pianogrande ha scritto:Dunque.
Il nostro creativo cosiddetto governo ha avuto la spudoratezza di legiferare a referendum in corso.
A forza di aspettare l'ultimo momento, per fregarci, ha esagerato un po' tanto.
Mai raggiunto un simile livello di scorrettezza e di pirateria istituzionale.
Ripeto.
Hanno legiferato, in materia, a referendum in corso (era in corso il voto degli italiani all'estero).
Io voterò quattro sì rifiutandomi di capire i cavilli e gli imbrogli inventati da questa gentaglia che è lì solo per fregarmi.
Mi fido molto di più della cassazione.
Ma il casino lo ha fatto propio la Cassazione.
Guarda che il Parlamento ha tutto il diritto di legiferare, anche se è previsto un referendum.
Da nessuna parte sta scritto che la sovranità del Parlamento viene meno quando è in corso un referendum.
Tutto sommato la pensano in questo modo anche gli amici di LED.it
Dal sito di democrazialegalità.it riporto questo testo, che ho cercato per capire se il paradosso è vero o apparente. Nemmeno loro, che di legalità dovrebbero intendersene, lo hanno capito.
http://www.democrazialegalita.it/redazi ... no2011.htmAggiornamento: il nuovo quesito sul nucleare. Un apparente paradosso.
di Gabriele Pazzaglia e Marco Ottanelli
“Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?”
La Corte di Cassazione, a seguito della cosiddetta moratoria, ha disposto il trasferimento della richiesta di abrogazione delle norme sul nucleare.
In altre parole, ha cambiato il quesito referendario nel modo riportato all'inizio di questa scheda.
Questo perché la legge 26/5/2011 aveva pesantemente modificato la normativa precedente, quella sulla quale si sarebbe dovuto esprimere il corpo elettorale, e che oggi in sostanza non esiste più.
Quindi, non voteremo più sul quesito presentato dai comitati; saremo chiamati invece ad esprimerci sulla moratoria stessa. Esaminiamo quali sono dunque i commi 1 e 8 dell'art. 5 che saranno eventualmente abrogati. E cosa ne conseguirà.
Il primo, è piuttosto semplice. Esso recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".
Occhio a quel “non”. La frase che sarebbe abrogata è: “non si procede alla definizione e attuazione del programma nucleare.” Chiaramente, l'intento della Cassazione dovrebbe essere quello di andare incontro alle intenzioni dei referendari, eppure rimane un piccolo dubbio, chiamiamolo così, lessicale: se abroghiamo una norma che prevede che non si attua il programma nucleare, che rimane?
Vediamo allora cosa recita il comma 8; esso è piuttosto lungo, ma dice, in sintesi, che, "dopo un anno dall'entrata in vigore della legge sulla moratoria, il governo, sentiti gli organi competenti, adotta la Strategia energetica nazionale, che individua le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree geografiche di approvvigionamento, il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale e lo sviluppo delle infrastrutture nella prospettiva del mercato interno europeo".
Leggetelo bene: non si parla mai di nucleare. Si parla solo di piani per l'efficienza, la sicurezza, la competitività la differenziazione delle fonti energetiche. Quindi, abroghiamo un piano razionale per l'energia? Tornano i dubbi di prima.
Allora la risposta alla domanda “cosa cambia, se vince il sì?” non può che risiedere nella normativa che risulterebbe residua, ovvero tutti gli articoli ed i commi che sopravviverebbero della legge 26. Essi sono tutti abrogativi o modificativi della precedente legge sul nucleare, quella che era originariamente oggetto di referendum.
E qui, lo confessiamo, la nostra competenza pare svanire davanti alla immensa confusione e sovrapposizione di norme che si accavallano annullandosi l'un l'altra, in un turbinio di decreti, conversioni, sostituzioni. Quel che pare chiaro è che quanto rimane, è ciò che concerne lo stop alla costruzione di centrali, ma non la eliminazione della Agenzia per il nucleare né la gestione delle scorie (che già abbiamo sul territorio nazionale).
In conclusione, quindi, l'effetto del nuovo testo referendario sembra essere paradossale: esso non riguarda l'agenzia per il nucleare, non riguarda le scorie, ma rischia da una parte, con una doppia negazione (eliminazione del “non”) di rendere legittime in un prossimo futuro la definizione e l'attuazione del programma nucleare, e dall'altro di bloccare ogni alternativa energetica ed ogni collaborazione con la Unione Europea ed altri organismi internazionali, collaborazione “anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra”.
Più che un paradosso, ci sembra un pasticcio che forse solo le motivazioni della Corte di Cassazione potranno rendere meno surreale. Nel frattempo, ci permettiamo di dire che forse la moratoria governativa ha già di per sé un forte valore legale per stoppare lo sviluppo del nucleare, e che il nuovo quesito non migliora di molto le cose.
Vedere anche l'opinione di Giovanni Guzzetta
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_GuzzettaNUCLEARE: I DUBBI DI GUZZETTA SUL QUESITO, E' CONTRADDITTORIOhttp://www.asca.it/news-NUCLEARE__I_DUB ... -ORA-.html (ASCA) - Roma, 4 giu - In riferimento alla decisione della Cassazione di trasferire sulle disposizioni del decreto omnibus recentemente convertito dal Parlamento il quesito referendario sul nucleare, il costituzionalista Giovanni Guzzetta, attraverso la sua pagina Facebook, solleva una serie di dubbi sul risultato finale in caso di vittoria dei si'.
''Il risultato finale di una eventuale abrogazione e' tutto da vedere'', afferma Guzzetta che aggiunge: ''Le disposizioni su cui gli elettori si pronunzieranno sono due: la prima prevede che ''al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche (...) sui profili relativi alla sicurezza nucleare (...) non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare''. La seconda disposizione prevede che ''entro dodici mesi (...) il governo (...) adotta la Strategia energetica nazionale'' (relativa cioe' a tutte le possibili fonti di approvvigionamento energetico)''.
''La doppia negazione - continua Guzzetta - produce un'affermazione. E poiche' il referendum si chiama abrogativo perche' il corpo elettorale vuole ''negare' una scelta del legislatore, che succede se ad essere negata e' una negazione? Che succede cioe' se io abrogo una norma che stabilisce che ''non si'' procede... ''nel programma nucleare italiano?'', e ''come si puo' conciliare il fatto che in occasione di uno stesso referendum (si tratta del medesimo quesito) l'elettore voglia l'abrogazione del programma energetico per qualsiasi fonte di energia e, nello stesso momento, che si proceda nel programma nucleare?''. ''Le soluzioni sono due: o si ritiene che le due affermazioni contraddittorie si elidano (e dunque l'effetto innovativo e' nullo) oppure, se una ha portata piu' generale dell'altra, si applica il principio di specialita'. Vale a dire, la norma speciale deroga a quella generale. Il risultato nel nostro caso: si abroga l'intera politica energetica del governo, tranne quella nucleare, che rimane l'unica praticabile!''. E ricorda, in proposito, che ''la Corte costituzionale (...) in ogni sentenza sull'ammissibilita' del referendum non si stanca di ricordarci che ''la richiesta referendaria e' atto privo di motivazione e, pertanto, l'intento dei sottoscrittori del referendum va desunto non dalle dichiarazioni eventualmente rese dai promotori (...), ma esclusivamente dalla finalita' ''incorporata nel quesito', cioe' dalla finalita' obiettivamente ricavabile in base alla sua formulazione ed all'incidenza del referendum sul quadro normativo di riferimento''. Appunto, la finalita' incorporata: chi puo' dirlo?''.
Guzzetta conclude lanciano, ironicamente, una proposta provocatoria: ''Visto che si dovranno ristampare le schede per il ''cosiddetto'' referendum sul nucleare, ci permettiamo di suggerire al Governo che apporti un'ulteriore modifica.
Accanto ai due riquadri che indicano il Si' e il NO, su cui l'elettore potra' apporre la propria ''x'', sarebbe il caso di inserire l'avverbio dubitativo ''forse'': ''forse Si''' e ''forse NO''; magari aggiungendo piu' sotto: ''chi puo' dirlo?''. Contemporaneamente si potrebbe aprire un concorso creativo tra giovani laureati per premiare la migliore idea su quali diavolo saranno gli effetti in caso di vittoria dei si'''.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)