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E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 30/04/2009, 20:50

franz il oggi, 17:14

Trascuri un elemento contro il quale nulla può, neanche il baro; scusami se analizzo dal mio punto di vista, ma lui ha 73 anni, i miei nipotini 5 e 3.
Ho vissuto (e anche molto intensamente, ma sempre per lavoro in varie parti del mondo) la mia vita; ho due figli ai quali ho trasmesso, con successo, ciò in cui mi hanno fatto crescere i miei, in questo entroterra siciliano.
Ora a 67 anni non ho molto da guardare avanti se non nella prospettiva delle persone a me care.
In questo piccolo centro (Caltanissetta) ci si conosce un po' tutti, anche perchè settimanalmente ho una nota sul quotidiano regionale "La Sicilia" (magari mi usano per giustificare la "par condicio"); da più parti mi è stato rimproverato di non "mettermi in gioco"; da qui è nato il parallelo con il poker; ho sempre risposto che per mettersi in gioco accorreva un gioco in cui mettersi, mentre il solo gioco visibile era un poker con un partecipante dalla mano lesta.
Mi sono messo in gioco e mi metto in gioco, quotidianamente, ma nel solo gioco che so fare: il solitario.
Anche perchè si tratta del solo gioco nel quale sarebbe da imbecilli barare.
Non servirà l'arrivo dello sceriffo (c'è il lodo Schifani/Alfano !); basterà che gli spettatori incoraggino il giocatore giusto a vedere cosa nasconde il bluff, oppure pazientare e attendere che entri nella partita il Padreterno.
Rosario Amico Roxas
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Stefano'62 il 30/04/2009, 23:07

A dire la verità,
l'arrivo dello sceriffo sarà anche il finale più gustoso,però di solito va a finire in un altro modo....
capita,a prendere per il culo la gente.
Continuo a credere che occorra chiamare lo sceriffo,prima che vada a finire male.....

Ciao
Stefano'62
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda pinopic1 il 01/05/2009, 13:44

Lo sceriffo è impegnato. Sta facendo una partita a poker.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 01/05/2009, 15:01

Sarà l’ultimo 1° maggio ? Rosario Amico Roxas

Appare paradossale che nel mondo occidentale, dominato dal liberismo capitalista e dalla reinterpretazione del mercato, si festeggi il 1° maggio come festa del lavoro.
Paradossale perché il capitalismo liberista dell’Occidente rappresenta la negazione dei valori del lavoro, operando, tendenzialmente, per il suo sfruttamento, negando la dignità che al lavoro spetta e che per secoli gli è stato riconosciuto. A Napoli, il presidente del consiglio ha auspicato di cambiare il nome alla festa del primo maggio, trasformandola in festa della speranza; come dire: “Lavoro..? Aspetta e spera !!”
L’affermarsi dei principi economici del liberalismo (da non confondere con il rampante liberismo), pur non negando totalmente dignità al lavoro, volle considerare principi fondamentali il diritto alla proprietà e al libero mercato, emendandoli dall’essere cinici espedienti dell’individualismo.
Il diritto alla proprietà, considerato un diritto naturale, spostò la sua natura nell’accaparramento indiscriminato, sostenuto dalla esaltazione del libero mercato, senza prendere in considerazione le conseguenze che ciò avrebbe determinato: ineguaglianza, disoccupazione, ingiustizia sociale, che avrebbero, in breve tempo, generato la divisione in classi (ricche e povere) e i tentativi, non adeguatamente programmati nel medio e lungo termine, della lotta di classe.
Le teorie liberali promossero il progresso, unitamente all’arricchimento riservato ai proprietari dei mezzi di produzione, ma negarono lo sviluppo dell’uomo, menomato anche dalla industrializzazione che divenne automazione, per cui veniva sempre meno l’esigenza del lavoro dell’uomo. L’informatica fornì i metodi per inferire il colpo decisivo, con la promozione dell’offerta, senza avere prima programmato una corretta evoluzione della domanda.
Precedentemente al dilagare dell’informatizzazione, si produceva ciò che il mercato e la domanda chiedevano, senza andare oltre all’indispensabile e al necessario; la qualità della vita seguiva per piccoli passi l’adeguamento paritario, pur se differenziato nella quantità tra le classi diventate contrapposte.
La classe opulenta riusciva a consumare una maggior quantità di bene, mentre la classe più debole conteneva i consumi nell’alveo del necessario.
L’avvento dell’informatica promosse la qualità che si sostituì alla quantità, producendo beni privi di domanda e imponendoli con una massiccia formula di comunicazione di massa.
L’esempio dei prodotti “firmati” conferma questa anomalia del mercato, che pure domina la logica dei consumi, diventando irrazionale consumismo.
Un medesimo prodotto, magari realizzato dalle medesime persone, con identica materia prima, si ritrova sul mercato a prezzi assurdamente differenti se posti l’uno sotto il dominio di una “firma” più o meno illustre, ma estranea alla qualità del prodotto, l’altro anonimo ma ad un prezzo 10 volte inferiore al precedente; il potere politico, che difende questo consumismo ingiustificabile, persegue il prodotto a minor prezzo, identificandolo come “prodotto taroccato”, mentre il vero taroccamento avviene nel medesimo prodotto ad alto prezzo che esige un enorme valore aggiunto, pur non “aggiungendo” assolutamente nulla, se non una targhetta con un marchio.
Al centro dell’economia si è posto, ed è stato accettato, l’imprenditore, spesso un “capitalista senza capitali”, che è stato agevolato in nome del libero mercato, del controllo statale fittizio, del falso in bilancio depenalizzate, dell’evasione fiscale tollerata se non suggerita.
Il concetto portante avrebbe voluto essere quello di favorire l’imprenditoria privata, coniugata con l’arricchimento di ogni singolo imprenditore, il quale avrebbe dovuto, nei progetti del potere che assisteva impotente e impreparato, generare benessere anche all’esterno del proprio “giardinetto”
Con l’accumulo di ricchezza l’imprenditore avrebbe dovuto creare nuovi posti di lavoro, un circuito di denaro e benessere dilatato, pur in assenza di un dilatato circuito del lavoro.
Posto nella condizione di presentarsi come il momento iniziale della catena economica del mercato, della domanda e della spesa, l’imprenditore valuta il proprio capitale come il solo valore agente della sua impresa; esige che quel “suo” capitale” abbia un ritmo di rendimento costante e, magari, crescente, specialmente quando i mezzi di produzione sono stati coperti dei costi iniziali, e il rendimento dovrebbe aumentare mancando l’ammortamento delle spese.
E’ questo uno dei motivi per cui l’imprenditore è molto restio a seguire da vicino lo stato dei suoi mezzi di produzione, perché il suo interesse è il rendimento economico che tali mezzi producono; da qui l’aumento esponenziale degli infortuni sul lavoro e le “morti bianche”, così chiamate per esorcizzare, con il candore del nome, la brutalità del vero che descrive una alterazione dei rapporti con il lavoro: lavorare per vivere, diventa lavorare per morire !.
L’uso dei mezzi di produzione causa un deterioramento irreversibile, oltre a rendere obsoleti quegli stessi mezzi, per cui l’utile azienda cala e il capitale non produce valorizzazione, richiedendo, piuttosto ulteriori e nuove spese per mettere in sicurezza quei mezzi di produzione.
A questo punto l’imprenditore liberista, che ha usufruito di tutti i privilegi riservatigli dal potere, astenendosi dall’effettuare nuove spese per la sicurezza, preferisce lasciare inutilizzati quei “valori d’uso” che non sono più in gradi di produrre utili. Il processo produttivo si scinde in “forma materiale” e “forma sociale”, dove quest’ultima viene sacrificata alla legge del massimo utile con il minimo costo. Il materiale d’uso, materialmente disponibile, perde il riconoscimento sociale di “risorsa”, visto che il suo impiego non porta all’affermazione ulteriore dei rapporti sociali dominanti, che dividono il capitalista dal prestatore d’opera; e si tratta di una divisione etica che diventa a-morale.
Così è amorale che l’attuale presidente del consiglio, fautore e sfruttatore in prima persona della logica del mercato, anteposta alla logica del lavoro, si permetta di partecipare alla “Festa del Lavoro”, perché ne lede la sacralità, specialmente quando non ne riconosce la valenza morale e vuole cambiarla in “festa della speranza”.
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Stefano'62 il 01/05/2009, 18:12

Questo bel post di Rosario spiega efficacemente perchè io consideri così bello l'articolo 1 della Costituzione che parla di Repubblica fondata sul lavoro.
Spiega ugualmente bene perchè ad altri invece quell'articolo (da difendere a oltranza) faccia venire l'orticaria.
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 02/05/2009, 14:35

Quell'articolo della Costituzione creò notevoli problemi, perchè una parte dei Costituenti volevano approvare la versione "lavoratori", cosa che avrebbe creato una nuova divisione tra generi di lavoro; prevalse "lavoro" perchè identifica , innanzitutto la centralità dell'uomo, esecutore del suo lavoro; questa distinzione compendia l'intero patrimonio umano che nel lavoro trova la sua identità .
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 02/05/2009, 14:40

Il mio commento "Sarà l'ultimo 1° maggio" è stato pubblicato su parecchi forum, oltre ad essere inviato agli indirizzi della mia rubrica (646 indirizzi).
Unitamente ad altri commenti, ne ho ricevuto uno che voleva essere provocatorio; per dilatare il dibattito generato, accludo sia il commento che mi è pervenuto che la mia risposta.
*********
----- Original Message -----
From: antonioporcaro
To: raroxas@libero.it
Sent: Saturday, May 02, 2009 4:59 AM
Subject: Illustre illuminato

Vedo che sai scrivere in modo compito e ben argomentato, Complimenti.
Vorrei però sapere da te quale è il personaggio alternativo e migliore che vuoi proporre.
Sono molto interessato ad un altro politico che possa o voglia fare il presidente del consiglio non solo per 3-6-9-24 mesi ma anche per 10 anni,cioè per il tempo che serve per rimodernare lo stato italiano e gli italiani,popolo di artisti da strada sempre pronti a voli pindarici ora per ora.
Gradirei una tua risposta.
Antonio

***************************
Egr. Antonio
Rispondo volentieri perchè nella tua nota, vagamente polemica, emerge il grossolano errore che fin ora ha favorito le sorti personali del cavaliere, penalizzando il concetto di collegialità democratica nell'amministrazione della Cosa Pubblica.
Mi chiedi infatti l'indicazione di un qualche politico che riterrei in grado di poter fare il presidente del consiglio. Quindi la ricerca di un leader, di un capo, di un pastore che guida il gregge.
Non ci siamo; è questa tua logica che ha permesso la concentrazione di potere nelle mani di una sola persona; accadde nel ventennio e sta accadendo, in maniera mimetizzata e perciò molto ipocrita, anche adesso.
C'è formalmente un CdM, che non conta un c....(snip, ma è chiaro o no?) dove fanno bella mostra di sè le ballerine, le esibizioniste, i nani, i clown, gli yes-man, ma dietro le quinte comanda uno solo, con la riserva mentale, tipica dei dittatorelli di fine-settimana, di addossare ad altri le colpe per prendersi gli eventuali meriti.
Se avessi un nome da proporre, sarebbe alternativo all'attuale cavaliere, con identiche prerogative che non tutelano la popolazione, ma privilegiano una parte in maniera nascosta ma efficacissima.
I voli pindarici li stiamo subendo adesso, con l'esaltazione dell'apparenza immediata non supportata da una progettazione a medio e lungo periodo, per cui emerge il tentativo della "politica del fare", con la firma di una montagna di cambiali che pagheranno le generazioni successive, il tutto per far emergere l'apparenza di una politica attiva, che tale non è perchè sta consumando quel poco rimasto, a vantaggio dei soliti noti.
Non ho un nome, non mi interessa, ho, piuttosto, un metodo, basato sulla collegialità delle competenze, sulla meritocrazia alternativa alla "culocrazia" imperante di questo cavaliere. Tutto è basato sull'apparenza, quando un buon ragioniere, capace di gestire una partita doppia tra entrate e uscite, con tanto di riserva matematica per gli imprevisti, sarebbe in grado di amministrare molto più efficacemente (specie in prospettiva futura) di quanto non siamo, illusoriamente, costretti a subire.
Dilato il tema per affermare anche che un buon parroco di campagna, aduso alla confessione e, quindi, al contatto con le miserie umane, con il peccato e il rimorso, la preghiera e il perdono, l'amore, la solidarietà, la comprensione e la compassione, la tangibilità del Bene che contrasta il male, sarebbe certamente un pontefice di gran lunga migliore e più credibile che non un dotto (ma non troppo) teorico che pretende imporre la propria visione teoretica, distante dalla verità quotidiana.
Per questo motivo vanno felicemente a braccetto il cavaliere e Ratzinger, perchè rappresentano la medesima faccia della medaglia, quella che appare in pubblico, magari in mondo visione, in quell'indegno e blasfemo spettacolo del battesimo dell’ apostata Magdi Allam.
L'umiltà di voler amministrare per il bene comune non si coniuga con l'autoesaltazione, con il culto di se stesso, con la presunzione di infallibilità; il popolo non è il gregge che Zaratustra voleva pilotato dal superuomo; per adesso questo popolo è sotto ipnosi e tutto sembra facile, possibile, accettato, condiviso; ma quando i momenti critici acuiranno i bisogni insoddisfatti, finirà per svegliarsi dal lungo torpore, e quando il popolo si sveglia non accetta le regali brioches, ma usa la ghigliottina.
Le prime avvisaglie si odono in giro per l'Europa, dalla Germania, alla Grecia, alla Turchia; le insoddisfazioni che già penalizzano le fasce più deboli (peraltro mortificate dalla illusorietà dei provvedimenti tipo social card) cominciano a toccare anche la piccola a media borghesia, abituata a godere oltre i propri mezzi.
Nel 1929 fu la piccola e media borghesia americana, sconfitta dall'economia della finanza, che si rivolse a Roosevelt, per tornare indietro verso l’economia del lavoro, mortificata dall’economia della finanza, annegata nel crollo di Wall Street, mentre in Italia si inneggiava a Mussolini. Oggi la piccola e media borghesia americana, sconfitta dalla follia socio-politico-economica di Bush, ha cercato Obama, mentre l'Italia ancora una volta conferma il cavaliere; evidentemente la lezione non è bastata.
Non sono illustre, nè mi sento illuminato, ma certamente aduso a pensare, senza lasciarmi influenzare dalle apparenze esternamente dorate, ma internamente vuote, se non perniciose.

Rosario Amico Roxas
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Iafran il 02/05/2009, 22:56

Rosario,
hai espresso, ampliandolo adeguatamente ed efficacemente, un concetto che mi avevano stimolato altri interventi.
Il popolo del centrosinistra, infatti, non aspetta l’uomo della Provvidenza, a differenza del centrodestra che ora lo vuol vedere nel Nostro signor S (è una differenza sostanziale e abissale), le cui ragioni sono state ripetutamente ben espresse da altri.

Gli ulivisti e gli altri della cordata di CS hanno tentato con Prodi, “utilizzandone”, purtroppo, la fiducia del professore nella democrazia e il suo alto senso dello Stato; per Franz, infatti “… Solo Prodi per due volte lo ha battuto ma poi Berlusconi è riuscito, non si sa come, non a batterlo ma a fare in modo che fossero i suoi stessi compagni di gioco a fare autogol, defenestrandolo.”

Quali potevano essere le ragioni per arrivare a ciò?
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda pierodm il 02/05/2009, 23:44

Apprezzo sempre molto gl'interventi di Rosario, e anche stavolta condivido lo spirito che lo anima.
Ma trovo molto giusta la nota di Franz, sia in se stessa, sia perché mitiga l'ottimismo che corre sotto pelle negli altri interventi circa la generalizzata "virtù ferita" degli altri giocatori seduti al tavolo di poker e del villaggio intero di cui il saloon è il centro di ritrovo.
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Re: E ora tocca al I° maggio ! Rosario Amico Roxas

Messaggioda Rosario Amico Roxas il 03/05/2009, 20:13

Iafran il ieri, 21:56

Quali le ragioni ?
Di ragioni non ne vedo e, forse non ce ne sono; vedo piuttosto le cause, le motivazioni che stanno a monte e che hanno provocato le conseguenze prive di ragioni.
Sono ben 60 anni che la sinistra, ispiratrice di un certo sindacalismo, ha fatto una politica autolesionista, pur di accaparrarsi i consensi della classe operaia. Ci ha giocato a manetenere in vita la divisione delle classi perchè solo una presunta lotta di classe avrebbe consentito il loro essere in vita.
Da 60 anni chiedono "tutto e subito", con il risultato di ottenere "niente e per sempre"; se avessero iniziato a programmare una politica dei piccoli passi, oggi non saremmo a questo punto disastroso. La conseguenza più immediata l'hanno pagata in prima persona; proprio quella classe che sostengono di difendere ha voltato le spalle, stufa di 60 anni di predicozzi amorfi, assolutamente privi di risultati perchè volevano mantenere la velleità di urlare nelle piazze contro i padroni, così sono spariti dal Parlamento.
La pennellata idiota fu in quel manifesto "Anche i ricchi piangono", con il quale hanno svelato il loro vero progetto, che non coincide con l'elevazione della classe più bisognosa, ma con l'abbassamento della classe opulenta.
Ora stanno ritornando sui loro stessi errori contrastando ogni ipotesi di "cogestione" aziendale, sostenendo che ora che c'è la crisi "i padroni cercano la cogestione"; ma è propri "grazie" a questa crisi che potrebbe tornare possibile rivalutare la presenza operaia nelle fabbriche; pretendono, invece che le fabbriche siano aperte, in perdita, a spese "dei padroni"; questi chiudono e se ne vanno alle Cayman e buona notte al secchio.
Il capitalismo liberista è finito, morto, non si riprenderà mai, anche perchè Obama e gli USA hanno capito la lezione e stanno provvedendo. Noi abbiamo il cavaliere che si ostina a non capire nulla, per cui affosserà l'Italia, prima di salpare anche lui per le Cayman, residenz<a dei caimani.
Al capitalismo liberista potrà succedere un capitalismo sociale, dove i due capitali, finalmente, si incontrano: capitale lavoro e capitale denaro, perfettamente complementari.
Ma noi ci arriveremo per ultimi, perchè prima dobbiamo scrollarci da dosso questo liberismo 3montiano, contraddittorio.
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