro poco tempo.
Ha torto Bersani quando ha detto che se non si forma una maggioranza, si torna a votare; vogliamo correre il rischio di votare ogni sei mesi?
Ma quello che ho letto nel ragionamento di Lodes è che alla fine si torna al punto di partenza: votare per i partiti che, certamente, non assicurano governabilità, costituendo un coacervo di "idee" che in comune non hanno niente; partiti pro personam, in cui ogni leader pensa di essere il portatore delle soluzioni buone e giuste, non compatibili con quelle altrui. Questi stanno continuamente a sottolineare i distinguo nei vari dibattiti.
Per la stabilità del governo (e sempre senza entrare nel merito delle singole proposte) si dovrebbe sperare che uno di questi nuovi partiti ottenga un tale consenso.
E allora: quale? Tra pochi intimi ognuno tira per il suo; figuriamoci tra tutto l'elettorato.
Stamattina su La7 c'era un esponente di "Amnistia giustizia e libertà". Ha detto che i partiti partono alla pari in questa competizione ed ha chiesto come si fa a escludere che il suo partito non ottenga il 30%?
Bè, io non ho prove per escluderlo; ma non ci credo lo stesso.
Nemmeno ho le prove che tra il nuovo che avanza non ci sia un Fiorito, per dire.
Oltre al fatto che il problema delle liste pulite non è il solo. conta pure quello che ogni leader vuol fare.
E comunque: calma. Non chiedo a nessuno di votare in un modo o in un altro. Ho solo scritto la mia.

Il problema è un altro (come al solito); e spero che si risolva quanto prima. E' il maggioritario che non va, in Italia. Anche allora fu votato al referendum sull'onda della rivolta contro la classe politica truffaldina; non per una scelta ragionata.
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Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda Iafran il 25/01/2013, 16:13

cardif ha scritto: votare per i partiti che, certamente, non assicurano governabilità, costituendo un coacervo di "idee" che in comune non hanno niente; partiti pro personam, in cui ogni leader pensa di essere il portatore delle soluzioni buone e giuste, non compatibili con quelle altrui. Questi stanno continuamente a sottolineare i distinguo nei vari dibattiti.
Per la stabilità del governo (e sempre senza entrare nel merito delle singole proposte) si dovrebbe sperare che uno di questi nuovi partiti ottenga un tale consenso.

Non sarà stato certamente un "vecchio medico", magari della mutua, a ordinare questa soluzione!
I tempi cosiddetti "moderni" richiedono (purtroppo) cliniche private con personale elegante, fine, bello, a conoscenza di 2 o 3 lingue straniere e pazienti con tanta ma tanta fiducia in questo personale (come se anestetizzati) e ... un bel portafoglio da svuotare.
Però, vuoi mettere la soddisfazione di essere "moderno" e di presentarsi bene nell'aspetto?

Qualcosa di buono del "vecchio", però, è rimasto nel PD: le primarie, del resto non so ...

(Il medico della mutua, il dott. Tersilli–Sordi, mi sembra che diventi, poi, il responsabile di un centro di lifting. E ci lascia allegri ... il film)
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda cardif il 25/01/2013, 18:31

Iafran ha scritto:Qualcosa di buono ...

Già. Speriamo di non dover tornare a far ridere il mondo con chi ridiscende, e che certo non si accontenta di stare al secondo posto.
ciao cardif
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda ranvit il 26/01/2013, 11:45

Anche FARE ha risposto.


http://www.corriere.it/politica/special ... e53f.shtml

Alla prova dei fatti

«Meno Stato e un patto con l'Europa per lo scudo anti Spread»

I partiti in corsa alle elezioni spiegano i loro programmi economici: a rispondere alle nostre domande è Fare per Fermare il declino


Nell'ambito dell'iniziativa Alla prova dei fatti, lanciata sul Corriere della Sera dello scorso 18 gennaio, pubblichiamo oggi un articolo che riporta le risposte, senza commentarle, che la lista Fare per Fermare il Declino ha dato al questionario di 20 domande che abbiamo mandato ai protagonisti, partiti/coalizioni, della campagna per le elezioni del 24 e 25 febbraio.

In via generale, la lista, di ispirazione liberale, punta a una riforma radicale sia della voce entrate dello Stato sia della voce uscite. E, per rafforzare la credibilità dell'Italia sui mercati, propone di attivare, come primo atto della prossima legislatura, lo «Scudo anti spread», cioè di firmare con l'Europa un memorandum nel quale il governo italiano si impegni a seguire un percorso di controllo della finanza pubblica e in cambio la Bce compri, sul mercato, titoli di Stato italiani, così tenendo bassi i tassi d'interesse. Giovedì 24 gennaio abbiamo pubblicato le risposte del Pdl al questionario del Corriere . Nei prossimi giorni pubblicheremo quelle di Pd e lista Monti. Tutte le informazioni raccolte andranno poi a alimentare il programma econometrico della società indipendente britannica Oxford Economics, la quale misurerà le conseguenze di ogni programma, anno per anno nel quinquennio della legislatura, su andamento del Pil, occupazione, inflazione, reddito delle famiglie, deficit e debito pubblici.

Abbassare l’Irpef del 20% e abolire l’Irap
La lista Fare per Fermare il Declino intende ridurre la pressione fiscale di cinque punti di Prodotto interno lordo (Pil) nei cinque anni della legislatura. Concentrando l’intervento «sul prelievo su lavoro e imprese». Per quel che riguarda la tassazione delle persone fisiche, l’obiettivo è ridurre l’Irpef «di almeno il 20%» nel periodo, azzerando l’imposta sul reddito per la metà più povera dei contribuenti. Nello specifico, si propone di aumentare progressivamente le detrazioni per i redditi da lavoro autonomo, lavoro dipendente e pensioni e al tempo stesso eliminare la detrazione per il coniuge a carico. Il progetto prevede di azzerare entro il 2015 ogni forma di imposizione fiscale per i redditi inferiori a 12 mila euro e entro la fine della legislatura alzare il livello di esenzione a 15 mila euro. Il risultato sarebbe una riduzione del gettito Irpef di 30 miliardi entro il 2018. Non intende invece intervenire sulle aliquote Iva se non per impedirne l’aumento automatico, previsto a luglio, dal 20 al 21%.

La lista prevede di abolire progressivamente l’Irap sulle imprese nell’arco dei cinque anni. Questa è ritenuta la priorità, il che significa che a essa debbono essere dedicate «in prima battuta» le risorse liberate dalla riduzione della spesa primaria (si veda più avanti). La riduzione Irap che grava sulle imprese sarebbe di 35 miliardi totali entro il 2018: a questo punto l’imposta sarebbe del tutto abolita. Qualora la situazione economica lo permettesse, Fare interverrebbe per ridurre l’aliquota Ires. Il livello di tassazione dei patrimoni, invece, dovrebbe rimanere sostanzialmente invariato rispetto a quello attuale: solo qualche modifica settoriale, come la riduzione dell’aliquota Imu sui beni strumentali delle imprese e la revisione degli «aumenti sconsiderati dell’Imu agricola e sul magazzino immobiliare invenduto».

La lista non ritiene di modificare la legislazione corrente per quanto riguarda tassazione delle transazioni finanziarie e imposte su benzina, lotteria e altro. Secondo Fare, la riduzione del cuneo fiscale (la differenza tra costo del lavoratore per l’azienda e salario netto) deve prima di tutto essere ottenuta attraverso la riduzione dell’Irpef. Nel programma, però, aggiunge che se gli interventi proposti per i tagli alla spesa (si veda oltre) avranno successo si potrebbero liberare risorse per 10-15 miliardi che dovrebbero essere utilizzati per ridurre le aliquote della contribuzione sociale.

La riduzione della spesa
L’obiettivo generale è la riduzione della spesa pubblica di sei punti di Pil in cinque anni. «Un punto è demandato alla minore spesa per interessi derivante da una politica di privatizzazioni di immobili e società ad ampio raggio; la restante parte si concentra sulla spesa corrente ». Il risultato previsto è che la spesa corrente al netto degli interessi sul debito, che nel 2012 è stata di 672 miliardi, il 43% del Pil, scenderebbe lentamente in cifra assoluta verso i 661 miliardi del 2016-2017, ma calerebbe come percentuale del Pil al 37,76%. Sul versante dei costi, Fare intende anche ridurre il tasso di crescita media della spesa per pensioni dal 2,6% annuo — così prevista dal Def per il periodo 2013-2015—all’1,9%. Per raggiungere l’obiettivo propone una serie di interventi legati al blocco dell’indicizzazione per le pensioni di importo superiore ai quattromila euro al mese. Ciò dovrebbe portare a una riduzione del 2% della spesa per pensioni rispetto al Pil in cinque anni. Per Sanità e Istruzione, la lista non prevede tagli significativi.

Propone però riforme indirizzate a migliorare l’efficienza dei servizi. Fare propone come misura immediata l’eliminazione dei contributi e dei sussidi in conto capitale alle imprese. Da attuare «il più rapidamente possibile, nei primi due anni della legislatura». Il taglio drastico di questi trasferimenti dovrebbe liberare risorse da destinare al finanziamento della riduzione dell’imposizione sulle imprese, a cominciare dall’Irap. Per quel che riguarda l’altra voce delle spese in conto capitale delle amministrazioni pubbliche, cioè gli investimenti in senso stretto, l’obiettivo della lista è di mantenerli stabili, cioè in crescita allo stesso tasso del Pil. Su queste basi, la spesa in conto capitale—cioè investimenti stretti più trasferimenti alle imprese —dovrebbe scendere dai 47 miliardi del 2012 a 38 nel 2017, cioè dal 3 al 2,14% del Pil. Per quel che riguarda le privatizzazioni — un punto forte del programma di Fare — l’obiettivo è «un massiccio piano di cessione di immobili e società, sia a livello centrale che locale». Per un gettito di 35 miliardi all’anno per cinque anni. «Tale gettito dovrebbe essere interamente finalizzato alla riduzione del debito pubblico».

Più produttività con le liberalizzazioni
Oltre all’abolizione dell’Irap, Fare intende affrontare la questione della produttività e della competitività delle imprese con altre due misure: riforma della Giustizia e liberalizzazioni. Nel primo caso, si tratta di introdurre incentivi per migliorare l’organizzazione del lavoro dei tribunali, con l’obiettivo di ridurre la durata della media nazionale delle cause civili (1.210 giorni) alla perfomance del tribunale di Torino (sugli 800 giorni). Per quel che riguarda le liberalizzazioni, intende introdurle in «tutti i settori ancora non pienamente concorrenziali, a partire da quelli che pesano maggiormente sullo svantaggio competitivo delle imprese», come banche, elettricità, gas, trasporti, investimenti infrastrutturali.

Danilo Taino26 gennaio 2013 | 9:18
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda flaviomob il 26/01/2013, 12:07

Ovvero 30+35=65 miliardi di gettito in meno all'anno coi conti pubblici che ci ritroviamo? Tanti cari auguri ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda mauri il 26/01/2013, 12:21

flaviomob ha scritto:Ovvero 30+35=65 miliardi di gettito in meno all'anno coi conti pubblici che ci ritroviamo? Tanti cari auguri ;)


e nulla sul dimezzamento dei costi generali della politica, come rimborsi elettorali, eliminazione delle province, federalismo, dimezzamento di tutti gli eletti e delle loro prebende e stipendi e eliminazione dei vitalizi, auto blù, scorte varie, etc, credo che ogni anno il risparmio sarebbe di parecchi miliardi, è inutile tagliare se poi non si riducono le spese inutili e tutti i privilegi che costano
chi lo sa potrebbe quantificare
ciao mauri
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda ranvit il 26/01/2013, 13:44

Dal Manifesto di FARE si ricava tutto il programma...compreso il taglio ai costi della politica:


http://www.fermareildeclino.it/10proposte


10 interventi per la crescita

1.Ridurre l'ammontare del debito pubblico
2.Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni
3.Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni
4.Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali
5.Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti
6.Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse
7.Far funzionare la giustizia
8.Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne
9.Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni
10.Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo



1Ridurre l'ammontare del debito pubblico. E' possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.
Approfondimento


2Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PIL nell'arco di 5 anni. La spending review deve costituire il primo passo di un ripensamento complessivo della spesa, a partire dai costi della casta politico-burocratica e dai sussidi alle imprese (inclusi gli organi di informazione). Ripensare in modo organico le grandi voci di spesa, quali sanità e istruzione, introducendo meccanismi competitivi all’interno di quei settori. Riformare il sistema pensionistico per garantire vera equità inter—e intra—generazionale.
Approfondimento

Approfondimento sanità


3 Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
Approfondimento


4Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
Approfondimento

Approfondimento Agricoltura


5Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.


6Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.


7 Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.
Approfondimento


8 Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.


9 Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.
Approfondimento


10Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.
Approfondimento



I promotori:
Michele Boldrin, Paola Bruno, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Silvia Enrico, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda cardif il 26/01/2013, 15:58

Il piano economico prevede:
- 30 mld per riduzione IRE PEF
- 35 mld per eliminazione IRAP
- 1 mld circa per riduzione IMU
+ 11 mld per riduzione di spesa (da 672 a 661)
+ 9 mld per riduzione di spesa in conto capitale (da 47 a 38).
Dopo i primi 5 anni si avranno bilanci con 36 mld in meno di entrate e 20 mld di minore spesa, cioè un disavanzo di 16 mld annui.
A fronte di questo importo che cosa dovrà essere costantemente tagliato negli anni successivi?
Forse questa minore spesa a carico dello Stato sarà messa a carico dei cittadini sotto forma di tiket sanitari, aumenti del costo dei trasporti ecc.?
Come quel tale che vuole togliere l'IMU facendo aumentare i prezzi di tabacchi, giochi e liquori.
Qualcosa non l'ho capita, come "aumentare progressivamente le detrazioni per i redditi da lavoro autonomo, lavoro dipendente e pensioni e al tempo stesso eliminare la detrazione per il coniuge a carico". Perché?
Va bè, non sono un economista e, forse, non ne devo parlare.

Per quanto riguarda gli intenti, come non essere d'accordo, sia da destra che da sinistra, con almeno l'80%?

Ma la visione complessiva che ho è una cura eccessiva dell'aspetto economico. Che non è tutto nella vita.
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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda flaviomob il 26/01/2013, 16:05

E a chi lo vende il patrimonio statale (gli immobili, ad esempio)? A imprenditori alla canna del gas? O a quello che delocalizzano qualsiasi cosa per fare profitti (e allora investiranno in capannoni, ad esempio, in Serbia o in Polonia)?

Giannino era quello che faceva i complimenti a Formigoni, al meeting di CL ancora quest'estate, per l'ottima gestione della sanità lombarda...


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Re: Le 20 domande del Corriere

Messaggioda ranvit il 26/01/2013, 17:02

Vediamo nei prossimi giorni cosa risponderà il PD....... :roll:
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