Scozia: indipendenza e unione monetaria sono compatibili? 815206064«L’unione monetaria è incompatibile con una Scozia indipendente.» Cosí, il 9 settembre, il governatore della Banca d’Inghilterra (BoE) Mark Carney rispondeva a distanza, senza troppi mezzi termini, a una precedente dichiarazione d’Alex Salmond, primo ministro della Scozia dal 2007 e leader del Partito Nazionale Scozzese, che aveva rassicurato il suo elettorato spiegando che una «Scozia indipendente continuerà a usare la sterlina». Il discorso di Carney, ex governatore della Banca del Canada, ha invece riaperto un dibattito — quello sull’unione monetaria e sulla valuta che verrà usata da una Scozia indipendente — che nel corso delle ultime settimane era stato snobbato dai media, molto piú intenti a raccontare la rimonta della campagna nazionalista Yes Scotland.
La questione è molto delicata, perché la valuta è un elemento chiave per qualsiasi economia. Nel corso di tutta la campagna elettorale, Salmond ha continuato a spiegare che, anche in caso di secessione, il nuovo Stato scozzese cercherà di mantenere la sterlina britannica. Alistair Darling, principale antagonista del primo ministro, leader della campagna unionista Better Together ed ex ministro delle Finanze del governo laburista guidato da Gordon Brown, ha invece evidenziato la mancanza d’un «piano B» da parte degl’indipendentisti per quanto riguarda la futura valuta d’una Scozia indipendente. Nel corso di queste ultime settimane di campagna elettorale, in molti — industriali, commentatori, economisti, politici — hanno rinfacciato a Salmond questo «vuoto».
Dopo le parole di Carney, sono seguite numerose dichiarazioni di diversi istituti bancari, assicurativi, finanziari e colossi industriali che hanno avanzato la possibilità concreta di spostare i loro quartieri generali in Inghilterra, in un Paese meno esposto a future speculazioni. The Royal Bank of Scotland, Standard Life, Clydesdale, Lloyds e BP hanno tutte comunicato che, in caso d’indipendenza, «continueranno a mantenere sedi operative in Scozia, ma i loro quartieri generali verranno riposizionati in Inghilterra», mettendo cosí a rischio migliaia di posti di lavoro. La sola Standard Life impiega oltre 5.000 dipendenti a Edimburgo.
Carney ha poi proseguito il discorso — che ha ripreso in parte quanto già espresso dalla BoE negli ultimi mesi — spiegando che «l’idea di nazione indipendente non coinciderà affatto col concetto d’unione monetaria». Secondo quanto spiegato ai media, Carney avrebbe avvertito la Scozia che un Regno Unito separato non tenterà di replicare quanto fatto dagli Stati europei nel creare una valuta unica senza prima una vera e propria politica fiscale comune. Secondo Carney, è questo il principale problema dell’eurozona: «I 18 Paesi che condividono l’euro detengono la stessa moneta, ma non condividono le stesse politiche fiscali, frenando cosí la crescita del continente intero». La BoE non sembra quindi intenzionata — a ragione — a mettersi in una condizione molto complicata in cui, da un lato, fa parte del Consiglio generale della Banca centrale europea e, dall’altro, condivide la stessa valuta con un Paese ormai esterno alla Gran Bretagna.
Come riportato dall’indipendente Adam Smith Institute il 10 settembre, in caso di vittoria degl’indipendentisti s’aprirebbero quattro possibili scenari.
Il primo, quello preferito dal governo scozzese, ma al momento quello meno probabile, permetterebbe alla Scozia di continuare a usare la sterlina grazie a un’unione monetaria formale.
Il secondo vedrebbe la Scozia continuare a usare la sterlina in modo informale come, ad esempio, Panama fa attualmente col dollaro americano.
Il terzo sarebbe quello d’adottare l’euro, la moneta unica europea. Anche in questo caso, però, non s’ha alcuna certezza su quando la Scozia potrà fare richiesta, poiché secondo fonti provenienti direttamente da Bruxelles (José Manuel Barroso, Herman Van Rompuy, Jean-Claude Juncker) in caso d’indipendenza la Scozia perderà lo status di Paese membro e dovrà richiedere l’ingresso nell’Unione europea, il quale però potrà avvenire presumibilmente dopo il 2019.
Il quarto scenario prevedrebbe la nascita d’una «sterlina scozzese», con tutti i rischi del caso.
Dopo il sondaggio rilasciato da YouGov sabato 6 settembre, che mostrava per la prima volta in assoluto il vantaggio della campagna Yes Scotland, lunedí il mercato ha già dato i suoi primi verdetti negativi. Per diritto di cronaca, un nuovo sondaggio di mercoledí 10 settembre reputa la campagna Better Together avanti 53% a 47%.
Secondo alcuni analisti, l’unica soluzione (in caso d’indipendenza) per il futuro governo scozzese sarebbe quella di proseguire seguendo la seconda opzione, denominata anche «sterlingisation». In questo caso, però, come spiegato da numerosi economisti e da diversi analisti della BoE e del governo britannico, in caso di recessione la Scozia dipenderebbe totalmente dalla banca centrale d’Inghilterra, rischiando cosí di non avere alcun tipo di reale indipendenza monetaria e, in secondo luogo, fiscale.
Salmond ha cercato di rassicurare i mercati — ottenendo scarsi risultati, al momento. Le sue risposte insoddisfacenti sulla valuta pesano molto, e rischiano di far tremare non solo la Scozia, bensí l’intero Regno Unito. Un Paese senza valuta è un Paese privo d’una reale indipendenza monetaria e molto vulnerabile ad attacchi speculativi e a shock asimmetrici. Una Scozia indipendente senza un piano serio sulla valuta rischia seriamente d’entrare in una potenziale spirale recessiva, come spiegato pochi giorni fa da Credit Suisse, JPMorgan, Barclays e Deutsche Bank. Il sogno «socialdemocratico» di Salmond rischia cosí di schiantarsi súbito alla prima difficoltà. Abbandonare il Regno Unito ora, in tempi di decisa espansione economica, non solo sarebbe un errore dal punto di vista monetario, ma rischia di trasformarsi in una disfatta, stile «battaglia di Neville’s Cross», che nel 1346 sancí la fine della seconda guerra d’indipendenza con una vittoria inglese e la cattura del re di Scozia Davide II.
http://thefielder.net/15/09/2014/scozia ... mpatibili/
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)