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Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda ranvit il 26/08/2012, 17:30

E' cosi'??

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AbHYglTG

Il deficit di democrazia fa danni come il debito

di Guido Rossi

Il debito pubblico, in questo momento storico, coinvolge in tutti i Paesi occidentali il problema della “democrazia”. Ai cittadini sconcertati e impauriti dalle continue e contraddittorie dichiarazioni e decisioni sul debito pubblico, sull'influenza che quello degli altri Paesi può avere sul nostro, sui comportamenti altalenanti dei mercati, si pone drammaticamente ora un problema ancor più grave e finora sottovalutato.

Ovvero se debbano essere ridiscussi completamente la democrazia come sistema e i diritti dei cittadini, le loro disuguaglianze, le caratteristiche della società in cui sono destinati a vivere. Il debito pubblico è invece un problema che riguarda soprattutto i suoi creditori, i cui interessi molto spesso, e in questo frangente quasi mai, non coincidono con quelli dei cittadini. L'equilibrio tra debito e democrazia è peraltro assai difficilmente raggiungibile. Ed è per questa ragione che quando il mercato del debito diventa despota quell'equilibrio viene infranto, a tutto danno della stragrande maggioranza dei cittadini, ed a vantaggio di quell'uno o poco più per cento che “si mangia” quasi tutta la ricchezza nazionale.

Il sistema democratico non è quasi mai riuscito a imporsi poiché si è sempre scontrato con l'ostacolo del potere economico, potere che anche nell'antica Roma, maestra del diritto, era quello smisurato di un'aristocrazia latifondista, la quale vedeva nella democrazia un nemico frontale. Il mercato oggi più che mai condiziona i governi ed è lo strumento dell'unico vero potere, che fa sì che il sistema democratico assomigli sempre più ad un governo dei ricchi.
Tutto questo spiega non solo la corruzione delle élite, ma le angosce e le inquietudini del resto dei cittadini, storditi da dichiarazioni sempre più contraddittorie che riguardano la crisi, la quasi fine della crisi stessa, ma un futuro sempre più incerto dove dominano ricette di crescita arbitrarie e che paiono a legittimazione di coloro che detengono il potere, più che vere soluzioni.

Mentre i cittadini in un frastornante processo kafkiano si sentono colpevoli, non è chiaro di quale misfatto e restano in ansia, in attesa di un verdetto, senza conoscere né le regole né i giudici che pronunceranno la sentenza.
Mi bastan tre esempi. Il primo concerne l'andamento altalenante dello spread e delle borse, condizionato dalle valutazioni delle non meglio qualificate opache agenzie di rating, tra cui Moody's che nel giro di poco tempo è passata dal declassare l'Italia all'esaltarne il Governo, anche se in quei pochi giorni nulla era cambiato.
Il secondo ha come oggetto il governatore della Bce nei suoi tentativi di arginare la speculazione, che non pare peraltro la priorità di nessun governo europeo. Mario Draghi è stato accusato brutalmente dall'autorevole economista tedesco Manfred Neumann di perseguire un'arrogante politica che mette in pericolo l'esplosione di un'inflazione, pari a quella di cui soffrì la Repubblica di Weimar e di confondere quindi la politica con l'esclusiva funzione monetaria della Bce.

E che dire infine della recente uscita di Mitt Romney, che propone di legare il dollaro al Gold standard, cioè a quel sistema che giustamente John Maynard Keynes bollava come una "reliquia barbara"?

Insomma, il problema che assilla l'umanità in questo momento è solo uno e si chiama: denaro. Il denaro che ha i suoi riflessi non solo sul debito pubblico, ma sulla vita decente dei cittadini, vittime sempre più della disoccupazione, della sottovalutazione dei loro diritti, mentre cercano di avere speranze di vita migliore, e sono invece colpiti e commissariati da una speculazione che, aiutata anche nella tecnologia, gioca solo sul brevissimo termine. E così produce ricchezza il più velocemente possibile e impone ad altri quelle procedure di austerità che finora hanno giovato, con l'aiuto dei governi, solo alle banche e alle grandi istituzioni finanziarie.

L'asserzione ripetuta dovunque è che non vi è alternativa all'austerity e con l'aiuto quasi indiscriminato dei media quelle asserzioni sono riuscite a trasformare la crisi delle banche, che avevano temerariamente giocato sulla speculazione, nella crisi del "welfare state", dando così ai governi la chance di rimodificarlo a uso e consumo del capitale finanziario. Ma il potere del denaro ha provocato, oltre che uno scoraggiante e devastante decadimento delle élite, un assopimento totale della legalità. Il disastro che è avvenuto con le falsità dei dati forniti nel Libor avrebbe in altri tempi provocato uno sgomento. Ora questo sembra solo uno dei modi di operare del sistema, tant'è che le reazioni dei banchieri colpevoli, che hanno fornito i dati falsi, è che tutto ciò non sarebbe né illegale né criminale. Identica assuefazione ha declassato l'avidità, che pur secondo San Paolo era "radice di tutti i mali", a male minore dell'attuale società. Infatti la reazione morale del pubblico americano agli enormi bonus dei manager di Wall Street (ma non solo) non è stata, secondo Micael Sandel, filosofo di Harvard, l'indignata ribellione alla esagerata avida remunerazione del manager, quanto invece il compenso per il fallimento delle imprese da loro gestite. È così che anche la morale ha preso l'aspetto di "morale del denaro".

Ma questa insofferenza per la legalità si riscontra in quel che sta ora avvenendo negli Stati Uniti d'America. Dopo le pesanti recenti ammende inflitte dalla giustizia federale americana a Ing, a Standard Chartered e a Deutsche Bank, si è appreso mercoledì scorso che anche la Bank of Scotland è indagata per sostegno al terrorismo, per illegalità internazionali e per riciclaggio. Né fa più scandalo che anche grandi istituzioni finanziarie siano nel recentissimo passato state condannate a pesanti ammende, quali la Barclays, il Credit Suisse, i Lloyd's e Jp Morgan.
Il denaro (nelle sue varie vesti di speculazione, di debito pubblico, e di austerità) è ora purtroppo protagonista delle scadenze elettorali di varie democrazie, o di fine dei mandati dei governi tecnici. Queste scadenze inducono all'instabilità delle dichiarazioni, alle promesse e alle decisioni sovente contraddittorie, che hanno due esempi piuttosto clamorosi.

Il primo è l'ondivago e contraddittorio atteggiamento europeista della Cancelliera Angela Merkel, sia per quel che riguarda la Grecia, sia sulla tenuta dell'euro, e il suo futuro. Le strutture interne della democrazia tedesca dalla Corte Costituzionale al Parlamento, così come l'opinione pubblica, sono spaccate, e l'unico denominatore comune rimane il mito dell'austerity, soprattutto per gli altri, e ciò spiega l'atteggiamento della Merkel.
Il secondo clamoroso esempio è costituito dalle elezioni americane del prossimo novembre. Un lungo articolo sull'ultimo numero del New Yorker entra negli sconvolgenti dettagli dell'influenza che i contributi in denaro ai due candidati avranno sull'elezione del prossimo presidente, soprattutto dopo che, con la sentenza Citizen United del 2010, la Corte Suprema ha dato il via libera, senza limitazioni, ai contributi elettorali da parte delle grandi Corporation. La conclusione del lungo articolo, che riporta una dichiarazione di Bill Burton è: "una volta che il big business si rende conto che può comprare la Casa Bianca, voi dovete domandarvi quale sia il limite".

Non posso al termine che dichiarare che, a parer mio, non è urgente soltanto la lotta alla speculazione dei mercati finanziari, ma diventa urgentissima per la classe politica e le istituzioni una seria ridiscussione dei principi basilari della democrazia, dei rapporti fra i poteri dello Stato, dell'influenza diretta e indiretta delle lobby economiche. Altrimenti dovunque le prossime elezioni saranno inutili. Ma questa volta la discussione dovrà essere portata avanti anche dai cittadini nelle loro varie e diverse formazioni, perché è solo dalla loro volontà, e non da quella imposta dall'interno o dall'esterno, che si giocherà il destino della democrazia in Italia, in Europa e negli altri Paesi.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda franz il 26/08/2012, 18:10

ranvit ha scritto:E' cosi'??

No.
La solita visione di sinistra, in cui politica e mercato, democrazia e economia, sono in conflitto insanabile.
Unica cosa giusta l'invito a discutere il rapporto tra olitica ed economia.
Abbiamo visto i danni fatti dalla visione che propone il predominio della politica (e che gioca al vittimosmo teorizzando il predominio dell'economia).
Invece bisogna trovare un equilibrio.
Cosa possibile, come possiamo osservare nel caso svedese.
Buon welfare ma praticamente niente debito, nessuna cattiva speculazione che si accanisce sulla corona svedese, nessuna democrazia in pericolo.
Sarebbe interessante tradurre l'articolo in svedese e vedere le grasse risate che si fanno da quelle parti alla sua lettura.
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda chango il 26/08/2012, 18:29

franz ha scritto:
ranvit ha scritto:E' cosi'??

No.
La solita visione di sinistra, in cui politica e mercato, democrazia e economia, sono in conflitto insanabile.
Unica cosa giusta l'invito a discutere il rapporto tra olitica ed economia.
Abbiamo visto i danni fatti dalla visione che propone il predominio della politica (e che gioca al vittimosmo teorizzando il predominio dell'economia).
Invece bisogna trovare un equilibrio.
Cosa possibile, come possiamo osservare nel caso svedese.
Buon welfare ma praticamente niente debito, nessuna cattiva speculazione che si accanisce sulla corona svedese, nessuna democrazia in pericolo.
Sarebbe interessante tradurre l'articolo in svedese e vedere le grasse risate che si fanno da quelle parti alla sua lettura.


Peccato che il mondo non si riduca alla Svezia o alla Svizzera.

sta storia del predominio della politica non sta per nulla in piedi se tra i paesi in maggiore difficoltà si trovano anche paesi anglosassoni che hanno lascito libero spazio al mercato.
perchè, non so se è di sinistra , ma constatare che l'aumento del debito in USA e UK è dovuto al salvataggio delle banche andate in crisi è un dato di fatto. così come constatare che le conseguenze dell' accresciuto debito le si sta facendo pagare al welfare e non alle banche.

chissà come mai la speculazione non si accanisce sulla Svezia, ma neppure sul Regno Unito. forse perchè hanno delle autorità monetarie che sono disposte a difendere la propria valuta, scoraggiando di fatto gli speculatori. guarda caso proprio ciò che non è in grado di fare la BCE per l'euro. e chi impedisce alla BCE di fare ciò? la Germania.
la conseguenza e che i paesi che stanno cercando di rimettere a posto i propri conti sono entrati in una spirale perversa di austerity-recessione che non fa che peggiorare il debito e gli spread eccessivamente alti complicano ulteriormente la situazione. o vuoi negare pure questo dato di fatto?
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda ranvit il 26/08/2012, 18:42

Peccato che il mondo non si riduca alla Svezia o alla Svizzera.

:D :D :D
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda flaviomob il 26/08/2012, 20:12

E che dire infine della recente uscita di Mitt Romney, che propone di legare il dollaro al Gold standard,


Una vecchia solfa. Che non ci spiega chi dovrebbe decidere qual è il valore "assoluto" dell'oro e perché mai esso non dovrebbe oscillare (come tutti i metalli preziosi, come il petrolio, come le valute) creando probabilmente instabilità e - in ogni caso - una parità che implicherebbe una liquidità assolutamente insufficiente al mondo globalizzato.


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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda franz il 27/08/2012, 7:28

Il valore dell'oro, decisamente stabile (quando cresce come in questi anni in realtà sono le valute che si svalutano) è dovuto al fatto che la sua quantità nel pianeta è fissa e conosciuta (in base a leggi della fisica) e che inoltre è abbastanza incorruttibile: non si ossida, per esempio, e non è attaccabili dai classici agenti chimici.
Comunque il valore dell'oro lo decide il mercato (lo so, lo so, questo non piace ai compagnucci della parocchietta che vorrebbero decidere loro a tavolino ogni valore a seconda delle convenienze politiche) e quindi la domanda e l'offerta.
Un ritorno al legame tra valuta e riserve auree porrebbe fine alla politica del debito facile e delle continue svalutazioni di fatto delle monete con cui ci guadagnamo il pane quotidiano. Torneremmo ad un'economia fondata sul lavoro e non sulla liquidità di denaro "facile".
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda ranvit il 27/08/2012, 10:21

Aldilà di tante belle discussioni resta che una buona parte del discorso di Rossi rappresenta effettivamente la realtà: lo strapotere tecnicistico-finanziario ha preso il sopravvento sulle esigenze "umane" delle genti.
Tra il radicalismo sinistroide e lo strapotere appena citato dovrebbe esserci una via di mezzo (una volta si chiamava socialdemocrazia). E' indispensabile che la politica ritorni ad avere prevalenza!
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda franz il 27/08/2012, 12:41

ranvit ha scritto:Aldilà di tante belle discussioni resta che una buona parte del discorso di Rossi rappresenta effettivamente la realtà: lo strapotere tecnicistico-finanziario ha preso il sopravvento sulle esigenze "umane" delle genti.
Tra il radicalismo sinistroide e lo strapotere appena citato dovrebbe esserci una via di mezzo (una volta si chiamava socialdemocrazia). E' indispensabile che la politica ritorni ad avere prevalenza!

Una volta. E vedi che proprio dove una volta le socialdemocrazie erano forti, addirittura modello da seguire, oggi hanno cambiato idea e proprio per questo non hanno i problemi che abbiano noi, senza per questo rinunciare ad una marcata socialità. No, credo che Rossi sbagli di brutto quando dice "a vantaggio di quell'uno o poco più per cento che “si mangia” quasi tutta la ricchezza nazionale". Per vari motivi. Primo che chi si mangia la metà della ricchezza nazionale lo sappiamo benissimo chi è. È il settore pubblico, che draga con tasse dai guadagni della nazione per alimentare un sistema che da noi è inefficente ed inefficace, con servizi di qualità spesso scadente ed anche ruberie, sprechi, corruzione. Andrebbe bene dragare il 35% massimo, secondo me. Il secondo motivo è che oggi gli investitori nei paesi cosiddetti industrializzati o avanzati, quelli che comprano azioni, obbligazioni, bot e fondi di investimento, rappresentano a seconda dei paesi un 40-60% dei cittadini. Altro che uno per cento. Quindi parliamo del vantaggio di una grossa fetta di popolazione, in alcuni paesi la maggioranza.
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda ranvit il 27/08/2012, 19:29

Andrebbe bene dragare il 35% massimo

Io direi il 33% max...come il massimo delle tasse (considerando il mix progressivo)!

Questo e la diffusione dei titoli mobiliari nei Paesi ricchi a larghi strati della popolazione (ma si tratta di briciole) non toglie niente al fatto che, oggigiorno, c'è effettivamente un 1% della popolazione mondiale che fa e disfa sulle spalle del 99% :twisted:
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Re: Il deficit di democrazia fa danni come il debito

Messaggioda franz il 27/08/2012, 23:39

ranvit ha scritto:Andrebbe bene dragare il 35% massimo

Io direi il 33% max...come il massimo delle tasse (considerando il mix progressivo)!

Opinioni legittine e diverse (di poco) ma opinioni.
ranvit ha scritto:Questo e la diffusione dei titoli mobiliari nei Paesi ricchi a larghi strati della popolazione (ma si tratta di briciole) non toglie niente al fatto che, oggigiorno, c'è effettivamente un 1% della popolazione mondiale che fa e disfa sulle spalle del 99% :twisted:

Qui piu' che le opinioni contano i fatti. Hai dati da indicare?
Ci sono 70 milioni di persone che "fanno e disfano"? A me risulta che eventualmente è il doppio, il 2%, a possedere almeno la metà della ricchezza mondiale (quindi 140 milioni di persone) ma se possiedi la metà non puoi "fare e disfare" un tubo (l'altra metà puo' fare altrettanto). Per fare e disfare secondo me devi possedere molto piu' della metà. Per esempio il 10% della popolazione (700 milioni) detiene l'85% della ricchezza. Loro si' che possono fare e disfare. Poi se vai a vedere i dettagli vedi che questo 10% è la maggioranza dei giapponesi, degli americani, dei tedeschi, dei francesi, degli inglesi, dei canadesi e degli italiani. Già, siamo nel G8 non perché "82 è figo. facile dire "loro" ma siano anche "noi". Nel bene e nel male siamo tra quelli che fanno e disfano. Non facciamo parte del 90% rimanente.
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