da pierodm il 15/03/2011, 17:29
Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.
Il fatto è che il crocefisso è appeso nelle scuole e nei tribunali esattamente per le penose ragioni accampate da politici tromboni di destrea, centro e sinistra.
Non ha molto senso fare l'elogio di Cristo come se la sua figura e il suo martirio fossero equivalenti, sic et sinmpliciter, alla simbologia del crocefisso: Cristo può essere - e certamente è - lui stesso, o meglio il suo insegnamento e la sua testimonianza di vita, un valore di pace e di libertà universali, ma assai meno universali e assai meno simbolici di libertà sono i simboli usati da una comunità di fedeli, e ancora meno da una chiesa che attraverso quei simboli intendeva escludere e dividere più che ricomprendere e unire.
Questo, nell'ambito di un discorso assolutamemnte "innocente", e puramente teorico.
La questione diventa assai più amara se passiamo dalla teoria ai fatti, ossia all'uso politico, dottrinario e militare del crocefisso e della croce.
La croce sugli scudi e sulle armature, sui labari degli eserciti d'invasione, issate sulle rovine delle case e dei templi degli "infedeli", agitate durante i roghi degli eretici, fatte baciare ai condannati dopo averli torturati a morte in segno di sottomissione.
La "semplice esposizione" nelle scuole usata come merce di scambio, come ambiguo e sordido compromesso, tra Stato e Chiesa, senza il più microscopico rapporto tra le intenzioni dei promotori e il messaggio, la figura, la testimonianza di Cristo: un'esclusiva questione di "segnatura del territorio", di "appropriazione" o spartizione di un potere, di una giurisdizione.
Questo è e, soprattutto, vuole essere la presenza del crocefisso nei luoghi pubblici: non è "uno dei possibili significati", ma il significato per eccellenza, l'unico e solo significato posseduto da questa imposizione.
Anzi, diciamolo meglio: non è la presenza il significato, ma proprio la sua imposizione, ossia il potere, la sottomissione e l'esclusione che questa implica.
Se metà degl'italiani afferma di avere la massima devozione per la figura di Cristo - o lo affermano persone e fedeli di altre religioni di tutto il mondo - all'altra metà "cattolica" degl'italiani non importa nulla: quello che vogliono è il simbolo di una vittoria, il marchio di una supremazia.
L'unica laicità tollerata dai clericali è quella benedetta - in qualche modo "concessa" - dal potere religioso: tutto il resto è "laicismo".