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La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Ecco il piano per salvare l'euro

Messaggioda ranvit il 24/06/2012, 9:22

Si comincia a rinsavire???

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -37840447/

IL DOSSIER
Debito, Eurobond e banche
ecco il piano per salvare l'euro
Gruppo di lavoro straordinario Germania-Italia-Francia-Spagna. Gli sherpa puntano quantomeno a portare il progetto al tavolo del Consiglio europeo di fine mese. L'iniziativa è stata adottata dai capi di governo durante il vertice romano di venerdì di ALBERTO D'ARGENIO

ROMA - Potrebbe non bastare. Il piano da 130 miliardi lanciato l'altro ieri da Monti, Merkel, Hollande e Rajoy potrebbe non essere la risposta definitiva ai mercati e alla crisi. Così i 4 leader nel chiuso di Palazzo Madama hanno messo in piedi un "gruppo di lavoro" straordinario che acceleri la nascita degli Eurobond. Passando per la creazione di un Fondo di redenzione del debito e degli Eurobills, strumenti chiamati a bloccare subito la folle corsa degli spread.

Tra Roma, Berlino, Parigi e Madrid ne parlano con reticenza. Non vogliono creare troppe aspettative, in caso di fallimento sarebbero un boomerang. Ripetono che una loro approvazione già al Consiglio europeo di giovedì e venerdì è quasi impossibile. "Ma comunque per gli sherpa saranno quattro intensissimi giorni di lavoro in teleconferenza", spiega una fonte europea. Il risultato minimo è spianare la strada a una discussione a 27 su questi, delicatissimi, temi. In modo che un primo accordo preliminare si possa intravedere nelle dichiarazioni dei leader al termine del summit di Bruxelles. E dare un messaggio ai mercati sul fatto che questa volta l'Europa fa davvero sul serio. Almeno così sperano a Palazzo Chigi, all'Eliseo e alla Moncloa. E l'aver coinvolto anche il Kanzleramt della Merkel è un modo per evitare incomprensioni, per trovare soluzioni condivise.

Venerdì al vertice di Roma i leader delle prime quattro economie dell'euro hanno definitivamente battezzato il piano per la crescita da 130 miliardi. Misure utili, duramente negoziate (soprattutto da Monti e dal suo braccio armato in Europa, Enzo Moavero) di fronte alle reticenze dei nordici, ma che dopo mesi di trattative potrebbero essere state superate dall'aggravarsi della crisi. Per questo a maggio i governi hanno incaricato i 4 presidenti della Ue (Van Rompuy, Draghi, Barroso e Juncker) di scrivere un piano per riformare l'Europa. Ci confluirà l'Unione bancaria proposta dalla Commissione e sarà basato sull'Europa politica chiesta dalla Merkel: più poteri a Bruxelles nel controllo dei bilanci e della politica economica dei governi. Solo allora la Germania cederà sugli Eurobond. Ma perché questo avvenga ci vorranno anni e oggi potrebbe non bastare a sfamare le attese degli investitori. Come conferma il responsabile Europa del Pd Sandro Gozi, per il quale "dopo il successo del summit di Roma bisogna andare avanti, fare di più".

E qui veniamo alle angosce dei nostri giorni. La crisi greca non è risolta. Idem il salvataggio delle banche spagnole. Bubboni pronti a infiammare di nuovo gli spread, pregiudicando riforme e risanamento di paesi ora virtuosi, come l'Italia. E se il summit di settimana prossima non darà risposte credibili, la crisi potrebbe diventare irreversibile. Proprio per evitare questo scenario è stato creato il gruppo di lavoro che sarà composto dai ministri delle Finanze (per l'Italia Vittorio Grilli) di Italia, Germania, Francia e Spagna e dagli sherpa dei leader. Per Monti il ministro Moavero, che ritroverà "l'uomo euro" della Merkel Nikolaus Meyer-Landrut, con il quale per mesi ha lavorato per sbloccare il piano sulla crescita. Il gruppo si terrà in contatto con Bce e Commissione.

Come prima cosa cercherà di disinnescare la mina delle banche spagnole. Germania, Olanda e Finlandia hanno imposto che i soldi per il salvataggio non andassero direttamente agli istituti, ma passassero dal governo in modo da avere più garanzie in caso di fallimento. Poi la decisione di usare il nascituro fondo salva-stati permanente (Esm) e non quello transitorio (Efsf) in modo tale che il soldi versati dai governi per il salvataggio non venissero conteggiati nel debito pubblico. Ma con un inconveniente: l'Esm è un creditore privilegiato. Status che piace molto ai governi del Nord ma che ha bloccato gli investitori privati, terrorizzati che in caso di default spagnolo a essere rimborsati sarà solo l'Esm, non loro. Il che ha fatto impennare gli spread spagnoli e, di riflesso, quelli italiani. Ma sarà dura far digerire a Berlino, Helsinki e l'Aia la mossa di sottrarre all'Esm lo status di creditore privilegiato.

Il secondo obiettivo degli sherpa è ancora più ambizioso, calmare definitivamente i mercati. L'idea italiana di uno scudo anti-spread è stata bocciata dalla Merkel. "Siamo pronti a battere altre strade", dicono pragmatici nel nostro governo. Ma in fretta. La pista che seguiranno gli sherpa è quella di far precedere gli Eurobond dal Redemption fund e dagli Eurobills. Il primo è un fondo garantito dalla Ue dove confluirebbe la parte che eccede il 60% del debito di ogni Paese con l'impegno di smaltirlo in 20 anni. Oltretutto è stato ideato dai consiglieri della Merkel ed è stato raccomandato ai governi dal Parlamento europeo. Gli Eurobills sono invece piccoli Eurobond, titoli comuni a breve scadenza che ogni Paese può emettere in quantità limitata. Due misure che finalmente abbatterebbero gli spread. Ma Roma, Madrid e Parigi sperano anche di accelerare sull'Unione bancaria e sull'integrazione delle politiche di bilancio, in modo da arrivare prima agli Eurobond.


(24 giugno 2012)
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Spiegel, Pil Germania -10% se salta euro

Messaggioda ranvit il 24/06/2012, 16:09

Anche perchè.... ;)


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 87518.html

Spiegel, Pil Germania -10% se salta euro
Il numero dei senza lavoro crescerebbe oltre i 5 milioni

24 giugno, 14:49


(ANSA) - ROMA, 24 GIU - L'economia tedesca potrebbe contrarsi fino a toccare il -10% quest'anno nel caso di una disintegrazione dell'euro. Lo scrive il Der Spiegel citando uno studio ancora non reso pubblico del Ministero delle finanze di Berlino. Inoltre il numero dei senza lavoro crescerebbe a oltre 5 milioni. Questi numeri, spiega una fonte del Ministero citata dalla rivista tedesca, dimostrano che il salvataggio della moneta unica e' il male minore considerato quanto costerebbe il ritorno alle valute nazionali.
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Re: Spiegel, Pil Germania -10% se salta euro

Messaggioda franz il 25/06/2012, 11:39

ranvit ha scritto:Anche perchè.... ;)


http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 87518.html

Spiegel, Pil Germania -10% se salta euro
Il numero dei senza lavoro crescerebbe oltre i 5 milioni

I tedeschi sono essenzialmente pragmatici e quindi se realizzano che la dissoluzione dell'euro crea piu' danno che il sostegno dell'euro stesso, allora faranno di necessità virtu'. Tuttavia ci sono molte strade intermedie da tentare tra il "sostegno" che viene chiesto da chi ne ha bisogno (eurobond in testa) e la dissoluzione dell'euro. In primo luogo chi è in crisi deve fare bene "i compiti a casa" ed in questo momento l'Italia ha fatto molto in questi 6 mesi non ha fatto tutto. Per esempio non ha fatto nulla per limitare le spese di personale dello stato. Ora si conteranno le telefonate ma nessuno conta il personale inutile. E per la grecia se si parlava di licenziare i dipendenti pubblici (200'000 entro il 2015) ma sappiate che per ora non è stato fatto nulla, anzi tra il 2010 ed il 2011 ne hanno assunti 70'000. E sono queste le cose che fanno incazzare i tedeschi.

Allora tornando al punto principale, l'Euro è una strada irreversibile ma non per questo si piu' tranquillamete ricattare la germania oppure prendere l'Europa per i fondelli come sta facendo la Grecia da tempo, prima truccando i conti e poi tergiversando o rimandando tutto alla classiche "calende greche".

Da notare inoltre che se è verosimile che la dissoluzione dell'euro potrebbe causare i citati danni alla germania, lo scenario per l'italia sarebbe ancora piu' drammatico. Ed ancora piu' tragico sarebbe per Grecia, Portogallo e Spagna.



Schäuble e il dossier di Berlino: «Se crolla l’euro l’economia tedesca cadrà del 10%»
Il ministro tedesco dell' Economia: «No alla disintegrazione, ci saranno 5 milioni di disoccupati A rischio anche viaggiare»

BERLINO — È un vero incubo il futuro economico della Germania, e con lei di tutta l’eurozona, se la moneta unica dovesse crollare. A tracciare i dettagli di questo scenario pauroso è uno studio dei tecnici del ministero delle Finanze tedesco, il gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse, già quartier generale di Hermann Göring e dell’amministrazione militare sovietica, dove ora regna Wolfgang Schäuble, uno dei protagonisti dell’europeismo tedesco. Il rapporto è stato rivelato, nei punti fondamentali, dal settimanale «Der Spiegel», che ha citato un funzionario del ministero, secondo il quale «di fronte a queste prospettive, anche un salvataggio dell’euro a caro prezzo appare come il minore dei mali».

IL DOCUMENTO - L’articolo dello «Spiegel», intitolato «Uno sguardo sull'abisso », è corredato da una serie di dati che confermano indicazioni «molto tetre» per tutti i Paesi dell’eurozona. In un grafico, una freccia nera indica l’aumento della disoccupazione nel primo dei due anni successivi alla eventuale fine della moneta unica, mentre una freccia rossa indica la contrazione dell’economia. E molti di questi valori percentuali, nei vari Stati, superano la doppia cifra, in particolare per quanto riguarda le nazioni più esposte, come per esempio l’Italia, dove il tasso di disoccupazione salirebbe al 12,3 per cento. Ma anche la locomotiva tedesca, e questo è il vero punto critico dello studio degli uomini di Schäuble, verrebbe pesantemente danneggiata. L’economia della Germania subirebbe una caduta del 9,2 per cento mentre il numero dei disoccupati salirebbe al 9,3 per cento.

DISOCCUPAZIONE - I senza lavoro supererebbero i 5 milioni, una cifra quasi doppia rispetto a quella attuale Il ministero della Finanze tedesco non ha smentito né confermato le rivelazioni dello «Spiegel », secondo cui il documento è stato tenuto fino a oggi riservato nel timore che i costi delle iniziative per salvare l’euro uscissero fuori da ogni controllo. «Non prenderemo parte a speculazioni su presunti rapporti segreti», ha detto una portavoce. Ma a fianco dell’articolo del settimanale di Amburgo, in una lunga intervista, è lo stesso Schäuble ad avvertire che una disintegrazione «sarebbe assurda» e che l’unione monetaria, non solo non è stato assolutamente un errore, come gli era stato chiesto, ma è stata la «logica conseguenza» dell’integrazione comunitaria. Il ministro, esponente di punta del partito cristiano democratico che fu di Helmut Kohl, avverte inoltre che una rottura della zona euro rimetterebbe in questione conquiste che sono ormai entrate nel patrimonio acquisito di tutti i cittadini, come il mercato unico e la libera circolazione.

PAREGGIO DI BILANCIO - Le rivelazioni sui calcoli che si sono fatti a Berlino sulle conseguenze di un collasso della moneta unica arrivano proprio in una settimana decisiva per il futuro europeo, con il vertice dei Ventisette che sarà chiamato il 28 e 29 giugno a trovare delle ricette in grado di contribuire a superare la crisi. In realtà, la linea cauta di Angela Merkel—convinta della necessità di non distaccarsi da un rigido controllo delle discipline di bilancio, contraria alla condivisione dei debiti con i Paesi meno virtuosi dell’eurozona, indisponibile a provvedimenti per stimolare la crescita che si traducano in nuove spese—è sempre partita dalla premessa, almeno a parole, di un impegno prioritario per la difesa della moneta unica. «La fine dell’euro — è stata una delle frasi più frequenti della cancelliera — sarebbe la fine dell’Europa». Intanto, sempre questa settimana, alla vigilia del summit di Bruxelles, Schäuble presenterà la nuova legge finanziaria che prevede nel 2013 il pareggio di bilancio. Questo dato era stato anticipato da alcuni istituti di ricerca, che avevano avvertito però nello stesso tempo delle pesanti conseguenze per i conti pubblici tedeschi di una escalation della crisi europea. In tutti i casi, insomma, la Germania non può dormire sonni tranquilli.

Paolo Lepri 25 giugno 2012 | 10:35 http://www.corriere.it
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Re: La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone

Messaggioda ranvit il 25/06/2012, 11:45

Vediamo...
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone

Messaggioda ranvit il 28/06/2012, 12:58

http://www.corriere.it/editoriali/12_gi ... ad5b.shtml


LE TANTE AZIENDE NAZIONALI «A SCONTO»
Il Paese è ricco di buone occasioni

La Deutsche Bank ha un'opzione d'acquisto sul 5% di Unicredit che il fondo speculativo Pamplona ha rastrellato a prezzo vile con soldi presi a prestito proprio dalla banca di Francoforte. E poi si scopre che questa detiene anche l'1% in diretta proprietà. L'Allianz, compagnia assicurativa di Monaco di Baviera, conserva il suo storico 2%. Il capitale tedesco, che nel 2005 aveva una rilevante partecipazione in Unicredit all'indomani dell'acquisizione della Hypo und Vereinsbank, si era defilato, soprattutto di fronte alle nuove emissioni azionarie, pur indispensabili per salvare la banca transeuropea costruita da Alessandro Profumo. Adesso, mentre il premier Mario Monti tratta con la cancelliera Angela Merkel le condizioni dell'European Redemption Fund a presidio dei debiti pubblici, la Deutsche Bank si mette nelle condizioni di contendere al fondo sovrano di Abu Dhabi il ruolo di primo azionista della principale banca italiana, il cui attivo è pari al 60% del Prodotto interno lordo del Paese.

Il colosso tedesco era stato il primo, nel luglio 2011, a tagliare i titoli di Stato italiani e a darne notizia ai mercati. Il governo Berlusconi sottovalutò quel campanello d'allarme. Monti e la Banca d'Italia hanno potere ed esperienza per farsi sentire in questa nuova partita.

Deutsche Bank deve chiarire le condizioni del prestito e dell'opzione e, soprattutto, i suoi progetti. Magari spiegherà che si tratta di un trading più sofisticato di altri. Tireremo un sospiro di sollievo. Ma se così non fosse, nemmeno la banca presieduta da Paul Achleitner potrebbe essere accolta a scatola chiusa. Sarebbe interessante, per esempio, riclassificarne lo stato patrimoniale secondo la declinazione italiana dei principi contabili internazionali. Che è più seria - sì, leggete bene: più seria - di quella tedesca. E poi, rifatti per bene i conti, la Vigilanza dirà quel che deve nel rispetto delle leggi.

Il crollo della Borsa mostra un'Italia a sconto. Pesa la recessione, ma anche, e molto, la percezione di un rischio Paese più alto di quanto non dicano i numeri base dell'economia. In queste condizioni, l'Italia corre il duplice pericolo di farsi sfilare i gioielli del settore privato - uno per tutti: le Generali - attraverso manovre finanziarie, magari opache, e di trovarsi costretta a mettere all'incanto le grandi aziende a partecipazione statale - Eni, Enel, Finmeccanica - quale pegno di risanamento della finanza pubblica. Non sarebbe un bel giorno. Meglio evitarlo.

Il caso Unicredit ha valore preventivo e segnaletico. L'Italia non è un Paese chiuso. Ma vuol conservare il potere di decidere sulle partite strategiche. Quando l'Audi compra la Ducati, spiace constatare che non si sia ripetuta la storia della Piaggio, dove un italiano, Roberto Colaninno, seppe prendere in mano la situazione. E tuttavia l'Audi va salutata con fiducia perché entra in trasparenza, chiedendo permesso anche ai sindacati (tutti) e garantendo sviluppo a Bologna. Il governo dei flussi finanziari è più delicato. Non possiamo dimenticare che la Banca d'Italia ha sudato le sette camicie per recuperare la sovranità di Unicredit sulla liquidità del gruppo che la Bafin, la Vigilanza tedesca, aveva segregato in Germania. Insomma, banche, assicurazioni e industrie non vivono trincerandosi. Si può cambiare. Anche molto. Ma mettendo prima tutte le carte sul tavolo. Con spirito paritario ed europeo.

MASSIMO MUCCHETTI28 giugno 2012 | 8:36
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Re: La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone

Messaggioda trilogy il 28/06/2012, 16:03

ranvit ha scritto:http://www.corriere.it/editoriali/12_giugno_28/il-paese-e-ricco-di-buone-occasioni-massimo-mucchetti_3184a39c-c0de-11e1-a4a5-279d925cad5b.shtml


LE TANTE AZIENDE NAZIONALI «A SCONTO»
Il Paese è ricco di buone occasioni

La Deutsche Bank ha un'opzione d'acquisto sul 5% di Unicredit che il fondo speculativo Pamplona ha rastrellato a prezzo vile con soldi presi a prestito proprio dalla banca di Francoforte. E poi si scopre che questa detiene anche l'1% in diretta proprietà. L'Allianz, compagnia assicurativa di Monaco di Baviera, conserva il suo storico 2%. Il capitale tedesco, che nel 2005 aveva una rilevante partecipazione in Unicredit all'indomani dell'acquisizione della Hypo und Vereinsbank, si era defilato, soprattutto di fronte alle nuove emissioni azionarie, pur indispensabili per salvare la banca transeuropea costruita da Alessandro Profumo. Adesso, mentre il premier Mario Monti tratta con la cancelliera Angela Merkel le condizioni dell'European Redemption Fund a presidio dei debiti pubblici, la Deutsche Bank si mette nelle condizioni di contendere al fondo sovrano di Abu Dhabi il ruolo di primo azionista della principale banca italiana, il cui attivo è pari al 60% del Prodotto interno lordo del Paese.....


Con chi se la prende? Con chi sfrutta le occasioni che il mercato offre? Riflettesse un pochino su chi ha contribuito a creare le condizioni per il deprezzamento degli asset finanziari nazionali, non è solo un problema economico.
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Re: La Germania ci preferisce sospesi sull'orlo del burrone

Messaggioda franz il 28/06/2012, 16:29

trilogy ha scritto:Con chi se la prende? Con chi sfrutta le occasioni che il mercato offre? Riflettesse un pochino su chi ha contribuito a creare le condizioni per il deprezzamento degli asset finanziari nazionali, non è solo un problema economico.

Già. E riferendomi all'intervista di Romano Prodi che ho postato qui (viewtopic.php?p=49162#p49162 ) in cui lui afferma che nel caso di dissoluzione dell'Euro e di ritorno alle monete locali o di eutro a due velcità, di Euro-tedesco (forte) e Euro-Italiano (debole), il rapporto non sarebbe 1.20 ma 2.20 e quindi non potrebbero piu' venderci mercedes e BMV (diventerebbero troppo care) va detto che a quei livelli di cambio cosi' favorevoli i paesi a tripla AAA, potrebbero letteralmente comprarsi spagna e italia (le banche per esempio) a prezzi di saldo.
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