La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

...che mangino le brioches!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda annalu il 01/04/2009, 20:55

pagheca ha scritto: In qualsiasi paese normale e' assodato che se si vuole una cosa ben fatta bisogna pagarla: piu' la si paga e piu' il lavoro ha la probabilita' di essere ben fatto (anche se questo non succede sempre) e in piu' si possono avanzare pretese e chiedere garanzie. In altre parole if you pay nuts, you get monkeys, se paghi noccioline ti ritrovi con delle scimmie. Proprio oggi sentivo un mio amico (che qui guadagna intorno ai 2000 £) cui e' stato offerto un lavoro da una ditta italiana tempo fa: 600 euro (allora tra l'altro 1£ = 1.5 euro). L'idea insomma e' che bisogna "risparmiare", la qualita' non ha importanza. Assurdo. E' anche grazie a questa assurda idea che il paese decade, che i servizi fanno sempre piu' pieta'. E' una logica cieca che non porta a nulla.

Pagheca, ma da quanto tempo sei fuori dall'Italia?
Questi "sono ben convinti" che una cosa bisogna pagarla. Ma per un giovane, contano più i soldi immediati, o la futura presentazione nel mondo del lavoro di una società veramente importante?
Le "referenze" si pagano.
O hai un "potente" che ti raccomanda, oppure, se questo ti manca e vali davvero, devi fare uno stage gratuito ma pagato, pagato in "referenze" e possibilità di futuro lavoro. Ovviamente per avere le referenze che valgono davvero, non basta essere "bravi", bisogna anche dimostrare una certa "osseqiuenza" al sistema, che si valuta nel periodo di stage "gratuito".
Da questo circolo vizioso non è facile uscire.

annalu
annalu
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1387
Iscritto il: 17/05/2008, 11:01

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda pierodm il 02/04/2009, 17:52

In realtà succede che in Italia, nella maggior parte dei casi, la qualità non serve.
Ciò non giustifica gli stipendi troppo bassi comunque, ma il dato essenziale è quello che ho detto prima.
Là dove la qualità serve, le cifre sono assai suoperiori: per esempio, un pizzaiolo bravo in una pizzeria serve e come, e guadagna bene.

Quando dico che "non serve", intendo sia che non serve effettivamente perché molte attività sono di basso contenuto concettuale, sia che c'è "la convinzione" che non serve da parte dell'imprenditore o datore di lavoro, e che un lavoratore vale un altro.
Non è cosa di adesso, per altro, ma una concezione di antica data.
Io ho subito per anni la situazione per cui, quando si varava un progetto editoriale, due erano le cose alle quali meno si pensava e i ruoli che meno venivano messi nel conto delle spese: chi curava la parte grafica e chi curava quella redazionale.
Guarda caso, proprio i ruoli che mi interessavano di più e che sapevo fare meglio.
Come background di questa concezione, c'era l'idea che una mezza impaginata la poteva fare chiunque - o ci pensava il tipografo - e peggio ancora, chiunque poteva accozzare insieme tre cartelle di testo.
Un'idea cretina, ma che era in fondo giustificata dal fatto che la gran parte dei progetti editoriali non avevano lo scopo di essere fatti bene e per questo venduti, ma bastava che esistesse alla fine qualche quintale di carta stampata che giustificasse un finanziamento: con il che si saldano i due rami della sporca faccenda, quello soggettivo e quello oggettivo.

Sul piano generale questa scarsa richiesta di qualità è legata al fatto che la maggior parte dell'attività economica si è spostata dalla produzione al commercio, e il commercio - che pure potrebbe richiedere alcune "qualità" tecniche e culturali -subisce l'effetto dell'abbassamento generalizzato del gusto e del criterio di giudizio.
Da un lato quindi abbiamo aziende chimico-farmaceutiche, elettroniche, metalmeccaniche, d'arredamento, alimentari, etc, che hanno dismesso la produzione in proprio e sono solo rivenditori, spesso di marchi stranieri, e non hanno più bisogno di personale tecnicamente qualificato ai vari livelli.
Dall'altro, abbiamo la filiera di vendita nella quale si richiede soprattutto caparbietà e determinazione, con gente che non sa nemmeno parlare correttamente e tanto meno è in grado di capire il prodotto che vende, perché tutto è affidato alle campagne pubblicitarie o alla posizione sul mercato dei prodotti stessi.

Poiché la massa dei lavori disponibili è deprezzata, anche il lavoro "ben pagato" lo è soltanto in misura relativa a quello mal pagato, ma pagato comunque troppo poco in assoluto - o, se vogliamo, pagato troppo poco rispetto a quello che viene invece destinato a chi forse nemmeno "lavora" in senso stretto, ma è "utile" in vari modi, sui quali spesso è meglio non indagare: le bustarelle per certi appalti, per esempio, non basta solo essere disposti a pagarle, ma bisogna saperle recapitare, caso estremo di una vasta gamma di abilità nel campo delle "relazioni".

Oltre tutto, si tratta di una situazione che tende ad auto-perpetuarsi, e anzi a peggiorare: la bassa qualità della gente che lavora nelle aziende ha la conseguenza di abbassare anche la capacità di giudizio verso qualli che si avvicinano al mondo del lavoro: il funzionarietto scadente non è in grado, insomma, di giudicare nel modo migliore la qualità di chi chiede lavoro, e nemmeno le reali necessità che l'azienda si trova ad avere, o le possibilità di sviluppo e le competenze richieste dal corrispondente salto di qualità.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda franz il 02/04/2009, 18:13

pagheca ha scritto:Se la qualita' dei servizi in generale (e delle pagine web in particolare) e' spesso infima in Italia, apparte magari qualche bella idea grafica frutto del nostro "genio" creativo, e' proprio perche' il lavoro in Italia e' spesso fatto senza guardare alla qualita' ma con una strana idea che bisogna solo andare a pagare meno.

Concordo ma non mi basta. Vorrei capire il perché. Piero ha provato a dare delle spegazioni ma non mi convincono.
Provo a spiegarmi replicando al suo messaggio.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda franz il 02/04/2009, 18:23

pierodm ha scritto:In realtà succede che in Italia, nella maggior parte dei casi, la qualità non serve.
...
Sul piano generale questa scarsa richiesta di qualità è legata al fatto che la maggior parte dell'attività economica si è spostata dalla produzione al commercio, e il commercio - che pure potrebbe richiedere alcune "qualità" tecniche e culturali -subisce l'effetto dell'abbassamento generalizzato del gusto e del criterio di giudizio.
Da un lato quindi abbiamo aziende chimico-farmaceutiche, elettroniche, metalmeccaniche, d'arredamento, alimentari, etc, che hanno dismesso la produzione in proprio e sono solo rivenditori, spesso di marchi stranieri, e non hanno più bisogno di personale tecnicamente qualificato ai vari livelli.
Dall'altro, abbiamo la filiera di vendita nella quale si richiede soprattutto caparbietà e determinazione, con gente che non sa nemmeno parlare correttamente e tanto meno è in grado di capire il prodotto che vende, perché tutto è affidato alle campagne pubblicitarie o alla posizione sul mercato dei prodotti stessi.

La fotografia è buona ma le cause identificate non mi convincono.
Anche negli altri paesi (Usa e UE) ci sono fenomeni di dismissione industriale (verso i paesi emergenti e dell'est) ed il terziario ormai rappresenta il 70% delle attività economiche nazionali dei paesi occidentali. Se queste caratteristiche sono comuni, perché L'talia è diversa dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna in fatto di qualità e di retribuzioni corrispondenti?
Vendere oggi è piu' difficile che produrre, soprattutto se il prodotto è di qualità.
Se non è di qualità costa poco ed è piu' facile (s)venderlo.
Se la qualità è buona, non è per tutte le tasche e vendere diventa un'operazione complessa.
Soprattuto se c'è concorrenza e bisogna quindi competere.
Infatti il made in Italy fatto bene, si vende bene all'estero. Piu' che in Italia.

L'atteggiamento culturale "la qualità non serve" non mi sembra una causa, ma un effetto, una auto-giustificazione.
In un paese povero, con poche risorse e pochi soldi, in effetti la qualità è merce rara e poco utile.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda chango il 02/04/2009, 20:57

franz ha scritto:La fotografia è buona ma le cause identificate non mi convincono.
Anche negli altri paesi (Usa e UE) ci sono fenomeni di dismissione industriale (verso i paesi emergenti e dell'est) ed il terziario ormai rappresenta il 70% delle attività economiche nazionali dei paesi occidentali. Se queste caratteristiche sono comuni, perché L'talia è diversa dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna in fatto di qualità e di retribuzioni corrispondenti?


Una spiegazione potrebbe ritrovarsi nell'importanza che si da ai vari fattori di produzione. in particolare nel dibattito economico e nelle scelte politiche di questo paese sembra che esista un solo fattore di produzione: il lavoro.
lavoro che va reso flessibile (precario), aumentata la produttività (intesa come aumento delle ore lavorate) e a cui si richiede moderazione salariale.
in altre parole questo paese ha deciso di competere solo in termini di riduzione dei costi.
il capitale e la possibilità di farlo fruttare non vengono mai menzionate o prese seriamente in considerazione.
il capitale e il modo in cui viene investito non vengono indicati come elementi responsabili di un miglioramento della capacità competitiva di un impresa. eppure il capitale se investito bene genera innovazione, ricerca e richiede un capitale umano meglio qualificato. tutti elementi essenziali per generare qualità.

se questo approccio si applica ad un sistema produttivo, anche manifatturiero, basato sulla micro-impresa come quello italiano, la possibilità che si sia capaci di produrre qualità si riducono fortemente.
una normale micro-impresa del settore meccanico non ha interessa ad assumere ingegneri, ma operai. il risultato è che ci troviamo con un sistema produttivo incapace di assorbire i laureati che l'università produce. indipendentemente dalla qualità di quei laureati. semplicemente non servono. sono in eccedenza.

Se a questo aggiungiamo la cronica incapacità dei vari soggetti italiani di fare sistema (cosa che non manca in altri paesi europei) e la quasi totale incapacità di definire politiche industriali degne di questo nome da parte delle autorità di governo le possibilità di una maggiore qualità nella produzione e nelle retribuzioni credo siano difficili da ottenere.
chango
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 656
Iscritto il: 30/12/2008, 13:06

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda Stefano'62 il 03/04/2009, 0:03

Mi trovo d'accordo con quanto è stato identificato da Piero,Franz e anche Chango,sulle cause di questo fenomeno.
Sì con tutti e tre,perchè ritengo che le cause siano molteplici e la situazione non sia altro che il risultato della loro interazione.
Vorrei aggiungerne un altra.....

Dove vivo c'è la sede della Luxottica,marchio leader nel mondo di un tale Leonardo del Vecchio,uno che si è fatto da solo per davvero e non per propaganda,e che dà da mangiare a migliaia di persone nell'alto bellunese.
I suoi operai prendono stipendi che da altre parti se li sognano,perchè lui è convinto che un operaio felice è un operaio produttivo,ma soprattutto perchè essendosi fatto da solo,operaio lo fu anche lui,e se ne ricorda;oltre che con buste paga dignitose,dimostra l'attenzione per i suoi operai in numerosi altri modi sui quali non mi dilungo,e che rientrano in una pratica aziendale improntata alla qualità.

Ora però è anziano e vive in Francia;le redini del gruppo le tiene un pescecane di nome Andrea Guerra che dopo avere spolpato e dopo avere lucrato sui fallimenti di altre aziende è approdato in luxottixa grazie ad una amicizia con la moglie del capo.
L'aria è cambiata perchè ha cominciato a esagerare con la flessibilità e con atteggiamenti e propositi che si riverberano sui suoi sottoposti e sul loro rapporto con gli operai,dei quali al signor 'bocconi' non importa un beneamato cazzo.
Ha tirato la corda fino a che il capo non è tornato di corsa in Italia per tirargli le orecchie di fronte a tutti impedendogli di ricorrere alla flessibilità che ritiene un insulto alla gente del posto cui deve tantissimo e non perde occasione per rimarcarlo.
Poi è ripartito,ma dopo poco tempo tutto è tornato a peggiorare,perchè l'obiettivo di questo top manager,conosciuto e apprezzato come tale nel suo ambiente,non è fare un buon lavoro,bensì farsi gli affaracci suoi.
Un giorno il 'martinit' non ci sarà più,e anche questa bellissima azienda ritornerà nell'alveo di mediocrità della moderna economia italica.

Alla fine la differenza la fanno sempre le persone,e la (in)cultura di cui si fanno alfieri.
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda franz il 03/04/2009, 8:23

Stefano'62 ha scritto:I suoi operai prendono stipendi che da altre parti se li sognano,perchè lui è convinto che un operaio felice è un operaio produttivo,ma soprattutto perchè essendosi fatto da solo,operaio lo fu anche lui,e se ne ricorda;oltre che con buste paga dignitose,dimostra l'attenzione per i suoi operai in numerosi altri modi sui quali non mi dilungo,e che rientrano in una pratica aziendale improntata alla qualità.

Prendono stipendi elevati non solo per la convinzione del manager ma soprattutto perché l'alto valore aggiunto di quelle lavorazioni (conosco la qualità di Luxottica) rende possibile quegli stipendi. Sul nuovo management stile squalo che gira nel mondo da un ventennio a questa parte bisognerebbe fare una discussione a parte: costoro credono di essere "manager" solo perché sanno usare un foglio elettronico e credono di capire dove si puo' risparmiare di piu' o guadagnare di piu, lavorando di forbice sul personale con la naturalezza con cui si selezionano le righe in excel e si fa "elimina ....". Ma questo non è management d'impresa.

Vi sono comunque altre cause. La qualità dicevo costa ma non è l'unica cosa a costare. Da noi per dare mille euro netti al dipendente, l'azienda deve mettercene piu' del doppio, cosa che non succede con questa dimensione negli altri paesi.
La cosa comporta vari effetti ma per economia di discorso mi limito a tre: il primo è che il netto magro comprime i consumi e quindi la produzione stessa, spingendola a prediligere prodotti economici e di qualità medio bassa (e dove un industriale non ci riesce, oggi puo' scegliere di delocalizzare) ed il secondo è la necessità di risparmiare il piu' possibile su ogni voce, dal personale agli investimenti in ricerca. Il terzo infine è che il grande flusso economico verso lo Stato (gli altri mille euro composti da contributi e imposte) sono comunque una occasione ghiotta che rende un po' tutti statalisti (anche la destra, non solo la sinistra) perchè li' ci sono i soldi e li' vanno chiesti. Li' c'è la vacca da mungere. Invece quindi di inseguire la qualità e le produzioni ad alto valore aggiunto c'è la corsa verso gli aiuti e gli investimenti statali. Lo Stato pero' con quei soldi non produce valore aggiunto (e qualità) ma ridistribuisce. Potrebbe farlo con gli invenstimenti ma anche li' tutti vogliono mangiare (per riprendersi parte dei soldi pagati nel comparto lavoro) e finisce che la TAV costa 5 volte tanto al Km che nel resto del mondo ed è pure fatta male, senza rispettare l'ambiente.

Da tutto questo si comprende anche il perché di una scuola dequalificata come la nostra.
In effetti potremo pensare che la scuola dequalificata è causa della scarsa qualità ed in buona parte è vero.
Tuttavia oggi la qualità in Italia non è molto richiesta (ecco perché tanti neolaureati vanno all'estero) ed una scuola migliore sarebbe una fabbrica di disoccupati o di precari a vita, con in piu' in tasca l'illusione di avere uno stipendio commisurato alla qualifica faticosamente ottenuta. La scuola dequalificata è un effetto del sistema paese, perché è in perfetta sintonia con esso: ne è specchio fedele.

Ciao,
Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda pierodm il 03/04/2009, 13:22

La causa ultima del fenomeno che ho tentato di descrivere non esiste: si tratta di un tipico esempio di processo storico-sociale, che ha mille ramificazioni e che può essere determinata solo quando se ne manifestano gli effetti.

Certamente, le mutazioni nel tessuto economico che riguardano l'Italia non sono esclusive del nostro paese.
C'è un'etica del lavoro che in tutte le società occidentali è diventata un valore che viene ricordato e rimpianto, nel senso di un'attenzione e una cura, una dedizione, che appartengono ad un tempo ormai andato.
All'interno però di questo processo generalizzato, esiste una fenomenologia tipicamente italiana: di questa si parlava, ovviamente.

Uno degli aspetti che non ho reso esplicito, ma solo definito in modo indiretto, riguarda la dimensione familistica della nostra società.
Molte piccole e medie imprese ritengono infatti che in certi ruoli non considerati specialistici, o nei quali la comopetenza non si presneta come tassativa, viene meglio impiegare mogli, figli e nipoti, non solo per una sottovalutazione della competenza necessaria, ma anche per ragioni di "riservatezza" o di una generica "appartenenza", che si salda ad una scarsa propensione alla mobilità, all'apertura, al ricambio.
Mantenere in una certa misura le cose "in famiglia" è anche una cautela, verso le fluttuazioni dell'attività, in quanto si ritiene più facile gestire un personale "amico".
Potrei portare ad esempio una storia assolutamente esemplare, che mi riguarda molto da vicino, che ha portato un'azienda tecnologicamente ben munita al fallimento, per aver voluto impiegare nel settore contabile e nelle strategie commerciali "gente di casa".

Quando infatti Franz dice che la vendita è altrettanto difficile della produzione, ha in parte ragione, come del resto avevo detto anch'io in un inciso.
Ma un sistema basato sulla "qualità" si regge su competenze che riguardano la produzione, dato che solo la produzione ha una gamma amplissima di livelli di competenza, di campi di applicazione, di discipline. La vendita è sostanzialmente univoca, ed è comunque legata e subordinata ai tanti fattori di cui si compone la produzione.
Una produzione - sistema produttivo - nella quale la qualità si abbassa, in quanto si riesce a vendere tramite le tecniche di marketing anche un prodotto scadente, non solo abbassa il livello complessivo delle competenze richieste, ma riduce nella percezione sociale l'importanza stessa della qualità come "necessità".

Teniamo sempre ben presente che, per ciò che riguarda l'Italia, noi non abbiamo nella nostra cultura un'etica calvinista, che argina in parte la deriva consumistica e il degrado qualitativo che riguarda tutto l'occidente post-industriale.
Qui stiamo parlando in sostanza di un "ecosistema culturale" paragonabile a quello ambientale: non abbiamo un'etica adeguata alla conservazione di quest'ultimo, per ragioni simili a quelle che sono all'origine del fenomeno che riguarda la "qualità" del lavoro e d'impresa.
In questo senso, mettiamoci anche la nefasta idea che abbiamo di noi stessi come popolo, veneficamente insufflata da un vecchio e peloso nazionalismo: l'idea che noi siamo "pieni di fantasia", che siamo "più furbi", e che "basta che ce sta 'o sole, basta che ce sta 'o mare", e poi le repubbliche marinare, il papa, palazzo vecchio e il ponte dei sospiri, i cannoli, la pizza, michelangelo, caravaggio e tazio nuvolari ... tutto vero, tutto bellissimo, ma risalente a tempi in cui la qualità contava, e michelangelo e caravaggio si facevano dieci anni di "bottega", e la gente di Firenze diceva la sua su quale formella del duomo era fatta meglio di un'altra.
pierodm
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1996
Iscritto il: 19/06/2008, 12:46

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda franz il 03/04/2009, 13:37

pierodm ha scritto:Ma un sistema basato sulla "qualità" si regge su competenze che riguardano la produzione, dato che solo la produzione ha una gamma amplissima di livelli di competenza, di campi di applicazione, di discipline. La vendita è sostanzialmente univoca, ed è comunque legata e subordinata ai tanti fattori di cui si compone la produzione.
Una produzione - sistema produttivo - nella quale la qualità si abbassa, in quanto si riesce a vendere tramite le tecniche di marketing anche un prodotto scadente, non solo abbassa il livello complessivo delle competenze richieste, ma riduce nella percezione sociale l'importanza stessa della qualità come "necessità".

Perfettamente d'accordo. Ovviamente un prodotto scadente che è costato poco lo si vende a basso costo, quindi quasi da solo (in un paese in cui il volume delle persone in cerca di merce / servizi di basso costo è elevata). Un prodotto scadente che è costato tanto .... difficile venderlo a meno che il consumatore non sia scemo ed abbocchi alle trappole (cosa da non escludere in un paese in cui cultura e qualità difettano). Poi ci possono essere prodotti di qualità ma costati poco.
Sono rari e si possono vendere bene, con ottimi guadagni ma la concorrenza (se esiste) rende molto breve questo attimo fuggente.
I prezzi si stabilizzano sempre attorno ad un rapporto ottimale costi/qualità.

Sulla percezione della qualità comunque va considerato che si tratta pur sempre di una percezione soggettiva e che la mia è diversa dalla tua e da chiunque altro (altrimenti avremmo prezzi fissi e non avremmo mercato (la fesa costerebbe come il collo e come il filetto).
Vero anche che se abbiamo poco mercato parimenti ci troviamo con prezzi fissi e poca qualità.
Ecco che abbiamo trovato un altro fattore che abbassa la richiesta di qualità.

Franz
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: ...che mangino le brioches!

Messaggioda pianogrande il 03/04/2009, 13:59

Nella mia esperienza di lavoro (sempre in fabbrica), ho vissuto la decadenza della qualità nella produzione negli anni ottanta.
Ad un tratto, le fabbriche si sono riempite di esperti di come si fa a "far girare i soldi".
Un ragioniere dell'amministarzione diventava più importante di un capo reparto di produzione, non parliamo dei venditori.
La produzione diventava "un costo" mentre tutto il resto "portava a casa soldi".
L'invasione delle fabbriche da parte dei colletti bianchi ha portato alla chiusura della ricerca ed, infine, alla terziarizzazione di tutto quello che era attività di servizio fino ad aggredire i reparti produttivi stessi.
Il sogno demenziale che ha portato alla chiusura di fior di fabbriche, era che i soldi si potessero fare a tavolino:"telefono e fax", i computer erano ancora pochissimi.
A cascata: chiusura della ricerca => competizione sui costi => concorrenza dei paesi emergenti => chiusura della produzione.
Per far concorrenza ai paesi poveri non ci restava che diventare un paese povero.
Ci stiamo riuscendo alla grandissima.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 41 ospiti