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Monti non è una parentesi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda chango il 02/02/2012, 18:08

franz ha scritto:
Provo a citare l'amico Bisin, da NfA (http://noisefromamerika.org/articolo/po ... o-monotono )
Proviamo a immaginare un mondo diverso. Un mondo in cui di lavori precari ce ne fossero a iosa: finito uno se ne trovano altri, diversi, altrove. In questo mondo essere precario non è affatto male, specie per un giovane, magari con poca istruzione: il pizzaiolo per sei mesi, il barista per due (che lavorare la notte è bello ma stanca), il massaggiatore per un anno; un periodo a Milano, uno a Venezia, uno a Urbino e uno a Londra…

Mi rendo conto di quanto anche solo ipotizzare un mondo di questo tipo possa sembrare assurdo e che chi oggi in Italia cerca di tenersi stretto il lavoro al call center possa essere addirittura insultato da questo mio ragionamento. Non ho nessuna intenzione di insultare nessuno. Ma li vedo tutti i giorni ragazzi giovani (spesso anche italiani), che fanno esperienze sul mercato del lavoro a questo modo. Cambiano lavoro in continuazione e si stabilizzano lentamente, alcuni attraverso attività imprenditoriali, altri cercando lavori più protetti. Sto parlando degli Stati Uniti (o meglio, di New York), naturalmente. Ma non sto sostenendo che il mercato del lavoro negli Stati Uniti sia il migliore dei mercati del lavoro possibili. Anzi. È un inferno da molti punti di vista. Ma la questione del precariato non esiste. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi del precariato. Della mancanza di assicurazione sanitaria, sì, sempre. Della disoccupazione ogni tanto, specie nei periodi di crisi come questo. Ma mai del precariato. Mai dei giovani che non riescono ad avere sicurezza sufficiente per metter su famiglia. Non esiste nemmeno la parola “precariato”. almeno non con il significato peggiorativo che ha in italiano.

E non sto parlando solo di lavoro manuale. I professori universitari, per esempio, prima di avere lavori fissi e protetti, hanno lavori precari. Cambiano università continuamente: perché si stufano di stare in città noiose, perché cambia la loro situazione familiare, perché vogliono essere più vicini a qualcuno con cui fanno ricerca… e perché l’università dove lavorano li manda via. Girano, per anni. Il lavoro fisso (si chiama tenure per gli accademici) è un obiettivo importante, naturalmente. Ma non è che senza non si vive o non si crea famiglia. Perché precariato non significa rischiare di perdere lavoro, ma al massimo trovarlo in un’altra città o in un’università meno prestigiosa. Parlo anche per esperienza. Ho tenure, adesso; ma sono stato precario per circa 10 anni girando Stati Uniti ed Europa, senza mai sentirmi precario. La stessa cosa si può dire per medici, avvocati, operatori finanziari.

Per arrivare a un mercato del lavoro di questo tipo è necessario ridurre la protezione del posto di lavoro, permettere alle imprese di licenziare per ragioni economiche, ad esempio. Mi rendo conto che possa apparire un po’ un salto nel buio. Capisco anche che possa essere inattuabile, nelle presenti condizioni in Italia. Mi riferisco sia alle condizioni economiche (l’eccessiva partecipazione dello Stato inefficiente nella vita economica) che a quelle culturali (in cui il desiderio del “posto fisso” è scolpito quasi indelebilmente nella mente di molti). Però so anche che se non si arriva a un mercato del lavoro di questo tipo i problemi dei precari sono irresolubili. Non c’è via d’uscita, purtroppo: più si protegge una parte dei lavoratori, più gli altri ne fanno le spese. Chi dice il contrario, o non capisce o è in malafede. Nel caso italiano, di solito, è in malafede.


però il caso di chi fa prima il pizzaiolo, poi il barista ecc. e quello del professore universitario che passa da una sede all'altra sono due situazioni molto diverse.
nel primo caso si cambia lavoro rischiando di non acquisire mai delle competenze o di essere ad alto rischio di deprofessionalizzazione (fare il pizzaiolo o il barista non necessitano di un alto livello di istruzione, ma di competenze professionali sì); nel secondo caso si cambia posto di lavoro, ma si continua a fare il proprio lavoro senza rischiare veramente la perdita delle proprie competenza.

trattare queste due situazioni come se fossero identiche (di solito lo fa chi appartiene al secondo caso) vuol dire o non capire o essere in malafede.
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda franz il 02/02/2012, 18:25

chango ha scritto:però il caso di chi fa prima il pizzaiolo, poi il barista ecc. e quello del professore universitario che passa da una sede all'altra sono due situazioni molto diverse.
nel primo caso si cambia lavoro rischiando di non acquisire mai delle competenze o di essere ad alto rischio di deprofessionalizzazione (fare il pizzaiolo o il barista non necessitano di un alto livello di istruzione, ma di competenze professionali sì); nel secondo caso si cambia posto di lavoro, ma si continua a fare il proprio lavoro senza rischiare veramente la perdita delle proprie competenza.

Per fare il pizzaiolo o il barista le competenze si acquisicono e non ci vogliono 5 anni, ... basta un mese o due. Ed una volta acquisite le hai e quindi non sei affatto deprofessionalizzato, anzi sai fare tante cose, il che nella vita non fa assolutamente male. Per quanto riguarda il posto di lavoro (ed il suo cambiamento) è proprio quello di cui stiamo parlando. il posto di lavoro fisso è effettivamente noioso ed è il piu' deprofessionalizzante, soprattutto in questa epoca di rapida rivoluzione tecnologica (e quindi non è assolutamente garantito che il lavoro che facciamo in gioventu' sia lo stesso a 50 anni). Cambiare spesso (diciamo ogni due o tre anni) permette di fare esperienze piu' diversificate di quanto si farebbe nella stessa azienda anche cambiando reparto o facendo carriera. E se il lavoratore ha fatto piu' esperienza sarà piu' utile alla ditta che lo assume. Uno che sta 35 anni nella stessa azienda e perde il lavoro, si trova come un pesce fuor d'acqua. Non è nemmeno il caso pero' cambiare troppo spesso (4 o piu' volte l'anno) perché è indice di inaffidabilità.
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda chango il 02/02/2012, 19:43

franz ha scritto:
chango ha scritto:però il caso di chi fa prima il pizzaiolo, poi il barista ecc. e quello del professore universitario che passa da una sede all'altra sono due situazioni molto diverse.
nel primo caso si cambia lavoro rischiando di non acquisire mai delle competenze o di essere ad alto rischio di deprofessionalizzazione (fare il pizzaiolo o il barista non necessitano di un alto livello di istruzione, ma di competenze professionali sì); nel secondo caso si cambia posto di lavoro, ma si continua a fare il proprio lavoro senza rischiare veramente la perdita delle proprie competenza.

Per fare il pizzaiolo o il barista le competenze si acquisicono e non ci vogliono 5 anni, ... basta un mese o due. Ed una volta acquisite le hai e quindi non sei affatto deprofessionalizzato, anzi sai fare tante cose, il che nella vita non fa assolutamente male. Per quanto riguarda il posto di lavoro (ed il suo cambiamento) è proprio quello di cui stiamo parlando. il posto di lavoro fisso è effettivamente noioso ed è il piu' deprofessionalizzante, soprattutto in questa epoca di rapida rivoluzione tecnologica (e quindi non è assolutamente garantito che il lavoro che facciamo in gioventu' sia lo stesso a 50 anni). Cambiare spesso (diciamo ogni due o tre anni) permette di fare esperienze piu' diversificate di quanto si farebbe nella stessa azienda anche cambiando reparto o facendo carriera. E se il lavoratore ha fatto piu' esperienza sarà piu' utile alla ditta che lo assume. Uno che sta 35 anni nella stessa azienda e perde il lavoro, si trova come un pesce fuor d'acqua. Non è nemmeno il caso pero' cambiare troppo spesso (4 o piu' volte l'anno) perché è indice di inaffidabilità.


certo che sei deprofesionalizzato se fai per 6 mesi il piazzaiolo e poi passi a fare cose totalmente diverse e quelle competenze che hai acquisito non le utilizzi più. il rischio è quello di saper fare di tutto un po' senza avere delle competenze specifiche da spendere concretamente nel mercato del lavoro (a partire dall'esperienza specifica in un certo ruolo).

dubito che un qualsiasi professore universitario consideri noioso e deprofesionalizzante fare il proprio lavoro nello stesso posto per 30 anni.

in molti ambiti professionali la rapida rivoluzione tecnologia ha effetti marginali e comunque esiste sempre la possibilità di formarsi tenendo il passo della rivoluzione tecnologica. per dire: molti impiegati sono rimasti a lavorare nello stesso posto svolgendo lo stesso lavoro anche se sono passati dall'utilizzo della macchina da scrivere a PC con connessione ADSL.

il tuo ragionamento quando cambiare lavoro e quante volte farlo presuppone la scelta da parte del lavoratore. per il lavoratore che prima fa il pizzaiolo, poi il barista, ecc. il cambiamento è spesso una conseguenza non voluta e più complessa da governare di quanto avvenga per un professore universitario.
questo perché cambiare lavoro (professione) è molto più complesso che cambiare posto di lavoro continuando a svolgere la propria professione.

io capisco che non si possa pretendere il posto fisso, capisco meno perché il lavorare tutta la vita nello stesso posto debba essere presentato come un elemento negativo.
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda franz il 03/02/2012, 10:35

chango ha scritto:certo che sei deprofesionalizzato se fai per 6 mesi il piazzaiolo e poi passi a fare cose totalmente diverse e quelle competenze che hai acquisito non le utilizzi più. il rischio è quello di saper fare di tutto un po' senza avere delle competenze specifiche da spendere concretamente nel mercato del lavoro (a partire dall'esperienza specifica in un certo ruolo).

Non è detto che non le utilizzi piu' e se sai fare 10 cose sei messo meglio chi chi ne sa fare una sola.
Il rischio di cui parlo che non interessa a chi dà lavoro come pizzaiolo. Basta sapere che le pizze le fa bene, ed è piu' che evidente che nella società servono persone che sappiano fare la pizza, cosi' come migliaia di altre cose. E se oltre alla pizza sa anche servire al bar meglio, perché se il barista è ammalato .... Vedi tra due persone, una che sa fare solo la pizza ed uno che oltre alla pizza sa fare tante altre cose, io assumo il secondo. Naturalmente la pizza deve saperla fare bene.
chango ha scritto:dubito che un qualsiasi professore universitario consideri noioso e deprofesionalizzante fare il proprio lavoro nello stesso posto per 30 anni.

Un barone assolutamente non si annoia. :lol: D'indole un ricercatore curioso di sperimentare nuove esperienze si'. Magari anche solo per cambiare città o per lavorare in un'università migliore. Naturalmente partiamo dal fatto che se uno considera il posto in cui è il migliore del mondo, difficilmente cambierà. Ma non è questo il caso delle università italiane (per questo vedasi l'alto tasso di emigrazione dei "cervelli" italiani).
chango ha scritto:io capisco che non si possa pretendere il posto fisso, capisco meno perché il lavorare tutta la vita nello stesso posto debba essere presentato come un elemento negativo.

Il concetto espresso da Monti è che già oggi, ed ancor piu' in futuro, il "posto fisso che dura tutta la vita" è una meta irraggiungibile, quindi tanto vale metterci una pietra sopra.
Mi permetto di citare il paragrafo esatto:
”I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. E’ più bello cambiare e accettare nuove sfide purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”

Ma vorrei anche sottolineare un altro aspetto. Devo forzatamente tirare le orecchie ai marxisti (palesi o insonsapevoli) di questa lista, perché il Carletto la pensava esattamente come Monti. Secondo lui la società capitalista era rigida, sul piano professionale. In una economia capitalista:
C.Marx ha scritto:ciascuno ha una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o pastore, o critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere

Mentre, sempre secondo lui, nella società comunista:
C.Marx ha scritto:ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico.

Fonte: K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pag. 24

Ora i casi sono vari: O Marx come stesso capita non aveva capito bene le cose, oppure descriveva le cose come erano allora ed oggi la società capitalista, che è mutata, esprime perfettamente il concetto di libertà e mobilità professionale che Monti ed i liberali auspicano oggi e lui vagheggiava 150 anni fa. Ma in fondo Marx dice la stessa cosa: che noia il posto fisso tutta la vita! :lol:
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda chango il 03/02/2012, 11:53

franz ha scritto:
Non è detto che non le utilizzi piu' e se sai fare 10 cose sei messo meglio chi chi ne sa fare una sola.
Il rischio di cui parlo che non interessa a chi dà lavoro come pizzaiolo. Basta sapere che le pizze le fa bene, ed è piu' che evidente che nella società servono persone che sappiano fare la pizza, cosi' come migliaia di altre cose. E se oltre alla pizza sa anche servire al bar meglio, perché se il barista è ammalato .... Vedi tra due persone, una che sa fare solo la pizza ed uno che oltre alla pizza sa fare tante altre cose, io assumo il secondo. Naturalmente la pizza deve saperla fare bene.


franz ha scritto:Un barone assolutamente non si annoia. :lol: D'indole un ricercatore curioso di sperimentare nuove esperienze si'. Magari anche solo per cambiare città o per lavorare in un'università migliore. Naturalmente partiamo dal fatto che se uno considera il posto in cui è il migliore del mondo, difficilmente cambierà. Ma non è questo il caso delle università italiane (per questo vedasi l'alto tasso di emigrazione dei "cervelli" italiani).


assumi una persona con competenze maggiori rispetto ad un altro? bene. ma questo non c'entra nulla con quanto sto sostenendo.
Ti sto dicendo che tra cambiare lavoro (professione) e cambiare posto di lavoro (facendo la stessa professione) sono due cose diverse che non possono stare sullo stesso piano.

far finta che non ci siano differenze che la flessibilità richiesta ai primi sia maggiore o se preferisci più complessa ( e per certi versi più rischiosa) rispetto a quella richiesta ai secondi, non ha molto senso.


franz ha scritto:
chango ha scritto:io capisco che non si possa pretendere il posto fisso, capisco meno perché il lavorare tutta la vita nello stesso posto debba essere presentato come un elemento negativo.

Il concetto espresso da Monti è che già oggi, ed ancor piu' in futuro, il "posto fisso che dura tutta la vita" è una meta irraggiungibile, quindi tanto vale metterci una pietra sopra.
Mi permetto di citare il paragrafo esatto:
”I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. E’ più bello cambiare e accettare nuove sfide purché siano in condizioni accettabili. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”


io sta storia che sia irraggiungibile non la capisco. se uno è bravo a fare il suo lavoro e il datore di lavoro è soddifsatto perchè il rapporto di lavoro non deve andare avanti per tutta la vita?
solo perchè qualcuno lo giudica monotono?


franz ha scritto:
Ma vorrei anche sottolineare un altro aspetto. Devo forzatamente tirare le orecchie ai marxisti (palesi o insonsapevoli) di questa lista, perché il Carletto la pensava esattamente come Monti. Secondo lui la società capitalista era rigida, sul piano professionale. In una economia capitalista:
C.Marx ha scritto:ciascuno ha una sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire: è cacciatore, pescatore, o pastore, o critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere

Mentre, sempre secondo lui, nella società comunista:
C.Marx ha scritto:ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico.

Fonte: K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pag. 24

Ora i casi sono vari: O Marx come stesso capita non aveva capito bene le cose, oppure descriveva le cose come erano allora ed oggi la società capitalista, che è mutata, esprime perfettamente il concetto di libertà e mobilità professionale che Monti ed i liberali auspicano oggi e lui vagheggiava 150 anni fa. Ma in fondo Marx dice la stessa cosa: che noia il posto fisso tutta la vita! :lol:


quella di Marx è una discreta stronzata. il cambiamento come scelta consapevole è una cosa importante. peccato che per la maggior parte delle persone una volta intrapresa una strada, cambiare diventa costoso (in termini economici e non solo).
mobilità professionale, vuol dire poco. per alcuni vuol dire cambiare professione per altri cambiare posto dove esercitarla.
abbi pazienza, ma per me sono due cose diverse che non possono essere mischiate.
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda franz il 03/02/2012, 12:31

chango ha scritto:assumi una persona con competenze maggiori rispetto ad un altro? bene. ma questo non c'entra nulla con quanto sto sostenendo.
Ti sto dicendo che tra cambiare lavoro (professione) e cambiare posto di lavoro (facendo la stessa professione) sono due cose diverse che non possono stare sullo stesso piano.

Certo, sono cose diverse. Ma rispetto all'idea del posto fisso tutta la vita (lo stesso posto fisso) sono identiche. Prendo per esempio un caso che conosco molto bene. Il mio. Premesso che la professione imparata (nel campo delle scienze biologiche) è risultata diversa da quella esercitata (scienze informatiche) e che per flessibilità prima di trovare la strada sono stato in fabbrica e in una libreria, il fatto di cambiare posto di lavoro nella stessa professione mi ha permesso di sperimentare tante cose diverse: dalle applicazioni di contabilità alla gestione di una colata continua in acciaieria, dalle colonne di borsa di un quotidiano nazionale, alla gestione di immagini termiche metereologiche da satellite, dal fisco informatizzato di una vicina nazione alla gestione di procedure bancarie, dalla compraventita internazionale di componenti per auto all'ufficio oggetti smarriti di un grosso comune italiano, dalla rotte delle navi a lavori grafici per la RAI. Compreso anche un bel periodo di lavoro in proprio. E mi fermo qui solo perché dovrebbe bastare a farci capire perché sono in sintonia con chi dice che un posto fisso tutta la vita è monotono. Non avrei potuto avere tutte quelle esperienze (pur con la stessa professione) stando nella stessa azienda. E nella stessa Nazione.

quella di Marx è una discreta stronzata. il cambiamento come scelta consapevole è una cosa importante. peccato che per la maggior parte delle persone una volta intrapresa una strada, cambiare diventa costoso (in termini economici e non solo).

Conosco un camionista (non italiano) che arrivato a 45 anni si è stufato di fare la spola dall'europa all'india ed ha deciso di cambiare. L'ho conosciuto una decina anni fa che era ormai informatico, come me, ed è veramente uno dei migliori programmatori che abbia conosciuto in 33 anni di lavoro nel campo. Naturalmente era convinto di aver migliorato, ed aveva ragione. Noi siamo troppo abituati al fatto che "posto" o lavoro" uno debba fare la stessa cosa tutta la vita. Era cosi' decenni fa, non lo sarà piu' in futuro. Naturalmente una società diversa, piu' dinamica, in cui si puo' cambiare professione durante la vita, necessita di strutture di formazione continua per adulti e di una mentalità diversa nel lavoratore.
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda flaviomob il 03/02/2012, 23:45

Il discorso di Monti non ha alcun senso (un po' come gli sfigati di Martone) ed è piuttosto irritante da un bocconiano figlio di un banchiere e nipote di un altro banchiere che percepirà - tra l'altro - uno stipendio da senatore fino all'ultimo dei suoi giorni. Invece di battute infelici ed esplosive nell'attuale contesto sociale, elabori una riforma del welfare che tuteli coloro che cambieranno spesso professione nel corso della loro esistenza (e non è affatto detto che siano solo i giovani, vista la consistenza numerica dei cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro), garantisca formazione continua ma anche politiche per l'abitazione, dato che trasferirsi in Italia ha costi inverosimili, tutele per la genitorialità e soprattutto per le madri. Sarebbe carino che Monti parlasse con i fatti e con proposte articolate piuttosto che con battute infelici.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda franz il 04/02/2012, 9:56

flaviomob ha scritto:Il discorso di Monti non ha alcun senso (un po' come gli sfigati di Martone) ed è piuttosto irritante da un bocconiano figlio di un banchiere e nipote di un altro banchiere che percepirà - tra l'altro - uno stipendio da senatore fino all'ultimo dei suoi giorni. Invece di battute infelici ed esplosive nell'attuale contesto sociale, elabori una riforma del welfare che tuteli coloro che cambieranno spesso professione nel corso della loro esistenza (e non è affatto detto che siano solo i giovani, vista la consistenza numerica dei cinquantenni espulsi dal mondo del lavoro), garantisca formazione continua ma anche politiche per l'abitazione, dato che trasferirsi in Italia ha costi inverosimili, tutele per la genitorialità e soprattutto per le madri. Sarebbe carino che Monti parlasse con i fatti e con proposte articolate piuttosto che con battute infelici.

Sembra che i fatti siano già arrivati.
Il fatto che non piacciano alla destra leghsta e alla sinistra antagonista è un fatto estreamamente posititivo.
Ieri ho seguito il forum online su repubblica.tv
È la prima volta che un PdC risponde online in diretta TV.
Decisamente interessante alscoltare le risposte a domande che facciamo anche qui
http://video.repubblica.it/economia-e-f ... 7326/85719
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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda flaviomob il 04/02/2012, 12:13

Di "fatti" ne faceva di più Bersani. Meglio votare.

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -29307623/


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Re: Monti non è una parentesi

Messaggioda franz il 04/02/2012, 13:05

flaviomob ha scritto:Di "fatti" ne faceva di più Bersani. Meglio votare.

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -29307623/

Delle lenzolate iniziali di Bersani rimane poco, sia perché Bersani stesso non riusci a portare tutte avanti (taxi) sia perché il centro destra le smantello' in gran parte. Se l'operazione, meritoria, di Bersani fosse stata completa e coronata da completo successo, è ovvio che allora l'attuale governo non avrebbe avuto alcunché da fare in tema di liberalizzazioni.
Bersani fu interrotto anche dal fatto che si ando' a votare :lol:
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