La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Memorie

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Memorie

Messaggioda flaviomob il 10/02/2018, 21:39

GLI ECCIDI FASCISTI IN GRECIA .
Tratto da di Enrico Arosio da l'Espresso n° 9 del 6 marzo 2008.

I partigiani avevano fatto fuoco dalla collinetta, quando il convoglio aveva rallentato in curva, a un chilometro dal Villaggio di Domenikon. Erano morti nove soldati italiani. Dunque i greci andavano puniti: non i partigiani, i civili, Domenikon andava distrutta. Per dare a tutti «una salutare lezione», come scrisse poi il generale Cesare Benelli, che comandava la divisione Pinerolo. «Qui al villaggio, prima, i soldati italiani venivano per un'ora o due, flirtavano con le donne, poi se ne andavano. A Elassona avevano fidanzate ufficiali. Erano dei dongiovanni», racconta un contadino davanti alla cinepresa. Prima, sì. Non il 16 febbraio 1943. Quel giorno gli italiani brava gente si trasformarono in bestie. L'eccidio di Domenikon, la piccola Marzaabotto di Tessaglia, è un crimine italiano dimenticato. In stile nazista, solo un po' meno scientifico. Fu il primo massacro di civili in Grecia durante l'occupazione, e stabilì un modello. Il primo pomeriggio gli uomini della Pinerolo circondarono il villaggio, rastrellarono la popolazione e fecero un primo raduno sulla piazza centrale. Poi dal cielo arrivarono i caccia col fascio littorio. Scesero bassi, rombando, scaricando le loro bombe incendiarie. Case, fienili, stalle bruciarono tra le urla delle donne, i muggiti lugubri delle vacche. Gli italiani gliel'avevano detto, raccontano i vecchi paesani: «Vi bruceremo tutti». Il maestro, che capiva la nostra lingua, avvertì: «Mamma. Ci ammazzano tutti». Molti non avevano mai visto un aereo. Al tramonto, raccontano i figli degli uccisi, le famiglie di Domenikon furono portate sulla curva dei partigiani. Dopo esser stati separati dalle donne, tra pianti e calci, tutti i maschi sopra i 14 anni, fu ordinato, sarebbero stati trasferiti a Larisa per interrogatori. Menzogna. All'una di notte del 17 gli italiani li fucilarono nel giro di un'ora, e i contadini dovettero ammassarli in fosse comuni. «Anche mio padre e i suoi tre fratelli», ricorda un vecchio rintracciato da Stathis Psomiadis, insegnante e figlio di una vittima che si è dedicato alla ricostruzione dell'eccidio, indicando la collina di lentischi e mini. La notte e l'indomani i soldati della Pinerolo assassinarono per strada e per i campi pastori e paesani che si erano nascosti: fecero 150 morti. Altro che fascisti buoni.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Memorie

Messaggioda pianogrande il 10/02/2018, 22:49

Come mai la necessità di contraddire il concetto di "fascisti buoni" su questo forum?
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Memorie

Messaggioda flaviomob il 10/02/2018, 23:38

Come mai la necessità di contraddire il concetto di "fascisti buoni" su questo forum?


Enrico Arosio scrive sull'Espresso, non su questo forum.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: Memorie

Messaggioda pianogrande il 11/02/2018, 0:37

flaviomob ha scritto:
Come mai la necessità di contraddire il concetto di "fascisti buoni" su questo forum?


Enrico Arosio scrive sull'Espresso, non su questo forum.


E la cacca delle formiche è più piccola di quella degli elefanti.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Memorie

Messaggioda franz il 11/02/2018, 11:00

Punterei di più a sottolineare il profilo del fascista stupido.
Anche perché notoriamente la stupidità è la cosa più pericolosa che ci sia.


L'errore di Giorgia Meloni: ricorda le Foibe (ma la foto mostra un plotone italiano che fucila 5 civili sloveni)

In occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo dedicato alla memoria delle vittime delle foibe, il presidente di Fratelli d’Italia utilizza un'immagine che testimonia il contrario di quello che si vuole celebrare
di Silvia Morosi

«A Orvieto l’amministrazione Pd è impazzita e ha concesso il patrocinio ad una iniziativa negazionista delle foibe. Il sindaco Giuseppe Germani abbia la decenza di dimettersi perché è indegno di ricoprire il suo ruolo e chieda scusa per questo indegno oltraggio al popolo italiano». Così su Twitter la presidente di Fratelli d’Italia e candidato premier, Giorgia Meloni, bacchetta il Pd di Orvieto per aver «patrocinato» un incontro che nega la verità storica delle foibe, in occasione del Giorno del Ricordo, il 10 febbraio. Peccato che nella fotografia postata (poi cancellata e sostituita, ndr.) non siano ritratte le vittime dei titini, ma alcuni contadini sloveni, fucilati da un plotone di soldati italiani, a Dane (oggi nel comune di Loska Dolina, alcune decine di chilometri a Sudest di Lubiana), il 31 luglio del 1942. Un'immagine che testimonia esattamente il contrario di quello che si vuole celebrare: non un gesto di violenza partigiana. Nei libri di storia le cinque vittime sono ricordate come Franc Znidarsic, Janez Kranjc, Franc Skerbec, Feliks Znidarsic e Edvard Skerbec. Non è la prima volta che proprio questa immagine viene utilizzata, nei manifesti degli eventi organizzati in occasione della «Giornata del Ricordo», presentando gli ostaggi sloveni come italiani vittime degli slavocomunisti. Anche Francesco Storace, ex governatore del Lazio, ex candidato sindaco a Roma e fino al febbraio 2017 alla guida de «La destra», utilizzò la stessa foto nel 2016.

Nel 2005 gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila uomini torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda Guerra mondiale. È in quelle voragini dell'Istria che tra il 1943 e il 1947 vennero gettati, vivi e morti, i fascisti e gli italiani non comunisti, considerati «nemici del popolo». Una violenza che aumentò nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupò Trieste, Gorizia e l'Istria. Le truppe del Maresciallo Tito si scatenarono contro gli italiani: fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa, donne, anziani e bambini, come racconta Graziano Udovisi, l'unica vittima del terrore titino che riuscì ad uscire da una foiba. Una carneficina che testimonia l'odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti. Nel febbraio del 1947 l'Italia ratificò il trattato di pace che poneva fine alla Seconda Guerra mondiale: l'Istria e la Dalmazia vennero cedute alla Jugoslavia. Trecentocinquantamila persone si trasformarono in esuli. Per quasi cinquant'anni il silenzio della storiografia e della classe politica ha avvolto questa vicenda: una ferita ancora aperta che, il 10 febbraio del 2005, il Parlamento italiano ha deciso di ricordare appunto con la Giornata del Ricordo.

Immagine

http://www.corriere.it/politica/18_febb ... d75d.shtml
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Memorie

Messaggioda pianogrande il 11/02/2018, 12:45

Il continuo rispondere ai morti con i morti (come succede ogni volta che si ricorda un eccidio/strage/pulizia etnica etc.) è normalmente il tentativo di cambiare discorso senza rispondere nel merito.

In altro dibattito su un social nel giorno della memoria, un fascista (auto)certificato, mi ha subito risposto che non si fa altrettanto con i morti di comunismo dell'Unione Sovietica e così, per lui, l'argomento era chiuso.

Il fatto che si parlasse di nazifascisti e quindi della piena partecipazione dell'italianissimo fascismo al genocidio di varie etnie avrebbe dovuto magicamente sparire dalla conversazione.

E così diventa davvero difficile fare un esame di coscienza (storico, almeno) perché, siccome la coscienza pulita è una caratteristica piuttosto rara, continueremo a rubare ed ammazzare e ogni volta che ce lo faranno notare risponderemo con i furti e gli omicidi di qualcun altro.

Un livello culturale davvero senza speranza?
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10611
Iscritto il: 23/05/2008, 23:52

Re: Memorie

Messaggioda flaviomob il 12/02/2018, 1:32

http://www.linkiesta.it/it/article/2012 ... iani/8121/

Rab, la Auschwitz dimenticata dagli italiani
Alzi la mano chi ha mai sentito parlare del campo di internamento di Arbe (oggi Rab). Oppure di quelli di Gonars, Monigo, Renicci. Nel 1941 l'Italia invade la Jugoslavia e si annette una parte del territorio, nelle attuali Slovenia e Croazia. Fu creata una rete di campi d’internamento. A Rab mori...
di Alessandro Marzo Magno
6 Luglio 2012 - 11:19

Mettiamola così: se un Paese mettesse in piedi un campo di concentramento rinchiudendovi in meno di 14 mesi circa 10mila persone, e facendone morire 1.500, passerebbe alla storia come aguzzino (il tasso di mortalità, del 15 per cento, è pari a quello del lager di Buchenwald). Se lo fa l'Italia, invece, niente.

Alzi la mano chi ha mai sentito parlare del campo di internamento di Arbe. Oppure di quelli di Gonars, Monigo, Renicci e vari altri. Probabilmente quasi nessuno. Eh già, perché l'Italia preferisce l'oblio quando il passato è imbarazzante. E invece bisogna ricordare. Anche gli italiani hanno commesso efferatezze, hanno ammazzato, hanno rinchiuso nei campi vecchi, donne e bambini facendoli morire di fame e di malattie.

Nel 1941 l'Italia invade la Jugoslavia e si annette una parte del territorio, nelle attuali Slovenia e Croazia. Alle popolazioni locali l'idea di essere dominati da una potenza straniera non piace granché e dopo quasi un anno di situazione relativamente tranquilla, comincia una furiosa guerriglia partigiana. La reazione italiana è durissima: rastrellamenti, fucilazioni, deportazione delle popolazioni civili dai villaggi delle zone dove sono attivi i partigiani.

Viene creata una rete di campi di internamento (per chi volesse approfondire: Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce, Einaudi) dove sistemare le popolazioni deportate. Uno di questi campi sorge sull'isola di Arbe, nel golfo del Quarnero (oggi Rab, Croazia). Rispetto agli altri ha avuto un triste primato: quello di essere il più duro, quello dove sono morte più persone. È gestito dal Regio esercito, non da camice nere, milizie o quant'altro; non è un campo strettamente “fascista”, è un campo “italiano”.

Il primo gruppo di internati (240) ci arriva esattamente settant'anni fa, nel luglio 1942, poi ne giungono altri a gruppi, a fine agosto arrivano mille minori di 16 anni, tutti assieme. Quasi tutti sono vittime dei rastrellamenti in Slovenia, pochi i croati. Il campo sorge nel vallone di Sant'Eufemia, sul fondo della baia di Campora (Kampor), su un terreno paludoso, sottoposto all'azione dell'alta marea e a rischio inondazione (Arbe, contrariamente al resto della Dalmazia, è ricchissima d'acqua dolce).

Gli internati, come detto soprattutto vecchi, donne e bambini, vengono sistemati all'interno di tende. Le condizioni di vita sono durissime: «Campo di concentramento non significa campo di ingrassamento», annota il generale Gastone Gambara, comandante dell'XI corpo d'armata che aveva giurisdizione sulla zona (naturalmente è morto senza mai dover rispondere delle sue azioni nei Balcani, e dopo esser stato reintegrato nell'esercito nel 1952). Condizioni di vita aggravate dal sadico comportamento del comandante del campo, il tenente colonnello dei carabinieri Vincenzo Cuiuli (condannato a morte dai partigiani, si taglierà le vene la notte prima dell'esecuzione). Gli interrogatori degli internati, dopo la liberazione del campo da parte degli jugoslavi, l'8 settembre 1943, sottolineeranno anche la crudeltà del cappellano, don Enzo Mondini, mentre rimarcheranno i tentativi messi in atto dagli ufficiali medici per alleviare almeno di un po' le pene.

Gli internati di Arbe muoiono per denutrizione (la razione era 80 grammi di pane al giorno, più una brodaglia cucinata in ex bidoni di benzina), per malattie (il generale Gambara, enuncia il principio «internato ammalato uguale internato tranquillo» e fa distribuire paglia infestata dai pidocchi) e per calamità naturali. L'episodio più grave avviene nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1942 quando un furioso temporale provoca un'inondazione alta un metro che devasta il settore femminile, trascinando in mare tende, donne e bambini. Il giorno dopo vengono recuperati dalla baia decine di corpicini galleggianti. La sezione femminile e quella maschile sono divise da un ruscello che però è talmente infestato dai pidocchi da rendere impossibile non solo berne l'acqua, ma persino usarla per lavarsi.

Gli internati inscheletriti dalla fame, cotti dal sole, sporchi all'inverosimile, suscitano l'intervento del Vaticano che cerca di alleviarne le spaventose condizioni, viene costruita qualche baracca, ma nulla più. Herman Janez, allora un bambino di sette anni, ricorda il terribile inverno passato sull'isola: «Le guardie ogni giorno facevano l’appello di noi ragazzini per poi portarci nella rada di mare antistante al campo e farci fare il bagno. Ci nascondevamo, ma poi questi ci stanavano e ci costringevano ad andare in acqua. Eravamo già deboli, pieni di zecche e di pidocchi, di piaghe purulente, puzzavamo di sterco nostro e altrui, e dopo questi bagni un semplice mal di gola ha portato tanti di noi al camposanto». La mortalità maggiore si registra quando il freddo pungente della bora porta via gli internati a grappoli.

80 grammi di pane al giorno

Non si sa esattamente quanti siano stati gli internati. Le stime vanno da 7.500 a 15.000. Teniamoci su una prudente via di mezzo e diciamo attorno ai 10mila. I morti accertati, con nome e cognome, sono 1.435, ma quasi certamente sono di più perché i sopravvissuti hanno testimoniato che poteva capitare di seppellire due salme in una tomba e che gli internati nascondessero il corpo di qualche deceduto per dividersi la sua porzione di brodaglia.

Gli ebrei, per lo più scampati agli ustascia croati, erano trattati meglio perché il Regio esercito non li considerava nemici, come invece accadeva per gli sloveni. Per esempio vivevano in baracche e non in tenda e non subivano le persecuzioni riservate agli altri. Evelyn Waugh li menziona in un suo racconto, “Compassione”: «Con improvvisa veemenza la donna, la signora Kanyi, tacitò i consiglieri e si mise a raccontare la sua storia. Quelli là fuori, spiegò, erano i sopravvissuti di un campo di concentramento italiano sull'isola di Rab. Per la maggior parte erano cittadini jugoslavi, ma alcuni, come lei, erano rifugiati dall'Europa centrale. Alla fuga del re, gli ustascia avevano cominciato a massacrare gli ebrei. E gli italiani li avevano radunati trasferendoli sull'Adriatico. Con la resa dell'Italia, i partigiani avevano tenuto la costa per qualche settimana, riportando gli ebrei sul continente, reclutando tutti quelli giudicati utilizzabili, e imprigionando il resto».


Dal 1945 a oggi, mai un rappresentante ufficiale dello stato italiano è andato ad Arbe a deporre una corona di fiori, mai il console italiano della vicina Fiume (Rijeka) è andato a pronunciare un'orazione funebre, mai l'ambasciatore italiano a Zagabria ha sentito il dovere di chiedere scusa. Soltanto una volta un rappresentante dell'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, è andato in forma ufficiale alle commemorazioni del campo di Gonars, in provincia di Udine. Ma mai l'Italia repubblicana ha preso definitivamente le distanze da quanto commesso ad Arbe e nei Balcani dall'Italia fascista.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51


Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 11 ospiti