La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Boicottiamo Whirlpool

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda franz il 23/02/2018, 16:00

Vediamola anche da occhi slovacchi.

In Slovacchia Embarco c'è da 20 anni ed ha 2'300 addetti. Verosimile che avere tutta la produzione in un solo luogo, oltre al risparmio salariale (costa 1/3 - per ora - e quindi dati i 26 milioni di costi del personale il risparmio sarebbe di 17 milioni e rotti) ci sarebbero ottimizzazioni di tipo logistico, per la movimentazione ridotta dei semilavorati.

http://www.lastampa.it/2018/02/22/econo ... agina.html

Vedo che un piano sociale (non è chiaro se 80 o 50 milioni) è stato previsto.

http://www.lastampa.it/2018/02/21/crona ... agina.html
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Tanto per allungare la lista

Messaggioda pianogrande il 23/02/2018, 19:52

Ecco un altro colpo non indifferente al prestigio italiano.

http://www.repubblica.it/esteri/2018/02 ... P1-S1.8-T1

Non ci resta che dare una mano alla Turchia per entrare in Europa.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10600
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

'Fantasia' che la Ue risolva il nodo Embraco

Messaggioda franz il 23/02/2018, 19:54

Alberto Forchielli: 'Fantasia' che la Ue risolva il nodo Embraco

Per fondatore Mandarin reindustrializzazione senza riforme è una 'chimera'

Il braccio di ferro fra le autorità italiane ed Embraco, la controllata del gruppo Whirlpool che tira dritto sui 500 licenziamenti nello stabilimento di Riva di Chieri, è solo la spia di una situazione molto più ampia che riflette la scarsa competitività dell'Italia. E chi pensa che a farsene carico sia l'Europa nutre "fantasie".

Non usa mezzi termini Alberto Forchielli, partner fondatore del fondo di private equity Mandarin, un economista che conosce da vicino la Cina, il tema delle delocalizzazioni e l'industria italiana, essendo passato per l'Iri e Finmeccanica. "E' una storia triste ma è così - riflette Forchielli al telefono da Bangkok - se in Italia hai alti costi, alte tasse, devi essere tu a migliorarti anziché pensare di forzare un cambiamento negli altri paesi chiedendogli di diventare meno competitivi".

Forchielli è netto: "le fonti di svantaggio competitivo in Italia sono enormi, costo del lavoro, tasse sul lavoro, IRPEG e indirettamente Irpef elevate". Una situazione che potrebbe sbloccarsi solo di fronte a possibili soluzioni politiche dell'ultimo minuto per guadagnare tempo e che verosimilmente comporterebbero il via libera europeo a qualche forma di sovvenzione italiana per trattenere Embraco.

E che in definitiva dipende da quanti interessi il gruppo Whirlpool ha in italia: "ma il mercato italiano è piccolo, la capacità di fare incentivi limitata e il giorno dopo che li hai dati ti vengono a bussare alla porta altre 500 aziende".

Soprattutto, secondo Forchielli "la Ue non può fare assolutamente niente. Impostare il discorso sul dumping fiscale, ragiona l'economista bolognese, non ha senso: "hai contro Slovacchia, Repubblica ceca, Romania, i Paesi nordici, sicuramente l'Olanda. Ti rispondono che non hai fatto niente per renderti competitivo, e ora vorresti che fossero loro a fare politiche di maggior tassazione e spesa per diventare meno competitive. Assurdo".

Ma è la stessa idea di re-industrializzazione in Italia - un obiettivo della politica - che trova Forchielli estremamente scettico. "Non esiste nessun indicatore positivo in tal senso. Nei fatti non c'è alcun dato che stia ad indicare una ripresa dell'industria nei Paesi avanzati. E non è vero che l'industria stia tornando indietro: si sta spostando geograficamente all’interno dell’Asia".

http://www.ansa.it/sito/notizie/economi ... c0119.html
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda pianogrande il 23/02/2018, 20:08

Perfettamente d'accordo.

Il nostro paese, se non cambia (e ci vogliono tanti anni e tanto lavoro) si avvia ormai a diventare un paese povero e non si salva né per legge dello stato né per accordi/trattati internazionali né picchiando i pugni su qualsiasi tavolo.

Tra l'altro, tirando ad isolarsi come certi geni del "sovranismo" continuano a predicare, cola a picco di sicuro e piuttosto in fretta.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10600
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda Robyn il 24/02/2018, 19:28

Chiaro che confindustria non ha poteri di indagine e di intervento che solo uno stato di diritto può avere ,mai nessuno lontanamente ha mai pensato questo.La confindustria quando scopre un'azienda ad evadere e a tenere lavoratori in nero la espelle dalla sua associazione.In merito alla cassa integrazione oggi questa è più limitata perche il job act ha giustamente esteso gli ammortizzatori sociali ai lavoratori delle piccole aziende che non ce li avevano,facendo rimanere solo una deroga alla cassa integrazione per le grandi aziende e per casi particolari.Quindi bisogna agire diversamente con processi di reindustrializzazione rilevazioni e acquisizioni in mano affidabili.Però non è sufficente perche l'Italia deve aggredire i nodi per essere competitiva e uno di questi,un tassello ineludibile,è il cuneo fiscale e il prossimo governo dovrà affrontare questi nodi
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10894
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda franz il 25/02/2018, 16:51

Lavoce.info

come sempre sul punto!

Embraco e le altre: la difficile gestione delle crisi aziendali
23.02.18
Fabiano Schivardi

Non si può pensare di avere un mondo senza chiusure aziendali. Ed è inevitabile che nei paesi meno sviluppati cresca la produzione di beni a basso valore aggiunto. Va ammodernato il nostro sistema produttivo, facendo leva su ammortizzatori adeguati.


Costo del lavoro e sviluppo
La Embraco, multinazionale brasiliana che produce compressori per frigoriferi, ha annunciato la chiusura del suo stabilimento a Riva, presso Chieri, e il licenziamento di circa 500 lavoratori. L’annuncio è drammatico. Ma più che nella sua specificità, molti commentatori lo hanno interpretato come un segnale di un processo di desertificazione del panorama industriale italiano. I numeri, tuttavia, non confermano le analisi catastrofiste.

La produzione industriale cresce (a dicembre 4,9 rispetto a 12 mesi prima e in accelerazione a inizio 2018), il Pil anche, i fallimenti sono tornati ai livelli pre-crisi. Non c’è neanche evidenza di una fuga di capitali esteri, anzi: il 2016 è stato un anno record per gli investimenti diretti esteri (25 miliardi rispetto a meno di 15 negli anni precedenti). Certo, la ripresa è tutt’altro che travolgente ed è probabile che torneremo a quella crescita asfittica pre-crisi. Ma da qui a dire che c’è un’emergenza-desertificazione industriale ce ne corre.

Annunci come quello di Embraco sono devastanti per la vita di centinaia di famiglie. Tuttavia, le crisi aziendali ci sono sempre state e sempre ci saranno. La riallocazione dei fattori produttivi (leggi distruzione di posti di lavoro e, si spera, creazione di altri) è un elemento fondante delle economie di mercato e un motore importante di crescita della produttività. È illusorio pensare che si possa vivere in un mondo senza chiusure aziendali. Nel caso specifico dell’Embraco, ha fatto però scalpore che la produzione italiana venga delocalizzata in Slovacchia. Il ministro Carlo Calenda ha preso una posizione molto dura nei confronti della multinazionale e ha portato il caso a Bruxelles.

Ci sono due aspetti dietro il rischio-delocalizzazione, che è utile tenere distinti.
In primo luogo, ci sono casi in cui le multinazionali sono attratte da regimi fiscali di favore. Non c’è dubbio che il dumping fiscale sia una pratica assolutamente negativa, tanto più all’interno di una comunità come dovrebbe essere l’Unione europea. La battaglia per l’armonizzazione dei regimi fiscali e contro l’uso di incentivi per attirare produzioni da altri paesi è giustissima. Altrettanto giusto sarebbe promuovere sempre di più una tutela comune dei lavoratori, inclusa un’assicurazione contro la disoccupazione europea.

Meno giusto è dire che un paese con costo del lavoro più basso fa di per sé stesso competizione scorretta. Generalmente, il costo del lavoro è più basso perché il paese è più povero. Una nazione più povera sfrutta il proprio vantaggio comparato: una forza lavoro poco costosa. È il modello tipico di sviluppo dei paesi poveri. È stato il meccanismo alla base del miracolo economico italiano, che ci ha permesso di fare un salto enorme in termini economici e sociali in meno di due decenni. E anche l’industrializzazione del tessile di Prato, dei distretti meccanici veneti o calzaturieri marchigiani è avvenuta a spese di lavoratori addetti in produzioni simili nei paesi allora più avanzati dell’Italia.

C’è anche un altro punto collegato. Il tema principale del dibattito pubblico italiano è l’immigrazione. Una ricetta che va per la maggiore è “aiutiamoli a casa loro”. L’idea è che lo sviluppo “a casa loro” riduca le pressioni migratorie. Ma per svilupparsi, i paesi più poveri non hanno alternativa a che produrre beni a basso valore aggiunto, principalmente per l’export verso i paesi ricchi. Quindi, o si accettano i flussi migratori o si accetta il fatto che i paesi di origine si sviluppino. In alternativa c’è solo l’autarchia: muri e barriere al commercio.

È inevitabile che nei paesi meno sviluppati la produzione di beni a basso valore aggiunto crescerà. Adoperarsi per mantenere indefinitamente queste produzioni in Italia è come tentare di tappare falle che si aprono in continuazione in uno scafo ormai vecchio. È necessario rifare lo scafo. L’Italia deve aggiornare il suo modello di sviluppo e spostarsi progressivamente su produzioni a più alto valore aggiunto e con maggiore contenuto di capitale umano. La competizione diretta con i paesi a basso costo del lavoro è una partita persa in partenza, a meno di non ridiventare anche noi un paese a basso costo, cioè povero.

Il ruolo degli ammortizzatori sociali

Qual è il ruolo degli ammortizzatori sociali? Il processo di riforma del mercato del lavoro negli anni recenti si è basata sull’idea (giusta) di passare dalla protezione del lavoro a quella del lavoratore. La cassa integrazione protegge il posto di lavoro, ma spesso finisce per mantenere (temporaneamente) in vita posti di lavoro-zombie. Sostegni al reddito (politiche passive), formazione e reinserimento (politiche attive) sono, invece, strumenti che non si oppongono, ma accompagnano e facilitano l’inevitabile processo di riallocazione a cui tutte le economie sono soggette. Ciò vale tanto più per l’Italia, che deve affrontare un processo lungo e difficile di ammodernamento del proprio sistema produttivo.
Di fronte al dramma di tanti lavoratori a rischio, è naturale provare a risolvere una crisi aziendale tentando di mantenere una forma di status quo. Da qui le centinaia di tavoli di crisi aperti presso il ministero per lo Sviluppo economico. Ma da un punto di vista sistemico, bisogna chiedersi se sia un approccio sostenibile sempre: quante fabbriche può riqualificare Invitalia (il braccio finanziario del Mise)?

http://www.lavoce.info/archives/51392/e ... aziendali/
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda franz il 25/02/2018, 17:05

Ci sono due aspetti dietro il rischio-delocalizzazione, che è utile tenere distinti.
In primo luogo, ci sono casi in cui le multinazionali sono attratte da regimi fiscali di favore. Non c’è dubbio che il dumping fiscale sia una pratica assolutamente negativa, tanto più all’interno di una comunità come dovrebbe essere l’Unione europea. La battaglia per l’armonizzazione dei regimi fiscali e contro l’uso di incentivi per attirare produzioni da altri paesi è giustissima. Altrettanto giusto sarebbe promuovere sempre di più una tutela comune dei lavoratori, inclusa un’assicurazione contro la disoccupazione europea.

Non sono affatto d'accordo con la tesi che la concorrenza fiscale sia pratica assolutamente negativa.
Se uno stato spende e spande è normale che delle due l'una: o fa debito, che poi diventano interessi e tasse, oppure ha fin da subito un carico fiscale superiore agli altri. Le aziende tenderanno a spostarsi (giustamente) dove il carico fiscale è inferiore ma le prestazioni rimangono di buon livello se non addirittura superiori.

La competizione fiscale è quindi estremamente positiva e solo chi ha studiato economia sul manuale delle giovani marmotte (edizione recente, quelle di altri tempi erano più serie) puo' sostenere che la competizione fiscale sia " una pratica assolutamente negativa".

Poi fare dumping fiscale è possibile solo aumentando il debito e parlando di Italia e slovacchia credo che questo grafico metta la parola fine,

https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false

CI sta comunque l'idea di ammortizzatori comuni europei, così non ci sono più alibi.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

CASO WHIRPOOL: PERCHÉ LA CIG È LA RISPOSTA SBAGLIATA

Messaggioda franz il 27/02/2018, 14:05

CASO WHIRPOOL: PERCHÉ LA CIG È LA RISPOSTA SBAGLIATA

Pietro Ichino

Se il Governo non è in grado di costringere o convincere la casa madre brasiliana a proseguire l’attività produttiva in Italia, occorre investire subito sulle nuove possibilità di occupazione e non tenere i lavoratori legati a un’illusione


Embraco

I casi sono due: o il Governo è in grado di convincere leggi alla mano, o con altri argomenti, la casa madre brasiliana di Embraco a proseguire l’attività produttiva a Riva di Chieri, e allora il problema è risolto. Oppure no; e allora pretendere di forzare la direzione italiana dello stabilimento a chiedere la Cassa integrazione guadagni è la cosa più sbagliata che il Governo possa fare.

Sbagliata, in primo luogo, perché la legge lo vieta in modo molto reciso: si può attivare la Cig solo quando ci sia una prospettiva ragionevole di ripresa del rapporto di lavoro alle dipendenze della stessa azienda. Ma sbagliata, soprattutto, perché con la Cig i lavoratori vengono cacciati in un vicolo cieco. Chi ne fruisce rimane legato all’azienda originaria, senza alcuno stimolo a cercare una nuova occupazione; anzi: con un divieto di cercarla.

E ogni mese di inattività riduce la probabilità per il lavoratore di trovare un’occupazione simile alla precedente. Invece di puntare sulla Cig, utile solo a nascondere la disoccupazione, il sindacato farebbe bene a pretendere che l’impresa stanzi un importo congruo per finanziare iniziative efficienti di riqualificazione e outplacement, nonché per assicurare ai dipendenti licenziati un congruo trattamento complementare alla NASpI, in modo che il sostegno del reddito sia superiore rispetto a quello assicurato dalla Cig; se necessario con una durata di tre anni invece che due.

Quanto al Governo, invece di sperperare il denaro pubblico per attivare una Cig senza speranza, lo usi per attivare una rete efficace di servizi per l’impiego, indispensabile se vogliamo stare al gioco di una economia aperta. E per attivare gli incentivi giusti, in modo che altri imprenditori – con piani industriali migliori – sostituiscano quello che ha deciso di chiudere. Stare a questo gioco ha per noi grandi vantaggi; è giusto esigere che gli altri ne rispettino le regole, ma se vogliamo stare a questo gioco dobbiamo rispettarle anche noi.

http://www.pietroichino.it/?p=48568
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Congelati i licenziamenti

Messaggioda pianogrande il 02/03/2018, 14:30

Ecco un ministro che fa il ministro e difende gli interessi del paese.

http://www.repubblica.it/economia/2018/ ... 0&ref=fbbr

Si parla di difesa dei posti di lavoro e questa operazione avrà i suoi costi ma se porterà a una soluzione diversa dal licenziamento e i suoi costi sociali e finirà per mantenere in esercizio quell'area, sarà sempre meglio della tristezza di un'area dismessa e gente a casa sostenuta da indennità comunque a scadenza ma comunque costose.

Questo Calenda, almeno, ci prova.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10600
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Boicottiamo Whirlpool

Messaggioda flaviomob il 02/03/2018, 15:08

Forse le imminenti elezioni hanno ispirato il ministro... comunque ha fatto bene.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 105 ospiti

cron