Un raccontino di Isaac Asimov di alcuni anni fa parlava di una grande invenzione, in un futuro in fondo nemmeno troppo lontano: un audiovisivo facile da consultare, che non ha bisogno di energia esterna, etc., e insomma una vera meraviglia.
In una parola: il libro.
Ecco, quando ho letto che D'Alema considera il bipartitismo una disgraziata situazione politica, che fa solo comodo a Berlusconi, mi è tornato in mente questo raccontino di Asimov.
Per la verità mi sono tornati in mente - se mai fosse capitato di averli dimenticati - i vagoni di Kb con i quali, nelle nostre discussioni in rete degli anni passati, abbiamo tentato di combattere gli entusiasmi suicidi del maggioritario, del bipolarismo e del bipartitismo, per ragioni analoghe a quelle adesso esposte da D'Alema.
Un excursus del genere, insieme con implicazioni di strategia politica di vasta portata, ripropone con estenuante crudezza il rapporto tra la nomenklatura dei partiti e la discussione politica interna a quella che una volta si chiamava "la base", e che rimane ancora un problema, benché quella base sia stata devoluta nel concetto più vago di "elettorato".
E' inevitabile, per altro, ricollegare questa "invenzione del libro" da parte di D'Alema al tema di "come fare opposizione", miseramente sebbene nitidamente rappresentato in questo forum dall'articolo di Ostellino, che per fortuna (come quasi sempre avviene) trova risposte tutt'altro che misere da parte di chi interviene con eroico ottimismo nella discussione.
Accostando i due argomenti, ne risulta non solo che la sinistra si trova per l'ennesima volta a giocare sul terreno ad essa più sfavorevole, ma anche e soprattutto che questo terreno ha potentemente contribuito a crearlo, scegliendolo e portando ragioni che giustificavano, promuovevano e definivano tale scelta una specie di grandioso "passo in avanti" della democrazia italiana.
Ma c'è un altro tema che viene fuori dall'ammissione di D'Alema, ossia il problema di quello che da tempo si propone come "l'equivoco dell'ideologia": la dichiarazione, che si è imposta prepotemente negli anni '90, della "morte delle ideologie", con lo speculare postulato del pragmatismo, laddove in realtà tutta la questione del maggioritario, della preminenza del concetto di governabilità, del bipartitismo, etc, sono stati portati avanti con un'ostinazione e una cieca fede tipicamente ideologiche.
Una contraddizione che sarebbe stata grave, e fatale, anche se fosse stata l'unica.
Andando a stringere, questa "invenzione dl libro" da parte di D'Alema è deflagrante, anche se ovviamente la ragion di stato e di partito tenderanno ad offuscare la serieta del problema, che non riguarda una "corrente di pensiero" ma rimette in discussione tutta la scelta strategica elaborata negli anni scorsi, fino all'identità più recente del PD.