franz ha scritto:...
Come se non sapessimo che il 95% dell'agricoltura del sud è raccolta e trattata con il lavoro nero.
Poi magari compriamo le banane o il caffé del commercio equo e solidale, cosi' siamo contenti che in america latina o in africa nessuno viene sfruttato. Ma il san marzano, le cipolle, le melanzane grondano sangue.
Quanti consumatori fanno finta di non saperlo?
Se sparisse il lavoro nero in agricoltura, quanto costerebbe la spesa alimentare in Italia?
Gli agricoltori forse non sono quelli che ci guadagnano, lo sfruttamento del lavoro nero rende soprattutto ai “caporali” dell’agricoltura, intrallazzati con i grossisti: ieri sera, nel programma radiofonico “Caterpillar”, don Pino Demasi, dell'associazione antimafia Libera di don Ciotti, ha proprio affermato che i lavoratori irregolari nella Piana di Gioia Tauro o sono sottopagati (circa 15 € al giorno, netti) o non pagati del tutto con scuse varie (ricattandoli di denunciare il loro stato di clandestini ai Carabinieri).
Io ho qualche esperienza che può rendere l’idea:
1) due anni fa un mio amico ha ritirato la somma per aver portato un carico d’uva da mosto (due anni prima) in una cantina del Tarantino: l’assegno riportava 145 € per 24,5 quintali (circa 6 centesimi di €/kg) (sic?).
2) 3-4 inverni fa, una ragazza, suppongo, ucraina (circa 25 anni), sul bordo di una strada, mi ha chiesto di portarla da un “caporale” locale, che le doveva 200 € dal precedente mese di giugno. L’uomo, rintracciato a fatica nel comune di Corigliano C. (CS), le ha proposto 50 €, dicendo che non ne aveva più. La ragazza, con le lagrime agli occhi, le ha rifiutate (“200 o niente!”), e ne aveva bisogno: doveva pagare affitti arretrati, pena lo sfratto.
3) Amici proprietari di agrumeti nel comune di Corigliano C. preferiscono lasciar marcire il frutto (primizie di arance e clementine) piuttosto che venderlo raccolto a 0,10-0,15 €/kg.
4) Nel 1971, sono andato a raccogliere mele in provincia di Modena con paga sindacale di 5400 £/giorno (10 giorni = 54.000 £, un mese di vita universitaria).
Eppure, in molte zone d’Italia (Trentino, Vignola, Pianura Padana, etc.) i lavoratori stagionali in agricoltura vengono pagati a tariffa sindacale e il comparto della frutta (ma anche di altro) ha un mercato per tutto l’anno, con buona remunerazione per gli addetti, senza lo sfruttamento del lavoro nero.
Fra tutte le “stranezze” italiane (ingiustizie, malaffare, corruzione, espedienti, furbizia, etc.) questo nuovo schiavismo era solo ignorato, anche se era stato denunciato da inchieste giornalistiche sul “caporalato” nelle Puglie (e presente ovunque ci sia uno stato di bisogno).