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Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda franz il 02/06/2012, 9:11

È corrente, in questo periodo, la spiacevole sensazione di essere dei sudditi, ma molto poco governati. Avvertiamo tutti la sudditanza a decisioni che hanno origine altrove, in particolare nella grande finanza globalizzata («ce le impone lo spread»); e al tempo stesso sentiamo che le nostre tradizionali strutture di governo non hanno la sovranità e l’intelligenza per regolare il rapporto fra tale sudditanza e la quotidiana vita collettiva. Non ci piace la presunzione della più planetaria banca d’affari quando si attribuisce poteri quasi divini, visto che ogni sua mossa può «regolare o disordinare l’andamento delle costellazioni finanziarie e politiche»; ma neppure ci fa piacere la constatazione che non ci sono in giro protagonisti abbastanza forti per contrastare tale celeste presunzione con adeguate politiche nazionali e/o settoriali.

Chi non ha voce o almeno appartenenza nel circuito del grande potere finanziario internazionale (di fatto la «moderna sede della sovranità»), rischia di apparire come semplice figurante di un panorama di impotenze. I grandi vertici mondiali, dai G5 ai G20, sembrano volenterose conferenze di vecchi e nuovi amici in attesa di un’affollata foto ricordo; i summit europei hanno il triste sapore di congregazioni che rincorrono, mai padroneggiandoli, i propri errori; i governi nazionali, una volta massimi titolari della sovranità decisionale, si affannano a controllare i propri «debiti sovrani»; i parlamenti (e tutte le altre rappresentanze elettive) non hanno più il necessario respiro decisionale, visto che sulla variabile fondamentale della spesa non sono loro i protagonisti; i soggetti politici (i partiti, ma non solo) si rifugiano in una mediocre autoreferenzialità, accodandosi a una logica di governo legittimata prevalentemente da fenomeni e decisioni che si svolgono altrove. E il «popolo», formalmente ancora titolare di ogni democratica sovranità, finisce per sottostare a poteri sempre più alti e lontani, restando sulla soglia o di un adattamento da sudditi o di un malcontento di moltitudine, qualche volta antagonista.

Non sorprende quindi che si vada affermando una struttura del potere, sia internazionale che nazionale, che tende a slittare in alto, mentre i circuiti intermedi (europei e nazionali, politici o istituzionali) restano in una configurazione ambigua: si presentano cioè come un insieme di «gironi» sovrapposti uno sotto l’altro in orizzontale, senza che si attui una significativa comunicazione fra loro. Vivono chiusi nelle loro dinamiche orizzontali e tutte relazionali (è relazionale la dinamica europea come lo è quella nazionale, dalle convergenze di governo alla concertazione sociale al mondo della finanza, ecc.). E ne è naturale conseguenza che fra di esse non si stabilisca un adeguato collegamento in verticale.
Una volta era la politica che sapeva gestire la connessione verticale dei vari «gironi»: tutti ricordano la capacità della Dc o del Pci di gestire le loro appartenenze planetarie (verso gli Usa o verso l’Urss) passando via via per i vari circuiti intermedi e arrivando a innervare oratori parrocchiali e sezioni rionali. Oggi nessuno sa più fare il «lavoro in verticale» (tranne Napolitano, che il mestiere l’aveva imparato prima) e i singoli circuiti intermedi sono abbandonati a se stessi, costretti in dinamiche interne e relazionali che li privano di ogni spinta di innovazione e di convincimento verso l’esterno e verso la quotidianità collettiva. Si concentrano su una micro competizione interna, gestita da ambiziosi colonnelli senza strategia (o da «apostoli senza pentecoste», se si vuole guardare in altri campi oggi di moda).

Chi non ha voglia di adattarsi a un futuro di pura sudditanza ai pochi apicali regolatori delle costellazioni farebbe allora bene se anzitutto si liberasse della ormai asfissiante orizzontalità che regna nei vari gironi di potere intermedio; e se cominciasse in secondo luogo a esplorare gli spazi di un recupero di un lavoro (anche politico) in verticale.
In fondo, di un tale processo si comincia a vedere l’esigenza nei bisogni antropologici della quotidianità (il ritorno del padre, del prete, della maestra, ecc.) ma esso non è ancora nell’orizzonte di attenzione delle nostre classi dirigenti, da decenni prevalentemente relazionali e orizzontali.

“Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani” di GIUSEPPE DE RITA dal Corriere della Sera del 2 giugno 2012
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda pianogrande il 02/06/2012, 9:46

Il parassitismo ormai dilagato nelle cariche fa della nostra classe politica la prima e soffocante congrega di "sudditi".
Si occupa una carica per meriti di famiglia o di lap-dance o di segreteria etc.
Tutta gente attentissima a non scontentare il referente (che è ben lungi dall'essere il popolo).
Tantissima gente assolutamente incapace ed impreparata a gestire alcunché se non la conservazione della propria posizione e del proprio stipendio (in tutte le forme in cui viene elargito).
Gente che si appoggia in modo parassitario ad una struttura fatta quasi esclusivamente da parassiti.
Ormai, la nostra classe politica è un'edera senza la quercia.

La nuova quercia si dovrà sviluppare in altri ambiti, diversi da quelli attuali.
Io credo che succederà.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda trilogy il 02/06/2012, 21:23

Quale spazio per i liberisti in Italia?
L'Istituto Bruno Leoni pubblica “Sudditi”, libro manifesto a cura di Nicola Rossi
di Danilo Taino

«Dobbiamo tornare a dividerci», sostiene Nicola Rossi. Anche su basi ideali. «Non è vero che tutto è uguale - dice -. Il mondo è diviso tra coloro che ritengono di sapere meglio di me qual è il mio bene e coloro che ritengono che la scelta vada lasciata a ogni individuo. Questa deve diventare una discriminante ideologica». Detto nell'era dei tecnici - quando tutti i gatti sembrano dello stesso colore, data l'apparente ineluttabilità delle scelte politiche - è un concetto forte, controcorrente. Il professore di economia e senatore del gruppo misto (ex Pd) va però oltre la bella frase: vuole creare uno spazio, un po' culturale e un po' politico, nel quale i liberali italiani possano ritrovarsi. Ed essere influenti. Gli sembra il momento giusto: il rapporto tra Stato e cittadini è probabilmente il maggiore punto di frizione innescato dalla crisi. Per farlo, non esita a criticare il governo di Mario Monti: gli pare pienamente interno alla tradizione illiberale che ha dominato l'Italia unita.

Il veicolo con il quale vuole tracciare i confini di questa area è un libro che lo stesso Rossi ha curato, edito dall'Istituto Bruno Leoni (del quale l'economista è presidente): un manifesto liberale a più mani, per un Paese che liberale non è mai stato. Il titolo è Sudditi. Un programma per i prossimi 5o anni: lo si potrà trovare da oggi in forma di ebook (€ 4,90) e dalla settimana prossima nelle librerie (€ 20). Si tratta di una serie di saggi brevi su un ventaglio di temi - dalle tasse all'urbanistica, dalla sanità alle autostrade - legati da un filo rosso: sempre, in questi ambiti, lo Stato è il sovrano, spesso assoluto, e il cittadino è il suddito. Mai su un rapporto di parità. Una costante storica della politica e dell'amministrazione pubblica italiane, sostenuta, appunto, dall'idea che lo Stato e chi lo occupa (i partiti e i funzionari) la sappia sempre più lunga sul bene dei cittadini, e per questo sia legittimato a limitarne le libertà.

Sul piano dell'attualità, nell'introduzione ai saggi, Rossi parla di fisco - l'elemento più palese nel rendere il rapporto Stato/cittadino uguale al rapporto Sovrano/suddito - e critica il presidente del Consiglio per non avere reso trasparenti i risultati della lotta all'evasione fiscale, in ciò seguendo una tradizione «frutto del sospetto e del pregiudizio nei confronti del contribuente». Smonta il decreto-liberalizzazioni. Sottolinea la differenza di trattamento tra dipendenti pubblici e privati ancora riaffermata nelle politiche sul lavoro del governo Monti. Un secolo e mezzo dopo - dice - «la libertà rimane la libertà limitata, controllata» che ha caratterizzato lo Stato unitario praticamente dalla sua fondazione. Da una parte un «supersoggetto» - come lo definisce in uno dei saggi il filosofo del diritto Giorgio Rebuffa -, e dall'altro il cittadino senza diritti individuali, cioè senza «il fondamento di ogni regime liberale».

Una metà del manifesto è ovviamente dedicata alle tasse. Ma la vessazione di Stato è descritta in profondità in praticamente tutti gli aspetti della convivenza civile: tra gli altri ne scrivono Franco Debenedetti, Natale D'Amico, Pietro Ichino, Alessandro De Nicola, Fabio Scacciavillani.

Secondo Rossi, l'origine dell'attitudine illiberale dello Stato unitario è un famoso dibattito del 1874 tra Francesco Ferrara e Luigi Luzzatti, vinto dalle posizioni «vincoliste» del secondo. Da allora, la continuità autoritaria è stata la regola, con il fascismo solo più determinato nel farla sentire. Ecco: Rossi vorrebbe che su quei temi oggi ci si dividesse di nuovo. «Il centrosinistra si è ricollocato nell'alveo socialdemocratico, di chi pretende di sapere meglio di te quale sia il tuo bene - dice -. Si tratta di creare uno spazio contrario, che privilegi la libertà di cittadini non più sudditi».

Dal Corriere della sera, 2 giugno 2012
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda ranvit il 03/06/2012, 10:23

Come dargli torto?

Sono d'accordo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda pianogrande il 03/06/2012, 10:41

E' sempre la ricerca di un equilibrio.
La libertà in un ambito.
E' già arduo avere quelle libertà che non fanno male a nessuno come la libertà di esprimere la propria sessualità o dare le naturali e logiche conseguenze ad un rapporto di coppia che non funziona o di adorare senza nascondersi il proprio Dio.
Figuriamoci quelle che vanno a toccare parti sensibili degli altrui interessi.
La lotta è tra varie forme di dominazione della società per perseguire i propri interessi.
Gli possiamo dare i nomi che vogliamo ma di quello si tratta.
Chiunque persegua forme di libertà che non portino alla dominazione su altri avrà sempre il mio appoggio.
C'è già tantissimo da fare sulle libertà individuali innoque che, se conquistate, porteranno ad un salutare ridimensionamento di certe forme di potere.
Poi, da cosa nasce cosa.
I sedicenti liberali che abbiamo avuto al governo di questo paese si sono ben guardati dal fare questo percorso (anzi, hanno fatto il percorso contrario).
Questo significa che erano liberali solo per gli affaracci loro e tendevano a creare l'ambito solo per quelli.
Brutta gente.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda franz il 03/06/2012, 12:22

Ma qui sono tutti "sedicenti". "Che dice di essere, che si vanta di essere ciò che non è"
Sedicenti liberali, sedicenti cattolici, sedicenti socialisti.
Nel rapporto Stato-Suddito pero' in attesa di leggere il libro di Rossi, io pero' non focalizzerei solo l'attenzione sulla Politica ma mi concentrerei piuttosto sull'amministrazione pubblica, che spesso è quella che comanda veramente.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda pianogrande il 03/06/2012, 13:06

franz ha scritto:Ma qui sono tutti "sedicenti". "Che dice di essere, che si vanta di essere ciò che non è"
Sedicenti liberali, sedicenti cattolici, sedicenti socialisti.

Io non parlavo di tutti ma di gente ben precisa.
Berlusconi ha sempre dichiarato di essere un liberale ed io ho commentato in relazione a questo fatto.
Non vedo il motivo di fare del sarcasmo.
Se tu però lo vedi va anche bene così.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda franz il 03/06/2012, 13:19

pianogrande ha scritto:Io non parlavo di tutti ma di gente ben precisa.
Berlusconi ha sempre dichiarato di essere un liberale ed io ho commentato in relazione a questo fatto.
Non vedo il motivo di fare del sarcasmo.
Se tu però lo vedi va anche bene così.

Francamente non mi sono reso conto di aver fatto del sarcasmo.
Volevo evidenziare che nessuno si ben guardato dal fare quel percorso, nel centrodestra e nel centosinistra.
E che quasi nessuno nei fatti si comporta come predica.
E che chiunque dichiarasse di volerlo perseguire (dimostrando di non essere sedicente ma esserlo con i fatti) ben venga.
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda trilogy il 04/06/2012, 11:06

L’appello dei costituzionalisti, “Il Parlamento blocchi la riforma costituzionale”
La Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce”

Dodici giuristi di fama nazionale hanno diffuso un appello per denunciare all’opinione pubblica la gravità dell’iniziativa parlamentare di riforma della Costituzione per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica.

I costituzionalisti si rivolgono dunque a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.

Di seguito, il testo dell’appello:

Con una inammissibile precipitazione il Senato ha approvato in commissione un disegno di legge di riforma costituzionale che s´intende portare in aula già martedì prossimo. Ma la Costituzione non può essere profondamente mutata senza una vera discussione pubblica, senza che i cittadini adeguatamente informati possano far sentire la loro voce.

E’ inaccettabile che la richiesta di partecipazione, così forte ed evidente proprio in questo momento, venga ignorata proprio quando si vuole addirittura modificare l´intero edificio costituzionale. I cittadini, che negli ultimi tempi sono tornati a guardare con fiducia alla Costituzione, non possono essere messi di fronte a fatti compiuti.


Offrendo ad una opinione pubblica offesa da prevaricazioni e prepotenze un´esigua riduzione del numero dei parlamentari, che passerebbero da 630 a 508 alla Camera e da 315 a 254 al Senato, si vuol cogliere l´occasione per alterare pericolosamente l´assetto dei poteri istituzionali (la riduzione dei parlamentari può essere affidata ad una legge costituzionale a sé stante, senza stravolgere la Costituzione). Viene attribuita una posizione assolutamente centrale al Presidente del Consiglio, mortificando il Parlamento e ridimensionando in maniera radicale la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica. Il Parlamento è conculcato nelle sue stesse funzioni e nella sua libertà, fino a poter essere sciolto dallo stesso Presidente del Consiglio, nel caso votasse contro una sua legge sul quale fosse stata posta e negata la fiducia. L´intreccio tra sfiducia costruttiva e potere del Presidente del Consiglio di chiedere lo scioglimento delle Camere attribuisce a quest´ultimo un improprio strumento di pressione e rende marginale il ruolo del Presidente della Repubblica. I problemi del bicameralismo vengono aggravati, il procedimento legislativo complicato. Gli equilibri costituzionali sono profondamente alterati, cancellando garanzie e bilanciamenti propri di un sistema democratico. E ora si propone di passare da una repubblica parlamentare ad una presidenziale, di mutare dunque la stessa forma di governo, addirittura con un emendamento che sarà presentato in aula all´ultimo momento.

I firmatari di questo documento denunciano all´opinione pubblica la gravità di questa iniziativa per i pregiudizi che può arrecare alle istituzioni della Repubblica e si rivolgono a tutti i parlamentari perché rinuncino a portare avanti una modifica tanto pericolosa del sistema costituzionale.

Umberto Allegretti, Gaetano Azzariti, Lorenza Carlassare, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Domenico Gallo, Raniero La Valle, Alessandro Pace, Alessandro Pizzorusso, Eligio Resta, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky

fonte: http://www.leggioggi.it/2012/06/03/lapp ... tuzionale/
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Re: Noi Sudditi di Poteri sempre più lontani

Messaggioda pianogrande il 04/06/2012, 11:19

Un parlamento che ormai rappresenta solo sé stesso vuole modificare la costituzione repubblicana.
Deve anche fare in fretta e senza tanto clamore.
Puzza di golpe.
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