Loredana Poncini ha scritto:Gabriele, mi preoccupa il verbo "vendere" che usi a proposito della funzione del leader...
A tal punto S.B. , il piazzista pubblicitario, nostro premier assoluto, stravolge il concetto di guida e di dirigenza di un partito, riducendo obiettivi e progranmi in "contratti con gl'italiani a pagare meno tasse " ??? !!!
Vedi Loredana, dalla lettura del 3D noto un certa convergenza su una posizione, se così la posso chiamare, "antileaderistica". Quasi come se "leader" fosse un tabù, o uno spauracchio.
Molto probabilmente ci sono visioni diverse da come si deve costruire una posizione politica e un programma di governo.
La mia idea è quella di un gruppo di persone guidate da un leader che, a seguito di un percorso democratica di promozione del proprio programma all'interno di un partito o di un'assemble più grande, abbia conseguito la vittoria su altri programmi presentati attraverso un sistema di votazioni ad esclusione, ovvero attraverso le primarie.
Allora il leader ha senso e il gruppo nell'aiutarlo a nel cercare consenso fra l'elettorato crea una sintesi politica delle richieste e delle aspettative degli intervenuti.
Ops! Sto parlando forse di competizione?
Mi bacchetto subito la mano!
Allora è facile capire che il mio "vendere" virgolettato si riferisce alla ricerca del consenso e non alla mera mercificazione monetaria.
Un programma non nasce dal nulla, ha bisogno di fautori.
Qui ci inoltriamo in una via astiosa. Perché alla domanda "chi scrive il programma?", da alcuni a sinistra si risponde con belle frasi ma poca sostanza.
Quasi che il programma sia la prerogativa su tutto ma allo stesso tempo un luogo sacro dove nessuno deve prevalere sull'altro. Il programma deve quindi essere perfetto, ma nessuno sa dire come deve effettivamente essere. Insomma, un'utopia.
Ebbene è giusto che tutti sappiano che un programma di governo prevede anche cose sporche con le quali, molto probabilmente, gli utopisti non vogliono sporcarsi.
Meglio difendersi dietro un'analisi sulla terminologia adottata o sul fatto che così fancedo si vuol per forza seguire l'esempio di Silvio e fare quello che vuole lui...
Dunque, senza primarie non c'è confronto e senza confronto non c'è scambio di idee. Senza scambio di idee non si costruisce il programma e non si costruisce una squadra di governo liberamente accettata da tutte le parti.
Come vedi c'è sempre qualcuno che si rimbocca le maniche e che si impegna in prima persona, mettendo in gioco la propria faccia.
Senza le primaria non si mettono in campo le energie vitali di un partito e alla fine, dopo alcuni anni, ci si ritrova con un gruppo dirigente vecchio e logoro. Incapace di capire che esiste altro oltre alle giuste critiche ad un governo berlusconiano, alle petizioni e alla raccolta di firme.
Quando Prodi costruì la fabbrica del programma o, semplicemente, girò l'Italia in pullman, cercò consenso, cercando di capire e di dare risposte. Alla fine vinse.
Prodi è stato un buon leader perché seppe coniugare le esigenze di molti in uno stile sobrio ma determinato e, soprattutto, definito. Sapeva cosa voleva fare e come lo voleva fare e si fece capire. Riunì un gruppo attorno a sè e sfruttò la Rete nei modi a lui più favorevoli. Peccò in molte cose, ma alla fine vinse. Sconfisse l'"orco" per ben due volte.
Prodi vinse perché l'elettore sapeva a chi andava il voto. Ad un uomo e ad un gruppo di persone che avranno avuto i loro difetti, ma presenti come esseri umani e non solo come accozzaglia di idee e di partiti.
Prodi però è il passato. Ora avanti il prossimo
Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge.