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Debito pubblico...

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 08/08/2012, 16:16

Pare che cominciano a pensarci...

http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... -40566073/
IL CASO
Monti-Pdl, tregua dopo la lite sullo spread
E Casini rilancia: "Serve nuova coalizione"
La telefonata chiarificatrice del Professore a Berlusconi e il vertice di Palazzo Grazioli fanno rientrare lo scontro nato sull'intervista del premier al Wsj. Monti incontra Casini e Alfano. Il leader dell'Udc rilancia l'alleanza con i progressisti "senza Di Pietro, che si è autoescluso, e Vendola"


ROMA - La telefonata di Monti a Berlusconi e il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli hanno apparentemente chiuso la polemica dello spread, scoppiata fra il centrodestra e il presidente del consiglio per l'intervista rilasciata al Wall Street Journal 1. Il premier ha voluto chiarire al Cavaliere il senso delle sue parole al quotidiano statunitense, spiegando che non c'era alcun intento polemico verso il precedente governo. Un chiarimento che non è bastato a spegnere le ire del Pdl fino al vertice serale di Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Ufficialmente, alla fine, le fibrillazioni all'interno del partito sono rientrate e l'argomento non è stato neppure il tema principale del summit. Almeno secondo quanto riferito da Gaetano Quagliarello: "Certe dichiarazioni hanno un valore destabilizzante - ha detto l'esponente Pdl - ma noi abbiamo preso la via della responsabilità e andiamo avanti. Nessuno ci dica, però, che facciamo populismo". Nel pomeriggio, ad ogni modo, Mario Monti ha convocato il segretario del Popolo delle Libertà, Angelino Alfano, nell'ambito degli incontri che il primo ministro ha fissato con i leader della maggioranza.

Stamattina infatti il presidente del consiglio ha ricevuto Pier Ferdinando Casini a Palazzo Chigi. "Abbiamo parlato di come concretizzare da settembre un piano per l'abbattimento del debito pubblico esaminando le proposte sul tappeto", ha detto il leader dell'Udc al termine dell'incontro, "Un colpo al debito - ha aggiunto - è assolutamente necessario". "Siamo convinti, ne è convinto il presidente del Consiglio e anch'io, che sia necessario fare ogni sforzo per riprendere al più presto la strada della crescita. L'Italia - ha spiegato - ha fatto i compiti a casa, ha fatto la sua parte in Europa, abbiamo fatto le cose bene, ma oggi bisogna dare un bel colpo al debito pubblico, è importantissimo, senza dare cifre da capogiro o fornendo cifre da libro dei sogni".

Pier Ferdinando Casini ha detto anche che lo scudo anti-spread "non è stato all'ordine del giorno" dell'incontro con il premier Mario Monti. Anche perché parlare di scudo anti-spread "non sapendo quali sono le eventuali condizioni" imposte a chi lo richiede, è come parlare "di una cosa che non c'è". Una battuta anche sulla spending review appena approvata: il governo sta lavorando a una "fase due" della revisione della spesa da far partire in autunno e che proseguirà fino a dicembre: "Ci saranno delle misure molto articolate a settembre, ottobre, novembre e dicembre. Poi ci si avvicinerà alle elezioni..." ha spiegato Casini. E sulla tenuta della maggioranza a seguito delle tensioni fra Mario Monti e il Pdl: "Anche se ne avessimo parlato, non ve lo direi di certo" ha risposto Casini ai cronisti che glielo hanno chiesto. Comunque, aggiunge il leader Udc, Monti "non è assolutamente preoccupato".

La prospettiva secondo Casini. "Destra, sinistra e centro sono categorie datate e in epoca di normalità un centro, come io lo penso, e un'area come quella del Ppe sono alternativi alla sinistra socialista e cioè al Pd. Ma in un momento di emergenza come questo stiamo al Governo con forze politiche che si sono presentate al voto le une contro le altre: è l'emergenza che porta la politica ad uscire dagli schemi tradizionali". Pier Ferdinando Casini inizia così il suo ragionamento al programma "Radio anch'io", a Unomattina, parlando anche di alleanze possibili e di strade ormai da abbondonare in vista delle prossime elezioni politiche: "Stiamo lavorando, anche con Gianfranco Fini, per creare un contenitore che abbia al suo interno politici seri e uomini nuovi. Dobbiamo mettere assieme realtà diverse che vengono dal mondo civile per dar vita a un baricentro politico che non parli più il linguaggio delle promesse".

"Non ci vogliamo alleare con quelle forze che hanno governato ed hanno fallito - continua Casini - ma non posso prescindere da un'area che ha un forte insediamento sociale e una forte rappresentanza tra gli italiani" precisa il leader dell'Udc, pensando naturalmente al Pd e al centrosinistra, ma non a Di Pietro, "che si è autoescluso". "Un'area moderata seria deve porsi il problema di governare senza fratture con una parte del Paese rappresentativa, anche quella progressista". Un messaggio chiaro al Popolo della Libertà, al quale dice "se si vuole emarginare perché ha scelto la strada del populismo, lo faccia, sono loro che hanno fatto una scelta che guarda al passato quando d'incanto Berlusconi si è ricandidato".

Tuttavia Casini allontana subito l'ipotesi di una nuova edizione dell'Unione: "A noi non interessa allearci con coalizioni morte: ha fallito Prodi, ha fallito Berlusconi. Sono coalizioni fallite per ammissione degli stessi protagonisti della politica". Si scaglia poi contro la demagogia e ripete: "Se venissi qui a dire abbassiamo la pressione fiscale sarei un buffone, io voglio un'area politica che dica la verità agli italiani". E a proposito di Grillo e della rapida ascesa del suo Movimento 5 stelle dice: "Il grillismo propone un magnifico futuro che non è in grado di dare all'Italia. Se il Movimento 5 Stelle vincesse le elezioni saremmo davvero come la Grecia". E Nichi Vendola? Casini lo liquida così: "Non mi interessa, faccia quello che vuole".

Sull'operato dell'esecutivo Monti, Casini ha ribadito che "è un'esperienza che non si può archiviare, non va disperso lo spirito di questo governo che grazie allo sforzo di Pd e Pdl ha evitato il baratro e ha ridato credibilità all'Italia". E sulla diatriba fra il premier e il Cavaliere, scoppiata a causa dell'intervista rilasciata da Monti al Wall Street Journal: "Tutti sanno che Monti ha grande rispetto per i partiti che lo sostengono e il rispetto tra Monti e Berlusconi è fuori di dubbio. Ma il problema vero è che Monti ha detto la verità: se Berlusconi fosse rimasto a palazzo Chigi, oggi saremmo nelle condizioni della Grecia". "Monti - aggiunge il leader dell'Udc - ha evitato una situazione cartastrofica all'Italia. La gente quando oggi vede l'andamento dello spread non dimentichi da dove siamo partiti. Se oggi dobbiamo fare sacrifici è perché abbiamo perso quattro anni. E prima di quei quattro anni abbiamo perso due anni di centrosinistra".

Sulla questione delle unioni gay, il leader dell'Udc ha chiarito che "chi convive, sia si tratti di persone dello stesso sesso sia di sesso diverso, ha diritto a tutele civili. È necessario che ci sia una garanzia dello Stato"; ha precisato tuttavia che "il matrimonio tra gay mi trova agli antipodi. Conosco tante persone gay che non ci pensano nemmeno, ma ritengono sia una forzatura del radicalismo ideologico".



(08 agosto 2012)
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 08/08/2012, 16:21

Intanto in silenzio, si comincia...

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbXkUKLG

Lo Stato vende 350 palazzi per un valore 1,5 miliardi. Ecco le residenze da sogno sul mercato


Palazzo Bolis Gualdo a Milano, Palazzo Diedo che affaccia sul Canal Grande a Venezia, la caserma "S. Mamolo" di Bologna e perfino un castello, quello Orsini di Soriano del Cimino, "costruito da un Papa e in seguito usato come prigione". Sono solo alcune delle 350 residenze da sogno, valore stimato 1,5 miliardi di euro secondo l'Agenzia del Demanio, che lo Stato italiano mette sul mercato e che conquistano un'intera pagina sul Wall Street Journal.

"Per gli investitori che bramano di possedere un palazzo italiano, un castello o un altro immobile storico, adesso potrebbe essere il momento di colpire", scrive il quotidiano finanziario, che ricorda come "il piano per l'economia del primo ministro Mario Monti, vicino al passaggio finale, includa la vendita di 350 edifici, insieme ai tagli alla spesa pubblica e altre misure di austerity".
foto

Lo Stato vende i suoi gioelli

Le agenzie governative, afferma il Wsj citando un report del capo economista della Cdp, Edoardo Reviglio, hanno un portafoglio di immobili del valore di circa 42 miliardi di euro e "trasformare queste proprietà in contanti sarebbe una strada rapida per far salire le entrate".

Tuttavia, il quotidiano elenca anche le difficoltà di realizzazione del piano di dismissioni: la crisi dell'euro, che allontana gli investitori istituzionali da Paesi come Italia, Spagna e Grecia, la burocrazia italiana "notoriamente lenta", le necessarie ristrutturazioni, le difficoltà di trovare inquilini interessati in tempi di recessione.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda franz il 08/08/2012, 17:07

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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 08/08/2012, 19:30



si vabbè. Solo un appunto per completezza d'informazione. La Cassa Depositi e Prestiti a dicembre 2011 aveva già messo in portafoglio oltre 17 miliardi di titoli pubblici. Qua tutti i soggetti finanzanziari nazionali vengono fatti caricare di carta emessa dallo Stato. Le conseguenze: 1. non rimane più nulla per l'economia privata, 2. se qualche cosa va storta, il contagio da peste bubbonica che sterminò metà della popolazione europea nel medioevo a confronto sembrerà una passeggiata.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 09/08/2012, 11:12

Trylogy.... e questo va bene?

http://www.ilmattino.it/articolo_app.php?id=51332

Stato, cessioni di immobili e quote: possibili 60 miliardi nel 2013

di Michele Di Branco

ROMA - Una partita con 6 mosse distribuite nell’arco di 5 anni per dare scacco matto al debito pubblico italiano. Il vero tallone d’achille, tra i fondamentali economici del Paese. Una partita da 170 miliardi di euro da giocare tra il 2013 e il 2017. Per riportare il debito intorno alla soglia di sicurezza del 107% rispetto al Pil. Lontano da quel 123,4% stimato per fine anno che, con la crisi economica, rischia di peggiorare ulteriormente spingendoci lontano dall’euro. Il piano, che ora è in bella evidenza sul tavolo di lavoro di Mario Monti, deciso ad affrontare energicamente la questione a settembre, è stato messo a punto dalla fondazione Astrid ed è stato scritto da Giuliano Amato, Franco Bassanini e da una decina di economisti. Tra i quali Paolo Guerrieri, docente di economia internazionale alla Sapienza. Che ci aiuta ad entrare nel merito di questa proposta di maxi-operazione di rientro dal passivo fatta di vendite immobiliari, privatizzazioni, tasse sui capitali all’estero e riorganizzazione del sistema delle concessioni. Più una ristrutturazione della gestione dei titoli di Stato. «La situazione economica si sta deteriorando rispetto alle previsioni formulate dal governo nel Def ad aprile – spiega Guerrieri – e il Fondo monetario internazionale ritiene che, senza crescita, l’Italia non riuscirà a ridurre il debito con gli strumenti utilizzati finora. Aumentare le tasse in recessione non si può, e ora occorre affrontare il problema in maniera strutturale con un piano a lungo termine o i mercati ci puniranno». Un piano che Guerrieri definisce una «missione di struttura» per rimettere in sesto i conti pubblici con il coinvolgimento istituzionale più ampio possibile. Una operazione ad «alta densità politica». Capace di incidere sul Pil per l’11,5%. Con una correzione da 60 miliardi possibile già dal prossimo anno.

Immobili
La spina dorsale del piano taglia-debito poggia, per circa il 40%, su una operazione di messa all’asta di immobili pubblici. Ne aveva parlato alcune settimane fa anche il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, accennando alla possibilità di alienazioni da 15 miliardi all’anno, per un punto di Pil. Il valore del patrimonio immobiliare della Pa è di circa 600 miliardi di euro, di cui oltre la metà utilizzato dalle amministrazioni proprietarie e il 30% in uso ad altri enti no profit. L’ipotesi è quella di affidare a una società, pubblica o privata, la vendita di quel 10% di patrimonio pubblico disponibile. E, soprattutto, con reale valore di mercato. Per evitare svendite. Possibile un incasso, prudenziale, di 60 miliardi di euro. Dei quali un terzo già nel 2013, per scendere poi progressivamente fino a 10 miliardi nel 2017. Quanto al patrimonio immobiliare degli enti locali, su un patrimonio di 100 miliardi, la previsione delle vendite è di 10 miliardi di euro.

Partecipazioni
Il Piano prevede la cessione di partecipazioni di società quotate (Eni, Enel e Finmeccanica) per un valore di Borsa oggi stimato in circa 25 miliardi. Verrebbero messe sul mercato anche le partecipazioni non quotate dello Stato, a cominciare da Poste italiane, per un incasso di 15 miliardi. Secondo Guerrieri, la mossa non metterebbe in discussione il controllo, da parte della mano pubblica, di asset strategici, come l’energia e lo spazio, ma servirebbe anzi a valorizzare questi settori. La misura produrrebbe entrate solo nei primi 4 anni.

Capitali in Svizzera
Viene proposta l’introduzione di una tantum del 25% e un prelievo a regime sui redditi da capitale italiani non scudati che si trovano in Svizzera. Dal momento che si parla di un patrimonio complessivo stimato in circa 150 miliardi, si potrebbe ottenere una posta «one-shot» di 37 miliardi e, successivamente, 2-3 miliardi l'anno. Gli stessi esperti che avanzano l’ipotesi, però ragionano su cifre molto più basse. Perché è evidente, per dirla con le parole di Guerrieri, che «se venisse introdotta questa tassazione, in molti non starebbero lì a farsi colpire e sposterebbero i propri soldi presso altri paradisi fiscali off shore». Per questa ragione, gli economisti ipotizzano una una-tantum di 13 miliardi e per il prelievo a regime un miliardo di euro. Incasso complessivo, 17 miliardi, di cui l’80% già nel 2013.

Concessioni
Guerrieri afferma che il sistema italiano delle concessioni «è caratterizzato da attività che appaiono scoordinate tra di loro». Il gruppo di lavoro è convinto che riorganizzare il settore (beni demaniali e giochi pubblici in primis) possa fruttare un incasso (tra il 2013 e il 2015) di 30 miliardi di euro.

Casse di previdenza
Verrebbe introdotto un vincolo di portafoglio agli investimenti delle casse di previdenza degli ordini professionali, che sarebbero obbligati ad acquistare di titoli di Stato a lunga scadenza (oggi il loro portafoglio è composto solo per il 13% da debito pubblico sovrano). Possibile un incasso da 15 miliardi di euro spalmati nell’arco dei prossimi 5 anni.

Gestione debito pubblico
Possibile introduzione di correzioni fiscali per favorire l'allungamento delle scadenze del debito pubblico. La tassazione degli interessi del 12,5% verrebbe posticipata al momento del rimborso del capitale e, per chi fa trading, verrebbe introdotta la tassazione immediata al 20%. Da questa partita, si ipotizzano entrate per 8 miliardi di euro, equamente spalmati su ciascuna annualità.
Giovedì 09 Agosto 2012 - 08:47
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 09/08/2012, 11:15

Nel caso di Napoli...

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... sez=NAPOLI

Debito, maxi-vendita del patrimonio
Shopping da Capri a Napoli/La mappa
Tremila euro per il fortino con veduta mozzafiato
sull’isola, un euro per i rifugi antiaerei in città


di Pietro Treccagnoli

NAPOLI - Napoli vendesi. La Napoli demaniale. O meglio la parte meno nobile della Napoli demaniale. Ma anche pezzetti di Capri, della Costiera e del Cilento, forse utilizzabili giusto per andare a guardare il mare. Insomma, quello che lo Stato giudicherà cedibile ai privati, ma soprattutto agli enti locali. Un passaggio di mano.

È un anno che se ne parla come qualcosa di già fatto. Al ministero dell’Economia c’era ancora Giulio Tremonti. È il patrimonio da privatizzare per fare cassa. Pezzi pregiati, pochi, a Napoli. Ed è tutto da vedere, anche se il «Wall Street Journal» ha fiutato l’affare e, illustrati i debiti rischi, nel numero di ieri ha spiegato come investire nel Bel Paese. I tempi non sono proprio maturi. Sul sito del’Agenzia del Demanio sono pronti (e consultabili da tutti) gli elenchi dei beni incedibili (abbastanza breve) e quelli dei beni trasferibili (lunghissimo), che per ora è ancora ipotetico, poiché l’Agenzia deve create un Società per la gestione del risparmio che nella lista degli immobili cedibili deve scegliere quelli effettivamente da mettere sul mercato, ma forse più concretamente di cui disfarsi, passandolo da ente a ente.

In Italia sono all’incirca 12mila «pezzi». Il valore stimato è di circa 42 miliardi. In Campania sono poco più di mille (1063). Oltre la metà si trova nella provincia di Napoli, con una particolarità che andremo a spiegare. C’è di tutto e di più: case, interi rioni, linee ferroviarie, cabine elettriche, chiese, scuole, ruderi, arenili, ristoranti. La provincia di Napoli, con i suoi 601 beni trasferibili, riserva le maggiori sorprese, sempre ad averceli gli euro da investire.

La particolarità è che oltre 400 dei beni sono ex ricoveri dell’ultima guerra. In pratica quasi l’intera Napoli sotterranea, da Chiaia a Montecalvario, dalla Sanità a piazza Nazionale, dal Vomero a Mezzocannone, tutto con un prezzo di partenza di un euro. Valore simbolico che evidentemente sottintende l’acquisto da parte di un ente locale, il Comune, nello specifico. Altrimenti, con poco più di 400 euro ti porteresti a casa il ventre di Napoli. Per farne cosa, poi?

Ma parliamo di ipotesi. Di molto più concreto, negli elenchi provvisori del Demanio, ci sono pezzi da novanta. Edifici che bisogna ristrutturare ma che potrebbero trasformarsi in un affare. Qualcuno gravato da contenziosi, ma per chi può si può fare. C’è innanzitutto tutto il palazzetto dell’Istituto d’arte Palizzi di piazza Salazar, alle spalle di piazza del Plebiscito. Valore indicato: quasi 15 milioni di euro. C’è anche l’ex Dogana del Sale, a via Marina. L’intero Lido Pola a Coroglio, dall’illustre passato negli anni Sessanta e Settanta e ridotto a discarica a cielo aperto, è spezzettato in tre, ma la somma totale è di poco superiore agli 830mila euro. Per 2 milioni e 900mila euro potreste diventare proprietari del nuovo campo profughi di Scampia e per poco meno di 2500 di un sottoscala al Lavinaio.

C’è pure una piccola zona di terreno definito «inutilizzabile» a Pizzofalcone proposto per 2696 euro. Stando al gioco, ci si può sempre andare a guardare il panorama, magari con una sdraio: un po’ costoso, ma il futuro non è mai completamente scritto. Sul mercato potrebbero andare anche dei fabbricati di via Cristoforo Colombo (leggi via Marina), un campo di basket all’Arenella, un fabbricato a Santa Maria Apparente (per un milione e 670mila euro) e ben due chiese: Santa Maria di Betlemme, alle spalle di via dei Mille (valore indicato: 455mila euro circa) e Santa Maria Maddalena ai Cristallini (zona Sanità: per 239.657 euro).

In provincia, insieme a diverse case del fascio (alcune variamente utilizzate) e molte cabine elettriche, sono nell’elenco dei beni disponibili l’intero rione dei Poverelli a Torre Annunziata (valore indicato 6 milioni e 783mila euro), un pezzo della linea direttissima Roma-Napoli ad Afragola, ma pure una ricevitoria del Lotto a Boscoreale (25mila euro), l’ex cantiere Nino Bixio di Castellammare, due masserie di Lago Patria, l’ufficio postale degli Scavi a Pompei e alcuni angoli marini: un «fortino diruto semicircolare» ad Anacapri (299mila euro), il fortino San Michele nella proprietà dei principe Caracciolo (ma c’è di mezzo un contenzioso, avverte il Demanio), una scuola materna a Lacco Ameno, un appezzamento a Nerano (Massa Lubrense), un’area di risulta di un fabbricato alla Corricella di Procida (nell’isola di Arturo è cedibile pure un terreno incolto) e l’ex Cappella della Marina a Meta.

Che cosa di tutto questo potrà risultare un affare per chi vende o per chi compra è tutto da dimostrare, anche perché tutto potrebbe spostarsi sulle spalle dei Comuni. Ma un pensiero, per qualcosa, fosse pure un box auto, lo si può fare.

>>> Beni demaniali, la mappa <<<

L'oro di Napoli, fortini e chiese per fare cassa/LA SCHEDA


Piazza Salazar
Istituto d’arte
Anche lo storico istituto d’arte Palizzi
di piazzetta Salazar nell’elenco
dei beni trasferibili: costa quasi 20 milioni di euro.

Salita Betlemme
Chiesa di S. Maria
La chiesa di Santa Maria di Betlemme fu aperta nel 1653, adattando lentamente la villa a funzione di convento. Valore: 455mila euro.

Coroglio
Ex Lido Pola
L’ex Lido Pola versa da anni in uno stato di degrado: il Demanio lo cede in tre parti, del valore di 258mila, 330mila e 235mila euro.

Scampia
Campo profughi
Il nuovo campo profughi in via Roma verso Scampia vale due milioni e 900mila euro: è nell’elenco dei beni trasferibili.

Sotterranei
Ex rifugi anti-aerei
Oltre 400 ex rifugi anti-aerei sotterranei in tutta la città inseriti nell’elenco dei beni trasferibili al prezzo simbolico di un euro.

Acerra
Ex casa del Fascio
In via del Pennino ad Acerra c’è l’edificio ex sede del partito fascista. Il valore è di 603mila euro.

Capri
Fortino San Michele
Nell’elenco dei beni trasferibili anche il fortino San Michele, che si trova nella proprietà del principe Caracciolo a Capri. Valore: 2.988 euro.

Procida
Marina Corricella
Vale poco meno di 6.000 euro un’area di risulta in cui sorgeva un fabbricato a Marina Corricella. 3.600 euro, invece, per un terreno incolto.

Pompei
Ufficio postale
Quasi trentamila euro per un ufficio postale a Pompei, in prossimità degli Scavi archeologici

Torre Annunziata
Case popolari
Il primo lotto di alloggi popolari nel rione Carminiello a Torre Annunziata vale una cifra record: ben 6 milioni e 783mila euro.
Giovedì 09 Agosto 2012 - 10:39
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 11:40

ranvit ha scritto:Trylogy.... e questo va bene?

http://www.ilmattino.it/articolo_app.php?id=51332


Immobili

condivido la vendita diretta se ci si riesce ( vedi sotto..) Dove ci sono beni valorizzabili meglio cessione a un fondo, e valorizzazione con i privati.

[..]A Bologna l’Agenzia del Demanio ha messo in vendita l’enorme complesso immobiliare dell’ex Convento delle Carmelitane Scalze, 4 mila metri quadri coperti. Alla scadenza dell’asta non era arrivata neanche un’offerta: deserta, come le altre due svolte l’anno scorso. Dai 13 milioni di euro di partenza l’Agenzia è scesa di parecchio, ma neanche l’ultimo sconto a 9.980.000 euro (stile supermarket) ha allettato gli acquirenti. Come per l’ex Caserma Sani, che occupa quasi un intero quartiere di Bologna, invenduta a 40 milioni di euro e che ora sarà inserita nel fondo degli immobili valorizzati. Così succede un po’ ovunque con i grandi complessi immobiliari messi in asta dall’Agenzia del Demanio, che negli ultimi mesi riesce a vendere solo appartamenti, o comunque immobili di basso e medio valore. Con i quali sarà difficile abbattere il debito «monstre» dello Stato.[..]
http://www.corriere.it/economia/12_agos ... 03cd.shtml

Partecipazioni
Sono contrario alla vendita di società quotate per fare cassa. altra roba, Rai, fintecna ecc. le venderei senza problemi.

Capitali in Svizzera
Mi sembra una operazione molto difficile da attuare con aliquote di quelle dimensioni, i soldi si trasferirebbero altrove alla velocità della luce.


Guerrieri afferma che il sistema italiano delle concessioni «è caratterizzato da attività che appaiono scoordinate tra di loro». Il gruppo di lavoro è convinto che riorganizzare il settore (beni demaniali e giochi pubblici in primis) possa fruttare un incasso (tra il 2013 e il 2015) di 30 miliardi di euro.

Non so cosa vogliano fare. Bisognerbbe approfondire. Comunque la cifra mi sembra elevata, creare valore per 30 miliardi da una riorganizzazione non è uno scherzo.

Casse di previdenza

Non condivido, Come già detto ieri per la CdP. Così si fa saltare un principio fondamentale della gestione del rischio : "la diversificazione degli investimenti". Inoltre si deresponsabilizzano gli organi di gestione da eventuali disastri.

Gestione debito pubblico
Possibile introduzione di correzioni fiscali per favorire l'allungamento delle scadenze del debito pubblico. La tassazione degli interessi del 12,5% verrebbe posticipata al momento del rimborso del capitale e, per chi fa trading, verrebbe introdotta la tassazione immediata al 20%. Da questa partita, si ipotizzano entrate per 8 miliardi di euro, equamente spalmati su ciascuna annualità.

Non mi convicne. La prima parte di questa misura mi sembra molto complessa in termini di attuazione. Sulla seconda parte, chi fa trading già paga il 20% sul capital gain. Le due misure messe assieme avrebbero l'effetto di ridurre la liquidità sul mercato telematico con effetti collaterali negativi.
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 12:32

ranvit ha scritto:Nel caso di Napoli...

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id ... sez=NAPOLI

Debito, maxi-vendita del patrimoni

Salita Betlemme
Chiesa di S. Maria
La chiesa di Santa Maria di Betlemme fu aperta nel 1653, adattando lentamente la villa a funzione di convento. Valore: 455mila euro.

Scampia
Campo profughi
Il nuovo campo profughi in via Roma verso Scampia vale due milioni e 900mila euro: è nell’elenco dei beni trasferibili.

Sotterranei
Ex rifugi anti-aerei
Oltre 400 ex rifugi anti-aerei sotterranei in tutta la città inseriti nell’elenco dei beni trasferibili al prezzo simbolico di un euro.

Torre Annunziata
Case popolari
Il primo lotto di alloggi popolari nel rione Carminiello a Torre Annunziata vale una cifra record: ben 6 milioni e 783mila euro...


Non vorrei essere nei panni di chi deve vendere questa roba....
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda ranvit il 09/08/2012, 12:53

http://www.corriere.it/economia/12_agos ... 03cd.shtml


È possibile farlo senza ricorrere a patrimoniali straordinarie?
Cessioni, rientro di capitali e Btp più lunghi
Sei ipotesi per tagliare il debito pubblico
La proposta Amato-Bassanini: un mix di interventi per ridurlo di 200 miliardi in 8 anni La «conversione» dell'ex presidente del Consiglio rispetto all'idea della patrimoniale

È possibile tentare qualcosa di più di quanto abbia promesso Vittorio Grilli per aggredire il debito pubblico italiano senza cadere nelle promesse mirabolanti ma di dubbia realizzazione come quelle appena fatte da Angelino Alfano? Ed è possibile riuscirci senza ricorrere a massicce imposizioni patrimoniali straordinarie? La risposta che viene dall'ex premier Giuliano Amato e dal presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, è positiva. Una terza via è praticabile, e potrebbe dare 150-200 miliardi entro il 2017 e altri 150 nel quinquennio successivo se si insisterà con coerenza sulle misure adottate. Ma ci vuole coesione nazionale al di là delle mutevoli maggioranze di governo e una certa centralizzazione delle decisioni rispetto alla babele delle periferie. Perché non esiste una sola mossa vincente, ma un mix di interventi di diverso genere.

Per inquadrare la nuova proposta, che è stata inviata al premier Mario Monti e al ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, vanno ricordate le due linee in campo al momento. La prima è quella dello stesso Grilli, che aveva prospettato, nell'intervista al Corriere , una serie di cessioni di immobili e partecipazioni dello Stato e degli enti locali per 15-20 miliardi l'anno per 5 anni. Il debito verrebbe così abbattuto, a regime, per 75-100 miliardi e la sua incidenza sul Prodotto interno lordo attuale diminuirebbe di 5-7 punti percentuali. Se a partire dal 2014 l'economia riprendesse a crescere, l'incidenza del debito sul Pil calerebbe ancora un po'. Grilli è attendibile ma potrebbe essere un po' troppo prudente.

L'altra linea è quella del segretario del Pdl, che vorrebbe un clamoroso colpo secco: un taglio da 400 miliardi in 5 anni per riportare l'incidenza del debito pubblico sotto il 100% del Pil. L'idea principale è quella di costituire un fondo al quale verrebbero conferiti nel quinquennio beni pubblici da «pagare» con il ricavato di speciali emissioni obbligazionarie con il rating massimo perché garantite da quei medesimi beni. Con l'incasso così ottenuto, Stato ed enti locali cancellerebbero un'equivalente porzione del debito. Ma come ciò possa concretamente avvenire non è ancora chiaro. Senza mettere in campo l'oro della Banca d'Italia, infatti, è difficile che le agenzie di rating concedano la tripla A alle obbligazioni del fondo di Alfano. Di questi tempi, il rischio Paese prevale su tutto: basti pensare che la Cassa depositi e prestiti non va oltre il rating della Repubblica italiana pur avendo un core tier 1 del 28%, assai più alto di quello delle consorella tedesca KfW che tuttavia gode della tripla A proprio perché tedesca.
Le riserve auree, poi, sono una materia troppo delicata per essere trattate in modo estemporaneo: una materia troppo legata alla Banca centrale europea e ancor più al suo destino: se la Bce diventerà, come tanti si augurano anche in Italia, prestatrice di ultima istanza e stampatrice senza limiti prefissati di moneta, forse un po' d'altro oro le potrà essere utile per non gettare sul mercato carta pura e semplice. Non a caso sul tema adesso si tace.

In conferenza stampa, Alfano ha speso molte parole per polemizzare contro il Pd che, secondo lui, vorrebbe aggredire il debito pubblico soltanto attraverso un'imposta patrimoniale di ampia portata. In realtà, il Pd non sta coltivando alcun progetto di «patrimoniale» pesante una tantum , ma per bocca del responsabile economico, Stefano Fassina, ha proposto a suo tempo un prelievo annuale leggero sui grandi patrimoni analogo a quello da anni attuato in Francia (dove, peraltro, non ha risolto granché). Meglio sarebbe stato rispondere alle due obiezioni che l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, muove a tutte le proposte che prevedono il conferimento di beni pubblici a società-veicolo che si finanziano emettendo obbligazioni a tassi ridotti perché garantite da quei beni.

La prima obiezione si compendia nella domanda che l'antico agente di cambio milanese, Aldo Ravelli, poneva a chi gli prospettava vendite grandiose: « Chi l'è el rilavatari? ». La seconda è più articolata: se i beni pubblici costituiscono la garanzia del debito pubblico, un conto è vendere e cancellare una quota di debito, un conto ben diverso è togliere garanzie dal grosso del debito pubblico per porle al servizio di emissioni privilegiate. Queste ultime, infatti, spunterebbero forse tassi migliori in quanto debito senior , ma poi il grosso del debito diventerebbe junior e subirebbe un contraccolpo negativo sui propri tassi. È tutto da dimostrare che il saldo finale tra tassi che si riducono e tassi che si alzano sia conveniente.
Ora la proposta Amato-Bassanini, che è firmata anche da Giuseppe Bivona, Davide Ciferri, Paolo Guerrieri, Giorgio Macciotta, Rainer Masera, Marcello Messori, Stefano Micossi, Edoardo Reviglio e Maria Teresa Salvemini sotto l'egida del centro studi Astrid, reimposta l'intera questione sulla base di un realismo ambizioso, ma senza nuove tasse, nemmeno nella versione light di Fassina.

Sul piano politico, l'elemento interessante è il ripensamento di Amato, che fu tra i primi a proporre l'abbattimento del debito pubblico attraverso un prelievo fiscale straordinario di 30 mila euro a carico degli italiani abbienti. Gli undici convengono sui pericoli recessivi di una imposta patrimoniale. Sul piano culturale, va notata la convergenza tra giuristi di cultura socialista come lo stesso Amato e Bassanini ed economisti di scuola liberale come Masera, che ha un importante passato di banchiere, e Micossi, brillante segretario dell'Assonime, l'associazione delle società per azioni.

Nel merito, gli undici dell'Astrid propongono un intervento articolato in sei mosse che entro il 2017 dovrebbe dare un gettito ipotizzato in 178 miliardi: a) cessione di immobili per circa 72 miliardi (di cui: 30 dalla cessione agli inquilini dell'edilizia residenziale pubblica; 16 dalla dismissione di immobili di enti previdenziali; 15 da immobili di Regioni ed enti locali; 6 da caserme e sedi delle Province da smantellare; 5 dal cosiddetto federalismo demaniale); b) 30 miliardi potrebbero venire dalla capitalizzazione delle concessioni (le sole lotterie danno 1,6 miliardi l'anno); c) 40 miliardi valgono le partecipazioni (Eni, Enel, Finmeccanica, St Microelectronics ed ex municipalizzate quotate); d) 15 miliardi potrebbero venire imponendo agli enti previdenziali degli ordini professionali di aumentare la quota dei loro investimenti in titoli di Stato di lungo periodo, oggi ferma al 10% del portafoglio (considerando i maneggi sugli immobili, ne avrebbero giovamento i pensionati futuri); e) 16-17 miliardi potrebbe essere il flusso nel quinquennio proveniente dalla tassazione dei capitali clandestinamente costituiti da italiani in Svizzera, previo accordo con il governo di Berna; f) 5 miliardi potrebbero venire da incentivi e disincentivi fiscali volti all'allungamento delle scadenze e alla riduzione del costo medio del debito pubblico.

Astrid si inserisce nel solco dell'azione del governo che ha affidato alla Cassa depositi e prestiti la costituzione di due grandi fondi immobiliari da 10 miliardi l'uno. Diversamente dalla proposta Alfano (almeno per quanto se ne è capito), l'Astrid punta molto sui soggetti esistenti. Invece del super fondo di cui non si conosce el rilevatari di ravelliana memoria, gli undici vorrebbero fosse messa in campo la Cassa depositi e prestiti che già raccoglie 300 miliardi di risparmio privato. Pur non essendo una banca, la Cassa già sconta in Bce i suoi effetti creditizi per 25 miliardi, destinati a finanziare per metà lo Stato e per metà l'economia. Ma qui dovrebbe fare da pivot della valorizzazione delle partecipazioni, oggi del Tesoro, in società quotate e non quotate come le Poste, nelle ex municipalizzate quotate e nelle 5.500 aziende municipali non quote, 2.800 delle quali attive nei servizi pubblici locali, che sono da aggregare e ristrutturare per poter poi essere cedute in tutto o in parte. Insistendo, si potrà arrivare anche alla cifra di Alfano. Ma in 8 anni, non in 5. Altrimenti bisogna ipotizzare, come fa il segretario del Pdl, che l'accordo fiscale con la Svizzera dia il triplo di quanto stima Astrid. Come se gli italiani, che avevano esportato capitali in Svizzera, li lasciassero tutti, ma proprio tutti, a disposizione del fisco anziché spostarne una parte in altri paradisi.

Massimo Mucchetti8 agosto 2012 | 8:54
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
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Re: Debito pubblico...

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 13:27

ranvit ha scritto:http://www.corriere.it/economia/12_agosto_08/cessioni-rientro-di-capitali-e-btp-piu-lunghi-le-sei-mosse-per-tagliare-il-debito-pubblico-massimo-mucchetti_fccef4e6-e11b-11e1-9040-4b74873c03cd.shtml


È possibile farlo senza ricorrere a patrimoniali straordinarie?
Cessioni, rientro di capitali e Btp più lunghi
Sei ipotesi per tagliare il debito pubblico
La proposta Amato-Bassanini: un mix di interventi per ridurlo di 200 miliardi in 8 anni La «conversione» dell'ex presidente del Consiglio rispetto all'idea della patrimoniale..


Sono tutte proposte simili, a parte i vari tecnicismi. Questa è più realistica sulle cifre. Io ai 400 miliardi non credo, e più vedo l'elenco dei beni che vogliono vendere e più me ne convinco. tutte queste proposte hanno un limite comune. Il cervello ha due emisferi e tutti questi ne utilizzano uno solo. Questi vedono la vendita dei beni solo come strumento di riduzione del debito. Ma quello che conta veramente è il rapporto debito/pil. Se puoi utilizzare la vendita di almeno una parte dei beni per ottenere sviluppo l'effetto è triplo: riduci il debito - alzi il tasso di crescita del PIl - aumenti le entrate fiscali.
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