da pierodm il 07/11/2010, 12:38
Dall'editoriale di Scalfari - ...Mi direte che questi sono sogni. Rispondo anzitutto che un po' di sogno ci vuole. E poi rispondo che una nazione è sempre lo specchio della sua classe dirigente. Se il presidente del Consiglio e i ministri si comportano sulla base d'una visione etico-politica del bene comune, anche la nazione non considererà più la morale come una parolaccia.
...Ma ad un cattolico è lecito chiedere anche un giudizio morale. Ebbene, Lupi si rifiuta di darlo. Pubblicamente. Sostiene che il problema non è quello. Il problema non è morale ma di efficienza e lui sostiene che l'efficienza (di Berlusconi) c'è e questo basta perché la morale non ha ingresso nella politica.
Questo non lo diceva neppure Machiavelli che da buon fiorentino era un anti-papista per eccellenza. Non lo diceva neppure il cardinale Mazarino. Lupi invece lo dice: l'efficienza per lui cattolico fa premio sulla morale. Mi pare il massimo...
Teniamolo a mente qeusto brano di Scalfari, che tornerà buono più in là.
Franz - Fatto il punto su questo, non capisco dove io, dopo aver parlato di etiche al plurale, avrei concluso o affermato che per questo l'etica vada messa da parte.
Vedi, Franz, purtroppo per te ti leggo da più di dieci anni, e sul ruolo dell'etica abbiamo discusso già diverse volte.
Dato che non mi limito a ribattere alle quattro righe ultime che hai scritto, ma tengo conto di quanto so, è inutile che ti dilunghi in tanti sofismi: tanto più che finisci per confermare quello che so, poche righe dopo.
Ma torniamo per un momento alla "molteplicità".
Tu usi questo termine come premessa per eliminare dal contesto non solo la necessità, ma anche il ruolo centrale che hanno i valori etici nella formazione di una comunità sociale e di programmi e di partiti e di quant'altro è inerente alla sfera politica. Lo hai detto esplicitamente molte volte e in molti modi, e lo ripeti anche qui: Detto questo pero', possiamo essere o non essere d'accordo sui corni del dilemma ma la soluzione politica, qualunque sia non è etica. Proprio perché lo stato non puo' imporre un'etica, se non c'è (se non ne esiste una ma ce ne sono varie in conflitto). Anche se qualcuno lo stato etico magari lo vorrebbe. Quindi anche ammesso che la crisi etica esista, e non mi oppongo all'idea, dove sta la soluzione? Se la crisi etica comportasse un problema economico, dove sta la soluzione? È una soluzione pratica e razionale oppure deve essere usa soluzione etica e morale?
La tua concezione della razionalità, dell'etica e del rapporto tra etica e razionalità è piuttosto strano, e difficile da accettare.
Partendo dal concetto di etica, io non contesto le tue singole affermazioni in se stesse - che prese una per una sono in gran parte ovvie - ma contesto il mix e il maneggio che ne fai come premessa per arrivare alla "strana concezione" di cui sopra, che ha una serie di conseguenze simili a quella che Scalfari attribuisce alla posizione di Lupi - ...è lecito chiedere anche un giudizio morale. Ebbene, Lupi si rifiuta di darlo. Pubblicamente. Sostiene che il problema non è quello. Il problema non è morale ma di efficienza e lui sostiene che l'efficienza (di Berlusconi) c'è e questo basta perché la morale non ha ingresso nella politica. Questo non lo diceva neppure Machiavelli che da buon fiorentino era un anti-papista per eccellenza. Non lo diceva neppure il cardinale Mazarino. Lupi invece lo dice: l'efficienza per lui cattolico fa premio sulla morale.
La tua "razionalità", che è praticamente sinonimo della "efficienza" del cattolico Lupi, è - se le parole e la consecutio logica hanno un senso - una ragione senza morale: anzi, non "è" ma "sarebbe", dato che non esiste una ragione senza morale, quale che sia la percezione che se ne ha. Non esiste una ragione alla quale non corrisponda un'idea del mondo.
Discettare sulla molteplicità delle etiche - concetto tanto ovvio quanto insignificante - significa buttarla in caciara, per negare che ogni "soluzione" nasce da una scelta che non è solo razionale ma anche etica: la tua ossessiva ricerca di un'inesistente "oggettività", eticamente neutra, cioè ideologicamente sterilizzata, è fuorviante e all'atto pratico (cioè politico) finisce per avere il significato di una truffa, questa sì ideologica.
Non è un caso, infatti, che gli esempi che tu porti raffigurano un'etica che ha le dimensioni - la natura - lillipuziana di una casistica moraleggiante individuale, che è assolutamente funzionale alla rappresentazione comparata tra una "razionalità intellettualmente superiore" e un magma piuttosto miserabile e caotico di bassezze e pulsioni individuali.
Fa parte della banalizzazione culturale di questi anni il saltellare sfacciatamente disinvolto tra specificità individuali (che fanno tanto "concretezza") e i massimi sistemi, mentre la sfera politica si è proposta nel tempo come dimensione che non è né individuale né cosmica, né cronaca né storia, e che è semmai la ricerca di una sintesi tra questi diversi livelli di realtà.
La tua ripetuta allusione ad uno "stato etico" non c'entra nulla, nel senso che ogni consesso sociale e ogni organizzazione politica e istituzionale si fondano su un'etica sostanzialmente condivisa, senza la quale non potrebbero esistere: non potrebbe esistere, per esempio, un corpus legislativo che corrisponda nei punti essenziali a sentimenti e a comportamenti "contrattabili" secondo schemi logici comuni.
In altre parole, diciamo che la tua posizione nei confronti del tema etico si integra con la tua propensione a usare, su molti temi politici, sociali e intellettuali, gli strumenti statistici e numerici, e i famigerati "indici" di varia natura, quasi a svincolarti dalle approssimazioni, dalle contrqaddizioni, dalle difficoltà di un discorso o di un giudizio "umanistico", che non solo è assaqi complesso ma che ha l'insanabile (per te) difetto di non portare necessariaqmente e sempre ad una "soluzione": molti aspetti della vita, della società, della politica non hanno quel genere di "soluzioni" che tu e altri richiedete in continuazione.
Chi conosce la matematica - come te, che la conosci sicuramente meglio di me - sa che sono "soluzioni" anche quelle fatte di parametri indefiniti e tangenti all'infinito, e non necessariamente numeri che indicano kilogrammi o kilometri ben precisi. "Una" soluzione che è composta da una gamma più o meno estesa di soluzioni numericamente determinate: come l'etica, appunto.