da matthelm il 28/04/2010, 21:02
Napolitano sui giudici: parole sante
Sappiamo che cosa si dice, in tante parti del centrosinistra, quando Giorgio Napolitano fa discorsi come quello di ieri ai giovani magistrati: ma ti pare, con quello che combina Berlusconi, che il problema in Italia sarebbe il protagonismo dei giudici? Sbagliano i critici, ha diecimila volte ragione il capo dello stato.
Anzi andiamo oltre: la democrazia italiana non sarebbe nelle sue attuali cattive condizioni, se la prepotenza di un politico preoccupato esclusivamente di salvaguardare se stesso non fosse stata bilanciata dall’esibizionismo mediatico di alcuni magistrati bravi più con le telecamere che con i codici.
Un quarto potere poco aduso alla verifica delle fonti ci ha messo del suo, regalando paginate di giornali a inchieste tanto clamorose per i nomi coinvolti, quanto inconsistenti alla prova dei fatti. Il cortocircuito è stato micidiale: un solo caso di corruzione politica comprovata rendeva credibili, per traslato, giganteschi casi di corruzione soltanto ipotizzati.
E, tante volte, pubblici ministeri che si vedevano bocciate le proprie inchieste da altri magistrati, ricorrevano alla via breve del vittimismo mediatico per giustificare un fallimento professionale.
Mediocri magistrati come De Magistris hanno costruito carriere politiche sulle proprie capacità di pr, grazie a una stampa facilona e a una politica bulimica di facce nuove. Altri – Forleo, Woodcock...
– hanno sconvolto la vita del paese, sempre senza vincere un processo.
Da Napoli e Pescara sono partite colossali inchieste sul gotha politico locale e nazionale, finite nel nulla dopo aver causato danni, dolore e perfino lutti.
Come si fa allora a storcere il naso davanti all’esortazione del capo dello stato? È sacrosanta, e non lo è di meno perché a palazzo Chigi c’è l’alter ego di quei magistrati andati platealmente oltre i propri doveri (come il Csm ha più volte riconosciuto), o perché tanti bravi giudici sono finiti crocifissi sui giornali della destra solo per aver fatto il proprio dovere. L’intera vita democratica è da anni alterata dallo scontro fra personaggi che si odiano ma alla fine hanno una cosa importante in comune: sono inadeguati al ruolo che la Costituzione assegna loro.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".