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Alba tragica

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Alba tragica

Messaggioda flaviomob il 04/03/2011, 15:52

Vittorio prova a leggere La scuola dei dittatori di Ignazio Silone, scritto durante il fascismo, nell'esilio svizzero dell'autore (credo che sia stato pubblicato nel 1938 o nel '39) e poi dimmi se non è tremendamente attuale e aderente ad alcuni aspetti della situazione italiana di adesso...


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Alba tragica

Messaggioda ranvit il 04/03/2011, 17:34

No, ti prego, non cominciare anche tu a dirmi cosa devo leggere.... :(

E, comunque, cosa c'entra questo con quello che stavamo dicendo? :?:

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Alba tragica

Messaggioda pianogrande il 05/03/2011, 0:46

Se si parla di andare avanti nel senso di utilizzare il materiale del passato per costruire il nuovo (il futuro), sono perfettamente d'accordo.
Se, invece, c'è il preconcetto per cui tutto quello che è "vecchio" è da cambiare per definizione e qualsiasi cosa purché "nuova" è migliore, allora, non ci siamo.
Il senso critico e la capacità di analisi vanno usati sempre.
Non mi si può dire (ed è una vita che me lo sento dire da chi non ha altri argomenti) che chi difende il vecchio e rifiuta il nuovo è vecchio anche lui (per definizione) anche se il nuovo è una puttanata gigante.

Certo che dobbiamo andare avanti.
Quello è l'obiettivo.
Dobbiamo, quindi, chiederci, ogni volta che esaminiamo una alternativa, se questa ci porta avanti o indietro (più vicini o più lontani dall'obiettivo).
Se ci porta indietro, può essere nuova quanto gli pare ma non può essere l'alternativa da scegliere.
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Re: Alba tragica

Messaggioda flaviomob il 05/03/2011, 9:11

Niente Vittorio niente, fai conto che non ti abbia scritto nulla...


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Re: Alba tragica

Messaggioda pierodm il 05/03/2011, 10:30

C'era bisogno degli americani?
E' da quando esiste la Lega, più o meno, che lo dico: alla faccia del "partito leggero", questi non hanno fatto altro che applicare le regole di base di un partito di massa.
Hanno deciso, evidentementre, di non "superare il Novecento".


"Ruba voti agli ex Pci, è xenofobo"


ROMA - La Lega deborda, gli stessi uomini del Partito democratico riconoscono che il Carroccio "è il re" incontrastato della comunicazione ed è irraggiungibile sul territorio. Di più, al Nord sono le camicie verdi ad avere raccolto l'eredità organizzativa ed elettorale del Pci, costruendo il mito del buon governo con l'attivismo della sua propaganda e l'accessibilità dei suoi dirigenti, sempre pronti ad incontrare gli elettori. Una situazione che preoccupa non poco la diplomazia statunitense che in vista delle regionali dello scorso anno ha studiato da vicino il partito di Bossi. Non solo per la sua ostilità alle missioni militare care a Washington, ma anche perché il crescente peso dei padani sulla coalizione di governo potrebbe comportare l'affermarsi di una politica sempre più anti-immigrati e xenofoba. È il quadro che emerge dalla lettura dei cablogrammi riservati ottenuti da WikiLeaks che L'Espresso continua a pubblicare in esclusiva italiana con le anticipazioni di Repubblica. Documenti dai quale emerge lo sconcerto degli americani di fronte ai due grandi azionisti della maggioranza: Berlusconi alle prese con la sua "agenda legislativa personale" (modo elegante per definire le leggi ad personam) e Bossi, impegnato a promuovere la finta "ideologia della sicurezza" leghista. Con i pesi che si spostano sempre più verso l'alleato padano.

IL PD: LA LEGA CI RUBA LE RIFORME
È il 17 febbraio 2010, manca poco più
di un mese alle amministrative e il console generale di Milano, Carol Z. Perez, per studiare da vicino il fenomeno leghista va in Veneto. Data per scontata la futura vittoria del padano Luca Zaia, chiede ai massimi dirigenti del Pd locale di spiegarle il segreto del successo leghista. Una domanda da un milione di dollari che sta a cuore all'alleato a stelle e strisce, visto che i risultati delle regionali - scriverà la Perez nel file poi inviato a Washington - "possono cambiare il bilanciamento dei poteri tra Lega e Pdl" a livello nazionale. Ovvero al governo. Così parla con i protagonisti di quella che ritiene una "opposizione debole e disorganizzata". Un dirigente dei democratici veneti ammette che il suo partito "non è capace di articolare una piattaforma e soffre la mancanza di organizzazione". La Perez constata che il problema non è la qualità degli amministratori del Pd, sensazione che le viene confermata da un dirigente del partito di Verona. "Non siamo stati in grado di comunicare i successi dei nostri sindaci e di trasformarli in voti. Il partito ha anche fallito nello spiegare se stesso ai cittadini". Tanto che, confida, la Lega si è potuta impossessare anche del cavallo di battaglia democratico, ovvero le riforme. Pure guardando al futuro i democratici sono pessimisti, consapevoli che la Lega si sta impossessando dei "giovani elettori". Conclude la console: "Il Pd ha fallito nel mantenere la struttura del Pci o della Dc e dopo una serie di fallimenti a livello nazionale e regionale non riesce nemmeno a mettere nuove radici".
padani leader della comunicazione

Insomma, la Lega ha in mano il Veneto e il resto del Nord "grazie alla presenza sul territorio e di una retorica a volte rozza". E alla strategia di Bossi, che è riuscito ad affiancare la battaglia per il federalismo a "sicurezza e protezione dalle minacce esterne, associando l'aumento dell'immigrazione con il crimine, la disoccupazione e un generale degrado dell'identità culturale". Tutti temi che, a quanto risulta da un cablogramma già pubblicato, per gli americani sono solo propaganda slegata dalla realtà dei fatti. Ma tant'è, grazie a questa retorica bollata come "xenofoba" il Carroccio riesce ad allargare la sua storica base elettorale, i piccoli imprenditori, a quella della sinistra: "I lavoratori". Una logica che "l'opposizione rifiuta", anche contestando l'efficacia delle misure estreme proposte dalla Lega. Anche se gli stessi democratici confessano che "sulla sicurezza i leghisti sono i re" della comunicazione. Sconsolato un uomo del Pd di Treviso racconta che nonostante il vero tema sia l'insicurezza economica, la Lega ha imposto (e fatto fruttare) il tema della sicurezza fisica, "che è più facile da spiegare agli elettori".

Eredi del PD. Insomma, per gli americani "la Lega in Veneto "pesca pesantemente dalla vecchia tradizione comunista" ed è "l'unico partito di massa". Il segreto è il territorio. Ma alla Perez non sfugge che "la reputazione leghista di amministrare bene" comuni e province, in realtà nasce da altro, ovvero dalla "accessibilità e visibilità" dei suoi uomini. Un esempio? "La Lega si espande grazie a numerosi e accessibili uffici di partito" sempre aperti. E ancora, "sindaci e consiglieri sono sempre in giro, parlano con la gente e mantengono i rapporti personali", "grazie alla forte presenza politica catturano il voto dei giovani". Il tutto mentre il Pd dal territorio è fisicamente assente.

Spie anti-immigrati. Il console generale di Milano dà per scontato il trionfo elettorale della Lega e mette in guardia Washington: "Le conseguenze (della vittoria, ndr) si avranno sui rapporti tra Lega e Pdl" al governo perché "cambierà il bilanciamento dei poteri" a livello nazionale. Allarmante la conclusione che la Perez affida al dipartimento di Stato: "In un periodo di debolezza e vulnerabilità Berlusconi ha già concesso molto ai leader della Lega in cambio del sostegno alla sua agenda legislativa personale. La Lega potrebbe però assumere una posizione ancora più forte e influenzare la politica nazionale imponendo la sua ideologia anti-immigrati basata sulla sicurezza".
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Re: Alba tragica

Messaggioda Loredana Poncini il 05/03/2011, 10:43

Degli USA, purtroppo, c'è ancora bisogno, non fosse altro che per ricordarci, tramite WIKI, che chi impera sul globo sono le MULTINAZIONALI... :mrgreen: (N.B: il colore verde...!)
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Re: Alba tragica

Messaggioda pianogrande il 05/03/2011, 13:00

Mah!
Wikyleaks, come al solito, non ci dice, assolutamente, niente di nuovo.
Il PD non è ancora un partito e non rappresenta granché vista la mancanza di contatto con la base.
Il PD sa rappresentare molto meglio le alzate di ingegno dei suoi satrapi in perenne lotta di visibilità.
Alla gente glie ne frega sempre di meno se Walterino è più bravino a fare il compitino o se Dalema è più intelligente e scaltro che mai.
Ho sentito un ex di sinistra passato alla lega che mi ha detto testualmente: "ma quanto tempo mi hanno fatto perdere"!
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Re: Alba tragica

Messaggioda pierodm il 07/03/2011, 19:39

Dal FATTO

Paolo Rossi, cosa resterà della comicità dopo B.?


“Di Lui mi piacerebbe non parlare. Però posso dire una cosa. Il problema non è solo Lui: ma quello che resterà dopo di Lui. Anche quando Lui cadrà ci vorranno almeno 15 anni per disintossicare il Paese da quello che ha seminato. Siamo tutti diversi da come eravamo. Anche la comicità è cambiata, è diversa. Il bello è che ancora non riesco a capire come… Però ti voglio raccontare dei segnali inquietanti che ho raccolto”.

Roma, teatro Vittoria: Paolo Rossi è seduto nel suo camerino, molto spartano. Mangia una coppetta di gelato prima della terza replica del suo nuovo, amarissimo, esilarante Mistero Buffo. Mi dice: “E´ buonissimo, anche se ieri c´era dello zabaione e ho dovuto buttarla via…” (capirò solo un´ora dopo perché). Per il suo Mistero Paolo si è costruito un proprio grammelot, e si è calato dentro l´immaginario dell´Evangelismo apocrifo come se fosse il suo elemento naturale. In scena, e anche fuori, alterna battute, riflessioni ad occhi aperti, il racconto degli ultimi sei anni di professione, con due nemici da combattere: “Sono sempre in trincea”, sorride.

Mi spieghi questa cosa della comicità? In che senso è cambiata?
E´ cambiata perché siamo cambiati anche noi, i simboli di riferimento, i principi, la lingua. Posso raccontarti un aneddoto folgorante?

Certo.
Poco giorni prima della mia partecipazione a Vieni via con me entro in un bar del centro di Milano. Non ti parlo di un’estrema periferia. Ero a Porta romana…

E´ importante?
Certo, senti qui. Il barista, che mi conosce, mi dice: “Ma è vero che non ti pagheranno?” E io gli rispondo: “Forse, ma per me non è importante”. E Lui: “Ah…”

Non era convinto?
No. E infatti mi fa: “Certo, diamo tutti quei soldi a quel pentito di Camorra…” E io, che non avevo capito: “Ma quale pentito, scusa?”

E lui?
Quello pelato, quel Savino…

Meraviglioso. Anzi, terribile.
Non è finita. Ancora non avevo preso piena coscienza. E infatti dico: “Ma non è un pentito di Camorra. E´ un giornalista che ha scritto un libro, sulla Camorra. Si chiama Saviano…”

A questo punto si arrende?
Macchè. Mi guarda, con occhio scettico, e mi fa: “Sì, certo. Si chiama Saviano. Fa il giornalista. Però intanto i nomi li ha fatti!” E qui è successa la cosa incredibile che non riesco ancora a spiegarmi.

Cioè?
Sono scoppiato a ridere. E non riuscivo a fermarmi. Loro ci sono rimasti malissimo. Ma pure io. Ovvero: non avrei dovuto ridere. Non mi stavo divertendo, anzi, stavo male, però mi veniva da ridere. C´era qualcosa di drammatico, in quel paradosso ma la situazione era anche comica. Era drammatica perché comica, e viceversa: e questa fusione inscindibile sono i tempi in cui viviamo.

Altro esempio.
Quando leggo il sondaggio secondo cui i ragazzi del liceo sono convinti che Matteotti sia stato ucciso dalle Brigate Rosse. Se ci pensi è comica anche questa. E´ come scoprire che stiamo vivendo in una strana forma di Matrix. Nulla è serio, ma tutto è terribile

Fammi un altro esempio così.
Sono tempi feroci. Tempo fa passeggiavo per corso Buenos Aires, tutto transennato per dei lavori. Pensavo allo spettacolo, ero distratto. Ad un certo punto mi ritrovo nel labirinto e non so come uscirne.

E allora cosa fai?
Sposto una transenna, che mi cade. Fa un gran rumore. E sai che succede?

Ti ferma un vigile?
Magari. Arriva una specie di banda minorile di Boliviani e – in cinque minuti – sfascia letteralmente tutto. Tut-to, capisci?

E tu che fai?
Nulla. Arrivano in due, finita l´opera, corrono verso di me, tendono la mano e…

Ti picchiano?
Mi gridano, entusiasti: “Così si fa, dammi il cinque!!!”

Di nuovo tragico e comico?
Qui con un sapore diverso, telefonato. Prima mi sono vergognato come un cane. Poi ho cercato di fuggire dalla scena del delitto. E quando ho girato l´angolo mi sono detto: “Cristo, ero diventato il capo di una banda di Boliviani!!” E poi ho avuto un flash.

Quale?
Hai presente Chaplin quando impugna lo straccio rosso e dietro si forma un corteo perché tutti pensano che sia una bandiera?

Al contrario, però.
Ecco, è un Chaplinismo con la faccia da Scarface. Ed è la lingua di questo tempo. Però, mentre pensavo al fatto che urtando una transenna ero diventato il capo della gang dei Boliviani, di nuovo… E´ stato più forte di me, mi è venuto da ridere.

Sei cambiato, sul palcoscenico, sei più attento ai registri drammatici . Possiamo dire, pomposamente, che hai superato la mezza età?
La risposta più semplice è: ho smesso di bere.

Per questo non potevi prendere lo zabaione?
Se sento una particella di alcool adesso provo disgusto.

Davvero?
Io ho sempre odiato l´alcool. E inizio a credere che tutti gli ex alcolisti in qualche modo lo odino.

Cosa è stato, per te, il bere?
E´ stato anche una benzina. E´ una benzina molto più diffusa di quanto non si pensi, sui palcoscenici, perché ti fa passare la paura. Poi, però, ti divora.

Proprio tu, che detestavi le pubblicità progresso…
Ed è ancora così: ho fato una polemica, in scena, con quel manifesto che dice: “La droga ti spegne”.

Messaggio sbagliato?
Sì, perché bisognerebbe dire: “Prima ti accende, poi ti spegne”. Altrimenti, se tuo figlio ci casca, pensa: “Ma perché a me sembra una gran figata?”

Come hai trovato la forza?
Non c´è stata nessuna scena del tipo L´uomo dal braccio d´oro. E´ stato come tuffarsi. Una volta fatta, è fatta.

Sei riuscito a trarre ispirazione anche dalle sedute tipo club degli Alcolisti Anonimi.
Ci ho fatto uno spettacolo: immagina la potenzialità di commedia di una scena dove venti uomini si alzano e dicono: “Sono Piero, e non bevo da 200 giorni…”, “Sono Carlo: e non mi faccio da 3 mesi…”, “Sono Luigi, e non gioco a poker da un due settimane…”

E quando arrivi, tu cosa dici?
Sono Paolo, e quando vedo che mettiamo insieme tutte le dipendenze del mondo, mi dico: “L´unico modo che abbiamo per uscirne davvero tutti è passarci i nostri vizi l´un l´altro”.

Sei sempre l´incorreggibile giullare anarchico.
No, davvero: capisci che bello l´ex alcolista che gioca a poker? E prova a immaginare l´erotomane che diventa eroinomane.

Sei un genio del male.
No, sono un comico. Che come comico nota delle cose diverse.

Fammi un altro esempio.
Nel mio spettacolo c´è una battuta sul precetto evangelico della cruna dell´ago.

Divertentissima.
Ebbene, quando faccio gli spettacoli con le scolaresche, a quella battuta non ride nessuno. Allora una volta chiedo, per scrupolo: “Ma voi lo sapete cos´è la cruna dell´ago, vero?” Silenzio.

Un secchione si trova sempre.
Oh, sì. Ma il secchione mi ha risposto: “Un romanzo di Ken Follet”. Ecco, l´Italia di oggi è anche questa.

Che pubblico hai?
Di tutti i tipi. Di centrodestra, di destra, e anche di centro.

Vuoi dire di sinistra!
No, io li chiamo centro. La sinistra è finita nel 1989. Nel vecchio Pci c´era la passione, quella che faceva prendere le ferie per friggere le salsicce. Poi c´era la lotta di classe. E poi c´era una nomenclatura di stampo sovietico. Ebbene, caduto il muro, la terza cosa poteva sparire. Invece sono scomparse la passione e la lotta di classe. Ed è rimasta solo la nomenclatura di stampo sovietico.

Dedichi le battute più feroci a Bondi.
Sì, poverino. Quando penso che uno così ha potere mi fa rabbia. Poi lo perde e mi fa pena. Poi apre bocca e mi fa rabbia di nuovo.

Quale è la battuta più antica del tuo repertorio.
Non è mia. Me l´ha regalata il famoso carabiniere che mi fermò a un posto di blocco, nel 1977, con una R4 rossa.

Quello che ti chiese: “Può declinare le sue generalità?”
Io dissi: “Mi chiamo Paolo Rossi”. E lui: “E´ fratello del centravanti?” E io: “Ma secondo lei uno ha due figli e li chiama tutti Paolo?” Ecco, dopo trent´anni fa ridere sempre. A me quel carabiniere mi ha spalancato una carriera.
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