da mariok il 14/09/2015, 18:27
Roberto Giachetti
Vicepresidente della Camera dei deputati
Il vero obiettivo della minoranza è "ammazzare" Renzi
Pubblicato: 14/09/2015 17:25 CEST Aggiornato: 0 minuti fa RENZI
Nei partiti di tutto il mondo vige una regola: si discute, ci si divide, ma una volta che la maggioranza ha scelto ognuno si sente vincolato a quella decisione. È una regola non scritta fondata sul principio di appartenenza ad un progetto generale verso il quale tutti i membri della comunità hanno il diritto di contribuire con l'unica arma consentita, la capacità di convincere gli altri, e il dovere di salvaguardare la comunità stessa attraverso la prima regola, il rispetto delle decisioni della maggioranza.
Se questa regola viene messa in discussione, se non persino violata, la comunità politica non c'è più, non c'è più il fondamentale principio di responsabilità, non c'è più il rispetto della democrazia interna che ha il compito di assicurare la più ampia libertà di opinione e contemporaneamente il rispetto delle decisioni della maggioranza.
È un concetto quasi banale che ha caratterizzato la vita dei partiti da sempre e che è stato un pilastro fondante del Partito Democratico, difeso e rivendicato come un mantra da coloro che hanno guidato il Pd fin dalla nascita e che oggi, avendone democraticamente perso la guida, rinnegano sostituendo la dialettica interna con comportamenti più ricattatori che dialoganti.
Funziona cosi: pur essendo una evidente minoranza all'interno della nostra comunità e non vi convinciamo delle nostre ragioni, per il solo fatto che sono le nostre devono pesare più delle vostre anche se voi siete maggioranza (anche se, come dice qualcuno, "non sana di mente"). E poiché, per quanto minoranza in Parlamento in termini numerici, siamo in grado di impedire la realizzazione del progetto collettivo o voi cambiate le cose come diciamo noi oppure noi facciamo saltare il banco unendo i nostri voti a quelli di coloro che fuori e contro il nostro partito vogliono far fallire il progetto del Pd.
Dato che però messa così sarebbe troppo brutale e smaccata come operazione la si infiocchetta, direi più propriamente la si inquina, con due argomenti: lo facciamo per il bene del paese; ci prendiamo la libertà di coscienza.
Si diffonde così l'idea che l'attuale guida del Pd abbia un disegno politico volto al male del paese e si veste con la nobiltà della scelta di coscienza la sistematica violazione delle decisioni democraticamente assunte in tutti gli organi della comunità politica alla quale si appartiene. Si grida al popolo elettore il proprio orrore per eventuali voti che potrebbero arrivare sulle riforme dall'opposizione e, prima che questo accada, si utilizzano proprio quei voti per mandare sotto il governo e dare un evidente segnale di quel " Vietnam" a cui puntano ma che, per carità, non si deve dire così chiaro. No. Lo si fa per il bene del Paese utilizzando il nobile atto dell'esercizio della libertà di coscienza che ormai è sdoganata e vale per tutto.
Renzi sa, perché gliel'ho scritto prima che diventasse Premier, che ritenevo molto meglio andare subito al voto. Probabilmente sarebbe stato necessario fare un altro governo con un pezzo di centrodestra ma almeno avrebbe potuto contare, come è accaduto sempre in passato a coloro che lo hanno preceduto, su gruppi parlamentari non certo omogenei ma leali e fedeli non al loro leader ma alla comunità e alle sue regole, una fedeltà che io considero ancora un valore. Ha scelto diversamente e, purtroppo, tutti i miei timori si stanno rivelando più che fondati.
Se l'attacco sistematico alle decisioni assunte democraticamente in seno al Pd, che si tratti degli 80 euro, del Jobs act, della riforma elettorale, di quella costituzionale, di quella della scuola o di quella della Rai, della possibilità di abolire l'Imu sulla prima casa, insomma se l'attacco si spinge addirittura là dove le opposizioni formali al governo non si spingono per pudore (come ad esempio imputando alla responsabilità di Renzi i dati drammatici sul Mezzogiorno quando le ragioni della crisi sono frutto o di mala politica che va avanti da decenni o dell'assenza stessa di politica nel guidare i processi reali) ci si rende conto che il metodo è sempre lo stesso ma il merito è del tutto indifferente.
C'è un obiettivo preciso: tentare di ''ammazzare'' politicamente Renzi ed il suo Pd che, grazie a lui e nonostante loro, gode di una popolarità e di una credibilità destinati a fotografare in modo indelebile i loro fallimenti di vent'anni.
Poiché ci è stato fatto chiaramente capire che quest'opera di demolizione non si attenuerà ma che anzi, subìto l'ennesimo ricatto, si rilancerà su ogni altra questione si presti all'abbisogna, non viene a qualcuno il dubbio, Renzi in testa, che l'andare avanti determini la complicità in un fallimento anche da parte di chi è vittima e bersaglio unico di tali metodi?
Se esiste un "giglio magico" io non ne faccio parte, e questo lo sa per primo Renzi. Quando ho dissentito nei confronti delle sue scelte l'ho fatto apertamente e nelle sedi naturali, a cominciare dalla direzione del Partito. Ma so che questo Partito democratico che nonostante tutto, ma veramente tutto, resiste con un consenso intorno al 35%, non può consentirsi di fallire. Se continua così fallirà ed anche male. Nessuno, Renzi per primo, ha il diritto di far finta di nulla con un irresponsabile ''tirare a campare''.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville