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Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualità

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualità

Messaggioda franz il 03/05/2015, 9:49

E la risorsa del suo mestiere con la donnetta, col cavaliere
di EUGENIO SCALFARI

MOLTE cose sono accadute nella settimana che oggi si chiude. In Italia, in Europa e nel mondo intero. Non starò ad elencarle, giornali e televisioni ne sono pieni. Mi occuperò soltanto dei fatti italiani, che possono essere guardati da quattro diversi punti di vista: le manifestazioni - belle ma anche molto brutte - connesse con l'apertura dell'Expo e con il Primo maggio, festa del lavoro; l'economia italiana; il tema del Mare nostrum e gli immigrati; la legge elettorale approvata con quattro voti di fiducia ai quali seguirà il voto definitivo sull'intera legge domani e quanto sta accadendo all'interno del Pd.
Come esergo che tocca un punto assai delicato per la democrazia italiana e per il principale partito che la guida, citerò la vignetta di Altan che apre l'Espresso di questa settimana.
Si vede una giovane donna come quelle tipiche di questo grande artista, che legge il seguente comunicato: "Il popolo potrà visitare la sua sinistra ogni secondo week-end del mese". Con queste dieci parole Altan descrive perfettamente lo stato della politica italiana.
***
Comincio dal tema del lavoro. Le cifre diramate dall'Istat tre giorni fa danno un aumento della disoccupazione e in particolare di quella giovanile; una diminuzione dei consumi, una modifica in peggio delle aspettative che erano invece segnalate in aumento il mese scorso. Le cifre sono anche negative per quanto riguarda il fabbisogno del bilancio, a causa della recente sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni al di sopra dei 1400 euro mensili, che dovranno essere rimborsate con il calcolo degli interessi.

Si tratta di cinque miliardi di euro per l'esercizio in corso, che saliranno a undici nell'anno prossimo. In queste condizioni, l'erogazione di 1,7 miliardi destinati ai ceti più poveri non è più fattibile ed è rinviata "sine die". La donna di Altan ha perfettamente ragione. Ma chi ha commesso l'errore? Non la Fornero, che con quel taglio definito oggi incostituzionale salvò nel 2011 l'Italia dal default, Ma il governo attuale che ha dissipato 10 miliardi l'anno e per i prossimi due anni con la regalia elettoralistica degli 80 euro mensili ai redditi superiori agli ottomila euro annui. Avrebbe dovuto destinare quella cifra al taglio del cuneo fiscale (Irap) e oggi - pur dopo la sentenza della Consulta - avrebbe ancora le risorse finanziarie per aiutare i non capienti e continuare ancora ad intervenire sull'Irap.

Queste vicende mettono anche in evidenza che il Jobs Act, come ho già scritto più volte, è un prezioso oggetto esposto in vetrina ma con nessuna incidenza sull'occupazione. Non crea nuovi posti di lavoro. Li creerà quando finalmente una vera legge sul lavoro sarà presentata dal governo e votata dal Parlamento come chiede Draghi da mesi. Ma il governo è in tutt'altre faccende affaccendato: legge elettorale, riforma del Senato, Mare nostrum, regolamento di conti con i gufi della minoranza del Pd. "Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualità". Altan dovrebbe fare su quel barbiere la sua prossima vignetta.
***
Speravamo tutti che il nostro Renzi ottenesse dall'Europa un aiuto sostanziale sulla questione della Libia e degli immigranti, fermo restando che quelle centinaia di migliaia di poveretti che affrontano la morte in mare dovrebbero esser portati in Europa tramite l'Italia. Lo speravamo molto perché Renzi si era pubblicamente impegnato a "metterci la faccia" e a battere decisamente il pugno sul tavolo di Bruxelles.

Non ha battuto nessun pugno ed ha ottenuto soltanto l'aumento dell'aiuto finanziario europeo da tre a nove milioni al mese come rimborso spese del "Triton". Cioè niente e abbiamo anche dovuto ringraziarli.

Le conseguenze sono di chi dovrà salvarli se prendono il mare, ma se cercheremo di non farli partire e resteranno in Libia da chi saranno soccorsi e da chi saranno protetti? Da noi naturalmente perché in quel Paese non esiste un governo ma tribù che si combattono a vicenda e terroristi del Califfato.

La conclusione è che manterremo i nostri soldati in Afghanistan per ingraziarci gli Usa e dovremo anche mandarne altri, con le relative intendenze e medici, sulla costa libica. Se sbaglio, qualcuno mi corregga e ne sarei felice, però temo di no perché non si tratta di congetture ma di fatti preannunciati. A meno che si respingano gli immigrati in Libia e lì si lascino nelle mani degli scafisti-schiavisti. Spero che non si arrivi a tanto perché se ci si arriva la Lega di Salvini avrà vinto la sua battaglia e il popolo di Altan non andrà a trovare la sua sinistra neppure una volta al mese.
***
Ed ora parliamo delle leggi in corso di approvazione in Parlamento: quella elettorale e quella del Senato. Qui lascerei la parola ad alcuni autorevoli interventi di personalità della cultura politica e giuridica, quattro per l'occasione: Michele Salvati sul Corriere della Sera del 29 aprile, Valerio Onida sul Sole 2-4 Ore del 1 maggio, Michele Ainis sul "Corsera" del 30 aprile e infine, "last but not least", Alcide De Gasperi nel suo discorso alla Camera del 17 gennaio 1953. Comincerò appunto da quest'ultimo, unico esempio di un voto di fiducia su una legge elettorale che nonostante quella protezione fu battuta in Parlamento e chiamata "legge truffa", mentre non lo era affatto. A quell'epoca facevo parte del gruppo dei collaboratori del Mondo di Mario Pannunzio. Noi, laici e nient'affatto conservatori, fummo favorevoli a quella legge che avrebbe consentito ai partitini laici alleati con la Dc di prendere più voti di quanto avveniva con il sistema elettorale vigente. E infatti così sarebbe avvenuto.
Ma passiamo al discorso di De Gasperi, che ho già ricordato in un altro mio articolo.

Il presidente del Consiglio sottolineò che non avrebbe proposto mai una riforma elettorale che trasformasse una minoranza in maggioranza. "Il premio viene concesso soltanto nel caso che un partito o un gruppo di partiti conquisti la maggioranza assoluta dei voti, 50 per cento più uno. Nel caso invece che questa ipotesi non si verifichi ci si servirà della legge elettorale vigente, basata sul sistema proporzionale puro. Considererei un tradimento della democrazia trasformare in maggioranza una minoranza, fosse pure del 49 per cento. La legge attuale rafforza solo una maggioranza esistente nel Paese ed espressa con libero voto. Per questa ragione il governo chiede la fiducia al Parlamento".

Dico subito che se l'attuale governo avesse adottato la legge del '53, immagino che il Parlamento l'avrebbe votata all'unanimità. Invece non è stato così. Il premio scatta col 40 per cento dei voti. Se sono di meno i primi due partiti (non coalizioni, che sono vietate) vanno al ballottaggio dove molto probabilmente i voti saranno in cifra assoluta molto minori del primo turno. Sarà quindi una piccola minoranza del popolo sovrano a consegnare il potere al partito vincente tenendo conto che probabilmente gli astenuti saranno il 40 per cento e anche di più.
***
Michele Salvati però non la pensa così. Salvati non è persona culturalmente da poco. Avrà dunque le sue ben motivate ragioni alle quali mi sembra doveroso dare voce.

"Il dissenso della minoranza del Pd arriva a riassumere il vecchio slogan di minaccia alla democrazia già usato al tempo di Berlusconi. Ma quali tabù ha toccato Renzi per suscitare questa reazione? Si tratta del passaggio da un partito di notabili in servizio permanente effettivo ad un partito del leader il quale giudica quando il tempo delle mediazioni è finito. Il governo del leader non è una minaccia della democrazia ma il tentativo di conciliare la democrazia con la decisione nella consapevolezza che la vera minaccia per la democrazia è la sua incapacità di decidere ".

Caro Salvati, è un po' forte affermare che la democrazia è incapace di decisioni. La conseguenza logica è dunque di abolirla. È questo che tu vuoi? Allora è vero che la minaccia c'è e del resto lo si vedrà.
La risposta viene da Ainis: "La riforma del Senato toglie un contrappeso e rafforza il sovrappeso dell'Esecutivo, mentre fa dimagrire l'opposizione con la soglia del 3 per cento. Così in Parlamento si fronteggeranno un polo e una poltiglia. Non basta trasformare i deputati in soldatini; la governabilità ottenuta con i numeri è una formula rozza e fallace".

Ancora più netto è Valerio Onida, presidente emerito della Consulta, che la vede in questo modo: "La mia valutazione su quella legge è decisamente negativa. C'è un allontanamento da un genuino sistema parlamentare in favore del potere personale di colui che conquista la carica di primo ministro. Pretende che un solo partito occupi la maggioranza assoluta dei seggi anche se non rappresenta la maggioranza degli elettori e dei votanti. Un vero premio di maggioranza dovrebbe spettare ad una vera maggioranza che abbia ottenuto più del 50 per cento dei voti (De Gasperi). Questa invece è una legge che trasforma in maggioranza dei seggi la minoranza più forte. Il ballottaggio a sua volta dà la vittoria ad uno dei due competitori qualunque sia il livello del suo consenso e che sia minore degli elettori al secondo turno. Il problema è dunque la creazione di una maggioranza che può non essere tale e che per di più dà luogo ad un governo monocolore".

A me pare che non ci sia altro da aggiungere. Ricorderò soltanto, per fare sfoggio d'una modesta cultura in questi argomenti, che ai primi dell'Ottocento uno dei maggiori filosofi e pensatori di quella epoca, Wilhelm von Humboldt, sostenne la diminuzione dei poteri del Cancelliere in Prussia e riaffermò che la libertà era il solo vero valore da perseguire. Lo Stato doveva aver un compito puramente negativo: impedire tutto ciò che può indebolire la libertà del singolo. Questa è la base d'ogni liberalismo che sia veramente tale. Un'ultima osservazione credo si debba fare sulla funzione politica dei sindacati dei lavoratori. Molti sostengono che la politica del sindacato si esercita solo attraverso i contratti, ma non è così. I grandi sindacalisti di questo Paese stipulavano i contratti con la controparte ma avevano anche un'attività politica di estrema importanza. Faccio i nomi di Di Vittorio, Lama, Trentin, ma altri ancora potrei farne. Il sindacato visita la sinistra tutti i giorni del calendario. Bisognerebbe ricordarselo.

http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ef=HRER2-1
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda pianogrande il 03/05/2015, 10:45

De Gasperi fu un grande leader.
Fu uno statista stimato in tutto il mondo.
Scalfari, ha preso l'esempio sbagliato per invocare il proporzionale e le decisioni collettive.

Inoltre, De Gasperi non è andato a battere i pugni in Europa ma in un posto dove il decisionismo e il trionfo della leadership erano e sono una religione.

Insomma.
La democrazia e il potere di un leader non sono affatto in conflitto come Scalfari sostiene.

Altra cosa è portare in parlamento una significativa rappresentanza dei vari movimenti ed idee e attribuire loro dei ruoli di garanzia (come le commissioni etc.).

L'equilibrio dei poteri non si realizza nelle commissioni ma nella separazione e autonomia.
Il vero vulnus alla democrazia è quando un potere vuole prevaricare l'altro come succedeva con la banda bassotti del berlusca che voleva sottomettere la magistratura.
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda gabriele il 03/05/2015, 17:44

Anche Scalfari sta abbandonando Renzi. Sondaggi insoddisfacenti?
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda pianogrande il 03/05/2015, 18:01

gabriele ha scritto:Anche Scalfari sta abbandonando Renzi. Sondaggi insoddisfacenti?


Purtroppo, il problema principale per "abbandonare Renzi" è trovarne uno migliore.

Lo abbandonerei un secondo dopo, Renzi.

Avanti il primo.
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda annalu il 03/05/2015, 19:04

pianogrande ha scritto:
gabriele ha scritto:Anche Scalfari sta abbandonando Renzi. Sondaggi insoddisfacenti?


Purtroppo, il problema principale per "abbandonare Renzi" è trovarne uno migliore.

Lo abbandonerei un secondo dopo, Renzi.

Avanti il primo.

Sono assolutamente d'accordo: se cade Renzi, che potrebbe accadere? Non vedo nessuno all'orizzonte che si presenti come capace di fare meglio. E poi, non mi sembra accettabile che "democrazia" debba diventare sinonimo di impossibilità di decidere: se questo fosse vero, sarebbe la morte della democrazia.

La legge elettorale non mi convince, però non capisco un'opposizione interna al Pd che ora va su tutte le furie, dopo aver votato in favore di questa stessa legge nelle tornate precedenti. E poi, Bersani che chiama "ditta" il Pd proprio non mi piace: un partito di sinistra (ma anche di centrosinistra) può essere considerato una "ditta"? Io credo proprio di no.

Quanto a Scalfari, ultimamente mi è capitato di leggere alcuni suoi articoli del tutto fuori dal tempo, come quando sostiene che le donne attuali si sono troppo "mascolinizzate", soprattutto nei loro comportamenti verso l'altro sesso. Ne deduco che sta invecchiando, come tutti del resto, ma lui evidentemente non riesce ad accettarlo.

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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda gabriele il 04/05/2015, 9:31

annalu ha scritto:E poi, non mi sembra accettabile che "democrazia" debba diventare sinonimo di impossibilità di decidere: se questo fosse vero, sarebbe la morte della democrazia.


Io penso che l'incapacità di decidere sia fortemente legata dall'incapacità personale di capire le agende delle altre persone. Tutto ciò si traduce in incapacità politica.
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda pianogrande il 04/05/2015, 14:45

gabriele ha scritto:
annalu ha scritto:E poi, non mi sembra accettabile che "democrazia" debba diventare sinonimo di impossibilità di decidere: se questo fosse vero, sarebbe la morte della democrazia.


Io penso che l'incapacità di decidere sia fortemente legata dall'incapacità personale di capire le agende delle altre persone. Tutto ciò si traduce in incapacità politica.


Sì.
Incapacità politica.
La democrazia dovrebbe disporre di un governo autorevole e di forte autonomia decisionale (come tutti i governi che funzionano).
La democrazia non può darci e per definizione governi che non funzionano.

O democrazia o governo efficace mi sembra una trappola senza uscita (per la democrazia).
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda gabriele il 04/05/2015, 15:02

pianogrande ha scritto:Sì.
Incapacità politica.
La democrazia dovrebbe disporre di un governo autorevole e di forte autonomia decisionale (come tutti i governi che funzionano).
La democrazia non può darci e per definizione governi che non funzionano.

O democrazia o governo efficace mi sembra una trappola senza uscita (per la democrazia).


Ti sembra una trappola perché nell'equazione non introduci i contrappesi.

Pianogrande, non è mica detto che un governo con forte autonomia decisionale possa fare di più di uno con meno autonomia. Il gioco politico fa entrare in campo tante di quelle variabili-interessi che per saperle giostrare occorre una indubbia capacità. Ma chi vuol giocare a questo gioco deve conoscere i bisogni e le probabili mosse degli altri giocatori.

Come il lancio di un sasso in uno stagno, anche una mossa politica crea increspature nella tela di soggetti. Sapere come si muovono e come muoverle non è cosa da tanti. L'abilità politica parlamentare, prima che oratoria, è in primo luogo questo.
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda pianogrande il 04/05/2015, 15:15

Ma io ho sempre sostenuto la separazione dei poteri.
Ho sostenuto che la vera minaccia alla democrazia è la prevaricazione di un potere sull'altro.
Questo non significa che, nel proprio ambito, un potere non debba efficacemente decidere ed agire senza non i contrappesi (sacrosanti) ma gli impedimenti interni al meccanismo che continuano ad incepparlo.
Anche il popolo che ha votato viene tradito da questa situazione.
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Re: Scalfari: Figaro qua, Figaro là, sono barbiere di qualit

Messaggioda mariok il 04/07/2015, 16:50

COSTITUZIONE E POTERI
La riforma che non va cancellata
di Sabino Cassese

http://www.corriere.it/editoriali/15_lu ... resh_ce-cp

Non bisogna far marcia indietro sulla proposta di riforma costituzionale. Questa prevede una forte riduzione del bicameralismo parlamentare e un modesto rafforzamento del governo. Il primo obiettivo è raggiunto svuotando di funzioni il Senato, riducendo il numero dei senatori e rendendone l’elezione indiretta. Il secondo obiettivo affidando solo alla Camera dei deputati il compito di dare la fiducia al governo e dando una corsia preferenziale alle proposte di legge del governo.
Ambedue questi obiettivi erano tra le proposte di coloro che prepararono la Costituzione del 1948. Questi sapevano bene che da quando Tocqueville, in Francia, nel 1848, si batteva per il bicameralismo le cose erano cambiate. Ad esempio, Massimo Severo Giannini, capo di gabinetto di Nenni al Ministero per la costituente e testa pensante del partito socialista, nell’aprile 1946, propose al congresso fiorentino del partito un sistema monocamerale, notando che «in tutti i casi in cui la seconda camera non è stata rappresentativa di determinati gruppi o interessi politici, regolarmente essa ha fatto fallimento». «D’altra parte, la funzione moderatrice che alcuni attribuiscono alla seconda camera, nella maggioranza dei casi, risponde più ad una affermazione che a una realtà; anzi, molto spesso è una deformazione ottica».


Oggi possiamo aggiungere che nel nostro sistema politico gli strumenti del pluralismo e gli istituti destinati a bilanciare i poteri, ad evitare l’eccessiva loro concentrazione in un solo organo, si sono moltiplicati. Molti poteri sono stati deferiti all’Unione Europea e alle Regioni, che agiscono da contropoteri, condizionano e frenano l’azione del complesso Parlamento-governo. Che bisogno c’è dunque, dello sdoppiamento dell’assemblea legislativa in due camere con eguali poteri? Non si finisce così per frammentare eccessivamente l’azione di governo, e qualche volta per rendere i governi impotenti?
Anche il secondo obiettivo, quello di rafforzamento del governo, era tra le aspirazioni dei nostri costituenti. Piero Calamandrei osservò il 4 marzo 1947 all’Assemblea costituente: «Di questo, che è il fondamentale problema della democrazia, cioè il problema della stabilità del governo, nel progetto della Costituzione non c’è quasi nulla». Come lui, anche Mortati e Perassi, democristiani e repubblicani, non volevano un sistema parlamentare puro con governi instabili. Sapevano che il fascismo non era stato il prodotto di esecutivi forti, ma della debolezza dei governi precari e transeunti del periodo liberale.
Oggi di governi che abbiano una base meno fragile e maggiore durata, e che assicurino continuità alle politiche pubbliche c’è ancor più bisogno, se vogliamo partecipare a quel grande condominio che è l’Unione Europea, nel quale non ci possiamo permettere di mandare un ministro nuovo ogni anno, mentre le altre nazioni sono rappresentate dalla stessa persona almeno per la durata della legislatura, per cinque anni.
I politici attardati che vorrebbero fare marcia indietro sulla riforma costituzionale aspirano a togliere forza al potere della maggioranza, con la conseguenza che nessuno governa, mentre dovrebbero invece dare voce e potere alla minoranza, perché questa possa tenere sotto controllo la maggioranza, per poter poi aspirare a diventare essa stessa maggioranza.
Ripetono così lo storico errore di De Gasperi e di Togliatti, ciascuno timoroso della prevalenza dell’altro e quindi ambedue favorevoli a indebolire l’azione della maggioranza e del governo. Così venne creata una democrazia forte con maggioranze deboli, che finiscono per infiacchire la democrazia.
Dopo sessanta anni, finita la Guerra fredda e la divisione del mondo in due parti, dopo che si sono sviluppate le istituzioni del pluralismo ed è scomparso lo Stato monolite, la coscienza democratica dei cittadini è divenuta più matura, il dibattito pubblico più aperto, i mezzi di comunicazione più rapidi, la gestione pubblica più trasparente, il potere più decentrato, non bisogna buttare sabbia nelle ruote della maggioranza, ma invece consolidare il ruolo delle minoranze, dando loro uno statuto legale riconosciuto, rafforzare il compito di controllo della seconda camera, moltiplicare gli strumenti conoscitivi delle stesse minoranze non rappresentate in Parlamento.
4 luglio 2015 | 08:49
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
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