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Contro la Repubblica fondata sulle procure

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda ranvit il 03/03/2017, 7:44

Straordinario! Ora a difendere Renzi giornalisticamente è rimasto praticamente solo Il Foglio :roll: :mrgreen:



Contro la Repubblica fondata sulle procure
Renzi, la nebbia, Verdini. Storie di sottomissioni ordinarie al grande dèmone del circo mediatico-giudiziario
Claudio Cerasa
di Claudio Cerasa
3 Marzo 2017 alle 06:00


Se l’Italia non fosse una democrazia malata, nella quale il popolo si è ormai rassegnato a esercitare la sua sovranità solo nelle forme e nei limiti decisi dalle procure italiane e in cui i partiti si sono ormai abituati a combattere battaglie politiche solo a colpi di veline giudiziarie, oggi dovrebbe succedere una serie di cose che non accadrà. Silvio Berlusconi dovrebbe denunciare l’assalto giudiziario contro Matteo Renzi. Andrea Orlando dovrebbe mandare ispettori nelle procure di Roma e di Napoli. I talk-show dovrebbero fare una campagna coraggiosa contro un reato folle chiamato traffico di influenze e dovrebbero raccontare come sia possibile che i finanziamenti leciti di privati versati alla politica (diventati fondamentali nell’epoca dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti) vengano trasformati in finanziamenti moralmente illeciti.

Matteo Renzi dovrebbe mettere in luce l’assassinio politico (copyright Fillon) che il circo mediatico-giudiziario sta tentando di portare avanti nei suoi confronti. I giornali dovrebbero chiedersi se non ci siano tracce di un pregiudizio politico nella sentenza di primo grado ricevuta ieri da Denis Verdini per bancarotta e truffa ai danni dello stato che come anni di condanna (9, la richiesta dei pm era 11) supera quelli ricevuti da Michele Misseri nell’ambito del processo per Sarah Scazzi per occultamento di cadavere e inquinamento delle prove (8 anni) e quelli ricevuti da Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing arrestato nell’aprile 2016, condannato a sei anni di carcere con l’accusa di terrorismo internazionale.

La stampa libera, infine, piuttosto che trasformare ogni indagine in una sentenza di condanna, dovrebbe forse interrogarsi su come sia possibile considerare condannato fino a prova contraria un uomo indagato per essere stato identificato come possibile destinatario di una somma di denaro mai ricevuta in base a una lettera T trovata in un pizzino strappato in mille pezzi e ricostruito in laboratorio mettendo insieme scarti della nettezza urbana con la stessa tecnica investigativa, si apprende da fonti giudiziarie, “impiegata dal Fbi per incastrare il boss di New York Joe Bonanno”. Un arresto è sempre un arresto, anche se non tutti gli arrestati sono sempre coccolati come il plurilaureato Raffaele Marra, e una sentenza di condanna è sempre una sentenza di condanna, anche se i gradi di giudizio sono tre e anche se si è sempre innocenti fino a sentenza definitiva – e forse questo dovrebbe valere anche per Alfredo Romeo, che anni fa passò 79 giorni a Poggioreale e che dopo essere stato condannato in primo e secondo grado, in una vicenda che ricorda quella in cui si ritrova immischiato oggi (sia all’epoca sia oggi finito in una storia relativa ad appalti mai vinti, nel 2008 l’appalto per il quale finì in galera nemmeno partì) venne assolto in Cassazione, guadagnandosi tempo dopo, il 16 maggio del 2015, persino una poderosa e riparatrice intervista sul Fatto con Marco Travaglio.

ìAi giornali, in realtà, le inchieste interessano fino a un certo punto. Interessano solo nella misura in cui un’inchiesta, un’indagine, con il suo pizzino strappato trovato in una discarica, se curvata nel modo giusto può aiutare a togliere definitivamente di mezzo lui, ovviamente: l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. A maggio dello scorso anno questo giornale pubblicò in prima pagina uno schema che raffigurava un disegno della tensione che fotografava il tentativo progressivo portato avanti da molte procure italiane – en marche! – di avvicinarsi all’ex premier per via giudiziaria (prima ancora che Luca Lotti venisse indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio, tipologia di reato quest’ultima utilizzata spesso contro i politici e mai contro i magistrati che passano notizie agli amici giornalisti).

Basterebbe ricordare l’inchiesta su Tempa Rossa, scoppiata a pochi giorni dal referendum sulle trivelle, di cui oggi si sono perse le tracce. Basterebbe ricordare l’indagine aperta dalla procura di Firenze con un fascicolo senza indagati sulla famosa casa prestata a Renzi. Basterebbe ricordare il modo inusuale con cui il ministro Boschi venne ascoltato ancora su Tempa Rossa. Basterebbe ricordare l’iscrizione di Magistratura democratica al comitato del No al referendum costituzionale. Basterebbe ricordare l’altra indagine su papà Renzi, bancarotta, terminata con una richiesta di archiviazione da parte dei pm (richiesta accolta dai giudici della procura di Genova dopo dieci mesi di incomprensibile graticola). Servirebbe prudenza, ma forse non solo quella. Servirebbe una grande battaglia contro la tendenza odiosa del sistema italiano a fare sistematicamente il contrario di quello che dovrebbe fare in un paese governato dalle procure. In cui ogni anno lo stato paga 42 milioni di euro per errori giudiziari e ingiusta detenzione e in cui ogni anno arriva una denuncia dell’Europa sull’eccessiva politicizzazione del nostro sistema giudiziario che mette a rischio costantemente “i princìpi fondamentali di indipendenza e imparzialità della magistratura”, come ricordato poche settimane fa dal Groupe d’Etats contre la Corruption gestito dal Consiglio d’Europa.

Nulla di tutto questo accade, nulla di tutto questo accadrà oggi. Lo sputtanamento sarà senza fine, i pizzini verranno scambiati per prove provate. Le condanne verranno utilizzate come strumenti per combattere per via giudiziaria quelle che dovrebbero essere battaglie politiche. I giornali specializzati nel costruire nebbia continueranno a chiedere ai politici infilati nella nebbia (Rep. di ieri) di uscire dalla nebbia e nessuno cercherà invece di raccontare le cose per quello che sono, rispettando quello che prevede la Costituzione più bella del mondo all’articolo 27 e ricordando che l’Italia vive in una condizione drammatica perfettamente descritta dal professor Sabino Cassese in un capitolo del suo ultimo libro pubblicato oggi sul Foglio: “La situazione italiana della giustizia civile e di quella penale è drammatica… Le procure debordano sia invadendo campi a loro estranei, sia utilizzando – attraverso l’uso distorto di intercettazioni e custodia cautelare – procedure poco produttive sul piano processuale ma molto efficaci nel circuito politico e dell’opinione pubblica… Gli effetti principali di questi interventi si producono nel campo della politica e dell’amministrazione… Sulla prima, l’azione accusatoria ha l’effetto di stimolare la sfiducia nell’elettorato. Sulla seconda ha un effetto di spiazzamento, nel senso che in questo modo i decisori di ultima istanza nelle scelte più importanti riguardanti problemi sociali, ambientali, di sviluppo urbanistico diventano le procure, in luogo degli organi rappresentativi e degli uffici burocratici. Un ultimo effetto di questo processo vizioso è quello per cui i procuratori sono proiettati nello spazio pubblico, dove sono ascoltati più per i poteri di cui dispongono che per quello che pensano, e divengono i naturali candidati alle posizioni di vertice di quella politica dalla quale dovrebbero restare distanti per dovere d’ufficio. I conflitti con il corpo politico, nonostante la mancata modernizzazione del sistema giudiziario in Italia, sono numerosi: molti fisiologici, perché la giustizia costituisce un naturale limite della politica; alcuni patologici, perché la giustizia non risponde al compito fondamentale che è chiamata a svolgere (giustizia ritardata è giustizia negata)”.

In una democrazia malata, in cui il popolo si è rassegnato a esercitare la sua sovranità nelle forme e nei limiti decisi delle procure italiane, i partiti e i giornali liberi invece che alimentare il circo dovrebbero sforzarsi di fare il contrario di quello che faranno oggi: combattere battaglie politiche a colpi orrendi di veline giudiziarie


http://www.ilfoglio.it/politica/2017/03 ... nRead=true
Ultima modifica di ranvit il 03/03/2017, 8:09, modificato 1 volta in totale.
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda ranvit il 03/03/2017, 8:03

I punti deboli nell’inchiesta su Romeo e quella profezia di D’Alema su Renzi
I legali dell'imprenditore sollevano dubbi sul valore probatorio dei presunti “pizzini”, la sua società non si è aggiudicata l’appalto delle meraviglie, vedremo quel che accadrà
di Annalisa Chirico
2 Marzo 2017 alle 15:22

Roma. Corruption by “pizzino”. Un tempo per provare la corruzione di qualcuno dovevi beccarlo con la mazzetta sotto il materasso o magari nell’istante in cui il corrotto si adoperava affannosamente per far sparire il fascio di banconote lungo il sifone del water. A distanza di venticinque anni dall’arresto di Mario Chiesa, momento prodromico della catarsi giudiziaria nota come Tangentopoli, il modus operandi si rinnova: oggigiorno basta un “pizzino”, foglio di carta sminuzzato accartocciato e ricomposto, accostamento artefatto di numeri e consonanti (non servono nomi, sufficienti le lettere), il collage di combinazioni possibili è il metodo designato per ricostruire la ragnatela di accordi e rapporti illeciti. I “pizzini” di Ciancimino, farlocchi come l’artefice, cedono il posto ai “pizzini” di Romeo, non il disperante amore di Giulietta, ma Alfredo, imprenditore partenopeo che, indagato dalla procura di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa a causa di certe maestranze ingaggiate all’ospedale Cardarelli, viene arrestato non già per l’imputazione pseudomafiosa ma per le presunte mazzette versate a un reo confesso funzionario Consip, Marco Gasparri. Vecchia storia attualizzata da qualche neologismo, tangenti in cambio di commesse pubbliche, un maxi appalto da 2 miliardi e 700 milioni divisi in diciotto lotti, il “prototipatore” come mot-clé per ottenere bandi e capitolati cuciti su misura, procedure da oliare in nome di quella che il gip bolla come “legittima difesa criminale”.

Il top manager, come si diceva, è indagato per mafia ma arrestato per il puzzle di carta corruttiva, e questa seconda vicenda, all’apparenza meno rilevante sul piano penale, costituisce la chicca succulenta, la ciliegina sulla torta o, se preferite, l’oliva sul Martini variante Hemingway. C’è un cognome che aleggia nell’aere e di luce rifulge: R-E-N-Z-I, il padre dell’ex premier è indagato per traffico d’influenze illecite, il “reato evanescente” contestato da giuristi di rango. Secondo la pubblica accusa, con fonte primigenia la procura di Napoli e il fiuto investigativo del pm Henry J. Woodcock, passando per i buoni uffici di un ignoto imprenditore di Scandicci, Carlo Russo, Romeo avrebbe ottenuto l’interessamento di Tiziano Renzi presso l’ad Consip Luigi Marroni. Adesso che Matteo Renzi non è più premier né segretario Pd (neppure parlamentare, zero immunità), l’inchiesta avviata due anni fa irrompe prepotentemente nella contesa congressuale interna al partito di maggioranza relativa, ammanta di una coltre opaca la “filiera ibrida” delle relazioni gigliate, ispira pensosi editorialisti che mestano nel torbido dei non detti in virtù della presunzione di colpevolezza.

“Secondo l’assunto accusatorio – si legge nell’ordinanza di arresto a carico di Romeo – tra questi tre punti (Gasparri-Bocchino-Romeo, ndr), si colloca l’agire di alcuni altri soggetti su cui il pm non ha ad oggi evidenziato imputazioni, attivissimi nel proporre accordi, veri o falsi, individuare referenti reali o supposti, stabilire tangenti effettive o ipotetiche, in un nodo che dovrà essere sciolto dall’accusa”. Insomma, allo stato dell’arte, le accuse nei confronti di Renzi senior e Lotti sono mera ipotesi accusatoria, tutta da dimostrare, priva di qualsiasi vaglio giurisdizionale, perciò l’indagine nei loro confronti, trasferita per competenza a Roma, dovrebbe restare fuori dalla polemica politica affinché gli approfondimenti necessari possano svolgersi con la dovuta serenità.

Invece Michele Emiliano, in love with Cuba, mostra al Fatto quotidiano, succedaneo del pm, gli sms di due anni prima in cui un innocuo Lotti, richiesto di un parere su tale Russo, risponde: “Se lo incontri per 10 minuti non perdi il tuo tempo”. Nei prossimi giorni il magistrato in aspettativa, neocandidato alla guida di un partito politico, si recherà in procura non per autodenunciarsi, attesa la violazione della legge del 2006 che vieta alle toghe in carriera di trasformarsi in leader politici, ma per rendere la sua versione dei fatti ai pm. Dovere civico, altroché.

E se i pozzi non fossero già abbastanza inquinati, intervengono i grillini, Luigi Di Maio in testa, che ai microfoni lancia accuse tranchant: “L’imprenditore arrestato finanzia la fondazione di Renzi con la quale l’ex premier sta girando per la campagna elettorale. Renzi deve rendicontare le entrate della fondazione”. Eppure il vicepresidente della Camera, già webmaster in una vita precedente, avrebbe potuto gugolare per scoprire che i finanziatori sono tutti online. Alberto Bianchi, presidente della fondazione Open, notoriamente parco di esternazioni, replica infastidito: “La Isvafim spa, non Romeo, ha finanziato Open quattro anni fa con un contributo che corrisponde a meno del 2% dei finanziamenti avuti complessivamente da Open. Quel finanziamento sta sul sito di Open. Se poi qualcuno ipotizza che in cambio di quel finanziamento Open o il suo presidente abbiano dato qualcosa alla Isvafim o a Romeo, ci divertiremo davanti a un giudice della Repubblica, a scelta di Di Maio”.

Alfredo Romeo si difenderà nel processo, in passato è stato indagato e assolto, i legali sollevano “insormontabili dubbi” sul valore probatorio dei presunti “pizzini” rinvenuti nell’immondizia, la sua società non si è aggiudicata l’appalto delle meraviglie, vedremo quel che accadrà. Nel frattempo il clamore mediatico della vicenda ha già consegnato i primi frutti avvelenati. Nell’entourage renziano si avverte la pressione mediatico-giudiziaria, qualcuno consulta i penalisti che rassicurano: per traffico d’influenze, pena massima sotto i due anni, nessun pm può ottenere un arresto. Babbo Renzi, che dopo una vita da incensurato ha già sopportato negli ultimi due anni l’odissea di un’interminabile indagine poi archiviata, si stringe nelle spalle: “Nessuno mi ha mai promesso soldi né io ho mai chiesto alcunché. Gli unici soldi che spero di ottenere sono quelli del risarcimento danni per gli attacchi vergognosi che ho dovuto subire in questi mesi”, si comincia in tribunale il 16 marzo con l’audizione di Marco Travaglio. Il clima è rovente. Nel paese dove già una volta un governo è caduto per un’inchiesta infondata (esecutivo Prodi, 2008) e lunga è la lista di esponenti politici votati dai cittadini e destituiti dai magistrati, l’attivismo di certe procure genera spesso inquietudine. Torna alla mente il vaticinio sinistro di D’Alema risalente ad appena due anni fa: la caduta di Renzi? Per mano giudiziaria.

http://www.ilfoglio.it/cronache/2017/03 ... ta-123245/
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda trilogy il 03/03/2017, 9:12

ranvit ha scritto:Straordinario! Ora a difendere Renzi giornalisticamente è rimasto praticamente solo Il Foglio :roll: :mrgreen:

i]Contro la Repubblica fondata sulle procure
Renzi, la nebbia, Verdini. Storie di sottomissioni ordinarie al grande dèmone del circo mediatico-giudiziario
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...... quelli ricevuti da Michele Misseri nell’ambito del processo per Sarah Scazzi per occultamento di cadavere e inquinamento delle prove (8 anni) e quelli ricevuti da Abderrahim Moutaharrik, il campione di kickboxing arrestato nell’aprile 2016, condannato a sei anni di carcere con l’accusa di terrorismo internazionale.

http://www.ilfoglio.it/politica/2017/03 ... nRead=true[/i]


A Tarantini per il giro di escort con Berlusconi hanno dato 7 anni e 10 mesi. Gli conveniva fare il terrorista, rischiava meno. Il problema è che rimanere invischiati nei processi di natura politico/mediatica si rischiano condanne pesantissime
Comunque è interessante il nuovo filone d'attacco via familiari. Lupi l'hanno fatto dimettere tramite il figlio, la Guidi tramite il compagno, renzi è sotto attacco tramite il padre.
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda Robyn il 03/03/2017, 9:37

Il padre con il figlio non c'entra niente la responsabilità penale è personale ed in ogni caso bisogna mantenere un'atteggiamento di neutralità perche si è innocenti fino a prova contraria
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda pianogrande il 03/03/2017, 10:39

Non possiamo comunque addebitare alla magistratura queste situazioni.
Quello sarebbe un messaggio pericoloso.
Sarebbe quell'odioso messaggio di ricerca di impunità di cui sono stati maestri Craxi e Berlusconi.

Queste situazioni sono piena e totale colpa della politica che non è capace di muoversi senza pasticciare, nel migliore dei casi, o lucrare o peggio.

Impunità, mediatiche o, tanto meno, giudiziarie, non se ne debbono concedere a nessuno.

Basti pensare al fatto che, nella maggior parte dei casi, la passano liscia visto che siamo un paese marcio e corrotto fino all'osso ma con forse meno condanne al mondo per corruzione.

Quindi, lamentiamoci pure che non è vietato sopratutto se entrando nel merito dei singoli casi ma non alimentiamo il vittimismo dei forti che è il vittimismo più pericoloso.

P.S.
Come funziona o non funziona la giustizia non è tutta colpa della giustizia.

E' innanzitutto (e sopratutto) colpa della politica che evidentemente non ha interesse (come i potenti in genere) a farla funzionare bene.
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda mariok il 03/03/2017, 14:08

trilogy ha scritto:Comunque è interessante il nuovo filone d'attacco via familiari. Lupi l'hanno fatto dimettere tramite il figlio, la Guidi tramite il compagno, renzi è sotto attacco tramite il padre.


Non dimentichiamo il caso del padre di Maria Elena Boschi.

Credo che alla magistratura non ci sia molto da imputare, se non il passaggio delle notizie ai giornali "amici".

Se un faccendiere sotto indagine fa il nome di un politico o di un suo familiare, gli inquirenti hanno il dovere di verificare.

Quello che è disgustoso è l'uso che ne fanno i giornali e soprattutto i politici.

Giornali come ilFatto o personaggi come Travaglio, Di Maio, Di Battista e Grillo, hanno fatto e continuano a fare le loro fortune lucrando su questi episodi.

Poiché certi comportamenti, soprattutto quando si vede che pagano, fanno scuola, ecco che ci si mettono anche persone ritenute fino ad ora serie, come Cuperlo.

Salvini arriva addirittura ad affermare senza pudore che la Lega voterà per la sfiducia a Lotti "non per la persona", ma per far cadere il governo ed andare a votare.

Che la corruzione sia una piaga di questo paese è arcinoto e non occorre certo che vengano a dircelo Grillo, Di Maio e Salvini.

Quello che devono fare i politici è proporre ed attuare soluzioni che possano almeno arginare il fenomeno.

Quello che invece fanno tutti, chi più chi meno, è di tentare di trarne un vantaggio elettorale, volendo far credere che basti mandare a casa i propri avversari per risolvere il problema.

Ed il bello (o il brutto) è che gran parte della gente ci casca.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda Robyn il 03/03/2017, 14:37

Quella dell'informazione che non riesce a dare un'informazione in grado di far crescere la libertà e la democrazia che formi la libera opinione dei cittadini che non sia strumentale e che descriva la verità è un problema estremamente attuale.Prendo un pò di qua un pò di là faccio share parlo di più di certe cose per soddisfare certi palati e meno di altre che potrebbero essere più interessanti etc
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda ranvit il 03/03/2017, 16:31

E' vero pianogrande, la colpa è dei politici 8-) ma solo perchè ancora non hanno capito che se non riconducono i Magistrati al loro mestiere e basta, prima o poi saranno tutti massacrati da questi parrucconi!!!




Dopo Renzi, sul patibolo dei giustizialisti finirà anche Beppe Grillo
Dal 1992 ad oggi è sempre la magistratura a guidare le danze anche sul piano degli equilibri politici. Adesso tocca all'ex premier ma non finirà qui
di Fabrizio Cicchitto
3 Marzo 2017 alle 14:46


Purtroppo anche le espressioni più drammatiche perché descrivono vicende gravissime e comportamenti inaccettabili a forza di essere ripetute rischiano di risultare scontate. Tale è l’espressione “uso politico della giustizia” che nella sostanza esprime il fatto assolutamente drammatico che in Italia è saltato lo stato di diritto, fondato sulla divisione degli “ordini” e dei poteri e che, più precisamente, dal 1992-‘94 ad oggi, è la magistratura a guidare le danze anche sul piano degli equilibri politici. Da allora ad oggi siamo arrivati in un certo senso allo stadio terminale. Nel ’92-‘94, caso unico in Europa, ben cinque partiti e relativi leaders e una buona parte della classe politica circostante scomparirono di scena non per il voto degli elettori, ma per la “sentenza anticipata” espressa dagli avvisi di garanzia urlati dai TG e dai titoli dei famosi quattro quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Unità) consorziati fra di loro in una sorta di pool parallelo a quello costituito dai pm di Mani Pulite. In primo luogo Craxi, poi Forlani, quindi larga parte dei gruppi dirigenti della Dc e del PSI, furono additati al pubblico ludibrio: “il cinghialone” non poteva non essere colpevole e i fascio-comunisti celebrarono la loro piazzale Loreto a largo Febo davanti all’Hotel Raphael con il lancio delle monetine. Che poi un bel po’ di quei comunisti e di quei fascisti successivamente sono anch’essi finiti in guai giudiziari è un’evidente testimonianza della veridicità del motto “chi la fa l’aspetti”.

Non parliamo poi di quello che è avvenuto nei 20 anni successivi, dal 1994 al 2013. Il ventennio berlusconiano è stato scandito dalle operazioni delle procure che sono andate dalle ipotesi stragiste (secondo esse Berlusconi e Dell’Utri erano i registi o addirittura, secondo qualche versione più hard, gli esecutori della strategia della tensione del ’92-’93 che ha disseminato di bombe alcune città italiane), a “normali” reati di corruzione e di concussione, fino alle trasgressioni criminal-sessuali con le famose olgettine colte fior da fiore fra Casoria, la Puglia, Roma e Milano, anch’esse oggetto di travolgenti iniziative giudiziarie con tanto di perquisizioni, pedinamenti, intercettazioni, ovviamente tutti comunicati in diretta a gazzette e telegiornali in omaggio al segreto istruttorio.

Poi da quando una legge incredibile, che prevede l’esclusione dal parlamento per una sentenza di primo grado e che fu per equità accompagnata addirittura da una interpretazione retroattiva, ha parzialmente messo fuori gioco Berlusconi, allora dopo una una breve fase sospensiva per carenza di soggetti, ecco che nel mirino è entrato il PD, anche per una sorta di nemesi storica: grazie all’occhio di riguardo usato a suo tempo da Mani Pulite, quello del PD è l’unico sistema di potere rimasto in campo. Di conseguenza nell’occhio del ciclone sono finiti il PD e i suoi alleati di governo. Anche in questo caso, però, fra la demonizzazione realizzata per via giudiziaria e mediatica e i risultati processuali c’è stato uno squilibrio che avrebbe dovuto mettere in imbarazzo quei magistrati e quei giornalisti che per giorni e giorni hanno lavorato a stretto gomito per mettere il mostro in prima pagina: prosciolta Federica Guidi, cancellato dalla Cassazione il rinvio a giudizio di Clemente Mastella, prosciolto Ettore Incalza, assolto Vincenzo De Luca: poi la stessa sorte ha riguardato Salvatore Margiotta, Vasco Errani, Ilaria Capua così come Antonio Penati e poi Ignazio Marino. L’apoteosi viene raggiunta con Stefano Graziano messo alla gogna da tutte le gazzette, che invece hanno taciuto, per ragioni di riserbo, quando le accuse per concorso esterno in associazione mafiosa sono state archiviate. Sul lato politico opposto dopo analoghi fuochi d’artificio di giornali e di televisioni le assoluzioni o i proscioglimenti hanno riguardato Luigi Cesaro, Antonio D’Alì, Maurizio Gasparri.


Nel passato sono state poste in essere due metodologie. Nel caso Craxi si è seguito quello dell’attacco frontale: uno che ha l’aspetto del “cinghialone” non solo non poteva non sapere ma era certamente “un grande criminale”. Come disse Francesco Rutelli “non vediamo l’ora che Craxi prenda il rancio a Regina Coeli”. L’altra metodologia è invece quella della manovra avvolgente: si comincia con i padri, i figli, le mogli, gli amici, per poi arrivare al bersaglio principale. A quanto sembra nei confronti di Matteo Renzi si sta seguendo questa seconda metodologia. Per ora il “cinghiale” è Tiziano Renzi. Allora nel suo caso tutto è buono. La lettera T scritta su un “pizzino” recuperato da una discarica è certamente riferita a Tiziano Renzi, le “bistecche” sono certamente le tangenti. Poi ovviamente viene preso per oro colato quello che dice un cavaliere senza macchia e senza paura come l’attuale amministratore delegato della Consip, Luigi Marroni, che adesso ricorda che tale Russo gli disse che Tiziano Renzi lo minacciava avendo in mano la sua carriera: ma perché Marroni non si è rivolto subito ai magistrati? Questo e molto altro ancora viene miscelato e poi rilanciato da un giornale ad un talk show con i direttori dei quotidiani e i conduttori televisivi che si rilanciano la palla. In questo modo il processo è fatto, le condanne sono già date, la Cassazione si è pronunciata nel terzo grado di giudizio. Matteo Renzi tramite suo padre, Luca Lotti e quanti altri è certamente colpevole: tutti quanti devono salire sulla carretta che li porti alla ghigliottina. Meccanismi di questo tipo sono inarrestabili. Così alla fine, dopo il taglio di tante teste finirà al patibolo anche Beppe Grillo, nel tripudio delle tricoteuses e di Di Maio, di Fico, di Di Battista e della Lombardi. No, grazie, non partecipiamo a questo suicidio in diretta televisiva dell’Italia.
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda pianogrande il 03/03/2017, 18:23

Sì, Ranvit.

La colpa è dei politici; dei potenti in genere a cui una magistratura debole e inconcludente fa comodo; troppo comodo.

I potenti che possono permettersi studi legali milionari e di far eleggere i propri avvocati in parlamento per farsi fare leggi su misura.

I potenti che devono maltrattare i consumatori protetti da niente e da nessuno e la lista potrebbe essere molto lunga.

Per questo, quando i potenti fanno le vittime la cosa mi fa ribollire e neanche poco.

Certo che i politici dovrebbero costringere i magistrati al loro posto ma si tratta di vedere quale è il loro posto in uno stato di diritto.

Il loro posto non è stare zitti e buoni e fare finta di niente.

Dovrebbero perfino creargli le condizioni per fare i magistrati invece di trasformarli nella casta burocratica più potente ed intoccabile che si può permettere (o che è costretta) di far durare un processo secoli fino ad intervento della prescrizione o delle normali cause naturali.

Naturalmente, il ragazzino che si fa lo spinello verrà perseguito senza pietà.

Anche questa ultima cosa è colpa della politica e non certo della magistratura che è un suo parto diretto.
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Re: Contro la Repubblica fondata sulle procure

Messaggioda Robyn il 04/03/2017, 12:51

La presunzione di innocenza vale fino alla fine ed in questo intervallo di tempo bisogna mantenere un'atteggiamento di neutralità.In relazione alla richiesta di Matteo Renzi della pena moltiplicata per due non può essere accolta.La prima premessa è che le pene sono proporzionali al reato commesso la seconda non si può applicare il principio invocato da Di Pietro che chi ricopre incarichi istituzionali è più uguale agli altri perche si violerebbe il principio di uguaglianza all'art 3 fra cittadino comune e chi ricopre incarichi istituzionali le pene sono uguali a prescindere dalla condizione sociale.Pertanto Matteo renzi per un duplice motivo la sua richiesta non può essere accolta.L'udienza è tolta
In merito a Cuperlo forse si è creata una polemica inutile.La filosofia era uno stand by temporaneo fino a quando non si fosse fatto chiarezza.In caso di innocenza si ritornava a ricoprire l'incarico precedente ma lasciamo perdere perche il paese ha molti problemi
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