Pare che cominciano a pensarci...
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IL CASO
Monti-Pdl, tregua dopo la lite sullo spread
E Casini rilancia: "Serve nuova coalizione"
La telefonata chiarificatrice del Professore a Berlusconi e il vertice di Palazzo Grazioli fanno rientrare lo scontro nato sull'intervista del premier al Wsj. Monti incontra Casini e Alfano. Il leader dell'Udc rilancia l'alleanza con i progressisti "senza Di Pietro, che si è autoescluso, e Vendola"
ROMA - La telefonata di Monti a Berlusconi e il vertice del Pdl a Palazzo Grazioli hanno apparentemente chiuso la polemica dello spread, scoppiata fra il centrodestra e il presidente del consiglio per l'intervista rilasciata al Wall Street Journal 1. Il premier ha voluto chiarire al Cavaliere il senso delle sue parole al quotidiano statunitense, spiegando che non c'era alcun intento polemico verso il precedente governo. Un chiarimento che non è bastato a spegnere le ire del Pdl fino al vertice serale di Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del Pdl. Ufficialmente, alla fine, le fibrillazioni all'interno del partito sono rientrate e l'argomento non è stato neppure il tema principale del summit. Almeno secondo quanto riferito da Gaetano Quagliarello: "Certe dichiarazioni hanno un valore destabilizzante - ha detto l'esponente Pdl - ma noi abbiamo preso la via della responsabilità e andiamo avanti. Nessuno ci dica, però, che facciamo populismo". Nel pomeriggio, ad ogni modo, Mario Monti ha convocato il segretario del Popolo delle Libertà, Angelino Alfano, nell'ambito degli incontri che il primo ministro ha fissato con i leader della maggioranza.
Stamattina infatti il presidente del consiglio ha ricevuto Pier Ferdinando Casini a Palazzo Chigi. "Abbiamo parlato di come concretizzare da settembre un piano per l'abbattimento del debito pubblico esaminando le proposte sul tappeto", ha detto il leader dell'Udc al termine dell'incontro, "Un colpo al debito - ha aggiunto - è assolutamente necessario". "Siamo convinti, ne è convinto il presidente del Consiglio e anch'io, che sia necessario fare ogni sforzo per riprendere al più presto la strada della crescita. L'Italia - ha spiegato - ha fatto i compiti a casa, ha fatto la sua parte in Europa, abbiamo fatto le cose bene, ma oggi bisogna dare un bel colpo al debito pubblico, è importantissimo, senza dare cifre da capogiro o fornendo cifre da libro dei sogni".
Pier Ferdinando Casini ha detto anche che lo scudo anti-spread "non è stato all'ordine del giorno" dell'incontro con il premier Mario Monti. Anche perché parlare di scudo anti-spread "non sapendo quali sono le eventuali condizioni" imposte a chi lo richiede, è come parlare "di una cosa che non c'è". Una battuta anche sulla spending review appena approvata: il governo sta lavorando a una "fase due" della revisione della spesa da far partire in autunno e che proseguirà fino a dicembre: "Ci saranno delle misure molto articolate a settembre, ottobre, novembre e dicembre. Poi ci si avvicinerà alle elezioni..." ha spiegato Casini. E sulla tenuta della maggioranza a seguito delle tensioni fra Mario Monti e il Pdl: "Anche se ne avessimo parlato, non ve lo direi di certo" ha risposto Casini ai cronisti che glielo hanno chiesto. Comunque, aggiunge il leader Udc, Monti "non è assolutamente preoccupato".
La prospettiva secondo Casini. "Destra, sinistra e centro sono categorie datate e in epoca di normalità un centro, come io lo penso, e un'area come quella del Ppe sono alternativi alla sinistra socialista e cioè al Pd. Ma in un momento di emergenza come questo stiamo al Governo con forze politiche che si sono presentate al voto le une contro le altre: è l'emergenza che porta la politica ad uscire dagli schemi tradizionali". Pier Ferdinando Casini inizia così il suo ragionamento al programma "Radio anch'io", a Unomattina, parlando anche di alleanze possibili e di strade ormai da abbondonare in vista delle prossime elezioni politiche: "Stiamo lavorando, anche con Gianfranco Fini, per creare un contenitore che abbia al suo interno politici seri e uomini nuovi. Dobbiamo mettere assieme realtà diverse che vengono dal mondo civile per dar vita a un baricentro politico che non parli più il linguaggio delle promesse".
"Non ci vogliamo alleare con quelle forze che hanno governato ed hanno fallito - continua Casini - ma non posso prescindere da un'area che ha un forte insediamento sociale e una forte rappresentanza tra gli italiani" precisa il leader dell'Udc, pensando naturalmente al Pd e al centrosinistra, ma non a Di Pietro, "che si è autoescluso". "Un'area moderata seria deve porsi il problema di governare senza fratture con una parte del Paese rappresentativa, anche quella progressista". Un messaggio chiaro al Popolo della Libertà, al quale dice "se si vuole emarginare perché ha scelto la strada del populismo, lo faccia, sono loro che hanno fatto una scelta che guarda al passato quando d'incanto Berlusconi si è ricandidato".
Tuttavia Casini allontana subito l'ipotesi di una nuova edizione dell'Unione: "A noi non interessa allearci con coalizioni morte: ha fallito Prodi, ha fallito Berlusconi. Sono coalizioni fallite per ammissione degli stessi protagonisti della politica". Si scaglia poi contro la demagogia e ripete: "Se venissi qui a dire abbassiamo la pressione fiscale sarei un buffone, io voglio un'area politica che dica la verità agli italiani". E a proposito di Grillo e della rapida ascesa del suo Movimento 5 stelle dice: "Il grillismo propone un magnifico futuro che non è in grado di dare all'Italia. Se il Movimento 5 Stelle vincesse le elezioni saremmo davvero come la Grecia". E Nichi Vendola? Casini lo liquida così: "Non mi interessa, faccia quello che vuole".
Sull'operato dell'esecutivo Monti, Casini ha ribadito che "è un'esperienza che non si può archiviare, non va disperso lo spirito di questo governo che grazie allo sforzo di Pd e Pdl ha evitato il baratro e ha ridato credibilità all'Italia". E sulla diatriba fra il premier e il Cavaliere, scoppiata a causa dell'intervista rilasciata da Monti al Wall Street Journal: "Tutti sanno che Monti ha grande rispetto per i partiti che lo sostengono e il rispetto tra Monti e Berlusconi è fuori di dubbio. Ma il problema vero è che Monti ha detto la verità: se Berlusconi fosse rimasto a palazzo Chigi, oggi saremmo nelle condizioni della Grecia". "Monti - aggiunge il leader dell'Udc - ha evitato una situazione cartastrofica all'Italia. La gente quando oggi vede l'andamento dello spread non dimentichi da dove siamo partiti. Se oggi dobbiamo fare sacrifici è perché abbiamo perso quattro anni. E prima di quei quattro anni abbiamo perso due anni di centrosinistra".
Sulla questione delle unioni gay, il leader dell'Udc ha chiarito che "chi convive, sia si tratti di persone dello stesso sesso sia di sesso diverso, ha diritto a tutele civili. È necessario che ci sia una garanzia dello Stato"; ha precisato tuttavia che "il matrimonio tra gay mi trova agli antipodi. Conosco tante persone gay che non ci pensano nemmeno, ma ritengono sia una forzatura del radicalismo ideologico".
(08 agosto 2012)