da pierodm il 07/01/2011, 15:34
Apprezzo lo sforzo di Matthelm di ragionare invece di litigare: ma l'apprezzamento si limita allo sforzo, non ai risultati.
Ci sono nel suo giudizio - per altro sempre lo stesso, sembrando in effetti l'unico argomento sul quale interviene nel forum, o quasi - alcune contraddizioni e alcune semplificazioni che si adattano malissimo alla complessità del problema e della realtà della quale parliamo.
Ognuno può rileggere la storia...
Qui non ci sono adolescenti, ma tutta gente che quella "storia" non la rilegge, ma semmai l'ha vissuta e la racconta a modo suo.
Io il racconto lo definisco "rilettura", proprio per alludere al fatto che molti sembrano essere nati ieri, o sembrano persone che hanno il "loro modo" di raccontarla assai simile, troppo simile a quello della destra: ninte di nuovo, e nemmeno di sorprendente, ma risulta però strano che - se quello è il modo in cui hanno vissuto quella storia - non si dichiarino coerentemente di destra, e non scelgano di militare in una delle varie forme della destra.
Nel dire questo, ovviamente, non mi riferisco al fatto in sé di criticare o di raccontare un disagio che chiunque può aver vissuto nel contesto italiano della prima repubblica.
Mi riferisco invece al fatto che c'è modo e modo di criticare, ci sono valori e criteri diversi che improntano di sé la critica stessa, e non si tratta solo di diversità misurabili in modo lineare sull'asse destra-sinistra, ma su piani tridimensionali che vanno al di là di quella semplificazione: per esempio, assumendo implicitamente un'interpretazione di ciò che s'intende per "intellettuale", o per "cultura", o per "egemonia", ossia tutte cose che costituiscono la premessa del discorso e non la sua conclusione.
la sinistra, pur non essendo ufficialmente al Governo, abbia spadroneggiato nella cultura, nel sindacato, nella scuola, insomma nel paese mi sembra oggi abbastanza evidente e condiviso
Questo vorrebbe essere - non solo da parte di Matthelm, ma di tutta una revanche di destra - una specie di scoop: ma docv'è la meraviglia, e soprattutto dov'è lo scandalo?
Se una corrente di pensiero, un punto di vista sul mondo s'impone su altri punti di vista, senza usare gli strumenti coercitivi, o il potere, usualmente i mano al governo o alle "autorità", può certamente essere legittima la definizione di "egemonia", ma anche quella che attribuisce tale egemonia al merito, alla validità, alla forza di convinzione di quel punto di vista, o ala sua corrispondenza con il momento storico, con i bisogniprevalenti in un dato tempo. O no?
In realtà - dovrebbero chiedersi coloro che affrontano questo discorso in buona fede, e non con ottuso spirito di revanche - qual era l'alternativa nell'italietta del dopoguerr: la cultura post-ex-fascista? Il clericalismo di Gedda? I rarefatti, introvabili, evanescenti "liberali", in gran parte schierati (paradossalmente) a fianco dei monarchici?
In realtà, a fianco della cultura di sinistra - assai varia e diversificata, tutt'altro che monolitica - c'erano due culture repubblicane, costituzionali e dotate di dignità politica: quella azionista e radicale, e qualla cattolica democratica.
La prima ha avuto il suo seguito,ma non c'è da sorprendersi se la sua sfera d'influenza era più limitata, essendo in questo coerente con la sua natura "d'elite" e per così dire "aristocratica".
La cultura cattolica progressista e democratica, laica, ha sofferto del fatto di essere schiacciata non dalla cultura "egemone" di sinistra - della quale era tutto sommato contigua - ma dal clericalismo e dal confessionalismo prevalente nella DC e in un'Italia complessivamente e pesantemente condizionata dal potere vaticano.
Detto tutto ciò, che senso ha stare a ricercare - con intenti politici - una nomenklatura di personaggi cretini o spocchiosi , in questo quadro? Anche in questo caso, qual è lo scoop? Qual è la meraviglia?
Dimenticando, o ignorando, poi, che critiche e condanne verso tale stupidità sono avvenute in "presa diretta" proprio all'interno di quella cultura di sinistra, senza aspettare il suggerimento di chicchessia: una riflessione, una vocazione all'autocoscienza, che non era per niente diffusa in altri ambiti, se proprio vogliamo essere polemici.
Un fenomeno analogo sta avenedo oggi, quando certi settori della sinistra prendono le distanze ed esercitano critiche verso altre componenti "intellettuali" della medesima area culturale, o sedicenti tali: per questo ho voluto citare nel forum artcoli sulla meritocrazia o sugli "economisti con l'orecchino".
Per quanto mi riguarda, oggi come allora, preferisco dichiarare in tempo reale le mie posizioni, piuttosto che aspettare vent'anni.