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La povertà aumenta (2016)

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: La povertà aumenta (2016)

Messaggioda franz il 03/01/2018, 23:32

Le misure contro la povertà? 60
Ma pochi lo sanno e fanno domanda

Le misure contro la povertà sono molte, più di 60. L’ultima, il Reddito di inclusione. Ottenerle non è facile, complice una burocrazia complessa. Così i soldi pubblici, oltre cento miliardi, non vengono spesi bene

> in Italia ogni milione di euro spesi vengono aiutati 39 cittadini
-> media europea è di 62 cittadini aiutati ogni milione speso

-> spesa italiana per trattamenti assistenziali 103 miliardi
-> arrivano a chi è in necessità 400.000 € ogni milione speso.

http://www.corriere.it/economia/leconom ... resh_ce-cp
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Re: La povertà aumenta (2016)

Messaggioda flaviomob il 04/01/2018, 1:32

Povertà, “Italia primo Paese europeo per numero di cittadini in condizioni di deprivazione. Sono 10,5 milioni”

La classifica Eurostat vede l'Italia davanti a Romania e Francia. Sono considerate indigenti le persone che non si possono permettere almeno cinque cose necessarie per una vita dignitosa, come un pasto proteico ogni due giorni, abiti decorosi, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all'anno, una connessione a internet. I poveri assoluti nella Penisola sono triplicati in 10 anni

di F. Q. | 13 dicembre 2017


L’Italia è il Paese europeo in cui vivono più poveri. Sono 10,5 milioni, su un totale a livello Ue di 75 milioni, i cittadini che hanno – per esempio – difficoltà a fare un pasto proteico ogni due giorni, sostenere spese impreviste, riscaldare a sufficienza la casa, pagare in tempo l’affitto e comprarsi un paio di scarpe per stagione e abiti decorosi. Gli italiani in questa condizione rappresentano il 14% del totale europeo e sono più dei 9,8 milioni di abitanti della Romania nella stessa situazione, anche se in termini percentuali la Penisola è undicesima tra i 28 Stati membri con un 17,2% di indigenti sul totale. A rendere ufficiale la classifica è stata l’Eurostat, secondo cui dietro Roma e Bucarest c’è Parigi: i francesi in stato di deprivazione sociale sono 8,4 milioni. Il poco invidiabile primato non stupisce se si pensa che, stando ai dati Istat, negli ultimi dieci anni i “poveri assoluti” – chi non è in grado di acquistare nemmeno beni e servizi essenziali – sono triplicati. Nel 2006 erano 1,66 milioni, l’anno scorso l’istituto di statistica ne ha contati 4,7 milioni. Tra cui 1,3 milioni di bambini.

Gli indicatori Ue: possibilità di fare un pasto proteico, possesso di due paia di scarpe – La cifra diffusa martedì dall’istituto europeo è più del doppio rispetto a quella relativa ai poveri assoluti perché la visuale si allarga a tutti i residenti “in stato di deprivazione”. Sono considerate tali le persone che non si possono permettere almeno cinque cose ritenute necessarie, come un pasto proteico ogni due giorni, vestiti nuovi per sostituire quelli inutilizzabili, un’auto, due paia di scarpe, una settimana di vacanze all’anno, una connessione a internet, un‘uscita al mese con gli amici.

Se invece dei numeri assoluti si guardano le percentuali, la classifica cambia. I Paesi europei con le maggiori quote di cittadini deprivati sono Romania, con il 49,7%, Bulgaria (48%), Grecia (36%), Ungheria (32%) e Lituania (29%). I Paesi nordici sono quelli che stanno meglio. La percentuale di indigenti sulla popolazione è solo del 3% in Svezia, del 4% in Finlandia e del 5% in Lussemburgo e del 6% in Danimarca. In tutta la Ue la deprivazione colpisce di più le persone con livelli di istruzione bassi. Il 25% dei cittadini con bassi livelli di istruzione ne soffre, mentre il tasso è solo del 14% tra chi ha un’istruzione secondaria e del 5% per i laureati.

Povertà triplicata in dieci anni – La povertà in Italia è aumentata esponenzialmente dopo la crisi finanziaria: tra 2007 e 2008 i poveri assoluti sono saliti di 400mila unità, a 2,1 milioni, e i poveri relativi sono aumentati altrettanto, a 6,5 milioni. Di lì al 2012 l’incremento è stato lento e costante: i poveri assoluti sono diventati 2,3 milioni nel 2009, 2,47 milioni nel 2010, 2,65 nel 2011, addirittura 3,5 nel 2012 (la crisi ha iniziato a falcidiare i posti di lavoro), 4,4 nel 2013. L’incidenza della povertà assoluta sulla popolazione italiana è passata di conseguenza dal 2,9% del 2006 al 7,9% del 2016. Il nuovo Reddito di inclusione, un assegno variabile tra 187 e 485 euro che può essere richiesto ai Comuni dai nuclei in difficoltà, è un passo avanti ma non basta: i fondi stanziati dal governo bastano per circa 1,8 milioni di persone, un terzo di chi ne avrebbe bisogno.

Nel frattempo, sempre stando ai dati Istat, ben 18 milioni di italiani si sono ritrovati “a rischio povertà o esclusione”. Si tratta del 30% della popolazione, in salita rispetto al 2015 mentre a livello Ue la percentuale è diminuita dal 23,8 al 23,5%. E’ l’effetto, secondo l’istituto di statistica, di un aumento della disuguaglianza: il quinto più ricco della popolazione ha visto crescere i propri redditi molto più di quelli della parte più povera.Il rischio povertà in Italia è “molto superiore”, ha segnalato l’Istat, “a quelli registrati in Francia (18,2%), Germania (19,7%) e Gran Bretagna (22,2%) e di poco più alto rispetto a quello della Spagna (27,9%)”.


https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... i/4034859/

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In Italia risiedono 3,5 milioni di immigrati extracomunitari e 1,5 milioni di immigrati comunitari.

Se esiste una correlazione con la povertà, perché paesi con un numero (o una percentuale) di immigrati molto più consistente hanno una povertà nettamente inferiore alla nostra?

In Germania gli immigrati sono quasi dieci milioni (di cui 7,3 extracomunitari). In Svizzera sono il 22% della popolazione e in Australia il 27%. Eppure il dato sulla povertà è estremamente ridotto rispetto al nostro.

Evidentemente siamo su una falsa pista.

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https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per ... _immigrata

https://www.ildeutschitalia.com/scenari ... -germania/

STRANIERI IL 12 PER CENTO DEI RESIDENTI IN GERMANIA
Su una popolazione di poco più di 82milioni di residenti, circa il 10milioni sono quanti di origine straniera vivono nel Paese della Cancelliera Merkel.

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La vera differenza sta nella distribuzione del reddito. Da noi tra nero, evasione, paradisi fiscali c'è molta più iniquità.

Lo dimostra l'indice GINI: noi siamo fuori dagli standard europei e occidentali. La Germania è al 14° posto, noi oltre il cinquantesimo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per ... di_reddito

Lo dimostra anche il dato relativo agli italiani che decidono di emigrare negli altri paesi UE (o in Svizzera): il malessere e la mancanza di opportunità colpiscono i cittadini italiani, vittime di un sistema iniquo e stantio. Questo dato si è incrementato in occasione della crisi economica del 2007 e non ha alcuna correlazione con l'immigrazione extracomunitaria.

6)- 2005 – 2015: NUOVA EMIGRAZIONE ITALIANA: Parallelamente all’incedere della crisi economica, si riduce il flusso di immigrazione e torna a crescere il flusso emigratorio, fino a raggiungere, secondo l’Istat, oltre 100mila espatri nel 2015. Secondo stime comparate tra dati italiani e dati esteri, tre i 250 e i 300mila espatri.


https://cambiailmondo.org/2016/04/13/la ... -profughi/

A ciò va anche aggiunto il dato dell'immigrazione interna in Italia: il Mezzogiorno è sempre più lontano dai parametri europei, mentre la Lombardia ha "guadagnato" un milione di abitanti negli ultimi quindici anni.

Una curiosità: la percentuale di stranieri in Lombardia è simile a quella della Germania (12%). Molto superiore al dato nazionale, eppure la Lombardia è la regione con il maggiore PIL. Anzi il PIL pro capite lombardo PPS è superiore al dato medio della Germania e pari a quello della Danimarca.

Quindi, la regione italiana con più stranieri è quella con il PIL più alto (22% del PIL nazionale) sia in termini assoluti che relativi.

http://www.asr-lombardia.it/ASR/conti-e ... ole/13548/

http://www.tuttitalia.it/lombardia/stat ... mografico/

https://it.wikipedia.org/wiki/Demografi ... _Lombardia

La Caritas Ambrosiana ci dà un'altra lettura dei fatti: le richieste di aiuto aumentano, ma quelle da parte degli stranieri diminuiscono del 33%

http://www.lastampa.it/2017/11/20/edizi ... agina.html

Discorso a parte per gli stranieri che, sebbene rappresentino ancora la maggioranza delle persone assistite (62%), sono il 33% in meno rispetto al 2008. A prevalere sono uomini e donne provenienti dall’Africa. Specialmente dall’area subsahariana da dove proviene circa il 42,8% dei bisognosi.


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Re: La povertà aumenta (2016)

Messaggioda franz il 04/01/2018, 16:14

In Italia risiedono 3,5 milioni di immigrati extracomunitari e 1,5 milioni di immigrati comunitari.

Se esiste una correlazione con la povertà, perché paesi con un numero (o una percentuale) di immigrati molto più consistente hanno una povertà nettamente inferiore alla nostra?

Probabilmente (si fa per dire .... ne sono piÙ che certo) la relazione è legata al contesto italiano.
L'articolo che ho postato prima del tuo indica che a fronte di un milione speso in Italia in misure contro la povertà, 39 poveri escono dalla condizione di povertà, mentre in europa 62.

Ogni milione speso, 400'000 arrivano ai poveri e 600'000 rimane nella burocrazia (burocrati).

Non ti basta?
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Re: La povertà aumenta (2016)

Messaggioda flaviomob il 04/01/2018, 16:26

Le spese assistenziali comprendono un calderone con tutto dentro, in genere prevalgono i servizi a favore degli anziani (categoria più potente tra quelle disagiate perché votano e sono tanti, mentre ai minori si continua a tagliare in silenzio, così come agli psichiatrici che spesso sono in condizioni disperate; i disabili hanno spesso famiglie e associazioni forti alle spalle che arrivano fino in parlamento, anche se poi vediamo che continuano ad essere penalizzati per accessibilità ai mezzi di trasporto pubblico). Se io apro un centro di aggregazione per anziani o pago una struttura residenziale per la terza età non riduco la povertà, ma se non lo facessi la qualità della vita crollerebbe.

Anche se pago un educatore per un minore in comunità non ottengo un risultato numerico tangibile contro la povertà (a meno che non venga da una famiglia indigente, che comunque rimarrà indigente senza di lui), ma la spesa cosiddetta assistenziale aumenta.

Non vi è quindi necessariamente una correlazione diretta.

L'indice Gini invece ci dimostra perché da noi i poveri sono più indigenti e numerosi che altrove. Tra l'altro nella classifica siamo oltre al 50 posto, il che andando a memoria mi pare molto simile alle classifiche di Transparency International.

PS In alcuni paesi, mi pare Olanda o Danimarca, oltre a una certa età i farmaci non vengono più rimborsati.


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Re: La povertà aumenta (2016)

Messaggioda flaviomob il 04/01/2018, 16:48

https://www.istat.it/it/archivio/201597

La redistribuzione del reddito in Italia

Nel 2016, sulla base delle stime del modello di microsimulazione dell'Istat l'intervento pubblico, realizzato attraverso l'imposizione fiscale e contributiva ed i trasferimenti monetari, ha determinato una riduzione della diseguaglianza di 15,1 punti percentuali dell'indice di Gini: da un valore di 45,2 punti misurato sul reddito primario a uno di 30,1 in termini di reddito disponibile. Le pensioni e gli altri trasferimenti pubblici hanno avuto un impatto redistributivo di 10,8 punti, maggiore rispetto a quello determinato dal prelievo di contributi sociali e imposte (4,3 punti).

L'intervento pubblico migliora la posizione del 56,6% degli individui con redditi familiari di mercato nulli o molto bassi, appartenenti al quinto più povero della popolazione. Al crescere del reddito di mercato diminuisce l'importanza dei trasferimenti e aumenta quella del prelievo, determinando peggioramenti che non riguardano soltanto individui in famiglie con redditi di mercato elevati, ma anche il 49,6% di chi ha redditi medio-bassi.

Le pensioni previdenziali (invalidità, vecchiaia, superstiti) costituiscono la principale misura redistributiva. L'importanza degli altri trasferimenti (pensioni assistenziali, CIG, sussidi di disoccupazione, assegni familiari, ecc.) decresce all'aumentare del reddito familiare.

La progressività dell'Irpef rispetto al reddito familiare è determinata soprattutto dalle detrazioni d'imposta. L'aliquota effettiva lorda, prima delle detrazioni, ha un profilo moderatamente progressivo e si stabilizza attorno al 14% per i redditi familiari superiori ai 24 mila euro. Dopo le detrazioni, la progressività è più marcata: l'aliquota effettiva netta aumenta di 8 punti percentuali fra i 12 mila e gli 80 mila euro. La progressività dell'imposta netta risulta più pronunciata per i redditi familiari medio-bassi, dai 20 ai 40 mila euro, che per quelli dai 40 ai 60 mila euro.

Il sistema di tasse e benefici, associato a bassi livelli di reddito familiare, determina per le fasce più giovani della popolazione un aumento del rischio di povertà: dopo i trasferimenti e il prelievo il rischio di povertà aumenta dal 19,7 al 25,3% per i giovani nella fascia dai 15 ai 24 anni di età e dal 17,9 al 20,2% per quelli dai 25 ai 34 anni .

Le tipologie familiari che il sistema di welfare tutela meno dal rischio di povertà sono i giovani che vivono da soli o in coppia senza figli e, inoltre, i monogenitori e le coppie con figli minori.

Le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l'equità della distribuzione dei redditi disponibili nel 2016 (l'indice di Gini è passato dal 30,4 al 30,1) e ridotto il rischio di povertà (dal 19,2 al 18,4%).


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