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Rapporti Chiesa-Berlusconi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

nessuno ha fatto tanto per la Chiesa e invece mi attaccano

Messaggioda ranvit il 29/08/2009, 12:22

Da ilmattino.it :

Il Cavaliere: nessuno ha fatto tanto per la Chiesa e invece mi attaccano/ di Marco Conti



ROMA (29 agosto) - Il primo a sobbalzare sulla sedia l’altra notte è stato Gianni Letta che ha appreso dell’inchiesta de ”Il Giornale” soltanto quando era già nelle rotative. Al sottosegretario è bastata mezza telefonata per comprendere che Silvio Berlusconi ”non poteva non sapere” della decisione del quotidiano di famiglia di attaccare a testa bassa il direttore di ”Avvenire” e, con esso, un buon numero di alti prelati con il quale lo stesso Letta ha rapporti quasi quotidiani.

Ieri mattina a palazzo Grazioli è stato Letta a riprendere in mano i fili di un rapporto con Oltretevere che qualcuno definisce però compromesso e i cui effetti, data la millenaristica capacità della Chiesa di ragionare per periodi lunghi, non saranno immediati ma non meno pesanti. La presa di distanza del Cavaliere e la decisione di partecipare personalmente alla Perdonanza, sono il frutto del pressing del sottosegretario Letta e della moral suasion di Paolo Bonaiuti, corso a palazzo Grazioli di prima mattina.

Fatto sta che i rapporti tra l’attuale governo e la Santa Sede, passando per la Conferenza Episcopale italiana, non erano stati mai così tesi. Al limite dell’incidente diplomatico. Il primo a lamentarsi della scarsa riconoscenza della Cei è stato però Berlusconi che da mesi mastica amaro per gli affondi di monsignori e stampa cattolica che insistono su una richiesta di maggiore moralità a seguito delle note vicende di veline ed escort che hanno caratterizzato mesi fa la vita del premier. Gli attacchi alla linea seguita dal governo sull’immigrazione hanno contribuito non poco all’irritazione del Cavaliere che non ha gradito il rifiuto oppostogli all’incontro con il Papa in occasione dei festeggiamenti viterbesi per Santa Rosa. Raccontano che a poco siano servite le rassicurazioni di Letta e la decisione di offrire al Cavaliere in alternativa l’incontro all’Aquila, non più con il Papa ma con il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, in occasione della Perdonanza celestiniana.

D’altra parte nei ragionamenti del premier, in questi giorni di polemiche sul barcone di immigrati eritrei, sono riecheggiati i ragionamenti del segretario della Lega Umberto Bossi e dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, da tempo sostenitori della relativa rilevanza della Chiesa italiana nell’orientare l’opinione pubblica, anche cattolica.

I sondaggi in possesso del premier, confermerebbero il plauso dell’elettorato italiano, cattolico compreso, alla linea della fermezza seguita dal ministro Maroni.
La sensazione di assedio che da settimane tormenta il premier e che lo convince di nuovi e ancor più clamorosi campagne per delegittimarlo - al punto da offrire al Carroccio un’occasione pesante per ”monetizzare” una solidarietà senza ”se” e senza ”ma” - avrebbe fatto il resto. «E’ ovvio, tutto ciò costringe il premier - spiegava ieri uno stretto collaboratore del Cavaliere - a ripagare tutti di egual moneta». Dalla carta bollata inviata sempre ieri al quotidiano ”La Repubblica”, sino alla determinata linea editoriale della stampa di famiglia, il passo è breve e la strategia arricchisce gli avvocati e azzera ogni tentativo delle ”colombe” che anche ieri spingevano Gianni Letta alla mediazione anche perchè l’attacco colpisce coloro che non hanno mai avuto un atteggiamento pregiudiaziale nei confronti del centrodestra.

Difficile sostenere che l’attacco di ieri del giornale della famiglia-Berlusconi al direttore di ”Avvenire” sia rubricabile come avvertimento, ma il Cavaliere è convinto vi sia un difetto di riconoscenza da parte della Chiesa italiana per ciò che dal ’94 in poi, ha significato anche per il mondo cattolico il suo impegno in politica. Per Berlusconi non si tratta ora solo di offrire garanzie sulla pillola Rsu, sul biotestamento o sul divorzio-breve, ma serve un’esplicita conferma di legittimazione di Oltretevere all’attuale governo che metta fine alla ridda di voci su possibili nuovi scenari politici.
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Re: Sicurezza, Famiglia cristiana attacca

Messaggioda pagheca il 29/08/2009, 12:45

monitoriamo caso mai ci fossero strani arrivi di soldi alle scuole "private" o altri benefit improvvisamente urgenti...
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Chi ha dato a Feltri la falsa "nota informativa"?

Messaggioda ranvit il 30/08/2009, 9:35

da repubblica.it :

Chi ha dato a Feltri la falsa "nota informativa"?
Su Boffo una velina che non viene dal Tribunale
di GIUSEPPE D'AVANZO


LA "nota informativa", agitata dal Giornale di Silvio Berlusconi per avviare un rito di degradazione del direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, non è nel fascicolo giudiziario del tribunale di Terni. Non c'è e non c'è mai stata. Come, in quel processo, non c'è alcun riferimento - né esplicito né implicito - alla presunta "omosessualità" di Dino Boffo. L'informazione potrebbe diventare ufficiale già domani, quando il procuratore della Repubblica di Terni, Fausto Cardella, rientrerà in ufficio e verificherà direttamente gli atti.

Bisogna ricordare che il Giornale, deciso a infliggere un castigo al giornalista che ha dato voce alle inquietudini del mondo cattolico per lo stile di vita di Silvio Berlusconi, titola il 28 agosto a tutta pagina: "Il supermoralista condannato per molestie/ Dino Boffo, alla guida del giornale dei vescovi italiani e impegnato nell'accesa campagna stampa contro i peccati del premier, intimidiva la moglie dell'uomo con il quale aveva una relazione". Il lungo articolo, a pagina 3, dà conto di "una nota informativa che accompagna e spiega il rinvio a giudizio del grande moralizzatore disposto dal Gip del tribunale di Terni il 9 agosto del 2004". La "nota" è l'esclusivo perno delle "rivelazioni" del quotidiano del capo del governo. L'"informativa" subito appare tanto bizzarra da essere farlocca. Nessuna ordinanza del giudice per le indagini preliminari è mai "accompagnata" da una "nota informativa". E soprattutto nessuna informativa di polizia giudiziaria ricorda il fatto su cui si indaga come di un evento del passato già concluso in Tribunale.

Scrive il Giornale: "Il Boffo - si legge nell'informativa - è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla onde lasciasse libero il marito con il quale Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio, il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un'ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione. Precedentemente il Boffo aveva tacitato con un notevole risarcimento finanziario la parte offesa che, per questo motivo, aveva ritirato la querela...".

È lo stralcio chiave dell'articolo punitivo. È falso che quella "nota" accompagni l'ordinanza del giudice, come riferisce il Giornale. L'"informativa" riepiloga l'esito del procedimento. Non è stata scritta, quindi, durante le indagini preliminari, ma dopo che tutto l'affare era già stato risolto con il pagamento dell'ammenda. Dunque, non è un atto del fascicolo giudiziario. Per mero scrupolo, lo accerterà anche il procuratore di Terni Cardella che avrà modo di verificare, con i crismi dell'ufficialità, che la nota informativa non è agli atti e che in nessun documento del processo si fa riferimento alla presunta "omosessualità" di Boffo. La "nota informativa", pubblicata dal Giornale del presidente del Consiglio, è dunque soltanto una "velina" che qualcuno manda a qualche altro per informarlo di che cosa è accaduto a Terni, anni addietro, in un "caso" che ha visto coinvolto il direttore dell'Avvenire.

L'evidenza sollecita qualche domanda preliminare: è vero o falso che Dino Boffo sia "un noto omosessuale attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni"? È vero o falso che la polizia di Stato schedi gli omosessuali?

Sono interrogativi che si pone anche Roberto Maroni, la mattina del 28 agosto. Il ministro chiede al capo della polizia, Antonio Manganelli, di accertare se esista un "fascicolo" che dia conto delle abitudini sessuali di Dino Boffo. Dopo qualche ora, il capo della polizia è in grado di riferire al ministro che "né presso la questura di Terni (luogo dell'inchiesta) né presso la questura di Treviso (luogo di nascita di Boffo) esiste un documento di quel genere" e peraltro, sostiene Manganelli con i suoi collaboratori, "è inutile aggiungere che la polizia non scheda gli omosessuali: tra di noi abbiamo poliziotti diventati poliziotte e poliziotte diventate poliziotti". "Da galantuomo", come dice ora il direttore dell'Avvenire, Maroni può così telefonare a Dino Boffo e assicurargli che mai la polizia di Stato lo ha "attenzionato" né esiste alcun fascicolo nelle questure in cui lo si definisce "noto omosessuale".

Risolte le domande preliminari, bisogna ora affrontare il secondo aspetto della questione: chi è quel qualcuno che redige la "velina"? Per quale motivo o sollecitazione? Chi ne è il destinatario?
C'è un secondo stralcio della cronaca del Giornale che aiuta a orientarsi. Scrive il quotidiano del capo del governo: "Nell'informativa si legge ancora che (...) delle debolezze ricorrenti di cui soffre e ha sofferto il direttore Boffo "sono a conoscenza il cardinale Camillo Ruini, il cardinale Dionigi Tettamanzi e monsignor Giuseppe Betori"". C'è qui come un'impronta. Nessuna polizia giudiziaria, incaricata di accertare se ci siano state o meno molestie in una piccola città di provincia (deve soltanto scrutinare i tabulati telefonici), si dà da fare per accertare chi sia o meno a conoscenza nella gerarchia della Chiesa delle presunte "debolezze" di un indagato. Che c'azzecca? E infatti è una "bufala" che il documento del Giornale sia un atto giudiziario. E' una "velina" e dietro la "velina" ci sono i miasmi infetti di un lavoro sporco che vuole offrire al potere strumenti di pressione, di influenza, di coercizione verso l'alto (Ruini, Tettamanzi, Betori) e verso il basso (Boffo). È questo il lavoro sporco peculiare di servizi segreti o burocrazie della sicurezza spregiudicate indirizzate o messe sotto pressione da un'autorità politica spregiudicatissima e violenta. È il cuore di questa storia. Dovrebbe inquietare chiunque. Dovrebbe sollecitare l'allarme dell'opinione pubblica, l'intervento del Parlamento, le indagini del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), ammesso che questo comitato abbia davvero la volontà, la capacità e soprattutto il coraggio civile, prima che istituzionale, di controllare la correttezza delle mosse dell'intelligence.

Quel che abbiamo sotto gli occhi è il quadro peggiore che Repubblica ha immaginato da mesi. Con la nona delle dieci domande, chiedevamo (e chiediamo) a Silvio Berlusconi: "Lei ha parlato di un "progetto eversivo" che la minaccia. Può garantire di non aver usato né di voler usare intelligence e polizie contro testimoni, magistrati, giornalisti?".

Se si guarda e si comprende quel che capita al direttore dell'Avvenire, è proprio quel che accade: il potere che ci governa raccoglie dalla burocrazia della sicurezza dossier velenosi che possano alimentare campagne di denigrazione degli avversari politici. Stiamo al "caso Boffo". La scena è questa. C'è un giornalista che, rispettando le ragioni del suo mestiere, dà conto - con prudenza e misura - del disagio che nelle parrocchie, nei ceti più popolari del cattolicesimo italiano, provoca la vita disordinata del capo del governo, il suo modello culturale, il suo esempio di vita. È un grave smacco per il presidente del Consiglio che vede compromessa credibilità e affidabilità in un mondo che pretende elettoralmente, indiscutibilmente suo. È un inciampo che può deteriorare anche i buoni rapporti con la Santa Sede o addirittura pregiudicare il sostegno del Vaticano al suo governo. Lo sappiamo, con la fine dell'estate Berlusconi decide di cambiare passo: dal muto imbarazzo all'aggressione brutale di chi dissente. Chiede o fa chiedere (o spontaneamente gli vengono offerte da burocrati genuflessi e ambiziosissimi) "notizie riservate" che, manipolate con perizia, arrangiate e distorte per l'occasione, possono distruggere la reputazione dei non-conformi e intimidire di riflesso i poteri - in questo caso, la gerarchia della Chiesa - con cui Berlusconi deve fare i conti. Quelle notizie vengono poi passate - magari nella forma della "lettera anonima" redatta da collaboratori dei servizi - ai giornali direttamente o indirettamente controllati dal capo del governo. In redazione se ne trucca la cornice, l'attendibilità, la provenienza. Quei dossier taroccati diventano così l'arma di una bastonatura brutale che deve eliminare gli scomodi, spaventare chi dissente, "educare" i perplessi. A chi altro toccherà dopo Dino Boffo? Quanti sono i dossier che il potere che ci governa ha ordinato di raccogliere? E contro chi? E, concluso il lavoro sporco con i giornalisti che hanno rispetto di se stessi, a chi altro toccherà nel mondo della politica, dell'impresa, della cultura, della società?

(30 agosto 2009)
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Alla mescolanza tra Dio e Cesare?

Messaggioda ranvit il 30/08/2009, 12:09

Da repubblica.it :

Berlusconi cerca di rassicurare i cattolici del Pdl. In molti settori
della maggioranza è forte il disagio per la crisi con Santa Sede
"Con il Vaticano parlerò solo io"
Berlusconi studia l'exit strategy
di FRANCESCO BEI

ROMA - "Adesso è meglio se state tutti zitti, lasciamo decantare la cosa. Poi me ne occuperò io personalmente". È questa la consegna impartita ieri da Silvio Berlusconi a quanti - ministri e parlamentari - lo hanno cercato per chiedergli come comportarsi sulla crisi innescata con il Vaticano. Egli stesso si è conformato alla direttiva, lasciando Roma senza dire una parola e andando la sera a seguire il derby a San Siro.

Ma il disagio dell'ala cattolica del Pdl, seppur espresso a mezza bocca, è evidente in quella che rimane l'estate nera nei rapporti fra il governo e la Santa Sede, segnata dalle polemiche della Lega contro i vescovi e culminata con la cancellazione dell'incontro tra Berlusconi e Bertone. "Sembra di aver imboccato una strada senza uscita - ammette sconsolato un deputato berlusconiano - , ancora non ho capito come abbiamo fatto a passare per quelli che hanno dichiarato guerra alla Chiesa italiana".

L'exit strategy è stata tuttavia già stata delineata dagli strateghi del Cavaliere e si basa essenzialmente su quella sorta di agenda "Vat" enunciata ieri da Renato Schifani (previo consulto con palazzo Chigi) a conclusione del Meeting. Un'agenda fatta di biotestamento, restrizioni all'uso della pillola RU486, rinnovata attenzione a tutte le istanze della Chiesa.

Mara Carfagna, il ministro a cui Cl ha affidato l'apertura del Meeting e che ha incontro il Cardinal Bertone all'Aquila, dopo aver negato che ci sia una "sofferenza" dei cattolici del Pdl, conferma la linea su cui si sta assestando la maggioranza per uscire fuori dall'impasse: "Queste polemiche, che hanno ben poco di politico, dureranno lo spazio di qualche ora. Ciò che resterà sono i provvedimenti presi a favore di chi ha bisogno, dei più deboli e degli ultimi, che anche la Chiesa ha più volte dimostrato di apprezzare". Come dire che quello che interessa di più in Vaticano sono i fatti concreti, le leggi gradite ai cattolici che questa maggioranza è in grado di approvare. "Siamo noi a garantire - osserva Gaetano Quagliariello - che il contributo della Chiesa al dibattito pubblico sia considerato un contributo positivo". E proprio Quagliariello ha deciso di far aprire la summer school di Magna Carta, la prossima settimana, da monsignor Rino Fisichella.

Ci si avvia dunque a una grande stagione legislativa di stampo vaticano? Sembra questo il prezzo da pagare per la ricomposizione del dissidio fra il governo e la Chiesa. Questa volta insomma le gerarchie affonderanno il coltello nel burro, a meno che la pattuglia di finiani in Parlamento non metta della sabbia negli ingranaggi. Un cattolico laico come il ministro Gianfranco Rotondi, che ha proposto senza grande successo un ddl sulle unioni di fatto, rimpiange i tempi della Dc: "È un rapporto con la Chiesa del tutto sbagliato quello che c'è in Italia, a destra ma ormai anche a sinistra. Servirebbe un Pdl che dicesse "siamo cristiani, ma alla maniera del Ppe, distinti e distanti dalle gerarchie". E invece eccoci qua, alla mescolanza tra Dio e Cesare".

Con tutta la prima linea dei ministri Pdl a fare a gara per mostrarsi in linea con il Vaticano: Giulio Tremonti, che esalta l'enciclica del Papa, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, pupille dei ciellini. E Maurizio Sacconi, che ancora ieri è tornato a picchiare sulla pillola abortiva che "preoccupa, perché potrebbe banalizzare un atto che il legislatore ha considerato tutt'altro che banale". E allora, per rispondere al malessere dei cattolici della maggioranza, l'unica strada è l'approvazione integrale dell'agenda "Vat", la risposta concreta ai vescovi sui "fatti" che contano. "Il tema vero sono le leggi che si approvano - spiega Maurizio Lupi, anima del Meeting ciellino - e su quello saremo misurati. Il resto verrà dimenticato. E non parlo solo del testamento biologico, mi riferisco anche alla famiglia, alla libertà di educazione. Alla fine il Pdl ha sempre dimostrato di essere più affidabile". E il nuovo obiettivo adesso diventa il quoziente famigliare: "Ce lo ha detto anche Tremonti: meglio dare i soldi alle famiglie che alle banche". Basterà a far dimenticare le sparate dei leghisti, la vita privata del premier e gli attacchi del Giornale?

(30 agosto 2009)
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Boffo: Solo una patacca, querelo Feltri.

Messaggioda ranvit il 30/08/2009, 12:12

da repubblica.it :

Il direttore de L'Avvenire risponde alle lettere dei suoi lettori dopo l'attacco de Il Giornale
Una telefonata del ministro lo ha rassicurato: non esiste nessuna informativa
Boffo: "Maroni esclude mia schedatura
Solo una patacca, querelo Feltri"

ROMA - Risponde ai lettori del L'Avvenire, parla non di una informativa proveniente da un fascicolo giudiziario ma di "una emerita patacca". Racconta della telefonata ricevuta dal ministro Roberto Maroni, di come lo abbia rassicurato: nessun fascicolo o schedatura. Annuncia una querela. Dino Boffo, direttore di Avvenire, risponde a Il Giornale di Vittorio Feltri che lo aveva attaccato per un presunto "incidente sessuale".

In una lunga risposta alle lettere dei lettori dell'Avvenire, Boffo si riferisce alle affermazioni del Giornale, (secondo il quale sarebbe stato da tempo "già attenzionato dalla polizia di stato per le sue frequentazioni") e spiega che Maroni "ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette" ma "teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un'immediata verifica nell'apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso".

Quello citato dal Giornale, insomma, non era, afferma Boffo, un "fantomatico atto giudiziario" ma "una vera sola", che si potrebbe "spulciare riga per riga" per controbattere "e far emergere di quel testo anzitutto l'implausibilità tecnica, poi magari sostanziale. Lo faremo, se necessario".

Come avrà fatto, si chiede Boffo, "il Mourinho dei direttori", il "primo degli astuti" a "non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza: questo testo che ho in mano è realmente un"informativa che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perchè, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di aver vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio?".

Comunque, conclude il direttore di Avvenire, "quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all'opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela".

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Re: Rapporti Chiesa-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 30/08/2009, 12:33

Continuo a riportare articoli di questa querelle perchè sono convinto che questo scontro tra "compari" possa finalmente smuovere le acque....per il momento il Cs è fuori gioco. Le sortite di Fini ma anche della Lega e, con minor clamore, di tanti esponenti della Cdl sono segnali interessanti di un Cd orientato verso scelte comuni ai confratelli del resto d'Europa.

Probabilmente, come sostiene qualcuno, Berlusconi sarà costretto a fare ulteriori concessioni alle pretese vaticane andando sempre piu' verso una repubblica semi-teocratica.
Ma temo per loro che sarà anche "l'inizio della fine".....gli italiani nonostante tutto non apprezzeranno!
Ferventi cattolici "a chiacchiere", la maggioranza degli italiani amano poco i diktat della Chiesa, strafottendosene ampiamente nella vita quotidiana.

Vittorio
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Re: Rapporti Chiesa-Berlusconi

Messaggioda ranvit il 30/08/2009, 12:45

Beh, scrivendo le righe del post precedente non avevo ancora letto il seguehte editoriale di Galli della Loggia che in buona sostanza paventa lo stesso scenario....
Vittorio
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Dal Corriere.it :

STRAPPI VISIBILI E MUTAMENTI DI FONDO
Quelle distanze con la chiesa
È certamente un fatto nuovo nel dopo­guerra lo scontro al calor bianco che si registra in queste ore tra una parte delle alte gerar­chie cattoliche e il centrode­stra. Non è certo un dato da sottovalutare, anche se è probabile che nel giro di qualche tempo esso sarà in un certo modo riassorbito, non convenendo una rottu­ra a nessuna delle due parti in causa. E allora emergerà in tutta evidenza un dato so­stanziale: il mutamento del­l’opinione pubblica circa i rapporti tra Chiesa e Stato e tutto ciò che essi significa­no e comprendono. Si trat­ta di un mutamento di fon­do. Questa svolta dell’opi­nione pubblica comincerà a far sentire sempre di più il suo peso.

Il mutamento di cui sto parlando ha un effetto so­prattutto: quello di rendere progressivamente inattuale la vecchia distinzione antago­nistica laici-cattolici. Una lun­ga fase della storia italiana è stata percorsa da questo anta­gonismo. Esso aveva il pro­prio epicentro nella periodi­ca disputa circa la legislazio­ne dello Stato in alcune mate­rie «sensibili» (istruzione, matrimonio, ecc.), ma era per così dire tenuto sotto controllo dall’esistenza nel Paese di un’opinione assolu­tamente maggioritaria circa un punto decisivo: il ricono­scimento dell’imprescindibi­le carattere istituzionale del­la Chiesa cattolica. Cioè che questa, per svolgere la sua missione, ha bisogno di una totale e piena autonomia che in pratica solo la riconosciu­ta sovranità nei propri ambi­ti può assicurarle, nonché di adeguati strumenti (anche fi­nanziari) di presenza e d’in­tervento nella società. È da ta­le opinione diffusa che è di­scesa per tutti i decenni della prima Repubblica la presso­ché unanime accettazione del Concordato come stru­mento regolativo dei rappor­ti tra Stato e Chiesa. Alla cui base, difatti, non c’è una que­stione di oggettiva «libertà» della Chiesa (a tal fine baste­rebbe qualunque Costituzio­ne democratica), ma la que­stione della sua «sovranità»: per cui essa si «sente» libera solo se in qualche modo è an­che «sovrana».

Ciò che sta mutando (e ve­nendo meno) è proprio la pressoché unanime accetta­zione di cui ora ho detto. Sia tra i credenti che tra i non credenti va facendosi strada, infatti, l’idea che la Chiesa non debba possedere un ca­rattere istituzionale di segno forte. I primi lo pensano per il rinnovato sogno di una fe­de capace di vivere e di affer­marsi nel mondo per la sola forza dello Spirito e della Pa­rola; nonché per la sempre rinnovata paura di contami­nare l’altezza dei «principi» con la miseria della «realtà». Tra i secondi, invece, va dif­fondendosi la convinzione — fatta propria in preceden­za da pochi laici doc — che una Chiesa istituzionalizzata e «sovrana», e dunque il Con­cordato che ne è il riconosci­mento, non solo rappresenti­no un attentato all’eguaglian­za dei cittadini e all’esercizio di una sfera dei diritti sem­pre più ampia e orientata soggettivisticamente, ma configurino altresì un’indebi­ta presenza della religione nello spazio pubblico. La di­stinzione si sta appunto spo­stando su questo piano: non più tra «laici» e «cattolici» ma tra chi è favorevole e chi è contrario al riconoscimen­to del carattere istituzionale della Chiesa e di un suo spa­zio sociale. Il che comporta una completa dislocazione dei vecchi schieramenti: sic­ché così come credenti e non credenti possono tran­quillamente trovarsi da una medesima parte contro la Chiesa ufficiale considerata « autoritario- temporalisti­ca », egualmente sul versante opposto può avvenire lo stes­so, considerando comunque la religione, anche i non cre­denti, un contributo prezio­so all’identità collettiva e alla definizione dei valori di fon­do della società.

Ernesto Galli della Loggia
30 agosto 2009
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Re: Rapporti Chiesa-Berlusconi

Messaggioda matthelm il 30/08/2009, 13:24

Completezza d'informazione dalla fonte ...non da divulgatori interessati, comunque.

Il direttore di Avvenire risponde Non un’“informativa”, ma un’emerita patacca

Il mitico Feltri sventola il giorno dopo un foglio e dice che lui ha in mano i documenti. E, perdinci, cosa fa un giornalista quando gli arriva in mano un documento? Nell’Italia della sprovvedutezza e dell’ignavia, almeno lui agisce e pubblica, punto e chiuso. Già, ma perché prima che sia troppo tardi, non c’è qualcuno che si prende la briga di informarlo che quella che sventaglia come la provvida sciabola della giustizia è solo una traccia contorta e oscura che qualcuno ha confezionato e fatto girare in attesa che un allocco si presti al gioco? È sorprendente che proprio il Mourinho dei direttori, il più mediatico dei mediatici, il più elegantone degli eleganti, il principe dei furboni, non si sia peritato di sottoporre previamente a qualche conoscitore di cose giuridico-giudiziarie quel cosiddetto documento – e se si trattasse di una banale lettera anonima, degna di ritornare tra quella spazzatura da cui proviene?
– per smascherarne eventuali aporie, incongruenze, o addirittura strafalcioni. Nella congerie di insinuazioni di cui si raccontava sul 'Giornale' di venerdì, non avevo neppure fatto troppo caso a dove si diceva che sarei stato da tempo «già attenzionato dalla Polizia di Stato per le mie frequentazioni» (ora, a scriverla, mi manca il fiato). Le cose assurde erano talmente tante, che onestamente questa non mi aveva colpito più di altre. Fino a quando non mi ci ha fatto tornare Roberto Maroni allorché, con una telefonata per me assolutamente inattesa, ha voluto manifestarmi la sua solidarietà e il senso di schifo che gli nasceva dalle cose lette. Ma il ministro dell’Interno teneva anche ad assicurarmi di aver ordinato un’immediata verifica nell’apparato di pubblica sicurezza centrale e periferico che da lui dipende, e che nulla, assolutamente nulla di nulla era emerso. È solo un esempio, appunto. Ma si potrebbe spulciare riga per riga di quel fantomatico documento (vera «sòla») e controbattere, e far emergere di quel testo anzitutto l’implausibilità tecnica, poi magari quella sostanziale. Lo faremo, se necessario. Fin d’ora però, a me non interessa polemizzare istericamente con Feltri, per allertare invece l’opinione pubblica su qualche altra porcata che puntualmente verrà fuori, e che magari Feltri stesso ha «prudentemente» tenuto per un eventuale secondo tempo. Poi, si sa, una perla cattiva attira l’altra, come le ciliegie.
Rimane però il mistero iniziale: come avrà mai fatto il primo degli astuti a non porsi una domandina elementare prima di dare il via libera alla danza (infernale): questo testo che ho in mano è realmente un’«informativa» che proviene da un fascicolo giudiziario oppure è una patacca che, con un minimo appiglio, monta una situazione fantasiosa, fantastica, criminale? Perché, collega Feltri, questa domandina facile facile non te la sei posta? Ma se te la fossi fatta, sei proprio sicuro di avere vicino a te le persone e le competenze giuste per compiere i passi a seconda della gamba? Non sei corso troppo precipitosamente a inaugurare la tua nuova stagione al timone di quello che non è più un foglio corsaro ma il quotidiano della famiglia del presidente del Consiglio? Ad un certo punto, nella giornata di venerdì, nel sito del 'Giornale' è comparso il testo di un lettore non certo mio amico (alfo.m., che ha trovato spazio anche sul sito dell’Uaar).
Spulciando i vostri articoli, costui annotava «l’incredibile quantità di strafalcioni ed inesattezze giuridiche», e didatticamente li elencava (riproduciamo questa lettera, riquadrata, qui sotto).
Peccato che quel contributo sia prontamente sparito dall’online, avrebbe potuto far aprire gli occhi a quelli ancora ingenui che in buona fede credono a quello che scriviamo, e non sanno invece con quanta leggerezza talora impegniamo le nostre truppe in campagne tanto veementi quanto malaccorte. Un divertissement, per noi lo scrivere, come per qualche volpone o volpina lo era – non più tardi di giovedì sera – aggirarsi per gli stand dell’ignaro Meeting menando vanto per l’imminente cannoneggiamento del tuo giornale. Non importa se il divertissment ammazza moralmente una persona, l’importante è il sollazzo. Una scuola di giornalismo anche questa. Già, ma attento, tu naturalmente sai più cose di me, e tuttavia potresti non esserti accorto che si sta restringendo l’area dei lettori che a noi credono sempre e comunque. L’area di quelli che scorgono, dentro la nostra sciagurata categoria, gli intemerati cavalieri senza macchia e senza paura. Quando anche costoro si desteranno, per quelli di una certa scuola sarà la fine.
Peccato che nel frattempo – temo – avranno definitivamente ammazzato la professione. Per ora sappi che hai pestato una cacca ciclopica. Auguri.
Post scriptum: 1) Ho visto che i tuoi amici (Sgarbi, Capezzone, Renato Farina…) sono preoccupati per un’aggressione ai tuoi danni che vedono profilarsi all’orizzonte: essi hanno la mia stima, li condivido e li ringrazio, dobbiamo infatti riuscire a vivere in modo che non ci siano aggressori proprio perché non ci sono aggrediti, nello spirito di quella Perdonanza cui ci richiama Giuliano Ferrara. Non c’è bisogno del conflitto violento neppure nella contesa più aspra, e da parte mia ti prometto che quanto di fondamentale non farà spontaneamente capolino davanti all’opinione pubblica, emergerà civilmente e pacatamente in un tribunale della Repubblica, cui i miei avvocati già lunedì si presenteranno per la querela.
2) Tu e, molto più modestamente io, siamo ormai direttori di lungo corso. Ma non so tu, io ho passato gran parte dei miei quindici anni da direttore a incontrare persone che volevano fare il giornalista, a verificare i loro percorsi, a ragionare sulle loro ipotesi interpretative. Non tutti i contatti sono finiti bene e, non so a te, ma a me è capitato che qualcuno di essi sia tecnicamente finito male, nel senso che alla fine io abbia ritenuto (indovinando, sbagliando? non lo so) che quel dato giovane collega, magari abile, non fosse tuttavia adeguato ad Avvenire. Ecco, permettimi un suggerimento: cerca in questi giorni di non fare del male al tuo giornale e ai tuoi lettori concedendo la ribalta a chi forse appare molto informato (si spiegherà anche lui in tribunale), ma potrebbe mirare soltanto a saldare qualche vecchio conto.
Grazie.

...e ancora...

«IL GIORNALE» ONLINE
Intervento prima pubblicato e poi cancellato dal sito

S ul Forum de ' Il Giornale' il 28.08.09 alle ore 13: 13 il lettore alfo. m ha scritto:

« È incredibile la quantità di strafalcioni ed inesattezze giuridiche di questo artico­lo.
a) La molestia ( 660 C. P.) è una contrav­venzione e non è previsto il rinvio a giudi­zio del Gip, semmai la citazione diretta da parte del Pm.
b) La molestia è reato procedibile d’ufficio, quindi è impossibile che sia stata ritirata la querela dalla persona offesa.
c) La molestia è contravvenzione oblazio­nabile, ma forse il giornalista nemmeno sa cosa sia questa procedura.
d) Secondo il giornalista, Boffo avrebbe pa­gato 516 € per il patteggiamento, ossia la cifra massima prevista per la pena pecu­niaria alternativa all’arresto: impossibile! Cosa fa? Patteggia per ricevere il massimo della pena? Da sbellicarsi dalle risate... Per non tacer del fatto che per la scelta del rito si ha diritto ad uno sconto di pena fino ad 1/ 3, per non parlare poi di tutte le atte­nuanti. Complimenti davvero, mi fate mol­to, molto ma molto riflettere! »
L’intervento è stato rimosso poco dopo.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Rapporti Chiesa-Berlusconi

Messaggioda mariok il 30/08/2009, 14:44

la mosca tzé tzé | Marco Travaglio

Feccia Tricolore

29 agosto 2009

Silvio Berlusconi ha vissuto ieri una delle giornate più nere della sua vita politica (e non). La cosiddetta opposizione naturalmente non c’entra nulla: il Pd è troppo impegnato a farsi le pippe sulle primarie e il congresso, nonché a inseguire la Carfagna dopo la ferale notizia che la ministra delle Troppe Opportunità diserterà il Democratic Party di Genova, per pensare di opporsi. No, il venerdì nero di Al Pappone è tutto interno al suo mondo. E’ in casa sua che si annidano ormai da mesi i più temibili oppositori. La sua signora, la sua diciottenne preferita (con famiglia al seguito), la sua escort ufficiale, il suo presidente della Camera che si dissocia su tutto, il senatore Guzzanti che svela ogni particolare della Mignottocrazia arcoriana, l’amico Bossi che ne combina una al giorno e ora perfino l’amico Putin che s’è sfilato all’ultimo momento dalla festa di Gheddafi lasciando Silvio solo col beduino e le frecce tricolori. Come se non bastasse, ora si son messi a remare contro anche l’on. prof. avv. Niccolò Ghedini, in arte Mavalà, e il megadirettore galattico de Il Giornale, Littorio Feltri (che pare gli costi quanto Ronaldinho).

L’Avvocato Mavalà ha avuto la splendida idea, finora inedita, di querelare dieci domande, chiedendo a Repubblica 1 milione di euro (figurarsi quanto chiederebbe per le risposte) e, per soprammercato, minaccia di trascinare in tribunale anche i giornali e i tg stranieri – alcune centinaia in tutto, dalla Turchia all’Australia, dal Canada alla Terra del Fuoco - che han parlato di Puttanopoli. Si salvano, per ovvi motivi, tutti i telegiornali e la gran parte dei giornali italiani. Così le famose dieci domande, che stavano diventando un tantino stucchevoli, e il sexy scandalo, che iniziava a denunciare l’usura del tempo, riprendono improvvisamente vigore e ricominciano a circolare su tutta la stampa mondiale, come nuovi. Un capolavoro. Perfettamente sincronizzato con Mavalà, Littorio Feltri si dedica quotidianamente a rovinare i rapporti del suo padrone con tutti i poteri forti che ancora non gli appartengono: non solo quelli tradizionalmente ostili, come l’ingegner De Benedetti e il suo gruppo, ma anche quelli benevolmente neutrali o decisamente favorevoli. Prima la famiglia Agnelli-Fiat, poi i fratelli Moratti (compreso Gianmarco, il marito di Letizia), infine il Vaticano.

Geniale anche la scelta dei tempi: Il Giornale spara in prima pagina un vecchio patteggiamento di Dino Boffo, direttore di Avvenire, per aver molestato la fidanzata del suo ex fidanzato, proprio nel giorno della Perdonanza abruzzese, cioè dell’annunciata cenetta a lume di candela fra Al Pappone a il cardinal Bertone. Cenetta subito annullata, con scomunica incorporata dal cardinal Bagnasco e sdegno del mondo cattolico. Altro che Perdonanza. Ora manca soltanto un editoriale feltriano che dà del pedofilo a Putin e un’inchiesta su Ratzinger che non paga le multe della Papamobile per eccesso di velocità, magari affidato a un condannato a caso fra Betulla Farina e Geronimo Pomicino, per completare l’opera. Nel ringraziare i compagni terzinternazionalisti Mavalà e Littorio per il generoso tributo offerto all´antiberlusconismo e per l'impegno profuso nell'organizzare le opposizioni, mi si consenta un appello al Cainano: Silvio, dai retta, licenzia i servi infidi. E fìdati soltanto di noi del Fatto Quotidiano. Anche noi, sia chiaro, vogliamo mandarti a casa, anzi possibilmente al fresco. Ma almeno lo sai già: te lo diciamo da sempre, con franchezza, senza tramare alle tue spalle. E non ti costiamo un euro. Dai falsi amici ti guardi Iddio. E ricordati dei nemici veri che, in fondo in fondo, ti hanno sempre voluto bene.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Rapporti Chiesa-Berlusconi

Messaggioda mariok il 30/08/2009, 20:31

Dal blog di Beppe Grillo

Bertone: l'ultimo papa

Ho incontrato due anni fa a Genova il cardinale Tarcisio Bertone in una udienza privata. Un signore alto, con gli occhi piccoli e scrutatori, modi spicci e determinati da manager di una multinazionale. Una persona attenta, curiosa del futuro. Parlammo di energie rinnovabili di cui lui era entusiasta. Mi fece un'ottima impressione. Era da poco stato nominato segretario di Stato. Non era ancora un candidato papa. Mi disse della sua volontà di usare in Vaticano i pannelli solari per il riscaldamento, cosa che in seguito fece. Un prete tosto, duro e affilato come un rasoio. Fui perfino tentato chiedergli consiglio per i miei investimenti finanziari.

Io non sono un praticante. Amo il suono delle campane la domenica mattina, sono entusiasta di uomini come Don Ciotti, Don Gallo e Padre Alex Zanotelli, che considero "schegge di Cristo". Ma sono eccezioni. In Italia, se Sarkozy non accogle il Vaticano, guardie svizzere comprese, ancora una volta ad Avignone (ma Carlà Bruni si opporrebbe), la Chiesa, questa Chiesa dottrinale e dominata dalla Curia, non può essere ignorata. Vedere il cardinal Bertone, prima di una comune cena della Perdonanza (poi annullata) in fotografia seduto accanto a un frequentatore di prostitute, un corruttore, un mentitore professionale, mi ha dato molto fastidio, diciamo che mi ha fatto schifo. A quanti italiani ha provocato lo stesso rigetto? Cristo, il mio Cristo, quello che scacciò i mercanti dal tempio e disse che non si potevano servire allo stesso tempo Dio e mammona (Matteo 6,24), allo psiconano avrebbe dato un evangelico calcio nel culo. So che molti parroci, molti credenti pensano la stessa, identica cosa.
A chi deve rendere conto il Vaticano? Alla Ragion di Stato o alla Ragion di Cristo? Alla comunità dei fedeli o alla P2? Al Vaticano possono essere mosse molte accuse, ma non quella dell'ignoranza. Il Papa e il cardinal Bertone sanno chi è Berlusconi, conoscono la sua storia meglio di lui. La trattativa permanente tra Governo italiano e Chiesa per ottenere leggi e vantaggi economici da una parte e una indulgenza imbarazzante, spesso un silenzio omertoso, dall'altra non può continuare e qualche vescovo se ne è accorto. Gesù non trattò con i Farisei per evitare il Calvario. Questa Chiesa tratta per non pagare l'ICI.
Tutto ciò che tocca lo psiconano diventa sterco. La Chiesa non lo segua nella sua follia nichilista, distruttrice di ogni valore. San Malachia ha previsto nelle sue profezie la fine della Chiesa durante il 112° papato (il 111° è quello attuale). Il 112° è quello di Petrus Romanus, Pietro il Romano. Bertone è nato a Romano Canavese e si chiama Tarcisio Pietro Evasio. E' lui il candidato ideale.
"Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa siederà Pietro il Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dei sette colli crollerà ed il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo". Urge un esorcista per Testa d'Asfalto, Bertone provveda.
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