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Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renzi?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renzi?

Messaggioda franz il 29/09/2018, 8:05

Renzi proponeva di sforare per 3 anni al 2.9% per avere 90 miliardi (30 all'anno) da spendere per la crescita.
Cosa cambia rispetto ai 2.4% di sforamento odierno del triciclo Salvini-Conte-Di Maio?

L'ho chiesto ad alcun amici economisti su FB
Un attimo: ma tutto sommato, cari amici Michele Boldrin, Costantino de Blasi, Gianluca Codagnone, Miro Siccardi, Thomas Manfredi, cosa proponeva di diverso Renzi con il deficit al 2.9% solo un anno fa? Deficit per fare crescita!


Non cambia nulla, mi rispondono. Anzi Michele mi segnala questo suo articolo:


Ecco a voi la finanziaria dell’Italia mediocre e piagnona (che non serve allo sviluppo)
Una finanziaria che fa debito. Dimenticando la razionalizzazione delle spese, il miglioramento dei servizi pubblici, la scuola, l’importanza di attrarre investimenti, la situazione delle banche. Una finanziaria, in breve, di mediocrità e piagnistei
di Michele Boldrin

Da quando, ieri pomeriggio, è apparsa la “Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza”, nei media e nei social network è un susseguirsi crescente di commenti sopra le righe, equamente suddivisi in due tipologie apparentemente opposte ma infatti complementari.

Da un lato il giubilare dei sostenitori del Governo i quali celebrano i nuovi trasferimenti, le esenzioni ed i condoni fiscali, ineggiando all’inizio di una magica rivoluzione che riporterà l’Italia ai fasti di un passato che non è mai esistito. Dall’altro lato è tutto uno stracciarsi le vesti per il debito addizionale, per la mancanza di coperture finanziarie e, paradosso nel paradosso, per il fatto che i nuovi sprechi sono, alla fine, ridicolmente inferiori a quanto i due partiti di Governo avevano promesso ai loro rispettivi elettorati. Il tutto condito da affermazioni di sorpresa per il fatto che – dopo aver minacciato fuoco e fiamme – il ministro del Tesoro non si sia dimesso pur essendo stato, all’apparenza, esautorato dei propri poteri.

Per parte mia devo dire che non vedo ragione alcuna per tanto cancan: non c’è proprio alcuna rivoluzione ed era tutto perfettamente prevedibile, e previsto fin da prima delle elezioni. Il Governo ha deliberato ciò che la stragrande maggioranza dell’elettorato italiano chiede a gran voce da sempre: più sussidi a chi non genera reddito o intende smettere al più presto di generarlo, minori tasse a chi già ne paga relativamente poche e minori sanzioni a chi le tasse le ha già evase o intende evaderle. E, ovviamente, il contabile della banda è saldo al suo posto a cercar di vedere come far quadrare dei conti che, come mostreranno gli anni a venire, quadrabili non sono.

Aggiungo brevemente – per i patiti della troika che deve venire a salvarci da noi stessi, ma non verrà – che, mentre il debito addizionale generato da questi provvedimenti pianta senza dubbio l’ennesimo chiodino nella bara in cui la società italiana ha deciso di rinchiudere da tre decenni il proprio sistema economico, non saranno quei 9-10 punti addizionali nei prossimi tre anni (vedrete che non mi sbaglio) a far crollare via XX settembre. Assisteremo nelle prossime settimane alle “solite” danze nel mercato dei tassi, seguite da dichiarazioni tranquilizzanti di questo o quell’altro esponente del Governo (non so con quale credibilità Tria reciterà la parte assegnatali, ma lo farà di certo con la professionale faccia tosta dei mesi precedenti) e da assestamenti dello spread nell’appartamento al piano di sopra. Perdonatemi il cinismo, ma lo ritengo d’uopo.

Assisteremo, soprattutto, ad un botta e risposta “sovranista” con la Commissione che avrà come punto di riferimento le elezioni europee di primavera: per questo fine e non altri è stata così scritta questa Finanziaria. Alle quali elezioni la coalizione rosso-brunata si presenterà in ordine sparso per colpire unita: contro l’Unione Europea e per il ritorno alla sovranità nazionale attraverso i trasferimenti clientelari finanziati a debito, conditi con il sangue degli affogati in mare.

Detto questo a mo’ di analisi, io credo che la vera notizia del giorno sia invece un’altra: la caratteristica più importante e, per l’ennesima volta, negativa di questa legge Finanziaria viene tranquillamente ignorata sia da chi governa che da coloro che vi si oppongono. E, per quanto ho visto sino ad ora, da tutti i commentatori. Questa Finanziaria non solo ignora la crescita economica e le ingiustizie sociali ma è, contemporaneamente, nemica della prima e foriera delle seconde. Non c’è alcuna razionalizzazione della spesa pubblica in questa legge, non c’è nemmeno un cenno retorico al miglioramento dei servizi pubblici, alla riforma e rifinanziamento dell’obsoleto sistema scolastico e universitario, nulla per alimentare concorrenza ed attrarre investimenti produttivi dall’estero, nulla per riformare un sistema bancario incastrato da un decennio in una paralisi senza uscita, non un cenno ai monopoli sindacali che controllano il settore dei servizi: nulla di nulla che possa aiutare la stagnante produttività del sistema economico italiano ad aumentare.

Gli effetti? Sussidiare i ceti sociali improduttivi ed assistiti penalizzando gli, oramai minoritari, gruppi sociali produttivi che pagano asfissianti imposte. Come scrissi tempo addietro, la maggioranza degli italiani sembra aver scelto di privilegiare mediocrità e piagnistei finaziandone con il debito le richieste assitenziali
C’è solo la conferma che la follia dominante – condivisa in realtà da maggioranza ed opposizione – è saldamente al potere: i governi servono per redistribuire reddito dal resto del sistema economico ai gruppi sociali che compongono il proprio elettorato e per poi raccontare al paese che questi nuovi trasferimenti e sussidi faranno ripartire la crescita. Menzogna, come 40 anni di storia patria insegnano.

Questa, a mio avviso, la vera morale. Il Governo rosso-brunato – prodotto di una scelta decennale, compiuta da tutte le elite del paese, di rimuovere la realtà del declino nazionale e di non assumersi la responsabilità di riportare il paese sul sentiero della crescita economico-sociale – conferma di voler fare quel che aveva promesso.

Ovvero sussidiare i ceti sociali improduttivi ed assistiti penalizzando gli, oramai minoritari, gruppi sociali produttivi che pagano asfissianti imposte. Come scrissi tempo addietro, la maggioranza degli italiani sembra aver scelto di privilegiare mediocrità e piagnistei finaziandone con il debito le richieste assitenziali. Di questa scelta son responsabili tanto gli attuali governanti – che intendono portarla al proprio apice – quanto quelli precedenti che ne hanno gettato le fondamenta ed i presupposti cultural-politici malgovernando ed insistendo che era l’Europa ad impedirci di crescere con la sua “austerità neoliberista”. Se predichi per decenni che la crescita può venire solo da maggiore spesa pubblica, non c’è di che stupirsi se poi il popolo ti crede e questa spesa esige. Ed oggi ha cominciato ad ottenerla: ce n’est que le début.

I lettori dovranno, per oggi, accontentarsi di questo giudizio sintetico che verremo sviluppando nelle prossime settimane mano a mano che i dettagli dei provvedimenti ora solo annunciati prenderanno forma.

https://www.linkiesta.it/it/article/201 ... rve/39575/
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda franz il 29/09/2018, 8:30

Pare che io non sia stato l'unico a pormi questa domanda, tanto che Renzi stesso risponde, su FB
Il Movimento Cinque Stelle, Di Battista, Di Maio e un numero imprecisato di altri statisti hanno diramato l'ordine: "fate tutti notare che anche Renzi aveva proposto di sforare il deficit portandolo per cinque anni al 2.9%".
La proposta era contenuta in un libro del 2017, chiamato AVANTI, facilmente reperibile ancora oggi.
In quel libro io proponevo di RIDURRE IL DEBITO PER DECINE DI MILIARDI, attraverso un'operazione chiamata Capricorn. Se riduci il debito, allora puoi anche avere più margine sul deficit: questa la tesi del libro.
Purtroppo è un libro che non ha le figure: Di Maio dunque non riesce a capirlo. Però qualcuno del suo staff potrebbe leggerlo e spiegarglielo.
Cari statisti da strapazzo: se riducete il debito di cinquanta miliardi potete anche tenere il deficit al 2.4%.
Se non riducete il debito e sforate il deficit, schizza lo spread, crolla la borsa e ci saranno più poveri. Altro che decreto abolisci povertà!
State scherzando sulla pelle degli italiani.

Il succo della differenza starebbe quindi in questo fantomatico progetto Capricorn. Pare che sia un anno che si annuncia questo progetto "in fieri" ma di concreto non c'è nulla, salvo il solito ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti. In pratica un guscio vuoto da citare ogni quel volta serve affermare che si ha qualche idea. La solita politica degli annunci.

Per scrupolo ho cercato maggiori informazioni. L'economista Sandro Brusco così commenta
Leggendo i commenti pare che Renzi si difenda dall'accusa di voler far deficit al 2,9% dicendo che al tempo stesso lui aveva il poderoso piano ''Capricorn'' per ridurre il debito. Però senza fare privatizzazioni e senza perdere il controllo delle imprese di Stato. Io confesso che questo piano ''Capricorn'' è la prima volta che lo sento, indubbiamente per ignoranza mia. Ma dopo aver cercato un po' in internet, sono giunto alla conclusione che se le cose stanno come descritte in questo articolo di Next quotidiano allora Renzi è un ciarlatano ancora peggiore di quello che immaginavo. I Neanderthal non sono sbucati dal nulla. Sono l'evoluzione naturale della cultura e della società italiana di cui Renzi è stato per un po' il degno rappresentante.

e poi segnala questo articolo:


Matteo Renzi e l’operazione Capricorn per ridurre il debito con CDP e immobili
@Alessandro D'Amato | 11 febbraio 2018

Anche se sembra il titolo dell’ultimo 007, l’operazione Capricorn è invece il piatto forte con cui Matteo Renzi oggi condisce l’intervista rilasciata a Emilia Patta del Sole 24 Ore:

Il grande assente di questa campagna elettorale sembra essere il macigno del debito pubblico italiano. Il Pd si impegna a ridurlo dal 132% al 100% in 10 anni. Come? Può ripartire la stagione delle privatizzazioni?
Pure se attutito dall’avanzo primario degli ultimi quindici anni e dalla ricchezza privata, il debito pubblico italiano è un problema. Vogliamo ridurlo non privatizzando ancora società come Eni o Enel, ma con l’operazione Capricorn che è già in avanzata fase di studio e che consentirà di liberare risorse, aumentare la crescita, valorizzare Cassa Depositi e Prestiti. Partendo ovviamente dai beni immobili dello Stato.
Poi ovviamente il rapporto debito\Pil diminuisce se cresce il Pil. Durante gli anni dell’austerità abbiamo tagliato le spese ma il rapporto debito Pil è aumentato perché il Pil era negativo: se tagli sugli investimenti uccidi il futuro di una comunità. Con l’aumento degli investimenti supereremo il 2% di crescita, come ha detto ieri Pier Carlo Padoan. Come abbiamo scritto nel nostro programma. Una crescita del 2% è l’obiettivo: il Pil del 2012-2013 era al 2% ma col segno meno davanti. Ecco dove sta la forza dei nostri risultati.

Cos’è l’operazione Capricorn? Ne ha parlato proprio Matteo Renzi nel suo ultimo libro uscito a luglio 2017: una proposta “in fieri” che viene annunciata da un anno senza alcuna soluzione concreta all’orizzonte. Ad aprile, quando tra le indiscrezioni si parlò di un progetto «Capricorn», allo studio c’era l’ipotesi di coinvolgere partecipazioni della maggiori aziende quotate (Eni, Enel e Poste) per un valore di almeno 20 miliardi di euro, con la Cdp a fare da veicolo attraverso l’emissione di azioni privilegiate. Spiegava qualche tempo fa Milano Finanza:

L’idea di fondo è quella di trasferire alla Cassa Depositi e Presti le maggiori partecipate oggi in mano allo Stato, dalla quota residua di Poste Italiane (29%) a quelle di Eni (4,3%) ed Enel (23,5%), ma anche Enav (53,3%) e forse le Ferrovie dello Stato. Nel calderone potrebbe finire poi qualche altra non quotata e forse qualche bell’asset immobiliare. Il capitale di una Cdp così ingrassata sarebbe poi aperto a nuovi soci, istituzionali, ai quali sarebbero riservate però non azioni ordinarie ma azioni di risparmio, con qualche soddisfazione in più sotto il profilo dei dividendi ma senza una gran voce in capitolo sulla governance.

Questo dovrebbe bastare a quanti avversano le privatizzazioni perché temono di perdere il controllo dei gioielli di famiglia. Certo si dovrebbe rinunciare a parte dei generosi dividendi della partecipate, che hanno sfiorato quota 2 miliardi quest’anno (a valere sui bilanci 2016); ma sicuramente si risparmierebbe sugli interessi da pagare sul debito, che con la fine del Quantitative Easing della Bce non potranno che rialzare la testa.

Da quel poco che si capisce, quello che verrebbe rinvenuto grazie alla vendita delle azioni di risparmio verrebbe utilizzato per tagliare il debito pubblico di una cifra che dovrebbe arrivare quindi ai 20 miliardi di euro. Un’operazione che presuppone una serie di problematiche di mercato (alcune aziende citate sono quotate) e di autorizzazione da parte dell’Unione Europea e che sembra piuttosto difficile da realizzare. Ma adesso è il momento della campagna elettorale. Ovvero quello in cui tutti i problemi sembrano avere una soluzione facilissima e a portata di mano che però non è stata attuata per colpa del destino cinico e baro. Poi di solito dopo le favole arriva la realtà.
https://www.nextquotidiano.it/matteo-re ... capricorn/


Questa è la citata intervista al Sole24Ore
https://www.ilsole24ore.com/art/notizie ... d=AExfQ5xD

A conti fatti avremmo avuto maggiore spesa in deficit per 90 miliardi in tre anni ed un taglio al debito pubblico di 20, una tantum. Troppo poco per avere effetti. Servono privatizzazioni per 100 o 200 miliardi, non operazioni finanziarie per 20.
Ci credo che il progetto è rimasto "in fieri".

PS: due cose notevoli: 1) diamo atto a Renzi che la battuta "Purtroppo è un libro che non ha le figure: Di Maio dunque non riesce a capirlo" è fantastica. 2) prendiamo anche atto che essendo il libro ancora facilmente reperibile, non lo ha comprato nessuno. :-)
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda franz il 29/09/2018, 9:19

Sempre in tema di DEF:

https://www.nextquotidiano.it/def-michele-boldrin/

DEF: la pantegana partorita dall’elefante Lega-M5S
@Michele Boldrin | 28 settembre 2018

La pantegana partorita ieri dall’elefante rosso-brunato – che ci ha intrattenuto per qualche settimana con la sceneggiata di Tria che faceva la diga alle richieste sacrosante ma esose dei tribuni della ggente – non è nulla di diverso da quello che dovevamo aspettarci. O, per lo meno, da quello che io mi aspettavo: come i fatti confermano, il signor Professor Giovanni Tria svolge molto bene il ruolo di contabile della banda.

Allora, in teoria dovrei fare un’analisi tecnica della bozza di legge finanziaria perché sono un economista. Ma temo di deludervi: l’analisi tecnica, con i numeri e le percentuali la lascio ad altri. In parte perché non ho tempo per leggermi i dettagli dei numeri – è tardino qui a St Louis ed ogni tanto dormo anche io – ma soprattutto perché, avendo letto nel pomeriggio quel che la Nota aggiuntiva contiene ed avendo già fatto abbondanti previsioni, confermate, su quel che doveva contenere, preferisco dedicarmi ad un’analisi d’insieme del provvedimento economico più importante dell’anno.

La mia tesi è tutta politica ma breve quindi, prima di venire ad essa, due osservazioni importanti. La prima ha a che fare con i contenuti dei messaggi che l’opposizione ufficiale a questo governo ha lanciato in questi giorni e confermato nelle ore successive alla pubblicazione della nota. La seconda – per la quale mi devo scusare, visto che non farò altro che ripetere argomenti sviluppati in lungo ed in largo da venticinque anni a questa parte – ha a che fare con l’impatto strettamente economico dei provvedimenti delineati nella legge finanziaria.

Parto dalla seconda. La spesa pubblica in Italia viaggia al di sopra degli 830 miliardi annui. Quello che questa legge finanziaria – in questo essa si allinea a tutte le precedenti – tocca o modifica sono circa 30-35 miliardi. Di fatto, praticamente, li aggiunge il che vuol dire che l’anno prossimo lo stato italiano muoverà direttamente (ne muove un’altra bella fetta indirettamente attraverso CDP ed altre imprese pubbliche anche se di diritto privato, dai comuni sino allo stato centrale) circa 870 miliardi di euro. Questo dovrebbe dare una misura del livello di statalismo raggiunto nel paese, dell’enorme potere che la politica (e quindi i politici direttamente) esercitano sulla vita degli italiani e del perché oggi in Italia ogni persona che non riesca ad eccellere nella sua professione cerchi i soldi nella politica. Mettendo assieme il parlamento nazionale con i consigli regionali e quelli delle maggiori città raggiungiamo un totale (a farla grande) di 3000 persone. Ognuno di costoro controlla, in media, una cifra vicina ai 300 milioni di euro. Ecco, pensateci: quell’ignorante avventuriero che avete eletto il 4 marzo e di cui ridevate a scuola controlla, in una maniera o nell’altra, una quantità di risorse economiche pari al fatturato di una media impresa industriale. Pensateci.

Una volta che avete pensato al fatto precedente, pensate anche al seguente: la finanziaria del cambiamento riesce a muovere al meglio un 4% della spesa pubblica totale e l’unica maniera in cui lo fa è aumentandola perché è perfettamente incapace di ridurre qualsiasi spesa improduttiva o parassitaria! Questo alla faccia degli infiniti proclami che, da un decennio almeno, i leader dei due partiti di governo urlano ogni dove: erano e sono tutte balle. Non sono in grado di tagliare nulla perché loro, come i loro predecessori, vivono dei voti di coloro che della spesa pubblica parassitaria ed inutile vivono. La quale spesa, per loro stessa ammissione, non crea crescita ma la distrugge generando invece ingiustizia sociale. Ma, alla faccia delle chiacchiere e dei proclami, i tribuni rosso-brunati non sono in grado di tagliare nulla, sono solo in grado di spendere a debito le tasse dei pochi che ancora producono nuova ricchezza per il paese.

Seconda osservazione. L’opposizione urla dalle finestre che il debito aumenta, che non ci sono le coperture e che, ridicolo, le spese clientelari del governo rossobrunati sono inferiori a quelle che avevano promesso! Che fa la stolta opposizione del PD con queste grida? Conferma che la spesa pubblica deve essere assistenziale e parassitaria, deve consistere di sgravi fiscali (o, peggio, condoni) a questo o quell’altro gruppo sociale che appoggi il governo di turno e che anche loro, o stolti, credono questo sia il compito dei governi e che da questa spesa inutile ed a spreco possa venire crescita! Che infatti non viene, non è venuta e non verrá mai. Ma, d’altra parte, che aspettarsi dal partito degli 80 euro che da decenni (lo so, prima aveva altri nomi) altro non fa che predicare crescita a mezzo di spesa pubblica, pensioni, sussidi ed assistenza? Chi semina vento raccoglie tempesta. Pensateci.

Ed infine la tesi politica, che è semplice assai. Questa finanziaria (e l’annuncio che intendono continuare su questa strada per il futuro) altro non è che una finanziaria elettorale. Serve a costruire la campagna elettorale per le elezioni europee dell’anno prossimo dalle quali i rosso-brunati si attendono la “spallata”. Serve per aprire un contenzioso con Bruxelles (che dirà” ma come, l’Italia si era impegnata di scendere allo 0,6% ed ora siete al 2,4 % ed intendete tenerlo per gli anni a venire”), per urlare che la cattiva Europa non ci vuol far sovranamente crescere a botte di sussidi clientelari ed evasione fiscale legalizzata e per chiedere agli italiani il voto contro questa Europa cattiva nel nome del nazionalismo straccione. A questo serve la finanziaria, a comprare voti da chi riceve prebende e generarne altri da chi le prebende non le ha ancora ricevute ma le aspetta. Altro che crescita economica e lotta alle ingiustizie. Compra di voti, niente altro. Pensateci.



Vedere anche
Manovra del Popolo: cosa succede con il deficit al 2,4%
https://www.nextquotidiano.it/cosa-succ ... cit-al-24/

PS: e non dite che non vi faccio mai trovare qualcosa da leggere :-) :-)
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda pianogrande il 29/09/2018, 10:42

Che tutta questa storia sia un sottrarre risorse al progresso del paese per comprare voti non mi appare come una novità da tempo.

Lo stato come mucca da mungere è un concetto vecchio come lo stato stesso; almeno nel nostro paese.

Che Renzi non fosse un raddrizzatore di conti ma un tweettaro seriale ci è voluto un po' più di tempo per capirlo ma alla fine lo avevamo capito in molti.

Quello che ancora non è un concetto definitivo ma rischia seriamente di diventarlo e nel modo peggiore è se, in questo paese, esista una alternativa a questa orda di somari in malafede che ci sta portando dove il paese merita di essere portato.

Purtroppo la risposta rimane negativa fino a prova contraria e, all'orizzonte, di prove contrarie non se ne vedono.

La classe politica nata dalla resistenza si era forgiata nella sofferenza e nel sacrificio.

Questa classe politica forgiatasi nel privilegio e nel bengodi non credo che riuscirà a darci più di quello che ci sta dando.
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda franz il 29/09/2018, 13:19

I miei amici sono scatenati. Ora anche Fabio.

Il DEF prelude ad una manovra di bilancio eversiva
@Fabio Scacciavillani | 29 settembre 2018

Della cosiddetta Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza sul sito del Ministero dell’Economia non esiste traccia. Il profluvio di commenti, la valanga di tweet e di post, l’uragano di articoli si basa su chiacchiere e illazioni, ma i numeri ufficiali latitano. Circola solo il PDF (non si sa se autentico o meno) del capitolo 5 della suddetta Nota, ma invano si cerca conferma del tanto sbandierato 2,4% nel rapporto Deficit/Pil. Nel testo è assente. Forse l’assurdo mistero della Nota fantasma dipende da un ingombrante elefante nella stanza che finora quasi tutti hanno fatto finta di ignorare: questo atto del governo, se ufficializzato, configurerebbe un atto eversivo. Infatti la Costituzione Più Bella del Mondo impone l’obbligo di pareggio in bilancio.

Quindi una Legge di Bilancio che contenesse un deficit mostruoso, non giustificabile da una fase recessiva del ciclo sarebbe incostituzionale. Per di più la stessa Costituzione Più Bella del Mondo prevede che il Presidente della Repubblica rifiuti di apporre la firma su una legge in due casi: se essa prevede spese senza coperture di bilancio o se è manifestamente incostituzionale.

Una Legge di Stabilità (come per colmo dell’ironia viene appellata ufficialmente la Legge di Bilancio) che violasse l’art. 81 della Costituzione avrebbe entrambe queste caratteristiche. Quindi se davvero l’aborto di manovra dovesse prevedere un deficit del 2,4% non solo per il 2019 ma anche per i due anni successivi, sfocerebbe in un conflitto istituzionale. Se poi le autorità nazionali dal Presidente della Repubblica alla Corte Costituzionale non fossero in grado di contrastare efficacemente un governo eversivo sarà imperativo invocare l’intervento delle autorità europee affinché prendano provvedimenti analoghi a quelli varati contro Ungheria e Polonia per impedire l’esproprio dell’Italia produttiva e onesta a favore di quella vergognosamente parassitaria, mediocre e becera.

Probabilmente prima ancora che il testo della Legge di Stabilità veda la luce del giorno la porcilaia dei di maiali crollerà sotto il peso dello spread non appena le agenzie di ratings declasseranno il debito ormai a rischio insolvenza. E la sceneggiata napoletana imbastita dai mediocri aspiranti gerarchi del regime giallo-verde, Salvini, Di Maio e Conte con il collaborazionismo attivo di Tria, finirà in una tragedia recitata da guitti con aspirazioni filodrammatiche. Quando un paese finisce in bancarotta metaforicamente il passo dal balcone al distributore non è mai troppo lungo. Noi confidiamo che su questo palco-oscenico, Mattarella non voglia passare alla Storia come lo Sciaboletta del XXI secolo.

https://www.nextquotidiano.it/def-manovra-di-bilancio/
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda pianogrande il 29/09/2018, 14:29

Bello il parallelo con"sciaboletta".

Forse il nostro ignorantissimo e arretrato paese ha bisogno di una energica spazzolata dittatoriale ogni giro di secolo e siccome non manca tanto per il "22", ecco un altro allegro e incoraggiante parallelo.

Non vedo in Mattarella una figura vile e squallida come Vittorio Emaluele III ma i suoi poteri (così come per Tria) non gli danno alternative diverse dalle dimissioni.

Allora il primo dubbio è se abbia fatto bene Tria a non dimettersi e (ancora più tragico) se farebbe bene a farlo Mattarella.

In entrambi i casi comunque resta il fatto di chi è che davvero comanda e che ha bisogno delle altre istituzioni o come legittimazione o come nemico contro cui aizzare il "popolo sovrano".

Insomma, in entrambi i casi ne scaturisce una legittimazione.

L'unica vera alternativa è che il (sovrano sì ma ignorante e opportunista) si metta a ragionare ma....
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda franz il 29/09/2018, 17:37

Paolo Biffis (economista amico ai tempi della mia prima ML economica negli anni '90, che si chiamava POLEC-ITA) ha condiviso un post.
--------------------
Sono in ritardo o attendono la bollinatura?

Mario Seminerio ha fatto un'osservazione rilevante sulla Nota alla Finanziaria.

"La Nota di aggiornamento al Def non esiste ancora. Per un motivo banale: con quel deficit-Pil dovranno imputare un boom di crescita del Pil, per non pubblicare un aumento dell'indebitamento [in rapporto al PIL]. Cioè falsificare un documento di previsioni, con ipotesi irrealistiche."

Aspettiamo quindi le previsioni macro che l'apparato tecnico-burocratico di ministero, istat e banca d'italia produrranno fra qualche giorno o settimana (dovranno, suppongo, simulare ripetutamente i loro modelli per catturare gli effetti che i cambi di policy che il parlamentro andra' introducendo avranno sulla crescita macroeconomica dei prossimi anni).

Prima o poi verranno pubblicate e, mi auguro, saranno pubblicate le ipotesi e le metodologie utilizzate da chi queste previsioni e' assegnato a farle.

Sara' una buona occasione per avere un dato concreto sulla schiena dritta dell'alta burocrazia romana e sul ruolo che essa svolge a difesa delle istituzioni e della loro trasparenza.
Basta aspettare.


Il ragionamento è questo: maggiore spesa implica maggiore PIL.
Qui i keynesiani sono entusiastici e d'accordo al 100%

Ma quanto maggiore? Dipende dal cosiddetto moltiplicatore. Se ogni euro speso dal settore pubblico producesse 2 euro di PIL, saremmo di fonte ad una innegabile cornucopia. Una pacchia.
Immagine
Tuttavia questo non è vero, altrimenti l'Italia dovrebbe essere il paese piu' ricco dell'Occidente, con quello che ha speso in 30 anni.
Potrebbe essere parzialmente vero in tempi di recessione ma l'Italia non è in recessione.
Caso mai è in crescita. Debole ma crescita.
Nelle fasi di crescita gli analisti sono unanimi. Il moltiplicatore è inferiore a 1.
Un euro speso produce meno di un euro di PIL.
Tanto è vero che lo stesso Keynes invitava a spendere in tempi di crisi e ricuperare in tempi di crescita.

Ma oggi in ogni caso con il deficit al 2.4 un certo aumento di PIL ci sarà.
Bisogna stimare il moltiplicatore.
E questo non lo fa Di Maio e nemmeno Salvini, che ha ammesso che a scuola non capiva manco le disuguaglianze.

Mettiamo che il moltiplicatore stimabile sia 0.5 oppure 0.6
Ecco le "previsioni macro" sul PIL che si aspettano dai tecnici.
Da esse dipende il futuro rapporto Deficit/PIL e Debito/PIL.
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda pianogrande il 29/09/2018, 18:10

E ai tecnici bisogna mettere paura se no "remano contro".
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda Robyn il 30/09/2018, 12:31

L'Europa ci dice che non possiamo superare il 3% noi siamo al 2,4%.Il DEF affronta l'emergenza sociale basta con gli anziani che vanno a rovistare nei cassonetti dell'immondizia.Il DEF affronta l'emergenza sociale ma lo fà aumentando la spesa,quindi bisognerà fare successivamente una manovra correttiva che con la dovuta calma tagli la spesa per mantenere in ordine i conti,fermo restando il rimodellamento del welfare,tanto siamo a settembre.I punti critici sono la quota 100 per le pensioni che dovremmo affrontare con il sistema a capitalizzazione.In merito agli investimenti bisogna capire se c'è il moltiplicatore oppure se è come aggiungere altro lubrificante ad un motore in pieno di giri se si aggiunge altro olio il motore si imballa.Non sò cosa è questo capricorn ma Renzi diceva che il debito non era un problema perche possiamo garantire dieci volte tanto il debito.Se abbiamo problemi di insolvenza ci vendiamo l'Isola d'Elba la Sicilia e l'Alaska italiana alla Slovenia che è il Friuli Venezia Giulia.Deborah Serracchiani,Cuperlo e Illy dovranno diventare sloveni
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Re: Ma in fondo cosa c'è di diverso da quanto proponeva Renz

Messaggioda franz il 30/09/2018, 19:00

Robyn ha scritto:L'Europa ci dice che non possiamo superare il 3% noi siamo al 2,4%.

Falso che il limite sia il 3%
Lo era diversi anni fa, quando era uno dei parametri di Maastricht.
Ora c'è il fiscal compact ed i vincoli sono molto più stretti.
Molto meno del 3%, quindi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Patto_di_bilancio_europeo

Che poi il vincolo imposto dal Fiscal Compast, ed inserito nella nostra Costituzione, non è certo l'unico.
Ci sono i mercati e poi ci sono le agenzie di rating.
Oggi l'Italia è ad un passo dal rating "spazzatura".
Se ricevesse questa valutazione allora tutta una serie di soggetti istituzionali non potrebbero piu' comprare titoli del debito pubblico italiano. E visto che ogni anno vanno a scadenza 300/400 miliardi (10 volte la finanziaria attuale) non si potrebbero piu' pagare gran parte degli stipendi e delle pensioni.
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