franz ha scritto:In pratica una terza via tra responsabilità e irresponsabilità.
Chi la trova vince il nobel del paradosso logico.
Non ne sono sicuro. Non credo che l'unica alternativa alla irresponsabilità mostrata dai greci e dagli italiani negli anni passati sia la cosiddetta austerità.
Una dimostrazione ci è venuta dalla politica di Obama, che pure aveva fatto prevedere a molti "puristi" il fallimento degli USA e che invece mi sembra abbia dato buoni risultati.
La prudenza nelle diagnosi e nelle terapie è d'obbligo: in questi anni le cantonate degli economisti si sono sprecate. E' quindi possibile che vi siano diversi modi di affrontare le crisi: uno di tipo più "rigorista", uno di tipo più "keynesiano". Poiché la verità assoluta nessuno può dire in onestà di possederla, un approccio più pragmatico, "caso per caso", e meno "ideologico" è quello migliore.
Tornando alla situazione europea, che presenta evidentemente dei problemi irrisolti, mi sembra che l'equivoco che continua a condizionare questo dibattito senza senso tra cosiddetti liberisti e cosiddetti statalisti, sia costituito dal fatto che si continui ad avere un approccio locale, limitato alle politiche nazionali, incapaci, qualsiasi esse siano, di risolvere questa crisi.
Così ci si dibatte tra chi sostiene che l'unica via possibile sia quella del "buon ragioniere" che tiene a posto i conti e chi invece sostiene che politica di sviluppo significhi lasciar spendere e continuare ad indebitarsi i governi nazionali, salvo poi ricordarsi dell'Europa solo quando si tratta di ripianare i debiti.
Una "terza via" per l'Europa mi sembra invece possibile: quella del rigore e della responsabilità dei bilanci nazionali e degli investimenti e delle reti di protezione sociale (secondo un principio di sussidiarietà) a livello europeo.
Ma il nodo è sempre lo stesso: occorre che gli stati rinuncino seriamente a parte della loro velleitaria sovranità devolvendola ad istituzioni sovranazionali realmente democratiche e rappresentative. E qui sbaglia anche Renzi a non portare fino in fondo il suo ragionamento.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville