Prima di tutto, una risposta a
Robyn:
il mio intervento di risposta a Piero segue il tuo per puro caso. Stavo scrivendo la mia risposta mentre tu scrivevi la tua (la mia infatti segue di solo due minuti); mi sono accorta che avevi scritto solo dopo aver postato la mia, e purtroppo non avevo più tempo per rispondere anche a te.
Ma non preoccuparti, e intervieni quando e dove vuoi: qui è un forum, non un dialogo a due, ed ogni intervento non può che arricchire lo scambio.
Tornando a
Piero:
pierodm ha scritto:La cultura umanistica e quella sceintifica non c'entrano niente, e tanto meno c'entrano la fisica nucleare e la teoria dei quanti: non facciamo un buon servizio alla scienza, se la usiamo come una moderna forma di latinorum per tenere a bada un interlocutore.
E nel mio caso funziona piuttosto male, poiché ho sempre avuto un grande rispetto per la scienza, quella vera, e riservo semmai grandi perplessità alle pseudo-scienze, ossia a quelle discipline che pretendono di avere maggiore credibilità solo perché cercano di ridurre a numero e a grafico ciò che sarebbe più corretto trattare con la la logica del linguaggio, la quale non è una forma inferiore di conoscenza ma semmai è la forma più duttile e più aderente all'oggetto.
[...] i miei esempi non erano di per sé "letteratura", ma si limitavano a fare riferimento a eventi e figure letterarie, dato che sono universalmente conosciute: altrimenti come farebbero a servire da esempio?
Che un argomento sia più o meno pertinente, non sta solo a te giudicarlo: a me pare che l'esempio da me citato (Einstein) sia assolutamente pertinente, e che purtroppo il tuo giudizio sulla scienza sia da "umanista", e mi dispiace.
Due annotazioni in proposito:
1. L'unico "linguaggio" accettato dalla scienza per dimostrare o falsificare una teoria è il linguaggio della matematica, unico linguaggio veramente rigoroso e poco soggetto ad ambiguità. Ovviamente, si parla di linguaggio della scienza tra scienziati, NON del linguaggio che si usa per la divulgazione e la pubblicizzazione di risultati scientifici dimostrati, nel qual caso è possibile usare il linguaggio "parlato", che non "dimostra", ma "illustra" meglio la problematica ai profani. Poi ovviamente il linguaggio matematico bisogna usarlo a proposito ed in modo corretto. Per questo è meglio di evitare di usarlo parlando con non esperti del campo, in quanto chi non ha competenze specifiche può essere facilmente intimidito dalla matematica, anche se magari usata a sproposito e fuori contesto.
2. Perché il mio esempio dovrebbe essere "latinorum" ed il tuo no? Tu ritieni "universalmente note" le figure letterarie che citi, tipiche di una cultura umanistica. Ritieni invece che le basi più elementari della relatività e della fisica quantistica non siano altrettanto "universalmente note": perché mai?
Mi auguro proprio che Einstein ed i quanti siano almeno altrettanto noti di Tolstoj o Dostoevski, e se tu non li metti
almeno sullo stesso piano, fai una scelta, ed una scelta tipica della cultura classica di tradizione italica.
Perché la relatività ed i quanti, mi spiace dirtelo, sono la moderna filosofia che cerca di dare una spiegazione - almeno parziale, basata su quel poco che sappiamo - della cosmologia e del posto che occuopiamo in questo vasto universo, nonché dei limiti della nostra povera logica umana.
Comunque, che tu riconduca il mio discorso sul "parliamo di politica" al parlare delle dichiarazioni di Casini o Bersani o Vendola, mi rattrista: per me "parlare seriamente di politica" significa parlare dei problemi, e se possibile, di come risolverli. Non mi dispiacerebbe, e forse sarebbe diverso, se i nostri politici attuali fossero del livello di Mazzini, Gramsci e Gobetti, ma loro ormai fanno parte della storia.
Adesso però ci sono dei problemi, e saperne discutere
solo con le parole di Fini o Berasani, significa non saperne parlare affatto.
Per questo, il richiamo alla
politica vera è un richiamo importante, ma richiede anzitutto sapersi guardare allo specchio. Ovviamente io per prima, che credo però almeno di manifestare qualche dubbio, e poi tu, o Matt, o Ranvit. Siamo tutti sulla stessa barca, e tutti dovremmo discutere con grande modestia della realtà che ci circonda.
E tornando al presente: qualcuno ha qualche opinione, riguardo alla tragedia libica ed alle possibili ripercussioni sull'Italia e sull'Europa?
Quella tragedia è
un fatto, le ripercussioni che potrà avere sono potenzialmente enormi, ma noi?
I politici purtroppo sono stati colti di sorpresa, ed ovviamente anche noi.
Ma non sono proprio gli eventi che ci sorprendono quelli che meritano un dibattito?
Un dibattito onesto e modesto, dove non si ripetono slogan o banalità varie, ma dove, modestamente, si cerca solo di capire ... per quanto possibile.
annalu