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«In politica conta la moralità»

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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 16/11/2009, 9:02

pianogrande ha scritto:Non c'è bosogno per forza di una laurea in scienze politiche, sociologia etc.
La competenza di un politico deriva dalla sua personale storia.
Non esiste una competenza standard come potrebbe essere per un medico o un ingegnere.
In base alla sua biografia, un politico può essere più o meno sensibile a vari temi e saperli (e volerli) affrontare con più o meno competenza e motivazione.

A me pare che la competenza principale dei politici nostrani dal dopoguera ad oggi sia stata "come arrivare al potere" seguita da "come rimanere al potere". Se questo è l'obbiettivo di un politico, non meravigliamoci se ha un profilo poco morale.
La competenza principale invece dovrebbe essere l'abilità nel gestire insieme ad altri i processi di cambiamento (diciamo "change management") della giurisdizione in cui opera: comune, provincia, regione, nazione, europa.

Ciao,
Franz
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda Giorgio Graffieti il 16/11/2009, 9:21

la competenza in politica è la capacità di immaginare il futuro. Per questi, invece, il futuro si limita al loro.
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda Iafran il 26/11/2009, 1:05

cardif ha scritto:"Quello che più conta è la dedizione all'interesse generale e la moralità della politica".
L'ha detto Napolitano, e io ci credo a prescindere.
"La moralita' non e' non rubare, ci mancherebbe altro; la nostra moralita', la nuova moralita' e' rispettare gli impegni presi con gli elettori."
L'ha detto Berlusconi, e chissà perché, non ci credo. Di questa frase non capisco la prima parte:
Togliendo le due negazioni, significa che la moralità è rubare? O che non si è immorali se si ruba?
Boh
Sulla seconda parte in effetti sì; penso anch'io che chi non rispetta la promessa fatta, gli impegni presi non ha molta moralità. E bravo Berlusconi; gli è scappato di dire (non di fare) una cosa giusta.

Penso che sia limitante all’azione di governo “rispettare gli impegni presi con gli elettori”.
Se questa dovesse la “nuova moralità” (ma, la moralità scade?) dell’attuale Governo non aggiunge niente di nuovo ai miei convincimenti, anzi sarebbe già positivo che rispondesse al suo intero elettorato!
I consensi che ha ricevuto la coalizione del “Capo” ammontano al 47% dei 36.452.305 voti validi, che equivale al 36% degli elettori aventi diritto (47.300.000), meno di un terzo della popolazione italiana.

Ammesso che volesse rispettare le promesse elettorali apprezzate dai suoi elettori, rimarrebbe escluso il 64% del corpo elettorale, il quale assisterebbe impotente alla realizzazione di un programma rivolto a quasi un terzo della popolazione adulta (per assurdo, in una nuova scuola gli altri "figli di non azzurri" dovrebbero stare fuori o possono accedervi liberamente?)

Questa partigianeria non la giudico morale.

Quando si è al Governo si deve andare oltre gli impegni presi con gli elettori, perché si governa tutta la Nazione, anzi solo guardando a questa si passa per statisti, altrimenti, ben che vada, si risulta “politici di parte” e commettere le ingiustizie più grossolane ed evidenti.
Si è arrivato perfino a sentenziare che “si deve convivere con la mafia” (per accordi presi in campagna elettorale, per caso?), e con questa impostazione di fondo si possono contemplare le operazioni più strampalate (comprese le illecite).

Una scusante bella e buona per giustificare qualche preferenza o per togliersi qualche sfizio personale!
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda pierodm il 26/11/2009, 1:44

Franz, bella domanda.

Anni fa, in un convegno di partito al quale fui portato da un amico socialdemocratico, presi la parola per dire che la colpa grave di Tanassi & c. non era stata quella, eventuale, di aver preso tangenti, ma di essere stati degl'incapaci.
Come seppi solo dopo, ero in predicato per il ruolo di dirigente della formazione regionale, e con quell'intervento mi bruciai in partenza ogni possibilità - che per altro avrei rifiutato, ma questo è un altro discorso.

Rimango dell'opinione di allora, ma qui ho la facoltà di essere più preciso.
Scelgo la competenza, ma in politica non esiste una competenza che possa fare a meno di un consistente tasso di moralità.
L'ambizione, l'amor proprio, una ragionevole attenzione ai propri interessi, e perfino il desiderio di trarre buon profitto materiale dalla propria carriera, sono non solo accettabili, ma forse anche connaturati in chi ha la superbia di proporsi in politica.
Il problema è la qualità umana, ossia il livello nel quale si manifestano quei sentimenti e quegl'interessi, e la presenza contestuale di un adeguato rispetto per gli altri, e da una percezione elevata della propria stessa dignità - faccio riferimento, per esempio, all'editoriale ultimo di Scalfari.
Da qui, da questo equilibrio, nasce la "competenza", che in un politico non è generalmente rischiesta come "tecnica", ma come capacità di scegliere e di gestire.
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda franz il 26/11/2009, 9:03

Iafran ha scritto:Penso che sia limitante all’azione di governo “rispettare gli impegni presi con gli elettori”.
...
Questa partigianeria non la giudico morale.

Vero, la frase di Berlusconi è ... in piena sintonia con la sua visone politica (avevo scritto "con la sua morale" ma ci ho ripensato: era una parola troppo grossa) e tutto sommato nella sua franchezza è onesto.

La sua visione della democrazia è quella del partito dal risultato bulgaro, che fa quello che vuole senza rispettare gli altri.
Per poterlo fare inventa gli "impegni presi con gli elettori" (il famoso patto) che in realtà poi non è nemmeno frutto di un processo dialettico tra elettorato e partito ma solo una sua esternazione demagogica, un puro albi a fare quello che vuole fare. Solo che "gentilmente" lo annuncia durante la campagna elettorale (spesso l'ultimo giorno, come fu per l''ICI).

In democrazia invece la competenza è quella di guidare un processo insieme ad altri.
Non si fanno promesse, non si prendono impegni. Si indica una direzione, un percorso, degli obbiettivi.
E si fa in modo di non essere soli in quel viaggio, pur indicando chiaramente alcuni netti NO.

Qui va detto (ma non è una scusa per cambiare discorso) che anche il PD veltroniano, con il suo breve periodo di esaltazione della solitudine, ha fatto la brutta copia della CdL.
Non con gli stessi intenti ma come reazione di rigetto nei confronti dell'ultima carovana dell'Unione.
In realtà il problema anche li' non era Mastella, Dini o Rifondazione (problema esistente ma usato per nasconderne altri) ma la compentenza (nel senso di mancanza di ...) della compagine governativa ....e poi si è visto con il caso del turco e bassolino che era anche un problema di moralità. Questo va inteso non solo come "non rubare", ci mancherebbe, ma soprattutto "non stare attaccato alla poltrona quando appare palese che sei un incompetente e che ci sono mille che farebbero il lavoro in modo migliore del tuo". Questo risponde, penso, anche all'intervento di Pierodm.

Franz
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda cardif il 26/11/2009, 12:04

Iafran ha scritto:Penso che sia limitante all’azione di governo “rispettare gli impegni presi con gli elettori”.

Quando ho scritto che "penso anch'io che chi non rispetta la promessa fatta, gli impegni presi non ha molta moralità", per prima cosa ho tolto il "nuova"; poi non ho scritto, né lo ritengo, che la moralità si riduce "solo" a questo, ci mancherebbe.
Le percentuali che hai riportato sono riferite alla coalizione. I voti del solo PDL corrispondono al 27% dell'elettorato, con buona pace di De Michelis (l'ex ministro), che ieri diceva "la maggioranza degli italiani a votato per Lui".

franz ha scritto:La sua visione della democrazia è quella del partito dal risultato bulgaro, che fa quello che vuole senza rispettare gli altri.

Per come si esprime (lui ed anche i suoi seguaci più scalmanati), esiste "solo" il popolo che lo ha votato. Usano sempre espressioni tipo "gli italiani hanno scelto", "gli italiani vogliono che governi",...
Secondo me per lui e loro gli altri non esistono proprio, o comunque non contano.
La stessa considerazione Berlusconi la espresse anche nei confronti di un partito (l'UDC) quando stava in maggioranza; disse che non contava, avendo pochi punti percentuali.
Un'altra volta disse che Forza Italia aveva i 60% della maggioranza di allora (con la Lega Nord e l'UDC) e quindi era FI ad avere il diritto di decidere.
Insomma, la solita visione imprenditoriale: è il Capo-Padrone che decide; gli altri sono contorno.
Molti ritengono che conti l'amoralità in politica (nel senso che la politica sia una variabile indipendente dalla morale.
Io no. Ma il problema è definire che cosa s'intende per "morale" in politica.

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Ma mo' mi so' capito bene?
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Re: «In politica conta la moralità»

Messaggioda Iafran il 26/11/2009, 13:18

cardif ha scritto:
Iafran ha scritto:Penso che sia limitante all’azione di governo “rispettare gli impegni presi con gli elettori”


Quando ho scritto che "penso anch'io che chi non rispetta la promessa fatta, gli impegni presi non ha molta moralità", per prima cosa ho tolto il "nuova"; poi non ho scritto, né lo ritengo, che la moralità si riduce "solo" a questo, ci mancherebbe.
Le percentuali che hai riportato sono riferite alla coalizione. I voti del solo PDL corrispondono al 27% dell'elettorato, con buona pace di De Michelis (l'ex ministro), che ieri diceva "la maggioranza degli italiani a votato per Lui".

franz ha scritto:La sua visione della democrazia è quella del partito dal risultato bulgaro, che fa quello che vuole senza rispettare gli altri.


Per come si esprime (lui ed anche i suoi seguaci più scalmanati), esiste "solo" il popolo che lo ha votato. Usano sempre espressioni tipo "gli italiani hanno scelto", "gli italiani vogliono che governi",...
Secondo me per lui e loro gli altri non esistono proprio, o comunque non contano.
La stessa considerazione Berlusconi la espresse anche nei confronti di un partito (l'UDC) quando stava in maggioranza; disse che non contava, avendo pochi punti percentuali.
Un'altra volta disse che Forza Italia aveva i 60% della maggioranza di allora (con la Lega Nord e l'UDC) e quindi era FI ad avere il diritto di decidere.
Insomma, la solita visione imprenditoriale: è il Capo-Padrone che decide; gli altri sono contorno.
Molti ritengono che conti l'amoralità in politica (nel senso che la politica sia una variabile indipendente dalla morale.
Io no. Ma il problema è definire che cosa s'intende per "morale" in politica.

Ho preso spunto dalla frase ripetuta dagli esponenti del Cdx (loro “cavallo di battaglia”), che tu hai riportato, per ribadire la nostra convinzione, cioè che la politica (di qualsiasi Governo) deve andare ben oltre la soddisfazione dei bisogni del proprio elettorato.

Agli attuali governanti addebito una politica ad uso e consumo del “Capo” e dei suoi “celati referenti” (vedi le rivelazioni di Spatuzza), ho scritto, infatti, che “sarebbe già positivo che rispondesse al suo intero elettorato!”
I “gonzi” che votano “il Capo”, purtroppo, sono quelli che volutamente si sottopongono ad avere le cosiddette “fette di prosciutto sugli occhi”, che sono anche sordi e volutamente svuotati di qualsiasi capacità analitica e di critica, se non rivelare astio e preconcetti verso gli avversari politici!
La sua “forza”: i numeri dei gonzi che lo acclamano! Una supponenza cialtronesca, per rifarmi a Graffieti!

Che poi i vari De Michelis, Bonaiuti, Cicchitto le sparano grosse … continuano a guadagnare stando sempre dalla parte del padrone! Dimenticavo Capezzone … il più emblematico di tutti, “meglio” dove sta adesso … per "grazia ricevuta".
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