Le 27 ore brasiliane del Cavaliere
Ventotto giugno 2010, Berlusconi arriva a San Paolo. Ventinove giugno, riparte
L ula avrebbe preso la stessa decisione, offensiva, se la consegna di Cesare Battisti gli fosse stata chiesta dalla Gran Bretagna, dalla Svezia, dalla Spagna o dalla Germania? Mah... Il dubbio, fastidioso, è legittimo. Sulle buone ragioni nel pretendere l' estradizione del militante dei Pac condannato per 4 omicidi, sia chiaro, non si discute. Battisti non è «perseguitato» perché «antipatico» e perché ha aggiunto ai suoi delitti la strafottenza di scrivere libri nella cui prefazione si sostiene che lui «è un tipo poco incline al piagnisteo e poco disposto a chiedere perdono per sé o per altri». L' Italia lo vuole in galera perché è un assassino riconosciuto da più sentenze. Punto. Tanto è vero che tutti i partiti, tranne Rifondazione, sono schierati, giustamente, sulle posizioni del governo. Detto questo, è difficile non dare ragione a chi ha segnalato la debolezza del nostro Paese nei confronti del Brasile. E la mancanza di senso del ridicolo di chi s' è spinto a invocare sanzioni. Certe cose, in diplomazia, si pagano. E sono anni che Roma, al di là delle battute del Cavaliere sul suo amicone «Lula ha stupito tutti, di calcio sa tutto» non «coltiva» i rapporti col gigante sudamericano. Quando Berlusconi diventò premier, nel 1994, l' Italia aveva secondo il Fondo monetario internazionale un Pil di 1.054 miliardi di dollari, quasi il doppio di quello 596 brasiliano. Sedici anni dopo, col Brasile cresciuto del 267% il triplo di noi! siamo sotto di circa 150 miliardi. Davanti ad exploit come questi, altri sarebbero andati due volte l' anno in visita per capire cosa accadeva, aprire nuovi sbocchi commerciali, fare azione di lobbing... E infatti così si sono regolati altri Paesi amici e concorrenti. E il Cavaliere? Dopo avere rinviato ogni visita per anni e anni e dopo un' infinità di incontri con Gheddafi e Putin, la sospirata trasferta arriva finalmente nell' estate del 2010. Dispaccio Ansa delle ore 18.27 del 28 giugno: «Il premier Silvio Berlusconi è arrivato da pochi minuti a San Paolo, in Brasile...». Dispaccio Ansa delle ore 22.23 del giorno dopo: «Il premier Silvio Berlusconi ha lasciato l' albergo che lo ha ospitato in questi due giorni a San Paolo diretto all' aeroporto e di lì a Panama». Totale: 27 ore e 56 minuti. Sufficienti al Cavaliere per segnare nel diario, oltre agli incontri diplomatici, tre note di viaggio. La prima: un' imboscata delle «Iene» brasiliane che gli mandano una top model di coscialunga in micro slip e micro reggiseno leopardati: «Presidente! C' è un regalo per teeee!». La seconda, una barzelletta per gli imprenditori venuti a sentirlo: «Stamani in albergo volevo farmi una ciulatina con una cameriera. Ma la ragazza mi ha detto: "Presidente, lo abbiamo fatto un' ora fa...". Vedete che scherzi che fa l' età?». La terza, una serata all' hotel Tivoli Sao Paulo Mofarrej rivelata dal quotidiano Estado de Sao Paulo: «Malgrado la sua fitta agenda di incontri con imprenditori e con il presidente Lula, il premier ha trovato il tempo per un party con sei ballerine...».
Stella Gian Antonio
(5 gennaio 2011) - Corriere della Sera