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La soluzione per riformare l’eurozona?

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda ranvit il 26/01/2018, 13:17


La soluzione per riformare l’eurozona? Esiste, ma non la useremo mai
Il report di 14 economisti francesi e tedeschi potrebbe essere l'uovo di colombo per coniugare flessibilità e austerity nella zona euro. La Francia vuole chiudere entro giugno, ma la finestra d'opportunità politica è stretta. E l'Italia sta a guardare
di Andrea Fioravanti
PHILIPPE HUGUEN / AFP
PHILIPPE HUGUEN / AFP
26 Gennaio 2018 - 07:55
Nord contro sud Europa; austerity contro flessibilità, pareggio di bilancio contro eurobond. Conosciamo tutti le parole d’ordine dei pro e anti austerità. Dall’introduzione dell’euro nel 2002 sono queste le due filosofie economiche che si affrontano ogni volta che si parla di come riformare l'eurozona. Sono parole facili da usare, entrano perfettamente nei titoli di giornale, e nei discorsi dei politici da bar. Slogan ormai privi di significato, diventati vocaboli di un linguaggio di plastica. Da quando è stato eletto nel maggio del 2017, il presidente francese Emmanuel Macron le ha saggiamente evitate per proporre la riforma dell'eurozona, offrendo invece un'idea chiara: un ministro delle finanze europeo con a disposizione un fondo per gli investimenti. Anche ai Paesi del centro e nord Europa piacerebbe un ministro delle finanze Ue, ma con un’altra filosofia e due principi da seguire: rigore e stabilità dei conti. Quando Macron scrive nel suo programma “investimenti", i pro austerity leggono “nuovi debiti”. Le due posizioni sembrano inconciliabili, da sempre. E bisogna essere in due per ballare il tango” secondo un modo di dire inglese. Immaginate quando si è in 27.

Forse l’uovo di colombo l’hanno trovato 14 economisti tedeschi e francesi che hanno pubblicato un report su come riformare l’eurozona. La loro proposta cerca di coniugare la disciplina dei conti e la condivisione del rischio. La prima un dogma tedesco; la seconda una richiesta dei Paesi mediterranei come Francia e Italia. Il sugo del report di 24 pagine sono indicazioni che superano i soliti schemi di austerity o eurobond: regole più semplici e comprensibili sul deficit; meno attenzione della Commissione europea ai deficit strutturali e molto più sui limiti alla spesa per un Paese e la riduzione del debito nel lungo periodo; creazione di asset sicuri per gli investitori diversi dai titoli di Stato L’obiettivo è diminuire sempre di più la quota di debito sovrano degli Stati contenuta da ciascuna banca. Meno titoli statali, meno esposizione al rischio.

Gli economisti propongono di creare un fondo dell'area dell'euro per aiutare i paesi membri partecipanti ad contrastare crisi economiche, come quella del debito sovrano tra il 2011 e il 2012. I pagamenti verrebbero attivati ​​solo se l'occupazione dovesse scendere al di sotto (o la disoccupazione aumentasse sopra) una soglia preimpostata. Per rassicurare i falchi dell'austerity, i 14 economisti assicurano che il sistema non non porterà a trasferimenti permanenti. E poi pagherebbero di più i Paesi più a rischio di attingere al fondo. Esatto, l’Italia.

Il report prevede anche una separazione dei poteri. Finora il controllore e il legislatore sono riuniti nello stesso organo: la Commissione europea. E questo porta a una gestione schizofrenica del bastone e della carota. Prima minacce ai Paesi meno rigorosi, poi passi indietro e accordi dell’ultimo minuto sugli zero virgola. Le soluzioni sono due: o si crea un commissario speciale indipendente o si sposta il ruolo di controllore fiscale fuori dalla Commissione. L’ultima proposta è quella di creare un istituto ad hoc per la gestione delle crisi con una struttura ben definita, basata sull’attuale ESM, il fondo salva Stati.


Ma bisogna far presto. Perché secondo il report a prossima crisi dell’eurozona potrebbe essere vicina e non possiamo perdere tempo. Se si vuole un’unione bancaria, prima bisogna rendere sano il sistema. E anche le nostre banche italiane meno importanti sono parte del problema. In gergo economico si chiamano LSI, less significant institutions. Gli italiani invece hanno imparato a conoscerle sui giornali e in tv: Banca Etruria, Banca Popolare di Vicenza, per fare due esempi. Poco importanti per il sistema visto nel suo complesso ma considerate ancora molto fragili per quello italiano.

Tra gli autori del report ci sono molti professori vicini a Emmanuel Macro e Angela Merkel. E questo testo potrebbe essere la base concreta della riforma su cui i due Paesi potrebbero trovare l’accordo. Infatti il ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire ha detto a Politico di voler presentare la riforma dell’eurozona con la Germania entro giugno in tre tre punti: unione bancaria, unione dei mercati capitali e armonizzazione tasse europee. Macron spinge per un all-in politico a giugno. Per sfruttare la luna di miele della nuova Grande Coalizione tedesca, arginare il risultato incerto delle elezioni italiane di marzo e quelle nell’Ungheria del favorito premier uscente Viktor Orban ad aprile. Come ha spiegato il direttore de Linkiesta Francesco Cancellato l’accordo franco tedesco sarà un prendere o lasciare. Il tempo stringe e la finestra di opportunità politica ha le dimensioni di quella di una casa per le bambole.

Sarà difficile credere che le economie dell’Est europa accetteranno il patto a scatola chiusa. A eccezione di Irlanda e Paesi Baltici, solo i Paesi dell’Est europa avranno nel 2018 una crescita del Pil oltre il 3%. Certo, un Pil molto più basso rispetto agli altri Stati influenzato dall’uso massiccio di fondi europei, ma è difficile che non possano negoziare in cambio di una pressione meno forte sui loro governi sempre meno liberali. Ancora è in corso la procedura per attivare l'articolo 7 contro la Polonia.

L'Italia non è mai stato il motore dell’Europa, né il suo volante. Ma i nostri politici hanno sempre avuto l’intuizione di capire quando attaccarsi al vagone vincente per non rimanere indietro. Generazioni di politici hanno unito il coraggio di scelte impopolari ma lungimiranti con la capacità machiavellica di far digerire il tutto agli italiani. “Ce lo chiede l’Europa” vi ricorda qualcosa? Troverete sempre quelli che diranno: “si stava meglio senza l’euro, Schengen e l’Unione europea”. Lasciateli parlare. Basta guardare ai dati e frequentare un corso di economia politica per capire che finora l’Italia ci ha guadagnato a star dentro invece che fuori dall’Unione. Ma se non ci sveglieremo, se non saremo in grado anche questa volta di accodarci offrendo il nostro appoggio in cambio di riforme favorevoli rischieremo di essere l’ultima ruota del carro.
E l’Italia? Da mesi diciamo che le elezioni del 4 marzo limiteranno la nostra forza contrattuale. Sono capitate nel peggior momento possibile. E anche se il 5 marzo il prossimo presidente del Consiglio, che sia Salvini, Di Maio o Renzi, non potrà sbattere i pugni i pugni sul tavolo. Perché? Non abbiamo forza contrattuale «L’Italia non siede al tavolo della soluzione dei problemi dell’Europa. Abbiamo un debito pubblico del 132%. Questo ci rende meno credibili quando vogliamo dare un nostro contributo. E spesso siamo stati come il problema, più che la soluzione» ci dice Francesco Daveri, professor of practice alla SDA Bocconi School of Management. «Però si sono fatti dei progressi in questi anni e il fatto che non siamo seduti al tavolo delle trattative non vuol dire che non possiamo beneficiare di un rilancio dell’Unione europea».

Diciamoci la verità: l’Italia non è mai stato il motore dell’Europa, né il suo volante. Ma i nostri politici hanno sempre avuto l’intuizione di capire quando attaccarsi al vagone vincente per non rimanere indietro. Il primo fu Alcide De Gasperi nel 1951 quando aderì subito alla proposta di Francia e Germania di creare la Ceca (comunità europea del carbone e dell’acciaio), embrione dell’Ue che conosciamo oggi. Poi, generazioni di politici hanno unito il coraggio di scelte impopolari ma lungimiranti con la capacità machiavellica di far digerire il tutto agli italiani. “Ce lo chiede l’Europa” vi ricorda qualcosa? Troverete sempre quelli che diranno: “si stava meglio senza l’euro, Schengen e l’Unione europea”. Lasciateli parlare. Basta guardare ai dati e un corso di economia politica per capire che finora l’Italia ci ha guadagnato a star dentro invece che fuori dall’Unione. La fragile economia italiana anche se in ripresa non ci permette di essere il motore dell’Europa, né di stracciare il Fiscal Compact. Ma se non ci sveglieremo, se non saremo in grado anche questa volta di accodarci offrendo il nostro appoggio in cambio di riforme favorevoli rischieremo di essere l’ultima ruota del carro.

http://www.linkiesta.it/it/article/2018 ... mai/36897/
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda trilogy il 26/01/2018, 18:37

È un documento interessante, piuttosto lungo. Comunque non è di manica larga come puo' sembrare a prima vista. Prima della "carota" ci sono un sacco di condizioni da rispettare. Nell sostanza si cerca di sganciare le banche dal debito pubblico, il debito deve crescere meno del pil. Se si emettono titoli oltre questi livelli devono essere "subordinati" quindi rischiosi per chi li compra e costosi per chi li emette. Infine si crea questo fondo per aiutare temporaneamente i paesi che dovessero registrare alta disoccupazione.

una analisi delle varie proposte
https://ytali.com/2018/01/26/euroarea-la-ripresa-ce-ma/

Il documento originale in inglese
https://cepr.org/sites/default/files/po ... ight91.pdf
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda pianogrande il 26/01/2018, 18:58

Il primo articolo mi sembra piuttosto anti visto che continua a usare termini dispregiativi verso chi vuole "il rigore".

Inoltre lamenta come l'Italia rischi di avere regole da rispettare e finisca per essere l'ultima ruota del carro.

Meno male che ammette che l'Italia a stare nell'Euro ci ha guadagnato.

Ma cosa pretende l'articolista che gli altri debbano solo pagare/rischiare per noi e poi farsi da parte e metterci a capo dell'impresa?

L'altra cosa che ormai ha stufato è che l'investimento sicuro è quello nel privato.
Ne abbiamo pieni i padiglioni di questa solfa delle cose buone o cattive per definizione.

Comunque qualcosa di europeista si muove e noi dobbiamo solo sperare che certe promesse elettorali non vengano mantenute e che il nostro paese rimanga socievole nei confronti dell'Europa.

Diversamente saranno guai seri.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda ranvit il 29/01/2018, 14:45



OGGI IL RAPPORTO DELLA TASK FORCE CERS
Il piano «super bond» per fare avanzare l’Europa
–di Philip R. Lane 29 gennaio 2018

L’Europa è ripartita. La ripresa economica è robusta. Da un decennio non si registrava una crescita così elevata. Non è tuttavia il momento di abbassare la guardia. La moneta unica è stata un successo, ma ci sono lacune nel quadro di riferimento. L’unione monetaria resta incompleta. L’Europa non ha ancora un vero mercato unico per i servizi bancari e ciò la rende vulnerabile agli shock economici.

Quando si verificano, questi inducono un fenomeno di frammentazione dei mercati finanziari lungo i confini nazionali. Gli shock sono quindi amplificati dalle fragilità preesistenti a livello locale, anziché essere mitigati da un mercato unico ben funzionante in cui gli investitori condividono i rischi.

Una delle cause è che le banche tendono a detenere un eccessivo ammontare di obbligazioni sovrane emesse dai rispettivi Stati. Questa preferenza per l’investimento in titoli nazionali vincola la stabilità delle banche alle sorti degli Stati e viceversa. Più di cinque anni fa i governi si sono impegnati a tagliare questo nodo gordiano, responsabile dell’aggravarsi della crisi finanziaria da cui l’Europa sta ancora riemergendo. Ma i progressi sono stati limitati. Servono idee nuove per far avanzare l’Europa.

Nell’ultimo anno e mezzo ho presieduto una task force del Comitato europeo per il rischio sistemico. Abbiamo studiato una soluzione promettente per tagliare questo nodo, creando una nuova tipologia di attività finanziarie: i titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities, Sbbs). Questi sarebbero ottenuti assemblando portafogli di obbligazioni sovrane (di paesi che possono emettere titoli di debito collocabili presso investitori privati) in strumenti con diversi livelli di rischio.

Questi titoli beneficerebbero della diversificazione tra paesi. Inoltre il segmento senior sarebbe protetto dai titoli junior, i primi a essere utilizzati per assorbire eventuali perdite. I titoli più rischiosi sarebbero detenuti da investitori non bancari in cerca di rendimenti più elevati e in grado di sopportare il rischio aggiuntivo. Questo risultato sarebbe conseguito attraverso il semplice disegno di una struttura contrattuale, non con un’alchimia.


ENGLISH VERSION 29 gennaio 2018
A safe asset for Europe
Un punto importante è che la creazione di questi titoli non comporterebbe per gli Stati la condivisione dei rischi di bilancio. Spetterebbe ancora a ciascun paese onorare il servizio del proprio debito pubblico. Questi titoli agevolerebbero piuttosto la condivisione dei rischi su base privata e volontaria, a beneficio dell’efficienza dei mercati finanziari e della loro capacità di sostenere la crescita economica.

Per capire come funziona, immaginate di essere i proprietari di un’enoteca che si vuole rifornire dei migliori vini giovani. L’approccio localistico sarebbe di rivolgervi al vigneto più vicino, ma le condizioni meteorologiche locali possono essere non sempre ottimali. Otterreste un risultato migliore chiedendo ai viticoltori di diverse aree di associarsi per procurarvi i loro vini migliori. In alcune annate le migliori uve saranno prodotte nella Valle della Loira, in altre i grappoli più succosi cresceranno nella regione del Reno. I vostri clienti saranno ben serviti, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche locali.

Le banche sono come la vostra enoteca: al momento si riforniscono sul posto, ma servirebbero meglio la loro clientela con i nuovi titoli, che le metterebbero al riparo da acquisti deludenti sul mercato locale. Al tempo stesso gli Stati, come i viticoltori, preserverebbero la propria indipendenza e tutte le responsabilità connesse.


Philip R. Lane spiega il concetto del super bond europeo con la metafora dei vigneti (i bond nazionali) e dell’enoteca (le banche) : «Otterreste un risultato migliore chiedendo ai viticoltori di diverse aree di associarsi per procurarvi i loro vini migliori. In alcune annate le migliori uve saranno prodotte nella Valle della Loira (foto a sinistra), in altre i grappoli più succosi cresceranno nella regione del Reno (a destra)».
La task force pubblica oggi il suo studio di fattibilità. Questo rapporto di 300 pagine, suddiviso in due volumi, presenta un’ampia e accurata analisi ─ all’attenzione dei governi e degli analisti di mercato ─ e offre il fondamento tecnico per lo sviluppo di un dibattito pubblico informato.

La conclusione principale è che questi titoli ancora non esistono perché la regolamentazione vigente applicherebbe ad essi un trattamento penalizzante rispetto ai titoli del debito pubblico. Per avviare lo sviluppo di questo mercato, le autorità di regolamentazione devono riconoscere che i titoli senior sarebbero sicuri almeno quanto i titoli del debito pubblico a basso rischio, e quindi dovrebbero prevedere per essi un trattamento consequenziale. Al tempo stesso, la regolamentazione dei titoli junior dovrebbe rifletterne la maggiore rischiosità. Date queste premesse, la Commissione europea sta lavorando a una proposta per rimuovere le barriere esistenti sul piano regolamentare.

In una prospettiva di medio termine, è chiaro che la domanda di titoli senior risulterebbe rafforzata da riforme più ampie, capaci di incoraggiare le banche ad adeguare i propri portafogli di titoli del debito pubblico. Tuttavia, vi sono ancora opinioni divergenti circa il fatto che tali riforme siano anche necessarie per assicurare il successo degli Sbbs.

Una volta apportati i necessari aggiustamenti alla regolamentazione, la domanda degli investitori potrebbe determinare il graduale sviluppo di un mercato liquido e di adeguato spessore. Il titolo senior potrebbe diventare l’attività finanziaria di riferimento a basso rischio, che al momento manca per l’insieme all’area dell’euro.

Le banche potrebbero quindi diventare più sicure e i mercati dei capitali più efficienti. Questo avrebbe effetti benefici sulla crescita nel lungo periodo, senza però indebolire la disciplina di mercato o muovere nella direzione della condivisione del rischio sovrano.

Con questi titoli l’Europa segnerebbe un pragmatico passo in avanti, che l’aiuterebbe a sfruttare il suo potenziale inutilizzato. L’Europa, del resto, ha fondamentali economici solidi e... grandi vini celebrati nel mondo.
Philip R. Lane è presidente dell'High-Level Task Force on Safe Assets del Cers e Governatore della Banca centrale di Irlanda


http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... d=AEhAIuoD
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda trilogy il 29/01/2018, 15:42

ranvit ha scritto:[i]

OGGI IL RAPPORTO DELLA TASK FORCE CERS
Il piano «super bond» per fare avanzare l’Europa
–di Philip R. Lane 29 gennaio 2018

....Nell’ultimo anno e mezzo ho presieduto una task force del Comitato europeo per il rischio sistemico. Abbiamo studiato una soluzione promettente per tagliare questo nodo, creando una nuova tipologia di attività finanziarie: i titoli garantiti da obbligazioni sovrane (sovereign bond-backed securities, Sbbs). Questi sarebbero ottenuti assemblando portafogli di obbligazioni sovrane (di paesi che possono emettere titoli di debito collocabili presso investitori privati) in strumenti con diversi livelli di rischio.

Questi titoli beneficerebbero della diversificazione tra paesi. Inoltre il segmento senior sarebbe protetto dai titoli junior, i primi a essere utilizzati per assorbire eventuali perdite. I titoli più rischiosi sarebbero detenuti da investitori non bancari in cerca di rendimenti più elevati e in grado di sopportare il rischio aggiuntivo. Questo risultato sarebbe conseguito attraverso il semplice disegno di una struttura contrattuale, non con un’alchimia.....


Carina come idea. Se capisco bene sono dei bond strutturati, come quelli che produssero il collasso finanziario nel 2008. :mrgreen: Invece degli immobili, dietro hanno dei bond sovrani.
L'importante è che si possa stabilire il rating in maniera chiara delle singole emissioni. Esempio un sbbs: con 50% bund tedeschi + 30% bond italiani + 20% bond greci, ha una rischiosità differente se inverto le percentuali del paniere.
Non capisco il ruolo delle emissioni junior, cioè si emettono in parallelo dei titoli subordinati non garantiti?
In questo caso il costo medio dell'emissione complessiva aumenta.
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda franz il 29/01/2018, 15:51

trilogy ha scritto:Carina come idea. Se capisco bene sono dei bond strutturati, come quelli che produssero il collasso finanziario nel 2008. :mrgreen: Invece degli immobili, dietro hanno dei bond sovrani.
L'importante è che si possa stabilire il rating in maniera chiara delle singole emissioni. Esempio un sbbs: con 50% bund tedeschi + 30% bond italiani + 20% bond greci, ha una rischiosità differente se inverto le percentuali del paniere.
Non capisco il ruolo delle emissioni junior, cioè si emettono in parallelo dei titoli subordinati non garantiti?
In questo caso il costo medio dell'emissione complessiva aumenta.

Ho pensato la stessa cosa. Poi 'è anche l'incognita del rating di un simile prodotto strutturato. Che poi fu anche il problema legato ai subprime. Avevano un buon rating (ufficialmente) ma erano spazzatura.
Altra cosa: anche se il paniere fosse noto e fisso (e trasparente) il diverso livello di rischio per ogni bond che ne fa parte non è fisso. Varia col tempo. Come tale varia la rischiosità totale. Io non lo comprerei mai
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Re: La soluzione per riformare l’eurozona?

Messaggioda trilogy il 29/01/2018, 21:24

Si ma ha alcuni pregi. Crea un mercato di eurobond senza fare l'eurobond. Il prodotto è unico ma ognuno è responsabile del suo pezzo di debito. Il secondo pregio è di offrire un prodotto sovrano che consrnta alle banche di diversificare il portafoglio. Attualmente nessuno ha trovato una soluzione indolore per rompere il legame stato/banche con tutti i rischi connessi.
Il bond junior probabilmente serve ad uniformare il livello di rischio. Ad esempio puoi emettere titoli di questo tipo fino al 60% del pil, il resto lo emetti da solo. Se vai in default e c'è una ristrutturazione i titoli junior assorbono la perdita. Hai presente le banche popolari ... :mrgreen:
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