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E' in gioco un'intera generazione

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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda pierodm il 12/01/2011, 19:15

Sono d'accordo sul coro a troppe voci e su una certa inconsistenza. Però questo secondo me è un valore. Il confronto tra opinioni diverse di uomini liberi può produrre effetti positivi. Non credo che sia positivo il pensiero unico inculcato dal capo ai suoi sostenitori, soldatini allineati e coperti, incapaci di analisi critica.

Hai assolutamente e totalmente ragione, se applichiamo questo concetto all'intera società.
Ma, quando si tratta di un partito, bisogna intendersi meglio.
Un partito esiste, ha un senso, se ha (se è) un insieme di idee e di valori comuni a tutti coloro che ne fanno parte: differenze possono e devono esistere sul piano tattico, sulla scelta eventualmente dei dirigenti, sui tempi, su valutazioni non dico marginali ma certamente non fondamentali - o meglio, è fisiologica una divisione su questioni fondamentali in via eccezionale, di fronte ad eventi eccezionali.
Quando dico "questioni fondamentali" non penso necessariamente a questioni di vita o di morte, o a catastrofi epocali che impongono un reset generale.
Penso a questioni che si usa considerare dirimenti in tutte le democrazie occidentali: la laicità, l'interventismo bellico, la scelta se guardare all'economia dal punto di vista dei lavoratori o del capitale, l'assetto istituzionale, etc.
Naturalmente non è detto che esista una posizione chiara, netta e univoca fin dalla formazione iniziale del partito, dato che le cose si possono mettere a punto in corso d'opera attraverso quel confronto di cui tu parlavi, su uno o l'altro dei temi sul tappeto. Ma sempre se si tratta di cercare il modo migliore di concretizzare sul piano politico quei presupposti comuni che formano il background del partito.
Non credo, invece, che sia possibile che un partito si definisca tale se in esso convivono coloro che vorrebbero la monarchia con quelli che desiderano il presidenzialismo, e con quelli che sono per un rigido parlamentarismo, e quelli che credono nello stato centrale con i federalisti, chi mette al centro l'appartenenza cattolica con gli atei, i laici, i clericali, chi crede nelle "guerre sante" e chi è pacifista, chi guarda all'economia dal punto di vista dei lavoratori e chi da quello delle banche e dei capitali, chi da quello dei ricchi, chi dei poveri, chi della classe media, chi pensa che Mani pulite sia stato un bene e chi pensa che sia stato uno scandalo, etc
Queste sono contrapposizioni che possono e debbono essere conciliate nell'arco dell'intera scena politica, non all'interno di uno stesso partito: tut'al più è bene accettabile che ci siano correnti di pensiero che mettono a fuoco un problema essenziale e spingano perché il partito faccia sua la visione che tale corrente giudica più giusta.
Ma una cosa del genere non può riguardare l'intera gamma dei problemi e delle scelte del partito, come avviene in questo PD, dove francamente ci si trova di tutto: e poi, se fosse un fenomeno di tanto valore, non si spiegherebbe come mai il partito/coalizione è in così grave crisi da quindici anni in qua.

E infine una considerazione molto soggettiva.
Nel vecchio PCI non mi sono mai sentito "vincolato" e tanto meno "represso" nella mia libertà di pensiero, ma è anche vero che non mi sono mai proposto nemmeno come segretario di sezione, in quanto sapevo bene che non avrei mai potuto esercitare il ruolo di interprete della "linea" del partito: intendo dire che la libertà intellettuale è troppo importante e troppo personale per misurarla sui tempi e sui modi della politica.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda cardif il 12/01/2011, 22:48

Piero ha scritto:
"la laicità, l'interventismo bellico, la scelta se guardare all'economia dal punto di vista dei lavoratori o del capitale, l'assetto istituzionale, etc. "
e quant'altro caratterizza 'l'aria che complessivamente si respira"" in un partito.
Pienamente d'accordo.
Ogni partito, o anche ogni area politica, è caratterizzata da determinati valori. Dopo di ché uno sceglie di aderire ad un partito per affinità tra i propri valori e quelli dominanti del partito. Quando capita fa qualche distinguo, semmai.
Volevo mettere in evidenza che la mancanza di un leader a sinistra, tanto deprecata dalla destra e ancora una volta oggi dal suo Capo a Berlino, per me è un valore perché dimostra l'esistenza di una maggiore libertà di pensiero e un arricchimento di idee.
L'esistenza di un solo leader comporta una debolezza del sistema, come dimostrano tutti i regimi in cui il Capo unico, senza controlli, ha più facilmente sbagliato o è stato comprato (o addiruttura è fuggito all'estero con la cassa).
E questo, secondo me, è un bene anche per un partito.
E' necessario, ovviamente, che ci debba essere un momento di sintesi, soprattutto quando si debbano prendere decisioni. Che oggi ci siano posizioni diverse su Mirafiori, per esempio, non mi scandalizza perché non è il PD che deve decidere.
E poi mi sono riferito al modo di amministrare una città, Milano, in base ai 'valori' di chi l'amministra. Ho descritto un'azione a cui ho assistito, che era appropriazione indebita e non 'sequestro di materiale', oltre a denotare xenofobia, per come è stata condotta.
"Noto come spesso ci si accanisca contro i nomadi per rendere ostile, a tutti i costi, il terreno in cui vivono, impedendo l'integrazione di chi vuole intraprendere percorsi di legalità e cittadinanza, col rischio di esporli ancor più alla delinquenza. Non manca persino chi spreca risorse, quasi nel tentativo di impedire la giusta integrazione, strumentalizzando la questione nomadi per ottenere consensi."
Non sono parole mie ma dette dal card. Tettamanzi a S.Ambriogio scorso a Milano. Io le condivido solamente.
Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda Manuela il 14/01/2011, 13:16

Sono d’accordo con pierodm, probabilmente diamo significati molto diversi al temine “modernizzazione”. Se dovessi riempirlo di contenuti farei una sbrodolata più lunga di quella della Zampa e non è il caso. Mi limiterò a due o tre concetti.
Una sinistra moderna è quella che opera per abbattere tutte le corporazioni, le caste, le rendite di posizione a tutti i livelli, i privilegi piccoli e grandi. Per questo occorrerebbe un grande programma di semplificazione e di sburocratizzazione, a partire dalla pubblica amministrazione e dal fisco. E’ di sinistra l’azione per sbloccare il paese, recuperare mobilità sociale, accrescere la produttività complessiva del paese. All’interno di questo riacquisterebbe un concreto significato declinare termini classici della sinistra, come “uguaglianza”, o “progressività”.
Una sinistra moderna si lascia definitivamente alle spalle l’orizzonte della lotta di classe, per assumere la condivisione dell’obiettivo finale da parte degli attori sociali: lo sviluppo e la produttività del sistema-paese. E il confronto, anche duro, avviene all’interno di questa condivisione.
Una sinistra moderna è certamente laica, moralmente rigorosa, ed opera secondo il principio di responsabilità. Faccio un’autocritica. Ai tempi del primo Ulivo, avevo seriamente creduto che i cattolici potessero liberarsi dalla pastoie della gerarchia (diventare, come diceva Prodi, “cattolici adulti”) ed operare, nel loro ruolo pubblico, nel rispetto della libertà di tutti . Come è evidente, mi sbagliavo, e i cattolici, anche nella sinistra, continuano ad anteporre alla loro responsabilità pubblica i “principi indisponibili” di origine trascendente.
Come è evidente, tutto questo è molto diverso dalla sinistra/centrosinistra con o senza trattino, odierna, rimasta impigliata da un lato nella nostalgia della lotta di classe e dall’altro in un riformismo senza rigore morale, pronto ad allearsi con chiunque pur di arraffare un po’ di potere. Ed è anche per questo che non mi affascinano le discussioni sulle alleanze; non vedo via d’uscita, né con Vendola né con Casini o, peggio, con Fini. Ci vorrebbe una “rifondazione” della sinistra, di uomini e idee; ma dubito di vederla nell’arco della mia vita.

P.S. Una sinistra moderna è, questo sì, “senza se e senza ma”, antifascista.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda matthelm il 14/01/2011, 15:14

Eppure la strada era stata tracciata da Prodi e poi da Veltroni al famoso Lingotto. Ed era stata premiata e capita dal 33/35% dell'elettorato. Era un importante percorso, nuovo, che superava le macerie della prima repubblica ed impostava un nuovo partito riformista e moderno, in una parola democratico.

C'erano tutte le premesse perché finalmente non si parlasse più di centro, sinistra e così via. Poi sono iniziati gli errori, le "rivincite", i richiami della foresta, le vecchie dirigenze che mai abbandonano, la candidatura inopportuna e fuori tempo di Bersani (pure immagine del passato), il ritiro di Veltroni.
In una parola si è ottusamente soffocato il "bambino" appena nato.

Questo non è un nuovo partito ma lo si vuole continuazione di vecchie storie.

C'è ancora tempo? E' durissima, ma i veri leaders non si inventano.
Veltroni aveva quasi tutte le caratteristiche salvo la tenacia.
Renzi... forse, è comunque una testa nuova. Sarebbe importante non etichettarla troppo...
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda pierodm il 14/01/2011, 15:55

Una sinistra moderna è quella che opera per abbattere tutte le corporazioni, le caste, le rendite di posizione a tutti i livelli, i privilegi piccoli e grandi. Per questo occorrerebbe un grande programma di semplificazione e di sburocratizzazione, a partire dalla pubblica amministrazione e dal fisco. E’ di sinistra l’azione per sbloccare il paese, recuperare mobilità sociale, accrescere la produttività complessiva del paese. All’interno di questo riacquisterebbe un concreto significato declinare termini classici della sinistra, come “uguaglianza”, o “progressività”.

Le azioni/programmi che descrive Manuela dovrebbero essere comuni a qualunque partito o corrente di pensiero politico che agisse con correttezza e senso civico. Qualunque partito, anche la sinistra, senza che ciò la caratterizzi in modo speciale, e tanto meno la qualifichi come "moderna", se non forse in un paese come il nostro che aspetta da molto tempo ciò che in altri paesi occidentali è una situazione relativamente scontata.

Una sinistra che si limitasse a questo sarebbe, comunque, ben accolta, a patto che s'impegnasse in modo estremamente deciso e intransigente: ben accolta come "buon partito", più che come "sinistra".
E' chiaro però che la buona amministrazione non basta per fare politica, o meglio, per dare un indirizzo politico ad una società, ad un governo, ad un partito.
Infatti, Manuela stessa dice che certi termini classici della sinistra acquistano senso "all'interno" del buon governo, che io leggo come "oltre al buon governo": ma è davvero troppo poco, o troppo vago. Sembra che questi termini classici siano una specie di ciliegina sulla torta, un grazioso vezzo.
Se però andiamo a vedere cosa c'è dentro questi termini - e altri, quali la giustizia sociale - e in che modo si può cercare di realizzarli, scopriamo che ce n'è abbastanza per riempire e qualificare un'azione politica: possiamo non chiamarla "lotta di classe" perché queste parole ci sembrano appartenere ad un linguaggio datato, ma la realtà rimane la stessa anche sotto altri nomi.
Io credo che la modernità non consista nel cambare i nomi alle cose, illudendosi che ciò cambi anche la realtà.
E non basta decidere di considerare la società formata da un'unica "classe media", e considerare la disuguaglianza come una diversificazione interna alla classe media, perché la disugualglianza smetta di essere un problema politico.
Per fare questo basta la destra, o anche il ponziopilatismo dei cosiddetti "moderati".
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda disallineato il 15/01/2011, 13:02

Un bentornato all'amico e forumista PieroDm.
Noto con piacere il ritorno di PieroDm dopo il cartellino rosso sventolato dal collegio della Moderazione. Cartellino rosso dovuto probabilmente ad alcune frasi ritenute offensive nei miei confronti, per le quali avevo prontamente invitato il moderatore a non tenerne di conto. Durante i dibattiti può accadere che si vada sopra le righe com'era accaduto all'amico Piero, ma rientra fra la dialettica del momento. Personalmente sono abituato durante i miei dibattiti pubblici, a ricevere invettive od offese, ma e' anche successo spesso che le tensioni si sono smorzate alla fine dei dibattiti anche infuocati, sedendosi insieme agli interlocutori infuocati, ad un tavolino di un bar parlando del più o del meno, di donne, di cose varie.
Pertanto ho espresso da subito solidarietà e vicinanza all'amico Piero dopo il cartellino rosso e con piacere leggo nuovamente i suoi post.
Spesso non mi sono trovato daccordo con le opinioni dell'amico Piero, ma questo ultimo post lo trovo condivisibile in molte parti.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda pierodm il 15/01/2011, 15:35

Disallineato, non siamo amici.
Non mi piace che tu ti rivolga a me con tanta confidenza, e untuosità.
In sostanza: gira alla larga.
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda disallineato il 15/01/2011, 17:37

pierodm ha scritto:Disallineato, non siamo amici.
Non mi piace che tu ti rivolga a me con tanta confidenza, e untuosità.
In sostanza: gira alla larga.


Bene Le daro' del Lei. Cmq Lei ha sempre la mia solidarietà quando verrà nuovamente ripreso ed ammonito ( se questo accadrà ovviamente ) perchè io non amo la censura.
Se poi Lei decidesse di divantare mio amico, può sempre farlo quando vorrà. A Suo beneficio Le lascio anche il mio indirizzo personale presso il quale può contattarmi quando vuole.
professorluchetti@libero.it
Cordiali e rispettosi saluti
Suo Professor Luca Luchetti
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda flaviomob il 15/01/2011, 19:50

Cara Manuela, pensare di determinare una mobilità sociale favorevole a far emergere ed emancipare le nuove generazioni dei ceti meno abbienti, eliminare privilegi, lottare contro l'evasione fiscale dei più ricchi e potenti, garantire dignità e qualità diffusa capillarmente alla scuola, ai servizi pubblici orientati alle fasce più deboli della società, al diritto alla salute non sono certo elementi 'neutri' che si possono realizzare senza incontrare fortissime resistenze, senza pensare che la destra italiana, la più retrograda, doppia ed ipocrita di tutto il continente europeo, non si inalberi e realizzi un fuoco di fila assillante. La lotta, il conflitto, le battaglie ideali o concrete per ottenere diritti ed eguaglianza possono mutare forma e vanno senza dubbio incanalate nella dialettica democratica, ma è utopia pensare di abbandonarle. Vanno adeguate ai tempi, ma con la consapevolezza che ogni divisione incrina l'efficacia dell'azione e che le divisioni e le incertezze hanno caratterizzato la sinistra negli ultimi 30 anni, dando il via libera al liberismo disumano che ha calpestato la dignità umana di intere nazioni, come vediamo, declinato in Italia nella forma ancora più regressiva ed antimoderna che costituisce il berlusconismo, una sorta di novello medioevo comprensivo di jus primae noctis, accentramento scandaloso del potere tra associazioni antidemocratiche (Mediaset, P2, mafia e Vaticano, servizi deviati), asservimento di quel che resta dell'informazione (tra scandalismo e piaggeria), devastazione dell'istruzione pubblica. Lotta? Altroché!


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: E' in gioco un'intera generazione

Messaggioda ranvit il 15/01/2011, 20:17

Mi pare di poter rilevare che "il divisionismo" sia una malattia congenita della sinistrasinistra.
Quindi questo discorso va rivolto altrove.

Nel merito, se è vero che la destra italiana è alquanto "retrodatata", altrettanto si puo' affermare della sinistrasinistra.

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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